Dal testo:
(...) Era bella, splendida.
Ma c’era qualcosa in lei, qualcosa che sfigurava l’eleganza di quel volto come lo stridio di un violino male accordato. Poi, come un tuono in una notte d’estate, la verità mi aveva colpito in tutta la sua durezza.
I suoi occhi.
Così diversi, così distanti da quei tizzoni ardenti, brucianti di qualcosa di arcano e puro, che osavano ammaliare le menti dei poveri stolti che cercavano di profanare il mistero che splendeva nel loro profondo.
Erano ora irriconoscibili, opachi come fiori appassiti, percorsi da un vento di tempesta che smorzava ogni oro ardore. Custodi di lacrime che non erano ancora stati in grado di versare, forse stanchi di guardare un mondo che li aveva privati di ciò che a loro era di più caro. (...)