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Autore: Ari_haz    19/08/2013    1 recensioni
Molti sogni diventano realtà. Il mio sogno si è realizzato e ora vi racconterò la mia storia.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La sveglia suonò. Mi alzai dal letto ancora imbolata e mi avvia verso il bagno. Dopo una bella doccia riuscii a riprendermi e la mia solita anzia di avere tutto sotto controllo mi invase subito. Corsi in camera e mi vestii in tutta fretta. Ero fiera di me, fiera di realizzare il mio sogno. Sentii la porta aprirsi e dei grandi occhi celsti osservarmi. I suoi lunghi capelli mossi erano scompigliati e indossava ancora la sua camicia da notte rosa, mentre abbracciava un orsetto di peluche, che lei chiamva Chaddy. – Sofia, cosa ci fai sveglia a quest’ora dovresti dormire- dissi in tono sorpreso. Le si avvicinò a me mentre una lacrima le ricadeva sulle sue guancie candide. Mi misi a sedere sul letto e la misi a sedere sulle mie gambe. –allora è vero che ne te vai- disse singhiozzando, -chi ti ha detto questo?- -l’ho sentito dire da mamma ieri mentre parlva con qualcuno al telefono- -oh cucciolotta- dissi io rassegnata mentre passavo le mie dita nei suoi biondi capelli nodosi –è vero, vado via, ma ti verrò a trovare così tante volte che ti stancherai di me. E pensaci, avrai due case!- a quelle parole vidi i suoi occhi riempirsi di speranza , mentre si asciugava le lacrime con le sue piccole dita. Lei era la mia piccola sorellina di quattro anni. Avevamo deciso di non raccontargli nulla prima della mia partenza per non rattristirla.-ora ti darò una cosa, che dovrai tenere sempre con te, promesso?- lei annuì, orgogliosa di questa grande responsabilità. Poi mi tolsi delicatamente la collana che avevo al collo, per poi metterla appena sopra al colletto della sua camicia da notte. Si guardò allo specchio, fissando intensamente il piccolo cuore con sopra inciso la lettera “H”. Quella era una normalissima collana, ma che per me aveva un valore enorme. Me l’aveva regalata la mia migliore amica, quando erano iniziati a piacerci i One Direction, all’età di 10 anni. A me aveva regalato l’  “h” di Harry, mentre io le avevo comprato la “l” di Liam. Pochi giorni dopo la mia amica scoprì di essere malata di cancro e poco dopo ci lasciò. Quando scoprii la notizia cercai subito tutto quello che mi ricordava la nostra amicizia, per metterlo in uno scatolone che ogni tanto andavo a riguardare. Quando fu passato un anno dalla sua morte ritrovai quella collana e da allora la indossai sempre, per sentirla più vicina. Ma ormai avevo 22 anni ed ero abbastanza grande per tenermi il suo ricordo nel cuore.
-Arianna, muoviti è tardi- senti sussurare mia madre dalle scale. Di fretta presi Sofia in braccio e le stampai un bacio sulla guancia, ordinadogli di ritornare a letto. Scesi a fare colazione, mentre raccontavo a miei  genitori di Sofia e cosa mi aveva detto in camera. Alzai lo sguardo tanto che bastava per vedere dal grosso orologio della cucina che, come al solito, ero in ritardo. –ti accompagno io- propose mio padre e io accetai molto volentieri. Arrivati all’ areoporto ci furuno i soliti addii e un “ci rivedremo presto”. Scesi dalla macchina e mi avviai verso l’entrata, col mio mucchio di valige. Prima d’ora non ero mai entrata in un areoporto e col mio grande senso dell’orientamento, mi persi. L’ agitazione prese il sopravvento e improvvisamente scoppiai a piangere. Cercai di risistemarmi velocemente ma una signora si accorse che ero ancora in preda al panico –hai bisogno di aiuto? – le mie guance avvamparono mentre cercavo di rispondere. Ma non ne ebbi il tempo –ma sai che mi ricordi qualcuno?- disse osservandomi attentamente –oh, ma certo che sbadata!- urlò picchietandosi una mano sulla testa- tu sei Arianna, giusto?- -sì- risposi io con interesse - mi chiamo Amber, tu sarai la
 
 
 
 
 
 
 
mia assistente - disse con un accento inglese, mentre le sue labbra molto grosse con un velo di lucidalabbra si muovevano velocissime, - Antony mi ha fatto vedere il tuo curriculum perfetto e la foto con cui ti sei iscritta- mi spiegò –oh, che piacere conoscerla signorina Amber- dissi –se posso essere disccreta, perchè è qua in italia?- chiesi –perchè dovevo fare delle comissioni molto importanti a Milano- mi sorrisse, poi continuò –mi sembra un pò disorientata. Prendiamo lo stesso volo quindi perchè non viene con me?- -sarebbe un grande onore - risposi ma già con l’anzia di dire qualcosa che non dovevo durante il tragitto.
 
 
 
 
 
Ed ecco arrivati davanti alle scale che portavano dentro l’aereo. Goffamente salii i gradini, mentre Amber, che con la grazia di una farfalla era già incima, consegnò i biglietti. L’aereo era enorme, con tutte le comodità possibili. Mi avvia verso i pochi posti rimasti. Le sedie in pelle rendevano il posto ancora più confortabile. Mi misi comoda vicino al finestrino. Soffrivo di vertigini ma sapendo che durante il viaggio non sarei mai riuscita a dormire, quella sembrava l’unica attrazione disponibile. Durante il decollo tramavo dalla paura, mentre le orecchi man mano che salivamo mi fischiavano come un treno in motore. Amber che sembrava molto a suo agio iniziò ad abbassare il suo sedile, fino a che questo prese le sembianze di un letto. Accese il cellullare, e prima di mettersi i tappi alle orecchie ,che aveva già nelle sue esili dita mi chiese educatamente –pensi di riuscire a dormire durante il viaggio?- -non credo, sono troppo agitata- risposi –allora potrei chiederti un favore?- -certo- -se qualcuno dovesse chiamarmi sul cellulare potresti rispondere te e avvisiarmi una volta atterati?- - sicuramente- dissi io senza altre possibilità di risposta-. Per tutto il viaggio tenni gli occhi puntati sul suo cellulare. Ci mancava ormai solo mezz’ora per essere a Londra, ma proprio in quel momento il suo iphone squillò. Aspettai qualche secondo per vedere se magari lei stessa si sveglaiava e rispondeva, ma notai che era in un sonno profondo. Presi il cellulare e  mi feci coraggio –hello- dissi, sospettando che fosse inglese – hi- ebbi come risposta. Quella voce la riconobbi subito era stato ed era uno dei miei idoli: Niall Horan.
  
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