Rating: pg13
Riassunto: Lucius chiede aiuto a Severus dopo la fuga di Potter da villa Malfoy.
Avvertimenti: OOC -non guardatemi male, non era mia intenzione.
Conteggio parole: 2640
Note dell'autore e ringraziamenti: questa storia è canon con HP7, come sia potuto succedere non me lo spiego. Insomma, io ancora non mi capacito di quel libro, eppure la prima -e unica- idea decente è stata questa chiacchierata fra maschietti. Come sia venuta, poi, è tutt'altro paio di maniche.
Mi scuso con l'autrice/autore del prompt a cui doveva essere destinata in origine -così non è stato perché troppo angst, ma non vi interessa- se per tanto tempo le sue orecchie hanno fischiato, ma dopo aver letto la traccia temo d'averla pensata spesso -credo immagini come XD.
Disclaimer: i diversi personaggi e le ambientazione che compariranno in questa storia appartengono alla loro creatrice JK Rowling e a tutti coloro che ne detengono diritti legali. Qualsiasi cazzata vi troviate, invece, è un mio parto mentale.
Mi sembra stupido dirlo, ma io non guadagno nulla scrivendo questa storia, forse una buona seduta se qualche psichiatra caritatevole vi si imbattesse, ma non ho certezze.
Quel venerdì era quanto
di peggio Severus avesse mai potuto immaginare. La costante e massiccia
presenza dei Dissenatori nei cieli dell'Inghilterra aveva portato una
nebbia che impregnava qualsiasi cosa con il suo odore pungente e un
gelo che entrava perfino nelle ossa. Come se non bastasse quel giorno
si era levato un forte vento e lui non aveva avuto potuto indossare
qualcosa di completamente asciutto da quella mattina. Severus si strinse
addosso il mantello di lana e bussò al pesante portone di quercia di
fronte a sé. Normalmente avrebbe teso l'orecchio per sincerarsi che
l'avessero sentito, ma era certo che quella sera qualsiasi suono
sarebbe rimbombato nei corridoi di quella villa, amplificato dal
silenzio artificiale che si era venuto a creare dopo la visita di
Voldemort. Si voltò a guardare quella che una volta doveva essere il
vanto della famiglia; l'alta siepe che costeggiava il vialetto
d'accesso era in gran parte bruciata e non c'era speranza che le aiuole
si riempissero di fiori in un tempi brevi. Nella sua ultima visita, da
quel punto si poteva ancora sentire il gorgoglio di una fontana e il
paupulare dei pavoni albini, ora in quell'angolo del parco regnava un
silenzio inquietante. Finalmente gli imponenti
battenti si aprirono. Be', bastava veramente poco per notare la
presenza di Bellatrix in quella casa. L'elfo davanti a lui
doveva essersi appena bendato le orecchie e le mani alla meglio e dal
lobo destro pendeva ancora un lato della garza. Non doveva aver avuto
tempo di occuparsi dei tagli sul viso e, a giudicare dalle macchie sul
lurido straccio che indossava, sul resto del corpo. L'essere si fece
immediatamente da parte per lasciarlo entrare e richiuse il portone. “Signore è benvenuto.
Prego, dà a Tiby il mantello.” mormorò, protendendo le braccia per
prendere il consegna l'indumento, “Padrone è in biblioteca.” Con un veloce cenno del
capo Severus si diresse verso il fondo dell'atrio e spalancò l'alta
porta che dava sulla biblioteca del maniero. La stanza era stata
costruita sui resti del maschio di un antico castello e nei suoi
scaffali, disposti su tre differenti piani della villa, si era
accumulata una raccolta di volumi pari solo a quelle di Hogwarts e del
Ministero Bulgaro: testi di incantesimi, saggi di trasfigurazione e
antichi tomi sulle arti oscure erano solo alcuni dei vanti del suo
proprietario. Se ben ricordava le
parole di Abraxas Malfoy, nessuno della loro famiglia aveva letto tutti
quei tomi, ma si erano sempre prodigati per evitarne la scomparsa. “Hai intenzione di
rimanere lì ancora per molto?” Severus distolse lo
sguardo dagli scaffali. Parte della parete di destra era occupata da un
caminetto e lì davanti, sprofondato in una lussuosa poltrona, sedeva il
padrone di casa. La sua voce impastata
faceva presupporre che le due dita di Fire Whisky non ne prevedessero
un terzo di acqua e nemmeno di essere le prime della serata. La porta si chiuse alle
sue spalle e prese posto sulla seconda poltrona. Tra lui e Lucius c'era
solamente un tavolino e il bicchiere quasi vuoto. “Sei venuto a gioire
della mia disfatta?” Severus si passò una
mano sugli occhi e cercò di reprimere i conati. L'odore dell'alcool gli
aveva sempre dato la nausea. “Non è presto per bere,
Lucius?” Non si aspettava una sua
risposta, non in quelle condizioni, e infatti non la ebbe,
semplicemente lo guardò svuotare in un sol sorso il bicchiere e
riempirselo di nuovo. Anche suo padre lo faceva sempre, a suo dire se
bevi con un bicchiere ti sembra di bere meno e pensi di poterti
fermare. Doveva essere uno dei suoi pochi momenti di lucidità. La porta della
biblioteca si riaprì e si richiuse, segno che il piccolo elfo era lì,
nascosto in qualche angolo buio, in attesa di ordini. “Dovresti dire a tua
cognata di calmarsi. Rischi di trovarti senza personale.” Lucius sollevò le
spalle. “E' sotto pressione, come tutti noi.” mormorò prima di prendere
un altro sorso di whisky. “Eravamo così vicini Severus, così vicini...” Non ebbe nemmeno bisogno
di chiedere a cosa si riferisse. Quel pomeriggio aveva sentito il
marchio bruciare e, poco dopo, la notizia della fuga di Potter aveva
raggiunto tutti i Mangiamorte. Be', almeno quel
marmocchio era riuscito a rimanere in libertà, e, se quello che aveva
sentito era vero, era in possesso della spada. Un cenno del padrone di
casa ed accanto a loro comparve l'elfo con due calici e una bottiglia
di vino. “Sinceramente mi aspettavo lasciaste il paese dopo questo.”
osservò freddo, mentre il vino veniva versato. Lucius si rigirava
ancora il bicchiere vuoto fra le mani. “Avremmo voluto, ma il Signore
Oscuro l'ha proibito.” Severus bevve un sorso
del pregiato vino. Vigneti di Borgogna, probabilmente del '74, pensò. Ormai non lo stupiva più
trovare una così buona annata in quella casa, in fondò Lucius Malfoy
aveva succhiato col latte materno l'amore per tutto ciò che
simboleggiava un lignaggio e una condizione economica superiore, o
almeno questo diceva chi aveva avuto l'occasione di conoscere la moglie
di Abraxas Malfoy prima che uscisse di scena. Severus aveva sempre
trovato singolare come le donne della voce popolare fossero destinate a
trasmettere i peggiori vizi: Kendra Silente aveva fatto al figlio il
dono dell'ambiguità, Elladora aveva dato al piccolo Lucius una superbia
degna del più pesante dei massi. Be', almeno gli opulenti
ornamenti dell'atrio, i pavoni bianchi e tutte quelle fontane in un
finto stile classico acquistavano un senso. E spiegava perché si fosse
ridotto in modo tanto patetico dopo solo pochi mesi di prigionia ad
Azkaban, con i Dissenatori dalla loro. Lucius sospirò. “Credo
di dover ringraziare Merlino se siamo tutti vivi.” disse piano, quasi
parlasse a se stesso. Severus bevve sperando
così di non dover rispondere. Era esattamente quello che pensavano
tutti, Potter era già scappato nella sala delle profezie ma era una
verità troppo crudele per un uomo provato. “Sei sicuro fosse lui?” “Draco non ha dubbi, quello che Fenrir
ha portato qui era Potter.” mormorò Lucius, versandosi ancora del
whisky. Evidentemente il vino aveva una gradazione debole per le sue
pene. Dopo un sorso e un profondo respiro per
la gola in fiamme, riprese quella che suonava ormai come una
confessione. “Ero pronto a consegnarlo, avevo riconosciuto la Granger e
Weasley ed ero sicuro che il terzo fosse Potter, purtroppo Draco ha
cercato di guadagnare tempo in ogni modo...” un sorso di whisky, “...
non era mai sicuro di nulla...” un secondo sorso, “... alla fine Bella
si è accorta della spada e ha spedito i ragazzi nelle segrete, il resto
lo sai.” e vuotò il bicchiere. Severus sospirò. Draco, era certo fosse
lui il problema dal momento in cui aveva saputo della fuga dei
mocciosi. Se uno qualsiasi dei Ghermidori gli fosse stato d'intralcio,
Lucius non si sarebbe preoccupato tanto e lo avrebbe ucciso sul
momento. Purtroppo si parlava di suo figlio, e lui non avrebbe mai
fatto qualcosa per evitare che li mettesse in quella situazione. Il proseguire della conversazione era di
facile intuizione. Sicuramente Narcissa aveva proposto di mandarlo
presso qualche parente francese o in una delle loro case in Svizzera, e
molto probabilmente il marito le aveva ricordato come il Signore Oscuro
potesse rintracciarlo o, peggio, torturarlo tramite il Marchio, dulcis
in fundo si rivolgevano a lui per trovare una soluzione. Lucius fissava le fiamme nel camino, il
bicchiere nuovamente pieno in mano. Se Lord Malfoy si aspettava che il
nuovo Preside di Hogwarts gli avrebbe reso le cose facile avrebbe
dovuto attendere che i capelli gli diventassero più chiari di quanto
già non fossero. O almeno queste avrebbero dovuto essere le sue
intenzioni, purtroppo era cosciente di aver lasciato la scuola in mano
ai Carrow, e non aveva nessuna intenzione di passare il resto della
settimana a inviare gufi per spiegare a genitori in ansia come i loro
figli fossero rimasti vittime di incidenti simili a maledizioni
lanciate da un perfetto idiota. Sospirò e appoggiò il bicchiere sul
tavolino prima di rilassarsi nella poltrona e fissare a sua volta le
fiamme. L'elfo aveva appena aggiunto ai ciocchi dei rametti di pino e
l'odore pungente della resina e degli aghi stava pian piano coprendo il
puzzo d'alcool e l'odore di vecchio, tipico in una biblioteca tanto
fornita. L'unico inconveniente era l'abbondante fumo. “Speravo gli fosse passata.” Pochi secondi e Lucius riportò la
propria attenzione alle fiamme. “Lui è fortunato, ha ereditato la
tenacia di sua madre.” ribatté, più con ammirazione che con sdegno. Severus sospirò passandosi una meno
sugli occhi. Quello era un punto che veniva a galla spesso se Lucius
aveva bevuto, e lui non aveva assolutamente voglia di discuterne. “Invidioso?” chiese pazientemente, più
per riempire il silenzio che per reale interesse. Lucius avvicinò il voltò al suo e
appoggiò una mano sul suo ginocchio. L'odore dell'alcool era sempre più
forte e l'aggiunta della colonia francese gli fecero venire un secondo
conato.“Ho sempre preferito altri vizi, dovresti saperlo.” rispose in
tono pacato, quasi dicesse un'ovvietà. Severus scostò la sua mano e si
allontanò leggermente, più pallido del normale. Già, nei suoi ultimi
anni di scuola se ne era ben accorto: volente o nolente aveva dovuto
imparare i passaggi segreti che portavano ad Hogsmeade, perché
incontrarsi una volta alla settimana non sembrava essere sufficiente. Rifiutare non aveva senso. Lucius
comprava con il denaro l'aiuto dei Serpeverde del suo anno per
costringerlo ad ubbidire, come quella volta che aveva fatto portare
fuori l'intero contenuto del suo baule. Era stato uno scherzo veramente
idiota, ma aveva funzionato: era uscito nel castello a notte fonda per
rientrarvi solo la mattina dopo, pochi minuti prima delle lezioni. Purtroppo la cosa non si era fermata a
questi livelli. L'anno dopo era addirittura arrivato a corrompere
l'insegnante di divinazione perché lo fermasse nei corridoi ogni giorno
per predirgli un incontro fortunato appena fuori Hogsmeade. Era stato un periodo veramente intenso.
Lui non sembrava essere capace di riprendere il controllo di sé e
Lucius, d'altro canto, non aveva mai avuto un buon autocontrollo. Poi tutto era finito; d'improvviso si
era trovato con il Marchio sull'avambraccio e aveva avuto altro per la
testa, entrambi avevano avuto altri pensieri. Per un po' fissarono le fiamme e l'elfo
che regolarmente aggiungeva pezzi di legna, troppo presi nei ricordi e
nelle preoccupazioni per pesare di poter dire ancora qualcosa. Era
molto semplice, quasi naturale lasciare che il crepitio delle fiamme si
frappose fra loro, accompagnato dai rumori del vecchio maniero. Da qualche parte intorno a loro una
voce, forse un vecchio ritratto, gridava qualcosa sul poco rispetto per
l'autorità e Lucius si alzò dalla sua poltrona per avvicinarsi al
caminetto. Severus notò l'andatura claudicante e incerta. Ci fu qualche altro istante di silenzio,
poi il padrone di casa sembrò averne abbastanza. “Il Signore Oscuro non
deve sapere che mio figlio ha aiutato Potter a fuggire.” disse mesto,
prima di fissarlo ancora una volta. “Ti prego, se Narcissa si è rivolta
a te l'anno scorso è perché ho piena fiducia nelle tue possibilità.” “Allora c'eri tu dietro la sua
richiesta.” disse piano Severus. Lucius annuì. “Lei avrebbe preferito
Bellatrix, ma sapevo che tu avevi più possibilità.” aggiunse,
sentendosi quasi in dovere di spiegarsi. “Lei era la sua favorita...” “Ma tu avresti potuto garantire anche
presso Silente.” precisò, appoggiando le spalle alla mensola del
caminetto. A Severus bastò il sorriso canzonatorio
dell'amico per rendersi conto di aver perso la facciata d'indifferenza.
“Da quanto?” “Da quando si mise alla caccia dei
Potter.” disse Lucius prendendo il calice di vino dal tavolino e
muovendolo lentamente. Il liquido scuro ondeggiò fra le pareti di
cristallo cosicché ne potessero saggiare la consistenza. “Sapevo che
non avresti mai voluto che mettesse in pericolo la Evans.” Severus abbassò il capo. Non aveva
nessun senso provare a negare; Lucius era nella sala la sera in cui
aveva riferito al Signore Oscuro quella parte della profezia che lo
vincolava a Potter, non aveva creduto alla sua aria compiaciuta e non
lo aveva tradito. Erano circondati da decine di
Mangiamorte e se fosse stato scoperto sarebbe stata la loro fine, in
fondo era stato lui a portarlo nella cerchia, eppure non aveva parlato. “Lucius...” “L'ho accetto, alla fine. Lei era la tua
ossessione, esattamente come la piccola Weasley lo è per Potter.” disse
prontamente. Le mani gli tremavano e sembrava seriamente pentito
d'essersi avventurato in quella conversazione. Indeciso tra il provare a ribattere o
l'ammettere tutto, Severus scelse di concedersi un sorso di vino e finì
col vuotare il proprio bicchiere. Lucius aveva sempre preferito ignorare
l'esistenza di Lily, anche solo come idea. Nemmeno quando gli aveva
proposto di prendere il Marchio si era addentrato nell'argomento, quasi
avesse dimenticato di averli visti insieme. E c'era chi non riusciva ad ignorare
Potter e la giovane Weasley. “Draco, immagino.” “Si rassegnerà anche
lui, prima o poi.” “E se non lo facesse?” Per un attimo calò un
silenzio teso e d'imbarazzo tra di loro. Severus sapeva cosa
passasse per la mente di Lucius. Draco era una delle cose più
importanti per lui, dei, avrebbe ucciso per quel moccioso viziato,
aveva chiesto a lui di farlo. Eppure il suo amore di padre non arrivava
fino all'esentarlo dagli obblighi dinastici, e di certo non bastava a
far sì che quel moccioso lo ricambiasse, anche solo per poco. “Potresti sempre
trovarti Potter per genero.” La risata di Lucius era
qualcosa che poco si intonava all'idea che aveva di lui. Lo aveva
sentito deridere il dolore, ridere per cattiveria e qualche volte
perfino ridere di cuore, ma mai in tutti quegli anni gli aveva sentito
una risata tanto fredda e vuota. “Lucius...” “Ringrazio il cielo che
non sia qui, gli avresti dato una falsa speranza.” disse fra le risa,
bevendo un sorso del vino “Io conoscerò poco Potter, ma so per certo, e
lo sa anche Draco, che quel moccioso vuole una famiglia più di ogni
altra cosa al mondo.” Severus lo guardò dargli
nuovamente le spalle e per la prima volta notò alcuni capelli
completamente bianchi. Non si era mai accorto che Lucius fosse
invecchiato tanto. “Patetico, non trovi?”
riprese, fissando un ciocco fra le fiamme. “Quasi tutti gli orfani
vogliono una famiglia, pur non avendo idea di cosa sia, e Potter non è
da meno. No, se non sarà la Weasley sarà un'altra donna.” “Lucius...” “E' normale, Severus,
andò così anche per noi.” continuò alzando sempre di più la voce.
Sembrava essersi dimenticato della sua presenza. “Io avevo il nome
della stirpe da portare avanti, tu semplicemente volevi sapere cosa
fosse una famiglia.” Severus non fece in
tempo a controbattere che si ritrovò l'amico addosso, le labbra premute
sulle sue e la mani che correvano ai bottoni della veste. Passarono
pochi secondi di totale immobilità mista a stupore, prima che lui
rispondesse e si tirasse contro Lucius. Tutto sembrava essere
ritornato indietro di diciannove anni: quella biblioteca, il camino
acceso e loro due su quella poltrona, Lucius impegnato a muovere le
mani sotto la sua veste e lui a mordere il suo collo. C'erano delle note di
pianoforte, però, una qualche sonata famosa, e la pelle di Lucius non
aveva quel forte odore di alcool, né il profumo di Narcissa... La porta dell'atrio si
aprì violentemente e le urla di Bellatrix arrivarono fino alla
biblioteca. Severus spinse violentemente Lucius e cercò di
riaggiustarsi la veste prima che qualcuno entrasse. Dei passi affrettati
risuonarono sulle scale e i due uomini si fissarono. Lucius era ancora
ansante e le sue vesti in disordine si scontravano con la facciata di
alterigia che aveva tentato di assumere. I passi scemarono e
Lucius crollò sulla propria poltrona. “Severus, io...” “Parlerò con il Signore
Oscuro e cercherò di convincerlo che non eravate sicuri dell'identità
del ragazzo.” sentenziò Severus, alzandosi. “Draco non ha parlato con
altri, vero?” “No, solo con me” “Bene.” lo liquidò,
gettando una manciata di polvere nel camino. Dietro di lui il respiro
di Lucius era ancora irregolare. “Mi metterò in contatto
io.” disse, prima di scomparire in un vortice di fiamme verdi.