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Autore: Yuliya    17/08/2013    18 recensioni
Inarcai un sopracciglio. «Quindi io dovrei venire in quella merda di mondo -comunemente chiamato Panem- a rischiare la vita per una causa che nemmeno mi interessa? Beh, non sono così pazza da accettare!»
«A, no?» commentò Gale, ridendo.
Lo ignorai, continuando a parlare. «Se mi aveste chiesto di seguirvi a Hogwarts, a Narnia, o nella Terra di Mezzo probabilmente avrei accettato. Ma andiamo ragazzi, Panem fa cagare un leprotto stitico!»
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Finnick Odair, Gale Hawthorne, Haymitch Abernathy, Johanna Mason, Peeta Mellark
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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1. Una padella per amica



 









Osservai con sguardo spento e disperato l’auto uscire dal cancelletto di casa.
Mia madre si sporse dal finestrino.«Non essere triste Hanna! Torneremo tra una settimana!»
Asciugai una lacrima che era sfuggita al mio controllo. «Lo so. Tenterò di sopravvivere. »
Con un ultimo saluto, i miei genitori scomparvero dalla via, imboccando la strada che li avrebbe sfortunatamente condotti alle Maldive. Un vero schifo, già.
Rimasi impalata con tanto di fazzoletto bianco in mano, ancora sorpresa dalla verità che ormai rimbombava euforicamente nella mia testa.
Ero sola a casa.
Io.
Sola.
Casa.
No ok, sembravo una malata mentale a spellingare una frase come quella –sempre che esista il verbo spellingare-.
Con il massimo contegno possibile salii le scale esterne che mi portavano al primo piano, continuando a fingere la mia apparente tristezza.
Appena la porta si chiuse alle mie spalle, iniziai a correre per casa e ad urlare come Tarzan con la diarrea.
«Evvaiiiiiii! La casa è miaaaaaaaaaaa!» con tanto di risata maligna mi gettai sul divano, iniziando a saltarci sopra.
«Avanti mamma, ora dimmi di non farlo!» gridai al muro, non ricevendo risposta.
Passai la giornata tra cibo, coca cola e Mtv. Alla sera mi ritrovai come Homer Simpson dopo che si è preso una sbronza da Boe.
«Che noia!» sbottai, incrociando come una bambina capricciosa le braccia al petto.
Un’idea improvvisa si fece spazio nella mia mente, e una potente luce proveniente dal nulla mi accecò.
«Grazie per la visione, Dio.» mormorai guardando il vuoto.
No, ma tu sei fuori di testa.
Come ti permetti? La prima gallina che canta è quella che ha fatto lo zabaione.
Si dice uovo, razza di imbecille.
Ma aspetta un attimo, se tu sei la mia mente ed io sono imbecille, per la proprietà transitiva pure tu sei imbecille!
Sì, ma non sono io quella che parla con la sua mente.
Oh cazzo.
«Darò una mega festa! Un party hard!» gridai puntando l’indice contro al mio gatto, che era appena rientrato da una faticosa giornata di lavoro; talmente faticosa da consistere in: mangiare, dormire e scoreggiare in santa pace senza che tu possa impedirglielo, perché quando te ne accorgi, è sempre troppo tardi.
Afferrai il telefono. «Mi basta chiamare Lady Gaga e il successo sarà garantito! Questa festa passerà alla storia. Tra milioni di anni i nonni la racconteranno ai loro nipoti, rimembrando le gesta che contraddistinsero la giovane…»
Mi dispiace interrompere il tuo film mentale, ma non hai il numero di Lady Gaga.
Spalancai la bocca per poi richiuderla. «Ah. E’ vero.»
Stupido cervello.
Guarda che ti sento.
Gne gne gne.
Non trovando un’altra idea geniale per passare la serata, decisi di leggere un libro che nonostante tutto mai mi avrebbe stancato.
So che può sembrare strano il fatto che una ragazza un po’ pazza come me possa amare la lettura…
Un po’ pazza? Un po’?!
Shhh, taci! Sto tentando di fare un discorso serio.
Stavo dicendo che potrà apparire strano, ma amo leggere. Vario da tutti i generi, da fantasy a romanzi romantici…
Senti, non frega a nessuno che generi leggi. Passa al dunque.
Smettila di interrompermi!
In realtà ti interrompi da sola visto che io sono te. Imbecille.
Dunque, afferrai lui. Il manoscritto sacro per eccellenza: semplicemente spettacolare, avvincente, bellissimo, stupendissimo, meravigliosissimo…Hunger Games, il canto della rivolta!
Aprii il libro, decisa a saltare le prime pagine –che consideravo noiose- per passare all’azione. La lettura mi trascinò nel suo turbine di emozioni come al solito, e non potei fermare una lacrimuccia quando Peeta aggredì Katniss.
Arrivata alla fine del capitolo, mi resi conto che dovevo dar da mangiare al gatto, poiché non la smetteva si trusciarsi contro al divano sul quale ero bellamente spaparanzata.
Posai il volume sul tavolino in legno antico per poi dirigermi in cucina, dalla parte opposta della casa. Sì, vivere in una villa aveva sia i suoi pregi, sia i suoi difetti.
«Mi devi un favore Palla di neve, sto facendo una fatica immane a giungere sana e salva in cucina.» mormorai risentita, osservando con sguardo di rimprovero il povero micio.
 

Stavo finendo di gettare i croccantini nella ciotola, quando sentii dei rumori provenienti dal salotto.
Probabilmente era la tv accesa.
Scrollando le spalle ripresi a riempire il contenitore, ma un nuovo rumore, maggiore dei precedenti, mi convinse che non si trattava della tv. Ed ora che ci pensavo, non avevo nemmeno la tv accesa…
«Sono nella merda!» sibilai afferrando una pentola dalla credenza. Se fossero entrati dei ladri esperti, non sarebbe di certo bastato un inutile aggeggio per cucinare a fermarli.
Puoi sempre utilizzare le tecniche che hai imparato a karate.
Ma se mi sono fermata alla cintura gialla! E poi ci andavo soltanto per vedere Mike, il più figo della scuola.
Mi rigirai tra le mani la potente arma, saggiandone la forza. Sì, ce l’avrei fatta a vincere. Dopotutto ero fortissima ad Assassin’s Creed.
Mi incamminai il più lentamente possibile verso l’origine del suono, finché solo una porta rimase a dividerci. Mi appoggiai al muro, respirando profondamente. Se fossi morta, avrei lasciato tutti i miei beni alla mia migliore amica Lucy, l’avevo già scritto nel testamento.
Pregai per un istante Jack Sparrow e Spongebob, affinché mi infondessero la forza necessaria per uscire indenne da quel combattimento, che sapevo, si prospettava all’ultimo sangue.
«PER SPARTAAAAAAAAA!» gridai gettandomi nel buio della stanza, brandendo la padella tra le mani e agitandola in tutte le direzioni. Mi accorsi con una certa felicità di aver colpito  qualcuno in pieno, sentendo le sue imprecazioni colorite.
«Avanti, chi è il prossimo?!» urlai, sferzando l’aria con la mia micidiale arma.
Socchiusi gli occhi per scorgere meglio le figure –precisamente 3, più quella in  terra- che non accennavano a muoversi.
«Non vi permetterò di derubarmi e..» prima che riuscissi a terminare la frase qualcuno mi afferrò per le spalle bloccandomi e facendomi scivolare dalle mani la padella.
Maledizione, doveva essersi nascosto!
«Non mi avrete mai vivaaaa!» urlai tentando di divincolarmi dalla presa ferrea.
«E’ davvero lei?» domandò una voce dolce, quasi musicale.
«No guarda Peeta, siamo capitati nella casa sbagliata!» sbottò l’uomo –o meglio il ragazzo, dal tono della voce- con un filo tagliente di ironia.
«Aspetta aggressore, come l’hai chiamato?» domandai voltandomi, per quanto me lo concedesse la stretta.
«Peeta.»
«Petta di cognome…?» uno strano presentimento mi fece accapponare la pelle.
«Peeta Mellark.» concluse l’interpellato, aprendosi in un ampio sorriso.
Rimasi per un istante a bocca aperta, riuscendo dopo parecchi minuti a ritrovare la voce. «Lasciami un attimo.» inveii contro al tizio che non accennava a mollarmi.
«Perché dovrei? Chi mi assicura che non tenterai nuovamente di colpirci?» chiese ironico. Certo che era davvero antipatico quel ragazzo.
«Hai la mia parola.» sbottai «Ora liberami, grazie!»
Fece come detto, e presa da un momento di coraggio tastonai la parete, trovando finalmente l’interruttore.
Rimasi letteralmente a bocca aperta, notando che sotto la forte luce del lampadario vi erano delle persone che ben conoscevo nella mia mente.
Dai, ma non possono essere davvero loro…
«Chi siete voi?» domandai con un filo di voce, appoggiandomi al muro.
Un ragazzo perfetto –un sogno ambulante per intenderci- dai capelli scompigliati biondi e dai profondi occhi azzurri, si avvicinò con un dolcissimo sorriso. «Il mio nome è Peeta Mellark, come ti ho detto prima.» fece una pausa, indicando gli altri quattro. «Lui è Haymitch Abernathy, colui che hai colpito con la padella.» un uomo sui quaranta, con un cipiglio deciso mi salutò con un cenno di rimprovero, massaggiandosi la testa «Johanna Mason.» una giovane donna dallo sguardo divertito alzò la mano «Finnick Odair.» un ragazzo dalla bellezza mozzafiato mi fece un sorriso malizioso «E…Gale Hawthorne.» l’ultimo delle presentazioni parve leggermente scocciato dal tono incolore di Peeta, ma riprendendosi mi strizzò l'occhio, facendomi arrossire.
Presi un altro respiro, imponendomi mentalmente di non poter avere delle visioni  così nitide. «Ma questo non può essere vero! Scommetto che ora mi direte che siete usciti dal libro e non sapete come tornare a casa.» conclusi inarcando un sopracciglio.
«Veramente né siamo usciti dal libro né non sappiamo come tornare a casa. » mi contraddisse Finnick, parlando per la prima volta.
«E allora volete spiegarmi che ci fate in casa mia?!» gridai, passandomi una mano tra i capelli. Mi osservarono come si farebbe con una pazza da manicomio, ma non me ne curai più di tanto. Ero troppo presa dal sapere in che diamine di situazione mi fossi cacciata, e soprattutto, cosa ci facessero i protagonisti di Hunger Games nella mia cucina.
«Che ne dici di accomodarti sul divano?» mi propose gentile Peeta «Sarà una lunga storia.»
Sospirai, per poi guardarlo con aria implorante. «Almeno posso prendere i pop corn?»
 


 

 
Angolo Autrice:
no ok, io non sono normale. Dove sia nata questa idea non lo so –prendetevela con il mio cervellino bacato-, ma avevo una gran voglia di iniziarla.
Quindi, BAM eccola.
Non so che dire, non è chiaro come quei gran figaccioni –ogni riferimento a Finnick e Peeta è puramente casuale- e gli altri siano piombati in casa della protagonista.
Nel prossimo capitolo sarà tutto spiegato.
Hanna sarà impersonata da Lucy Hale -aww, la amo-.
Che ne pensate come inizio?
Fa tanto schifo? Non ci metto niente a toglierla ahaha.
Oramai lo dico sempre lol.
Vabbeh, fatemi sapere magari con una recensione che ne pensate.
Un bacio :)
   
 
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