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Autore: thatsjonasmile    18/08/2013    2 recensioni
e così corsi via, verso chissà quale meta.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BACK IN THE PAST.
 



Un gran tonfo fu tutto quello che si sentì. Tutto quanto era indefinito e confuso in quel momento. Ero in piedi, con le lacrime che mi rigavano il viso, con il trucco
nero che scendeva lungo le guance per colorare quella pelle, di solito rossa. Guardavo sbalordita e incredula il ragazzo. A terra, in frantumi, giaceva un bicchiere.
“Cosa hai detto?” Ripetei con un sussurro. “L’ho baciata. Senti… mi dispiace”  “Ti dispiace…? Ti DISPIACE?” Pronunciai quell’ultima parola come fosse la più insensata di tutte, come se mi costasse fatica, come se tutto in quel momento, perfino pronunciare una singola sillaba, mi costasse uno sforzo enorme.
“Si. So che non basta, ma…” E lui, dal canto suo, doveva sentirsi come in trappola. Io ero la sua ragazza, la ragazza a cui avrebbe dato tutto, fin pochi minuti prima, e adesso ero ridotta emotivamente uno straccio, per colpa sua. Per colpa di un suo stupido errore che ora doveva pagare caro. “Ma…?” Un brivido mi percosse la schiena, sentendomi come se tutto non fosse abbastanza reale, come se tutto quello per cui avevo lottato in questi anni cadesse giù come se nulla fosse. Era il mio miglior amico, la mia guida più speciale, l’unica persona di cui mi fidavo, la persona a cui dicevo sempre tutto senza timore di sbagliare o senza paura di essere giudicata. E in un momento tutte queste certezze erano diventati solo dubbi su dubbi. “Non posso tornare indietro… Vorrei cambiare tutto questo, ma non posso. E’ successo, vorrei, ma non posso.” E per un qualche motivo quelle parole alle mie orecchie suonarono false, ipocrite e senza un minimo di senso. “Vai via…Fuori di qui, esci. Non farti vedere mai più.” Alzai un braccio e  gli feci segno di uscire da li.  E lui mi guardò implorante. “Fuori!” Gridai tutto d’un fiato. Ed ecco che lui scappò via. Crollai a terra, su un angolo del salone di casa mia. Circondai le mie fragili gambe con le braccia e vari singhiozzi mi fecero sentire più impotente di quanto già lo ero.

La porta si spalancò e comparve mia madre. Aveva gli stessi miei capelli, stessi occhi, stesso fisico. 
“Selena… Che è successo?” Un lieve sussurro uscì dalla sua bocca e si avvicinò a me, scostandomi i capelli dal viso. “Niente” Dissi quasi con fatica. “Non sembra niente”  “Lo è, sta tranquilla”  “James è corso via come impazzito, non ha neanche salutato me e tuo padre e tu sei qui a piangere… cosa dovrei pensare?” Alzai la testa e guardai dentro gli occhi scuri di mia madre, per capire se questa volta dovevo fidarmi o meno. “Ha baciato un’altra ragazza. Non so chi sia, ma lo ha fatto. Stava con me, mi diceva che mi amava, che ero la sua unica ragione di vita…. E mi ha tradito.” Era la prima volta che lo ammettevo davvero. Non riuscivo, tuttavia, a farmene una ragione e a capire perché una persona a cui avevo dato, totalmente, il mio cuore lo aveva preso e gettato a terra, riducendolo in frantumi, come il bicchiere. “Posso capirti”  “No, non puoi capire.”  “Guarda che sono stata giovane anch’io, sai?” Fece un grosso sorriso e io distolsi lo sguardo, portando una mano sulla guancia per asciugarla e per sentirla meno sporca e bagnata. “Voglio raccontarti una cosa…”  “Non voglio sentire favole con morali” Contrabbattei io sicura. “Non è una storia con morale, è qualcosa che è successa a me. E tanto un giorno o l’altro dovrai ascoltarla…” Si alzò a mi porse la sua mano, come sostegno. Quando fui in piedi tutto cominciò a girare e mia madre dovette sostenermi, per non farmi cadere. Mi sentivo debole e avevo una gran voglia di urlare. “Aspetta qui” Tornò subito dopo con un fazzoletto e un bicchiere d’acqua. Adoravo mia madre quando cercava di sopportare il mio carattere ribelle, senza rimproverarmi o colpirmi. Ammettevo che mi sapeva davvero prendere. Mi poggiò il fazzoletto sulla guancia e io lo sentii umido e freddo. Mi tolse tutto il trucco nero dalle guance e poi mi porse l’acqua. “Avresti dovuto vederti poco fa, sembravi Mortisia in piena crisi esistenziale.” E nonostante tutto scoppiai a ridere per quella battuta, a mio parere, inappropriata. Mia madre stava ancora li, con il bicchere in attesa di essere preso dalla mia fragile mano. “Non la vuoi?” Mi chiese lei, dopo essersi accorta che non lo avevo preso. Scossi impercettibilmente la testa. “Bevo io” E con un gesto noncurante, portò il bicchere alle labbra e svuotò in un attimo il contenuto. “Cosa devi dirmi?” Cercai di andare subito al sodo. Di solito non ero così fredda o sgarbata, soprattutto con mia madre, ma il cattivo umore si faceva sentire e non riuscivo a ignorarlo. Mia madre scrollò le spalle. “Volevo dirti che un paio di anni fa ho subito la tua stessa situazione.” E con quella banale frase, mia madre ebbe tutta la mia attenzione. “Qualche anno fa io e il mio migliore amico ci siamo fidanzati. Per farti capire quanto lui era importante per me ti dico soltanto che era il mio migliore amico da tre anni o due e che era la persona di cui più mi fidavo al mondo. Quando io e lui ci siamo messi insieme per me è stato come vivere una favola, dove tutto era perfetto e nulla mi mancava. Dopo tre mesi lui ha conosciuto una famosa attrice, molto più bella di me. All’inizio erano solo innocui amici, dopo tre settimane di amicizia con questa ragazza, lui mi lasciò. Dopo venni a sapere che il vero motivo per cui mi aveva abbandonato era quella ragazza. Ho sofferto molto, guardavo la loro felicità e mi sentivo un pesce fuor d’acqua, pensavo che non gliela avrei dato vinta, pensavo che tutto quanto fosse troppo infelice per essere vero. E, per concudere, ti dico che questo ragazzo adesso è in salotto che si starà guardando film porno e che beve vodka.”
Concluse quel discorso con un sorriso e mi accorsi solo in quel momento di aver trattenuto il fiato per tutto il tempo. “Papà?” Dissi poi d’un fiato. Realizzando quanto aveva sofferto e capendo che poteva capirmi veramente. Non sapevo nulla di tutto questo e mi sentivo così estremamente in colpa per averla giudicata. Ma lei non sembrò farci caso, allargò le sue braccia offrendomi un luogo sicuro dove rifugiarmi e io lo accettai volentieri. “Si, papà” Rispose poi. “E cosa dovrei fare adesso io? Andare da lui e accorglielo a braccia aperte?”  “No, andare da lui e vedere cosa sta facendo. Se è con l’altra ragazza mollagli un pugno se è da solo allora ricambia il favore e fallo soffrire.” Cosa farei senza mia madre?  Sa sempre cosa dirmi e io l’adoro per il semplice fatto che è lei. E così mi presi di coraggio e dopo essermi sistemata e fatto il possibile per non sembrare una pazza scappata da casa, presi , senza chiederlo, la macchina di mio padre.  Infilai con un gesto deciso la chiave nella toppa della macchina e diedi gas, pensando a quello che poteva aspettarmi. Non sapevo cosa avrei fatto veramente se mi fossi trovata davanti lui con un'altra. Ero talmente confusa che non riuscivo a concentrarmi sui miei pensieri, erano uno sopra l’altro, uno più confuso dell’altro, uno la contraddizione dell’altro.  E più mi sforzavo di essere forte e lucida più non ci riuscivo. Arrivai a casa sua e parcheggiai lontano, per non farmi vedere dai numerosi servitori che lavoravano nella sua enorme villa. Passai, come una delinquente, per l’enorme giardino che introduceva alla porta di casa sua. Entrai non vista in casa e l’enorme salone del retro mi accolse. Una risata femminile provenì dal salone. Era la sua ragazza, la sua nuova ragazza, lo sapevo, lo sentivo. Cercai di non fissarmi troppo su quell’idea, mentre la risata cessava. Mi avvicinai alla porta di vetro del salone e fu li che li vidi. Lei alta più di me, bella più di me. E lui che le circondava i fianchi con il braccio, come aveva fatto troppe volte con me e le loro labbra incollate. Non potevo crederci. Mi aveva detto che voleva tornare indietro e cambiare tutto.  Era solo un bugiardo. Rimasi li immobile per trenta secondi e dopo, corsi via, senza farmi notare da nessuno.
Mi rifugiai in macchina e non tentai nemmeno di soffocare le lacrime, le lasciai scendere e tutto mi sembrava essere perso.  
E corsi via, verso chissà quale meta.
  
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