Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
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Autore: 1a1a_92    18/08/2013    0 recensioni
Gaia una ragazza di Milano di vent'anni riceve un' offerta di lavoro a Los Angeles come ragazza alla pari, per lei è un esperienza del tutto unica. Conoscerà i tokio hotel per un caso del tutto fortuito e tra pianti, battibecchi e sorrisi ne succederanno di ogni!
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 1 Welcome L.A!

Io: “Feeeeeeeeee ho trovato una fottuta famiglia americana che mi vuole” stavo urlando al telefono con la mia migliore amica, fuori dall’agenzia Au pair che offriva questo servizio.
Fe: “Davvero?! Quindi parti per un anno?” sentì nella sua voce una nota di malinconia
Io: “Si! Dai parto fra un mese esatto abbiamo ancora un sacco di tempo, staremo insieme tutti i giorni te lo prometto”
Fe: “Va bene allora muoviti a venire da me che mi fai vedere la famiglia per foto e mi spieghi tutto” facendo un sorriso risposi un semplice “Okey” . Mettendo giù la chiamata mi incamminai a prendere la metropolitana.
-------- 20 minuti dopo
Aprendo la porta mi ritrovai Federica davanti a me che mi stava aspettando e appena mi vide sbucare con la testa mi saltò addosso per abbracciarmi “Ohhh quanto affetto”
Fe: “Ti affetto tutta se non mi racconti ogni cosa di oggi” facendomi la grattuggia sulla testa cercai di divincolarmi, ma dopo vani tentativi riuscì e mi buttai sul divano “allora donna siediti che ti faccio vedere e ti spiego” annuendo lei si sedette vicino a me e io dopo una piccola pausa iniziai “allora la famiglia si chiama Gordon sono di Los Angeles…” “Quindi vai a vivere per un anno a Los Angeles?!” con bocca aperta gli risposi sorridendo di si “Comunque hanno una bambina di nome Meddi di tre anni e guarda le foto di casa mia” sbloccando il mio cellulare andai nelle e-mail e gli feci vedere le foto della mia bellissima casa.
Fe: “Hanno soldi da buttar via giusto?”
Io: “ Suo padre ha una casa discografica!”
Fe: “ah capito tutto allora…sono ricchi sfondati” e ridendo passai alla foto successiva per fargli vedere la foto di loro, della bambina e per ultima della macchina che mi avrebbero dato “Un’ audi?!”
Io: “siiiiiiiii! Non è maglifico? “
Fe: “Posso venire con te…mi faccio piccola piccola!!” e ridendo mi abbracciò “Ci sentiremo sempre non è vero?”
Io: “Ogni volta che riuscirò te lo prometto, poi magari metterò i soldi da parte per comprarti il biglietto”
Fe: “ci dividiamo la spesa nel caso…ora andiamo a fare shopping perf la grande partenza” alzandomi di scatto dal divano dissi “Andiamooooo a svaligiare i negozi!!”
---------un mese dopo.
Ero sull’aereo che mi stava portando a Los Angeles, dopo vari cambi ero giusta quasi a destinazione, inutile dire che ero un po’ triste. Triste perché non avrei rivisto la mia migliore amica, triste perché dovevo cavarmela da sola ed era la prima volta per me ed infine triste perché questa esperienza mi avrebbe cambiato, in positivo per lo meno si sperava.
“Hai signori passeggeri si comunica che fra cinque minuti ci sarà l’atterraggio, si prega di allacciare le cinture”
Cercando di concentrarsi su quell’annuncio in americano capì che dovevo allacciarmi la cintura, appena lo feci passò un hostes per controllare e poi se ne andò. Avevo sempre molto agitazione quando c’era il decollo, mi girava sempre la testa.
 
-----un’ora dopo
Ero finalmente con la mia valigia tra le mani e stavo andando verso l’uscita a cercare la famiglia per cui avrei lavorato.
“ Welcome in L.A Gaia”
Guardando il cartello feci una risata sincera e sonora e a capendo che quella bambina che lo teneva tra le mani era Meddia andai verso di loro e dissi “Good Morning!”
Sig. Gibbon: “Good Morning Gaia, come è andato il viaggio?”
Io: “Molto bene grazie il fusio orario per ora non si fa molto sentire” ero giovane per fortuna e riuscivo a resistere bene. Ero partita che da me era sera e non si sa come era appena le nove del mattino d aloro dello stesso giorno. Avrei rifatto la giornata in poche parole.
Meddi: “ Hello Gaia” e facendomi ciao con la manina pensai tra me e me quanto fosse tenere, e senza pensarci su due volte la presi in braccio. Era una bambina bellissima bionda con i capelli lisci che gli arrivavano alle spalle e aveva due occhi azzurri favolosi.
Sig Gibben: “Ora ti portiamo a casa tua e ti do anche gli orari di lavoro e le varie attività che fa Meddi solitamente va bene?”
Io: “Perfetto!” e iniziando ad incamminarsi lo seguì con Meddi che mi teneva la manina. Non sarei riuscita a tenerla in braccio per tutto il tragitto per quanto fosse magra, aveva tre anni ed era pesante tenerla.
Il viaggio durò una buona mezz’oretta siccome il Sig . Gibbon mi spiegò che l’aeroporto era fuori città e quindi distava dalla loro casa. Appena fummo arrivati mi trovai davanti a quella che sarebbe stata casa mia, una villa enorme con un giardino che sembrava una distesa.
Meddia: “This is your House Giaia” appena disse qeuste parole con quella vocina tenera mi venne voglia di abbracciarla. Sendendo dalla macchina il sig. Gibbon iniziò subito a parlare in americano fluido ma non capendolo dissi “Mi scusi ehm sig, Gibbon potrebbe andare un po’ più lento nel parlare!”
Sig. Gibbon: “Oh scusami certamente è che ti avevo visto così brava nel parlare che ho pensato di parlare tranquillamente, però hai ragione anche tu! Comunque stavo dicendo che questa è la tua entrara per casa tua mentre questa è la porta principale di casa nostra. Ti faccio vedere le case” partimmo nel fare il giro turistico di casa Gibbon ed inutile dire che era meravigliosa, la camera di Meddi poi sembrava una vera cameretta delle principesse. Infine toccò al mio appartamento e gli occhi quasi stavano danzando, mentre il mio cervello pensava a tutte le cose che avrei potuto fare da quanto era enorme e bello. Alla fine di tutto quanto il Sig. Gibbon si appoggiò al tavolo della mia cucina e mi lasciò due fogli “allora qui sono gli orari del lavoro di questa settimana mentre questo sono le attività sempre di questa settimana di Meddi tutto chiaro?”
Io: “certamente! “
Sig. gibbon: “Allora oggi pomeriggio inizi già siccome io devo scappare in studio di registrazione siccome ho una band che sta preparando un nuovo album! Meddi oggi non ha impegni quindi potete fare qualunque cose, questa è la tau carta di credito e queste sono le tue chiavi della macchina e della casa e questo è il tuo nuovo cellulare”. Inutile dire che sul tavolo c’erano il totale milioni di dollari, tra chiavi della macchina Audi, il cellulare che era un i-phone e con la american express con dentro 1.000 dollari US. Stavo per ballare la maccarena con la mente.


- Ragazze/i spero che vi piaccia il mio primo capitolo, è la prima volta che scrivo quindi se potresti commentare dandomi suggerimenti, consigli sarò ben contenta! Grazie mille! Ah volevo dirvi che non sono una fan dei tokio hotel ma ho fatto un sogno una notte su questa storia e quindi ho deciso di scriverla. Se faccio errori segnalatemelo. Un abbraccio! 
   
 
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