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Autore: Sophie Hatter    24/02/2008    11 recensioni
Non potevo scegliere di rimandare a domani, eh? Almeno avrei avuto un giorno per fare flessioni e per vestirmi decentemente, o per fare quella cura di melanina… e invece no. Perché se non prendo decisioni avventate, non posso più chiamarmi James Potter.Missing moment di "Between You And The Giant Squid", capitolo 14.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'Love is... (the only weapon which I got to fight)'
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Nota di inizio: questa fanfiction è stata pensata come missing moment del capitolo 14 di Between You And The Giant Squid, nel quale dopo la partita a palle di neve e la dichiarazione di parità James chiede in cambio a Lily di fare un bagno insieme

Nota di inizio: questa fanfiction è stata pensata come missing moment del capitolo 14 di Between You And The Giant Squid, nel quale dopo la partita a palle di neve e la dichiarazione di parità James chiede in cambio a Lily di fare un bagno insieme. Potrà essere paradossale per l’argomento trattato, ma io mi sono fatta davvero delle grasse risate a scrivere di queste scene; tornare alla prosa di James è stato un vero piacere, e spero lo sarà anche per chi era in attesa di sapere com’è andata. Credo di non dire castronerie, comunque, nell’affermare che la fanfiction è leggibile anche per chi non segua la long-fic; l’unica cosa da sapere per capire quello che succede l’ho esposta poco sopra. Preciso che mi sono mantenuta volutamente su un rating arancione perché per come ho sempre pensato alla scena non immaginavo che avrei scritto nulla di particolarmente “spinto”, e infatti così è stato. Ad ogni modo, signore e signori, tenete a mente che sarà presente del lime. Detto questo, vi lascio alla lettura.

Jane

 

 

Rivincita di Capodanno

 

 

La mia è stata decisamente una vittoria in piena regola. In questa battaglia a palle di neve all’ultimo sangue ci ho rimesso solo una mezza verità, e ci ho guadagnato un bagno insieme alla mia ragazza: non male, come bilancio. Diciamo pure che non potevo sperare in una sorte migliore. Forse, tutto sommato, non è stata un’idea così malsana dichiarare un risultato di parità; il caro vecchio Padfoot mi ha fatto un grosso favore, seppur in modo inconsapevole. Credo proprio che si meriti un secondo regalo di Natale per questo.

“Sia chiaro, James: non mi piegherò a nessuna delle tue richieste se non la riterrò opportuna. Mi sono spiegata?” mi dice Lily, con aria truce, fermandosi di fronte alla porta del bagno. Io reprimo a fatica un ghigno di soddisfazione, mentre mi incrocio le braccia dietro la schiena e mi dondolo avanti e indietro sui talloni, ostentando un’aria disinvolta.

“Certamente, tesoro. Ora, se vuoi accomodarti…”

Tendo un braccio verso l’ingresso e pronuncio la parola d’ordine, dopodiché la porta si apre davanti a noi. Lily mi riserba un’occhiata torva e si dirige all’interno con passo spedito, mentre io la seguo tranquillamente.

Depongo il mantello su uno degli sgabelli rotondi con un gesto disinvolto, sentendomi perfettamente a mio agio lì dentro. Un sorriso compiaciuto mi aleggia sul volto in maniera praticamente indelebile, al pensiero di quello che sto per ottenere. Mi avvicino all’enorme vasca circolare e comincio ad aprire con scioltezza un paio di rubinetti, dai quali iniziano a scorrere acqua calda e una fichissima schiuma azzurra con bollicine argento a forma di stelle. Gironzolo intorno alla vasca con aria soddisfatta, pregustando il mio premio imminente; intanto, mi accingo a liberarmi di quegli elementi superflui chiamati vestiti, cominciando con l’allentarmi il cravattino. Un primo passo di una facilità estrema, oserei dire. Arrivato al terzo bottone della camicia, però, un dubbio comincia a sorgermi nella mente, e mi volto verso Lily per osservarla con perplessità.

“Hai intenzione di entrare in acqua vestita, per caso?” le domando, constatando che è ancora completamente impaludata nei suoi abiti. Lei mi risponde con una smorfia indispettita.

“Non riesco a slacciare il mantello” mi dice, con sfacciato sarcasmo. Ah, e poi quello impudente sarei io. Poco male, so benissimo come fregarla.

“Nessun problema” rispondo, mentre faccio il giro della vasca e apro un altro paio di rubinetti nel frattempo. Le arrivo di fronte con passo spedito e le sorrido, prima di posarle le mani sulle spalle e raggiungere la chiusura del mantello, slacciandolo con un gesto rapido e lasciandolo ricadere ai suoi piedi. Lily non accenna a levarsi dal suo bel faccino quell’espressione minacciosa.

“Vuoi che ti aiuti anche con il resto?” le domando, con la più grande faccia tosta di cui sono capace. Lei avvicina il viso al mio, cingendomi con le braccia ai lati del collo.

“Se vuoi che io ti tagli le mani” mi dice, sottovoce, con un sorriso falsamente sensuale. Io deglutisco pesantemente e roteo gli occhi, annuendo.

“Va bene, va bene, fai pure da sola, e con calma. Non ho fretta”.

Mi chino per posarle un lieve bacio sulle labbra, che finisce immancabilmente per approfondirsi dato che tutto sommato, anche se mi ha appena respinto, l’ha fatto in tono troppo suadente per non intrigarmi. Poi mi stacco da lei, seppur a malincuore, e ritorno al mio sgabello, riprendendo la mia Cerimonia di Svestizione.

Arrivato al sesto bottone della camicia, mi rammento di avere sotto la maglietta della salute.

Bianca, di lana.

Con un Boccino ricamato sul bordo.

Non è esattamente la cosa più sexy in cui un uomo possa mostrarsi, a dire il vero.

Getto uno sguardo furtivo a Lily, per assicurarmi che non stia guardando. Sbottono velocemente il resto della camicia e mi sfilo di colpo la canottiera, gettandola il più lontano possibile da me.

Una volta compiuta questa operazione salva-dignità mi volto di nuovo verso Lily, che si è appena girata ad osservarmi con un’espressione perplessa. Sfoggio un sorriso a trentadue denti per dissimulare il mio cocente imbarazzo, pregando con tutto il cuore che non abbia visto niente. In tutta risposta, lei mi guarda con aria divertita.

Mi domando che cosa ci sia di esilarante nell’immagine di me senza maglietta.

Oh, Merlino. E se i miei pettorali fanno schifo?

Abbasso lo sguardo per osservarmi con aria critica, e un’espressione vagamente orripilata mi si dipinge in faccia.

Potrà anche darsi che abbiano ragione tutte le ragazze che lodano i miei discreti bicipiti da Cacciatore e le mie spalle larghe, ma sta di fatto che i miei pettorali sono piuttosto scarsi, come avevo paventato. E inoltre, sono pallido. Terribilmente pallido. Solo ora mi rendo conto di quanto avrei dovuto dare peso alle parole di Remus quando anni fa, scherzando, mi definì bianco come una mozzarella.

Godric, che umiliazione.

Pazienza. Purtroppo è tardi per fare una cura di melanina. Vedrò di infilarmi in fretta in acqua, sperando che sia abbastanza alta da coprirmi fino al collo.

Slaccio i pantaloni per tentare di consolarmi, ma per poco non cado a terra dalla disperazione. Ho addosso i boxer rossi che mi ha regalato mia madre per lo scorso Capodanno. Si era messa in testa che mi servisse della biancheria intima festiva, ed è tornata a casa con questi cosi terrificanti, pieni di disegnini natalizi. E io, da bravo figliolo rispettoso dei suoi affettuosi desideri, ho ben pensato di indossarli per l’ultimo dell’anno.

Non potevo scegliere di rimandare a domani, eh? Almeno avrei avuto un giorno per fare flessioni e per vestirmi decentemente, o per fare quella cura di melanina… e invece no. Perché se non prendo decisioni avventate, non posso più chiamarmi James Potter.

Cercando di muovermi senza dare nell’occhio, vado a dare un’occhiata alla vasca. L’acqua è ancora a metà, Merlino santissimo. E io ho fretta, un’incredibile fretta di seppellirmi sotto uno spesso strato di schiuma… ehi, un momento, Lily a che punto è?

Incrocio il suo sguardo con aria curiosa, e la scopro che si sta ancora finendo di slacciare la camicia. Afferro uno degli asciugamani che stanno appoggiati sullo sgabello di fianco a me e lo apro frettolosamente davanti a me, per nascondermici dietro, fingendo di doverne misurare le dimensioni.

“Dici che è abbastanza grande per tutti e due?” le chiedo, cercando di suonare naturale.

Lei si volta a guardarmi, con un sopracciglio inarcato.

“Il patto era di fare il bagno insieme, non di asciugarci insieme” risponde, concentrata sull’ultimo dei suoi bottoni. Io allungo il collo con interesse, mantenendomi ben nascosto dietro l’asciugamano.

“Come sei pignola… dai, sbrigati, la vasca è quasi piena”.

Bugia spudorata. Però lei è lontana dal bordo, e non può verificare.

“Mi duole che tu abbia fretta, ma vedi, io non ne ho affatto”.

Rimango immobile a tenerla d’occhio mentre slaccia i polsini della camicia, e quindi si accinge a sfilarla… solo che prima di regalarmi quella visione si gira e mi becca in pieno mentre la spio.

“Ti spiacerebbe voltarti?” mi chiede, in tono da domanda retorica. Io mi stringo nelle spalle.

“Sì” rispondo, atteggiandomi da supremo spudorato. Lei mi guarda male, con l’aria di chi non ama essere contraddetta.

“Bene, non mi interessa se ti dispiace o no. Girati” mi ordina, in tono perentorio.

“Oh, andiamo, Lily, tanto tra poco saremo nudi in una vasca”.

“Peccato che ci sia la schiuma, e che non sia trasparente”.

“Come, scusa, vorresti farmi credere che tu non ambisca ad ammirare il fisico smagliante del sottoscritto?”

“Dalla vita in su il tuo fisico lo conosco a memoria, dato che è dal terzo anno che ogni finale di Quidditch che vinci ti sfili la maglietta davanti a tutti” mi risponde, in tono secco, togliendosi scarpe e calze.

“Ah, ma allora stavi a guardare anche tu” le faccio notare, mettendo da parte l’asciugamano. Se lo spettacolo è di suo gradimento, non vedo perché nasconderlo.

“Sì, stavo a guardare quanto tu fossi in grado di comportarti da perfetto idiota”.

Alla fine, soprapensiero, si è sfilata anche la camicia, dandomi le spalle. Io rimango lì inebetito, in attesa che si volti. Certo, nel frattempo la sua schiena è sempre meglio che niente, ma riuscire a vedere qualcosa di più non mi dispiacerebbe affatto.

“Tutte scuse” ribatto, con sicurezza.

“Certo, ripetilo con la faccia contro il muro”.

Dannazione, mi ha fregato di nuovo.

“Merlino, quanto la fai difficile”.

Mi volto verso la parete, incrociando le braccia.

“Eppure sono il tuo ragazzo, avrò il diritto di vedere qualcosa, prima o poi”.

“James, la tua richiesta era un bagno insieme, non di vedere qualcosa”.

“Tu prendi le cose troppo alla lettera” sentenzio, decidendomi a capitolare. Lei decide di ignorarmi, e poco dopo sento il rumore della cerniera della gonna.

Godric, dammi le forze…

Non mi devo voltare, e lo sai, se no Lily mi ammazza. Non indurmi in tentazione quando sai che potrei rimetterci la vita. Sono l’orgoglio della tua Casa, insomma, non puoi farmi questo, per favore…

Rimango pietrificato quando sento il rumore lieve del suo corpo che scivola in acqua. Voglio dire, già fatto? Okay, non desideravo morire, ma almeno riuscire a dare una sbirciatina senza essere visto non mi sarebbe dispiaciuto…

“Ora puoi girarti” mi annuncia lei, soddisfatta. Scuoto la testa, esasperato, e senza pensarci due volte mi sfilo la biancheria e raggiungo il bordo della vasca, sedendomici sopra e poi scivolando in mezzo alla schiuma.

Fa caldissimo, lì dentro, e improvvisamente mi sento avvampare.

Diventerò presto una mozzarella con le guance rosse.

“Potresti… potresti chiudere quei due rubinetti vicino a te?”

“Oh. Certo”.

L’acqua ci arriva alle spalle, la schiuma ha invaso tutta la superficie. C’è un piacevole profumo di lavanda misto ad essenza di muschio bianco e di qualcos’altro – okay, forse ho aperto troppi rubinetti. Purtroppo, è sempre stato più forte di me; fin da quando Remus mi ha fatto clandestinamente provare il bagno dei Prefetti al quinto anno, ho iniziato a prenderci gusto con queste stupidaggini.

Osservo Lily tra i vapori, dall’altra parte della vasca. Ha le guance arrossate e i capelli che lambiscono la superficie dell’acqua, ed è decisamente la prima volta che riesco a vederle un po’ di pelle da quando ci siamo messi insieme, anche se l’acqua arriva giusto dove dovrebbe arrivare per farla stare tranquilla.

Mi mordo nervosamente il labbro inferiore, prestando attenzione all’improvviso silenzio che è calato qui dentro dopo aver chiuso tutti i rubinetti.

Merlino. Quant’è che stiamo insieme? Tre mesi e mezzo, giusto? Ed è insano o anormale che io possa desiderare di portare il rapporto ad un livello successivo? A dire la verità non ho esattamente pianificato le mie intenzioni nel momento in cui ho espresso la richiesta di fare un bagno con lei. Ho solamente pensato che avrebbe potuto essere un’esperienza eccitante, e che stavo morendo di freddo a causa della neve che mi era entrata dappertutto, perciò quale idea migliore di quella che ho avuto? Solo che ora non mi sento più così sicuro di me. Insomma, non voglio farle pressioni di nessun tipo, e non voglio farmi mandare in bianco, perciò dovrei riuscire semplicemente a sondare il terreno… il fatto è che la prospettiva di fare un discorso così serio con lei mi spaventa alquanto. Sia perché potrebbe uccidermi se la proposta non risulta di suo gradimento, sia perché riesco ad avere una vaga idea del disagio che calerebbe su entrambi se si manifestasse la necessità di parlare seriamente accantonando qualsiasi tipo di ironia.

“Era da un sacco che non facevo un bagno vero” dice lei, improvvisamente, in tono semplice. Io la guardo, con un sorriso incerto.

“Beh, allora dovresti ringraziarmi. Perché?”

“Per mancanza di tempo, credo… fra te, lo studio, le amiche, i compiti da Caposcuola, i progetti extrascolastici di Slughorn…”

“Già, ti capisco. Togli i progetti extrascolastici di Slughorn e aggiungi una serie di estenuanti allenamenti di Quidditch, e ottieni la mia situazione”.

Lei sorride, con semplicità, chinando lo sguardo per osservare le bolle di sapone a forma di stelle.

Dev’essere stato un bel salto di qualità, per te. Da fannullone incallito a Caposcuola e Capitano della squadra, mi sorprende che tu non sia ancora andato incontro ad un esaurimento nervoso”.

Un ghigno malandrino mi si dipinge sul volto.

“Beh, può darsi che sia merito tuo”.

Lei mi risponde con una smorfia ironica.

“Le lusinghe non attaccano con me, Potter”.

“Andiamo, sei la garanzia del mio equilibrio psichico… la cosa non ti rende felice nemmeno un po’?”

Lily ride, divertita, alzando gli occhi al soffitto. Io ne approfitto per avvicinarmi un pelino.

“Può darsi, ma ti ricordo che sto ancora aspettando il mio altare”.

Avanzo un altro po’, in modo estremamente furtivo, cercando di fare in modo che non se ne accorga. Per fortuna ho sei anni e mezzo di Malandrinate alle spalle, che mi hanno sommariamente insegnato a spostarmi senza dare nell’occhio.

“Arriverà. Sto solo cercando il marmo giusto, e se vuoi che sia perfetto dovrai avere un po’ di pazienza. Intanto, rilassati e goditi il bagno”.

Lei mi fissa con un sorriso compiaciuto, mentre io mi porto ancora più vicino.

A un certo punto, mi guarda come se avesse appena notato qualcosa.

“Non ti sei tolto gli occhiali” mi dice, con una strana dolcezza che non posso fare a meno di cogliere.

“Oh, hai ragione” osservo, facendo per sfilarmeli.

“Aspetta”.

Lily mi si avvicina, leggera, facendo increspare l’acqua, mi raggiunge e mi libera degli occhiali, posandoli sul bordo della vasca alla sua destra.

Wow. Proprio quello che cercavo di ottenere.

La guardo negli occhi, e il cuore mi batte all’impazzata. Ora è abbastanza vicina da poterla tranquillamente toccare. La mia mano sfiora la sua sott’acqua, e spontaneamente la afferro, intrecciando le dita alle sue e facendo un altro passo in avanti.

Allungo un braccio verso di lei, e riesco a posare la mano sui suoi fianchi.

Ha la pelle caldissima.

Io rischio di svenire.

La mia mano viaggia sulla sua schiena, poi la abbraccio dolcemente e lei mi cinge le spalle con le braccia, il viso vicinissimo al mio.

Grandioso, James.

Ora cerca di non stramazzare sul fondo della vasca.

“Che dici, senza occhiali sono più bello?” sussurro, cercando di suonare sicuro di me e di sfoggiare un sorriso complice ben riuscito.

“Sei sempre stato un maledetto narcisista, Potter” risponde lei, ridendo.

“Uhm, può darsi. Però, vediamo, qual è l’obiezione che sorgerebbe spontanea in questo momento? Ah, sì, che ti piaccio”.

Mi incanta con un altro dei suoi splendidi sorrisi, e poi con uno sguardo d’intesa ci baciamo, mentre le mie mani le accarezzano ancora la schiena liscia.

È veramente bellissima, non c’è che dire. Oltre al fatto che sto per avere un infarto. Ma questi sono dettagli irrilevanti. Devo soltanto riuscire ad essere naturale e spontaneo come al solito, e andrà tutto una meraviglia…

Raggiungo il fondo della sua schiena, e con un gesto lieve arrivo a premere il mio corpo contro il suo. Nel frattempo il nostro bacio si approfondisce, mentre io mi sento annebbiare il cervello. Una serie di pensieri coerenti che avevo iniziato a formulare per cercare di mantenere la calma e procedere con metodo va immediatamente in frantumi, lasciandomi in balia di una spinta travolgente che mi rende improvvisamente più audace, facendo sì che le mie mani si spingano più giù ad accarezzarla con dolcezza e passione. Sento che lei si aggrappa saldamente alle mie spalle e mi accarezza le braccia in tensione, e il mio battito cardiaco si fa spaventosamente rumoroso…

E alla fine, succede. E non c’è modo di nasconderlo. Perché purtroppo, quando succede ai ragazzi, diventa decisamente… ehm… tangibile. Cerco di non farmi trascinare troppo dall’impeto del momento, ma il mio cervello sembra essersene andato a fare un giro chissà dove e ormai la situazione è diventata fin troppo coinvolgente, e…

“James…”

“Godric, scusa, Lily, scusa”.

Mi stacco di colpo, riaprendo gli occhi, in preda ad un attacco di panico. Magnifico, se ora l’ho spaventata sono proprio a posto.

“Mi dispiace, davvero, io non…”

Lei mi fissa con la perplessità negli occhi, ancora con le mani posate sulle mie spalle.

“Ti dispiace? Complimenti per l’originalità”.

“Che… che vuoi dire?”

“Beh, insomma… non credo che un uomo abbia mai detto mi dispiace in una situazione simile, ecco”.

“Sì, hai ragione, ma, vedi… non voglio che tu pensi che io sia un maniaco”.

La sua espressione, in questo momento, è decisamente scettica.

“Perché dovrei pensare che tu sia un maniaco?”

B-beh, io, lo so che dopotutto un sacco di ragazze sognerebbero di stare al tuo posto in questo momento, ma… Aho! Lasciami finire… di solito queste cose si programmano, se ne parla per decidere se si è pronti o meno, e se tu vuoi aspettare il matrimonio io ti capisco, davvero…”

Mi massaggio il torace, tra due costole, là dove mi ha colpito il suo gancio destro qualche secondo fa. Lei mi guarda con un’espressione improvvisamente seria, poi mi posa le mani sugli avambracci.

“Se devo essere sincera, non mi piacciono le cose programmate” mi dice, e io la guardo con un certo stupore.

“Ah, no?”

“No. Due anni fa, stavo con un ragazzo Babbano…”

Aaaah no, frena, non voglio sapere niente. Anzi, non è vero, dimmi tutto. Cos’avete fatto insieme? Voglio sapere dove abita, ci metto un attimo a prendere la scopa e volare fino lì per prenderlo a calci…”

“Datti una calmata, Potter. Non ci ho fatto proprio niente, avevo solo quindici anni ed ero giovane e innocente. Credo sia già tanto che sia riuscita a dargli un bacio di mia iniziativa. E comunque, non era questo il punto…”

“Sì, può darsi. Ma non mi hai ancora detto dove abita”.

Lei ride, scuotendo la testa.

“Mi spiace, ma di preciso non lo so neanch’io. Ci siamo frequentati durante le vacanze, e non è durata molto”.

“Oh. Questo mi risolleva. L’hai mollato tu?”

“Sì. Passava a prendermi a casa tutti i giorni alla stessa ora, facevamo sempre il solito pezzo di strada insieme, parlavamo sempre delle stesse cose… all’inizio mi piaceva, ma poi mi ha fatto capire che questo modo di stare insieme non fa per me”.

“Cioè, tutti quei discorsi noiosi prima di decidere quando saltarsi addosso a vicenda?”

“Questa è una tua interpretazione piuttosto specifica, a dire il vero, ma il concetto a grandi linee è quello, sì”.

“Ho capito”.

Annuisco, riflettendo attentamente. Dopodiché, una lampadina si accende nella mia testa.

“Quindi, se sono durato più di quello, vuol dire che soddisfo le tue aspettative?”

“Potrei dire di sì, tranne quando ti metti a fare discorsi disgustosi con il tuo amico Sirius riguardo alla vostra biancheria sporca”.

Ridacchio, imbarazzato, desiderando nascostamente di poter scomparire.

“Scusami. Non sapevo ci fossi tu nei paraggi. La prossima volta, starò più attento nell’autocensurarmi”.

Lily mi sorride, compiaciuta.

“Ti ringrazio”.

Sorrido come un perfetto ebete mentre mi incanto a fissarla, e per un attimo mi sembra tutto così normale. Torno a pensare che sono stato un genio ad avere quest’idea; nemmeno Sirius avrebbe saputo formulare una richiesta migliore. Un attimo dopo, però, già ritornano gli scrupoli di coscienza.

“Comunque, davvero, io non volevo costringerti a fare niente”.

Lily mi fa un sorriso lieve.

“Se anche avessi voluto, ti avrei menomato fisicamente” confessa, come se questa fosse la cosa più normale del mondo da dire al proprio ragazzo.

“Probabile” ammetto, considerando che in effetti non sto con una ragazza normale.

“Non ti devi scusare, ad ogni modo” aggiunge lei.

“No?”

“No. Ormai ti… conosco abbastanza bene, direi”.

“Oh. Beh, in ogni caso, quando succederà, farò in modo che sia di sorpresa”.

“Ti avverto, niente cene al lume di candela o fiori sul letto, o puoi scordarti di avere quello che desideri”.

“Sì, sì, lo so. Anch’io ti conosco abbastanza bene, ormai”.

“Perfetto”.

“Posso sondare il terreno, comunque, per ora?”

“Idiota”.

Ci abbracciamo e poi iniziamo a baciarci, entrando di nuovo in contatto diretto. Mentre il bacio diventa più appassionato, riprovo a spingere le mani un po’ più giù della schiena. Giusto un pochino. Sento le mani di Lily attaccarsi con timorosa forza alle mie spalle e il suo corpo fremere contro di me mentre mi bacia, profondamente. Faccio scorrere le mani sui suoi fianchi e mi lancio in un’appassionata esplorazione del suo corpo, mentre lei mi accarezza la schiena e il petto e mi passa le mani fra i capelli. Faccio un po’ di fatica a trattenermi ora che mi sento di nuovo con il cervello annebbiato, ma mi controllo quel tanto che basta per non eccedere nel toccarla e mantenere il rispetto, spingendomi oltre solamente se sento che lei è d’accordo.

Godric. Signore.

Quando lei si stacca ci metto un po’ per riprendermi, ansimando appoggiato al bordo della vasca. Lily rimane in silenzio per qualche secondo, con la testa sulla mia spalla, i capelli bagnati che le scivolano sul volto e gli occhi in fiamme, dopodiché torna a guardarmi, mi afferra per un braccio e… mi trascina via, verso il bordo della vasca, in modo brusco e perentorio.

 

***

 

“Tutta questa schiuma ti sta dando alla testa” borbotto, mentre lo strattono perentoriamente senza preoccuparmi di concedergli la possibilità di replicare.

“Ora fuori di qui, il tuo premio è durato anche troppo. Asciugati, vestiti e vai a dormire”.

“Vai a dormire?! Lily, è Capodanno…!”

“Oh, sì, già, certo. Hai ragione. Va bene, ritiro l’ultimo ordine”.

Imbarazzata, rimango ferma senza sapere che diavolo fare. James si volta a guardarmi e gli scappa una risata, e l’attimo dopo mi sento afferrare per la vita e trascinare fuori dalla vasca di forza. A nulla valgono i miei sforzi di spaccargli i timpani con grida di protesta e insulti, e poco dopo mi ritrovo stesa sul bordo della vasca, infagottata in un asciugamano; James comincia a farmi il solletico e io non riesco a smettere di contorcermi dalle risate mentre tento di bloccargli le mani a distanza dal mio corpo, ed è solo dopo qualche minuto che ci calmiamo, l’uno sopra l’altra, ma stavolta senza la schiuma che ci nasconde e che ci risparmia una parte di imbarazzo.

Ho il coraggio di guardarlo negli occhi mentre gli accarezzo lentamente la schiena e respiro per riprendere fiato, e lui mi scosta i capelli dal viso con un gesto dolce. Nel momento in cui mi passa un dito sulle labbra, sento che il mio respiro, anziché calmarsi, è di colpo diventato più corto e affannoso.

“James…”

Rabbrividisco, anche se non vorrei. Il tremito mi scuote da capo a piedi. Non riesco nemmeno io a capire se sia paura, o qualcos’altro. Questa situazione mi sta mandando in panico.

“Sì?” mi chiede lui, tentando di sdrammatizzare con un tono di voce falsamente innocente. Potrei riprendere a scherzare, ora, ma qualcosa mi dice che è meglio di no.

“Tu credi che possiamo…”

Lascio cadere la domanda nel vuoto, perché non so nemmeno come chiamarla, questa cosa che tanto bramiamo di fare. Ma devo smetterla di pensare che sia strano; siamo semplicemente giovani e innamorati, e non c’è assolutamente nulla di male.

“Non siamo esattamente nel posto più comodo del mondo, ma la situazione è improvvisata come piace a te. Sdraiata lo sei già, pronta pure, vedrai che non te ne accorgerai nemmeno” scherza lui, come se parlasse di doversi far ricrescere i denti da Madama Chips. Io mescolo una risata alla tensione, sentendomi battere furiosamente il cuore. Mi stringo forte a lui in un abbraccio semi terrorizzato e poi ci baciamo di nuovo, lievemente, ad occhi socchiusi.

“Va bene, allora, basta con le chiacchiere” affermo, sentendo finalmente la forza di affermare la mia convinzione.

“Io non volevo forzarti, ma se proprio insisti…” mi risponde, alzando le spalle con un sorrisetto malizioso. Provo a sorridere anch’io, ma immagino che quello che mi è appena uscito assomigli di più ad una smorfia terrorizzata. È che non riesco a fare a meno di sentirmi addosso la tensione, nonostante tutto; ho deciso di assecondare un impulso e l’ultima volta che l’ho fatto ho baciato James per la prima volta. Credo che non scorderò mai come mi sono sentita dopo averlo fatto.

Fortunatamente, lui ce la mette tutta per non farmi sentire in imbarazzo, e non posso che essergli grata per questo. Mentre ci baciamo sempre più ardentemente comincio a fare caso a quanto sto bene, in questo momento, e i miei pensieri si ricollegano immediatamente al modo in cui poco fa, dentro la vasca, stavo per lasciarmi andare. È stato strano e del tutto nuovo, ma ho percepito chiaramente l’istinto di fondo che mi faceva agire con naturalezza. Ed ora, benché non l’avessi previsto, sento che andrà tutto bene.

“Aspetta, solo un secondo. Come facciamo ad evitare che…”

“Tranquillo. Conosco una pozione, per tua fortuna. Scandagliare il reparto proibito della biblioteca alle volte può rivelarsi utile” lo rassicuro, con un sorriso.

“Oh, allora lo ammetti” commenta lui, trionfante. “E dato che si rivela così utile la smetterai di mettermi in punizione quando vado a curiosare senza permesso?”

“Ti ricordo che il mio concetto di utilità non è esattamente uguale al tuo” mormoro, e poi ci riavviciniamo, timorosi e sovreccitati, baciandoci e aderendo l’uno all’altra. Gli passo le mani fra i capelli, spettinandoglieli ancora di più; non gliel’ho mai detto, ma ormai li adoro. Ad un certo punto James si stacca da me, mi guarda negli occhi e poi si alza in piedi, di fretta.

“Aspetta un attimo” mi dice, e mentre io rimango lì sdraiata a terra su un asciugamano lui va verso i suoi vestiti e recupera la bacchetta. L’attimo dopo l’asciugamano è diventato un materasso, e io lo sto fissando con un sorriso sorpreso. Lui torna indietro con disinvoltura, sale sul materasso e poi si sdraia, di colpo, facendo cigolare le molle.

“La tua delicatezza mi preoccupa” gli dico quando me lo ritrovo steso completamente addosso e un altro brivido mi scuote nel profondo.

“Nella prossima fase dell’operazione starò supermegattento” mi annuncia, sorridendo nervosamente, mentre mi fa scivolare le mani sulle cosce.

“Grazie” gli sussurro, e poi ci baciamo, celando gli sguardi dietro le labbra che si scontrano, troppo imbarazzati per sostenere anche il contatto visivo, troppo timorosi per osservare le espressioni del nostro volto nel momento in cui il nostro grande passo avanti inizia a compiersi. Non riuscire a classificare quello che sto provando mi rende nervosa ed eccitata, e mi ritrovo a stringere le gambe intorno ai suoi fianchi, d’istinto.

“James… hai…”

“Sì?” rantola lui, staccandosi dalle mie labbra.

“Hai chiuso bene la porta?” gli chiedo, stringendo inconsapevolmente la presa sulle sue spalle.

“Credo… credo di sì” mi risponde lui, e ha uno sguardo che mi lascia senza fiato da quanto è bello. Immediatamente, però, mi assale l’impulso di riprendere il controllo di me stessa.

“Oh, okay… ti senti bene?”

James inarca un sopracciglio, fermandosi per guardarmi con aria scettica.

“Non pensi che dovrei chiederlo io a te?” domanda. Io esibisco un sorriso teso.

“Uh, sì… hai ragione… è solo che…”

“Che non puoi credere a quello che stai facendo con il sottoscritto”.

Le mie guance si imporporano di colpo.

“Idiota”.

“Lily, questo è un momento importante, non dovresti insultarmi” mi rimprovera con dolcezza, baciandomi sensualmente il collo sotto l’orecchio.

“Evidentemente meriti di essere insultato anche mentre stai dando il massimo di te stesso” gli rispondo, reprimendo un brivido di eccitazione.

“Voleva essere un complimento?” mi domanda, in tono malizioso, scendendo a baciarmi la pelle sotto la gola. Io mi sento mancare completamente il fiato.

“No, il secondo insulto nel giro di dieci secondi” rispondo, battagliera, stringendo le mani sulle sue spalle.

“Lo sai che ti adoro anche quando mi insulti, perciò c’è poco da fare. La battaglia l’ho vinta io” mi dice, guardandomi negli occhi con un lampo trionfante. Ancora una volta rimango a fissarlo senza parole. Mi sta soggiogando, non l’avrei mai ammesso ma è così. Grazie a lui sto provando cose che mai avrei pensato di poter provare.

“Credo fosse stata dichiarata… parità” lo correggo, inarcando il bacino verso di lui e osservandolo smettere di respirare. Sorrido, fiera di quel briciolo di potere che ancora detengo.

“Okay, okay, hai… ragione…” cede lui, ritornando a baciarmi, ma stavolta sono io a lasciare da parte la dolcezza. Ho assolutamente bisogno di placare quest’impellenza, ora, subito. Non ce la faccio più. Sento il calore della sua pelle contro la mia e la cosa mi fa perdere definitivamente la cognizione di spazio e tempo; gradualmente smetto di pensare, comincia a girarmi la testa, la mia loquacità si spegne del tutto e ogni cosa intorno a noi si annulla, ci siamo soltanto noi due, soltanto i suoi capelli fra le mie dita e il suo odore di schiuma e le sue labbra che sanno di tè al limone. Sono morbide, sottili e calde. Mi sembra di essere stata invasa dalle sensazioni fisiche, non credo che riuscirò ancora per molto a provarle tutte in una volta: mi manda in tilt la pressione del suo bacino, la sensazione di sentire i suoi muscoli che si tendono, i baci e le sue mani lungo i miei fianchi, che scendono e risalgono, senza sosta. Sembra che ogni suo gesto sia compiuto per me. Inarco la schiena, assaporando con gioia tutti quegli istanti sempre più intensi, fino a che le sue mani riescono a farmi perdere completamente la testa e gli occhi mi si appannano mentre non riesco più a tenerli chiusi, colgo solo il respiro mozzato di entrambi e poi mi lascio andare, ritrovando la pace, con la schiena contro il materasso e la testa ancora gettata all’indietro. Accarezzo i capelli di James con entrambe le mani mentre lui mi posa la guancia sul petto, sfinito, senza fiato; sembriamo entrambi decisamente giunti al capolinea.

James mi accarezza ritmicamente un fianco, con una lentezza delicata che riesce a farmi riprendere a respirare. Non avrei mai pensato che potesse essere così. Nella mia testa c’erano soltanto vaghi racconti mai approfonditi e i consigli di cercare un uomo esperto, ma la bellezza di tutto questo ha superato ogni mia paura ed aspettativa. Potevo chiaramente percepire dal modo in cui mi baciava tutto il sentimento che ci stava mettendo, e lo percepisco anche adesso, mentre risponde ai miei lievi baci a fior di labbra, che ci trasmettono tutto ciò che questo sta significando per noi.

Mi sento ancora le gambe molli, a pensare a ciò che abbiamo appena fatto. Sì, sono sicura che anche lui ci sta pensando. È stata una cosa assolutamente nuova per entrambi, ed è stato bello da mozzare il fiato, ma non era mai successo prima.

Mi scosto i capelli umidi dalla fronte madida di sudore per il vapore e per il caldo, e lui si solleva i suoi gomiti per guardarmi e sorridere. Lo fa nel suo solito modo sfacciato, furbesco, e io mi sento come se tutto fosse incredibilmente normale. Credo di essermi proprio innamorata per bene.

 “Sei… ehm… stai bene?” mi domanda dopo, ed è strano vederlo così piacevolmente imbarazzato.

“Non ti preoccupare, sto benissimo” rispondo, in un lieve ed ironico tono di sfida. Lui si lascia scappare un sorrisetto malizioso.

“Ah, sì, certo, che domanda idiota” commenta, con un trillo gioioso nella voce. Il momento dopo gli arriva un ceffone sul braccio.

“AHIO!” protesta lui, con un guaito. Io lo scruto di sottecchi con un’espressione truce, mentre si massaggia la parte lesa. Ma tu guarda che razza di sbruffone impertinente.

“Non te la prendere, vuol dire che sono stato bravo… AHO!”

Gli restituisco di nuovo lo sguardo truce e lo schiaffo, sperando che capisca che dovrebbe pentirsi di ciò che ha detto.

Ma lui ha quell’inconfondibile espressione da “io non sono pentito, ho detto la verità…!”

Merlino, giuro che lo strozzerei.

“Andiamo, tu sei stata brava, non ne faccio mica un mistero” mi spiega, cercando di farmi intendere le sue ragioni. Io mi sento salire un improvviso bollore alle guance, e piena di imbarazzo mi metto a fissare un punto oltre la sua spalla.

“Non dire fesserie, era… era la prima volta che lo facevo in vita mia, ecco” gli rispondo, desiderando di avere una vanga per potermi sotterrare seduta stante, o anche solo una bacchetta per Smaterializzarmi via da qui. Ma tanto non potrei fare nessuna delle due cose.

“Ne sono talmente soddisfatto che potrei supplicarti di rifarlo in questo preciso istante, se ci tieni a saperlo” sentenzia lui, fissandomi dritto negli occhi e facendomi faticare enormemente per sostenere il suo sguardo.

“Ora ti senti bene?” mi domanda, ridendo, facendo riferimento alla conversazione di poco prima. Non riesco a trattenermi e scoppio a ridere anch’io, allungandogli un colpetto sul braccio.

“Quanto sei stupido” gli dico, scompigliandogli i capelli. È una cosa che ho preso gusto a fare, una cosa che mi ricorderà per sempre di questa sera.

“Ti potrò anche adorare quando mi insulti, ma se mi vuoi irretire di nuovo ti consiglio di cambiare tattica, grazie” replica lui, assumendo una finta espressione di nobile offesa. Siamo qui di nuovo a scherzare e prenderci in giro come al solito, come se non fosse cambiato nulla. In realtà, abbiamo appena fatto l’amore e stiamo ancora sdraiati l’uno addosso all’altra. Perciò, è con un respiro di sollievo che constato che non ci siamo allontanati, che siamo ancora uniti come prima e forse di più.

Dopo qualche minuto, James si alza e afferra un asciugamano stringendoselo addosso, poi me ne porge un altro. L’occhiata che mi getta inarcando un sopracciglio con un sorrisetto soddisfatto non mi piace per niente, ma non faccio in tempo a fulminarlo che invece di rimanere lì a fissarmi mi gira intorno e mi posa il telo sulle spalle, abbracciandomi da dietro e scompigliandomi i capelli. Gli poso un bacio sulla guancia prima di staccarmi da lui, e anche se apparentemente è una cosa insignificante per me vuol dire tanto, vuol dire grazie. Faccio il giro della vasca e recupero i miei vestiti sparsi in giro, preparandomi al ritorno nel mondo esterno.

Mi sento stranamente priva di ogni imbarazzo mentre mi rivesto, e rallegrandomi per il mio buonumore mi volto verso James, ancora mezza svestita. Faccio appena in tempo a vederlo rialzarsi dopo essersi chinato verso terra per raccogliere qualcosa, e per il gesto brusco l’asciugamano gli scivola giù dalle spalle.

È così che rimango ad osservarlo, con una canottiera di lana in mano e un paio di boxer rosso scarlatto a motivi natalizi addosso. Mi scappa inevitabilmente da ridere, e lui mi coglie in flagrante voltandosi di colpo.

“Non è divertente avere una canottiera di lana” mi dice, in tono sarcastico. Il mio sorriso si allarga ancora di più.

“Veramente io ridevo per la parte inferiore” rispondo, cercando invano di trattenere l’ilarità. “Non fraintendermi, ti stanno bene, ma non immaginavo che tu portassi certe cose”.

“È colpa di mia madre, me li ha regalati lei… davvero sono così ridicoli? Ti prego, non raccontarlo in giro, lo sa soltanto Sirius perché in genere è l’unico che mi vede a Capodanno, e poi… sai, mi fanno risaltare il fondoschiena…”

Mi copro la bocca con una mano e soffoco la risata annuendo, per poi girarmi e recuperare i vestiti. Allungo l’occhio per darmi una sbirciata in quello specchio poco distante; mi sento enormemente più a mio agio del solito, come se avessi superato una specie di prova.

Non so perché, ma non ho mai creduto a nessuno quando in passato mi sono sentita dire che sono bella. I miei capelli sono di un colore troppo particolare e le lentiggini, specialmente d’estate, quando grazie al sole si infittiscono, mi hanno sempre fatto sentire in imbarazzo, perché le notano tutti. Occhi come i miei in famiglia non li ha nessuno: quelli di papà, che mi ha trasmesso la maggior parte dei caratteri, sono grigio-azzurri. Posso solamente sognarmi le gambe lunghe di Margaret e non ho mai portato in giro con fierezza la mia taglia di reggiseno; ora, però, mi è appena tornato in mente la prima volta che James me l’ha detto. Avevo semplicemente lasciato sciolti i capelli, che per i primi due anni ho sempre portato legati, e lui mi ha incrociata e mi ha detto “cavoli, Evans, come sei bella”  in un modo così sfacciatamente candido che, me lo ricordo bene, mi aveva fatto arrabbiare tantissimo.

Sarebbe scontato osservare che non avrei mai e poi mai immaginato che un giorno mi sarei ritrovata a ridere di certi episodi, a ricordare certe parole di James con affetto e a sentirmi innamorata di lui in modo così naturale, ma ora le cose stanno così, e non ne sono affatto dispiaciuta.

“Bene. Cerchiamo di mantenere un’aria professionale, una volta fuori di qui” sentenzio, dopo essermi completamente rivestita e aver legato i capelli umidi sulla nuca. James solleva lo sguardo e si lascia sfuggire una breve risata divertita: si è appena infilato il maglione, contribuendo a rendere i suoi capelli un disastro totale.

“Ho la sensazione che ti toccherà sostenere anche la mia parte di professionalità” mi risponde, raccogliendo il mantello e allacciando la chiusura.

“Dovresti sforzarti di rendere onore al tuo distintivo” lo redarguisco, in tono di falsa minaccia. Lui si stringe nelle spalle.

“Se Silente avesse voluto un Caposcuola presentabile, immagino non avrebbe scelto me”.

Rido, divertita, dopo aver fatto svuotare la vasca con un colpo di bacchetta.

“Magari aveva previsto che ci avrei pensato io a renderti presentabile” suggerisco, avvicinandomi per sistemargli il colletto della camicia, che lui senza accorgersene ha lasciato completamente in disordine. Di colpo, tutti i ricordi più freschi del momento che abbiamo appena passato insieme mi assalgono, e mi sento come se questa vicinanza fisica ora avesse un peso del tutto diverso rispetto a prima.

“Questo cosa vorrebbe dire?” mi chiede James a mezza voce, posandomi delicatamente le mani sui fianchi e guardandomi con degli occhi che, per un attimo, annebbiano le mie facoltà mentali, lasciandomi senza parole.

Poi, però, un rapido pensiero mi passa per la testa e un ghigno sardonico mi affiora sul volto.

“Significa che ho vinto io” annuncio, guardandolo con soddisfazione mentre prima esibisce un’espressione confusa, poi rimane ad occhi sgranati, e infine stringe la bocca in una smorfia di controversa sconfitta.

“E va bene, Evans. Va bene. Sei l’incontrastata dominatrice dell’universo e anche del sottoscritto” borbotta, sarcastico, roteando gli occhi. Io sfoggio un’espressione palesemente compiaciuta di me stessa, annuisco in segno di approvazione e gli sfioro le labbra con un bacio, prima di decidermi a trascinarlo via da lì.  

 

 

Nota di fine fanfiction: dunque, dunque. In questo momento sono un po’ dubbiosa perché 1) non ho mai scritto un qualcosa del genere, 2) dopo ora si può dire che io abbia scritto un qualcosa del genere ma non ho saputo resistere alla tentazione di parodiare un po’ di cliché e di stemperare la potenziale dose di sdolcinatezza di una prima volta con i soliti dialoghi di tono comico-sarcastico XD è che – chi segue le long-fic che scrivo lo sa bene – non ritengo né Lily né James due esseri perfetti, non ritengo James uno dei sex simbol di Hogwarts e non ho mai nemmeno lontanamente preso in considerazione l’idea di smentirmi quando scrivo di questa coppia, perché non li ritengo “dolci” nel senso tradizionale del termine. Spero comunque che la shot possa essere risultata gradevole ^^ risponderò alle recensioni nel prossimo capitolo di Between You And The Giant Squid – Il rovescio della medaglia, dato che è ancora in aggiornamento e posso approfittarne. Grazie in anticipo a chi mi lascerà un commento, nel frattempo ^^

 

   
 
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