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Autore: iwashere    17/08/2013    1 recensioni
Missing moment della mia long Distratto e dedicata a Marta - buon anniversario, dolcezza!
Dal testo:
"Da quel momento avevano trovato un certo equilibrio, entrambi innamorati l’uno dell’altro ma consapevoli che il mondo non era ancora abbastanza distratto per smettere di mettere i bastoni tra le ruote alla loro storia. "
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Pairing: Kurt/Blaine.
Genere: Sentimentale, fluff, angst – leggerissimo però, prometto!
Avvertimenti: Missing moment della mia long “Distratto”, sarebbe meglio leggerla. Ma credo possa andare anche da sé.
Rating: Verde.
Parole: 1393.
Note D’autore: La mia Marta voleva questo momento, e io ho provato a darglielo. Speriamo non deluda le tue aspettative, sweetheart! Per il resto ci vediamo alla fine.
Note di betaggio: Credo che sia la prima storia che pubblico senza farla leggere alla mia beta. Ma essendo un regalo per lei, mi ci sono vista costretta.
Disclaimer: Né Glee né la Klaine mi appartengono. E sì, me ne farò una ragione un giorno.
 

We only got time for each other.

 
 
C’erano volte, in cui Kurt Hummel si chiedeva come la sua vita fosse cambiata da quando aveva perdonato Blaine Anderson.
Gli aveva fatto una serenata degna di un film romantico degli anni cinquanta, e lui dopo una dichiarazione altrettanto principesca, era riuscito a dirgli soltanto “Ti perdono”. Perché le ferite di Kurt quel giorno erano ancora troppo doloranti, scoperte e visibili, per lasciare che l’amore di Blaine ci passasse sopra come disinfettante urticante.
Da quel momento avevano trovato un certo equilibrio, entrambi innamorati l’uno dell’altro ma consapevoli che il mondo non era ancora abbastanza distratto per smettere di mettere i bastoni tra le ruote alla loro storia. Così erano rimasti amici, e a Kurt sembrava di essere tornato alla Dalton - quando Blaine era a un passo da lui ma non poteva toccarlo – nonostante ormai New York fosse casa sua. Ogni tanto Kurt chiamava senza un motivo preciso e restava semplicemente al telefono ad ascoltare Blaine ripetere qualche lezione per il giorno dopo, come non era riuscito a fare in un primo momento, quando la Grande Mela era davvero troppo grande per lui e aveva paura di sentirsi schiacciato dal peso dei grattacieli e dello smog. In quei casi Blaine non faceva altro che innamorarsi di lui un po’ di più.
C’era stata una volta, un anno esatto da quando Blaine era andato a trovarlo a New York la prima volta, in cui si era presentato a casa di Kurt con un borsone e un mazzo di rose bianche e rosa*. L’aveva fatto entrare e avevano passato la serata a guardare DVD, senza impegno ma consapevoli che ogni centimetro che li separava diventava più piccolo. A notte inoltrata, Blaine era caduto tra le braccia di Morfeo e tra quelle di Kurt. All’inizio aveva pensato davvero di spostarlo, per un momento. Alla fine aveva semplicemente spento il televisore e si era addormentato anche lui, stranamente felice e in pace.
Alla cerimonia del diploma, Kurt si era ritrovato nello stesso posto dove il riccio era stato un anno prima mentre lo guardava iniziare la sua nuova vera vita. Blaine non era mai stato più bello che con quella toga rossa, un sorriso sulle labbra e il tocco lanciato in aria insieme agli altri diplomanti. Era stato naturale per Kurt sorridere e fargli l’occhiolino, semplicemente perché era quello che voleva fare. Voleva tornare con Blaine e amarlo di nuovo, adesso che le cicatrici erano quasi invisibili sulla sua pelle lattea e sul suo cuore tenuto insieme dal sorriso pieno e sincero di Blaine.
Aveva aspettato, però.
Aveva aspettato che Blaine passasse il suo primo trimestre alla NYU** e che riuscisse anche lui a trovare qualcosa che riuscisse a tranquillizzarlo quando la gente per i marciapiedi era troppa e l’attesa per la metropolitana troppo poca. Ogni tanto, quando esausto si presentava al suo appartamento e si buttava sul divano con la testa nascosta tra i cuscini, Kurt avrebbe soltanto voluto baciarlo come se non ci fosse un domani. Invece si sedeva per terra di fronte a lui e gli raccontava di come si sentiva impotente e inutile, nel primo periodo passato lì. Gli raccontava di come avesse trovato nella passeggiata da casa a Central Park il suo unico punto di forza, quando sentiva la testa scoppiare e aveva bisogno di smettere di preoccuparsi, solo per qualche minuto.
A quel punto Blaine alzava sempre la testa, gli occhi giusto un po’ più luminosi e gli diceva che forse, anche lui aveva trovato il suo centro gravitazionale.
 

* - * - *

 
Blaine non lo sa, cosa pensa di fare.
È la seconda volta nella sua vita che ha paura di bussare alla porta dell’appartamento di Kurt.
La prima volta arrivava lì con il peso di un cuore da rompere e delle scuse che sapeva non sarebbe riuscito a fare.
Adesso invece, si presenta con il suo, di cuore, in mano e ancora in mille pezzi, pronto a ridarlo al suo legittimo proprietario.
Uno, due, tre.
Respira, Blaine, come se non si ricordasse davvero come si fa e come se l’aria attorno a lui si fosse fatta improvvisamente di ghiaccio.
Si stringe di più nel cappotto, Blaine, perché fin da piccolo se si nascondeva sotto le coperte, i mostri nel suo armadio non potevano fargli del male.
Chiude gli occhi, Blaine, perché quando era al liceo, se non li vedeva ridere, i bulli non potevano davvero scalfire il suo coraggio.
Uno, due, tre.
Bussa tre volte, e aspetta. Sente i passi di Kurt che si avvicinano sicuri e leggeri, padroni di quella casa e forse anche dell’intera città.
Lascia scorrere la grande porta di legno e quando lo vede, Kurt non è sbalordito nemmeno un secondo. In fondo, è tutta la vita che lo aspetta.
“Vuoi entrare?” ed è una domanda quasi inutile perché ormai Blaine ci vive, in quell’appartamento, eppure questa volta rimane lì, ad un passo dall’entrata finché Kurt non gli indica il divano con un’occhiata.
“È successo qualcosa, Blaine? Mi sembri preoccupato.”
Sì, sono preoccupato che tu non mi ami più, che non ce la possa fare ad aprirmi di nuovo il tuo cuore, ho paura di non riuscire più a esistere senza di te.
“No, è tutto okay.” mente, Blaine, e si sente come una persona ignobile e indegna di Kurt, così bello e distante da sembrare irreale.
“Ho fatto il caffè, vieni a prenderne una tazza in cucina!” la sua voce arriva chiara da dietro le sottili pareti, così Blaine si alza e si dirige nell’altra stanza.
E quando vede Kurt così, mentre prende due tazze e due cucchiaini e cerca il cacao perché conosce come lo beve di solito, Blaine sa che non potrà mai più essere Blaine senza Kurt.
Così si avvicina di più, con la scusa di spegnere la caffettiera, e un attimo prima che possa dire qualcosa, bacia via i ringraziamenti dalle labbra di Kurt. Sono passati ormai più di tre anni da quando si sono baciati l’ultima volta, e Blaine le rimpiange tutte. Il panico che lo avvolge quando non sente Kurt, quando lui non fa niente, dura solo un momento.
Uno, due, tre.
E Kurt lo sta baciando di nuovo e tutto torna finalmente al suo posto, le sue cicatrici diventano immediatamente segni di una battaglia combattuta e vinta, come medaglie da appuntare sul petto e mostrare con onore.
Gli sembra quasi ironico, quello che Kurt riesce a fargli. Lui, Blaine, che si vergognava di parlare del Sadie Hawkins, adesso vorrebbe andare in giro al mondo a dire “Ho fatto un errore, eppure sono un uomo migliore”.
Kurt si stacca da lui, e Blaine riesce quasi a sentirsi mugugnare dal disappunto, però come un riflesso incontrollato sorride. E Kurt davanti a lui, guance rosse e occhi più azzurri del mare, sorride in un modo che sa davvero di perdono e amore.
Restano in silenzio per qualche minuto, solamente a guardarsi. Kurt sta aspettando – perché lo aspetterà sempre – e Blaine cerca di mettere le idee in ordine.
Uno, due, tre.
Un sospiro e poi sputa fuori tutte le parole che non dice da tre anni, che ha tenuto lì sulla lingua, tra i denti e sul palato, cercando l’occasione migliore.
“Non posso prometterti di essere un fidanzato perfetto che non farà mai più errori, così come, mio malgrado, non posso promettere di non farti più del male. Però ti giuro, quello lo giuro, che non sarò mai più in grado di darti per scontato, perché senza di te mi sento perso e incompleto. E posso regalarti tutto quello che ho, anche se non è molto: ti lascio il mio cuore, perché tanto è sempre stato tuo, e ti lascio tutti i miei giorni, perché non esiste altra persona all’infuori di te con cui vorrei passarli.”.
E Kurt vorrebbe solo piangere e saltargli al collo, invece lo guarda e lo ama così tanto che lo si nota da ogni suo piccolo gesto. È a un soffio da Blaine, quando lo bacia di nuovo, e non c’è niente di più giusto e sentito di quello.
Si sono dati il loro tempo, pensa Kurt, e ne è valsa la pena. Perché cercare Blaine in altri ragazzi non lo aveva aiutato a dimenticarlo, nonostante il dolore, nonostante la rabbia. Blaine era il suo unico, e sarebbe sempre stato così.
“Com’è che dicevi, Blaine? Che gli Anderson mantengono le promesse?”
 
 
 
* - * - *
 
 
Allora, prima le note:
* Le rose bianche e rosa stanno ad indicare la longevità di un amore. In questo caso hanno un po’ il senso di un “Ti amo e lo farò sempre”.
** L’ho scelta perché è la mia università newyorkese preferita, non per altri motivi.
 
Marta, questa è per te – perché volevi che li facessi baciare e ci ho messo un sacco di tempo ma alla fine ce l’ho fatta - e per dirti grazie e buon anniversario, dolcezza!
Ti voglio davvero tanto bene, senza di te non so come farei. <3
 
Tatiana.

   
 
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