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Autore: Samarskite    20/08/2013    5 recensioni
Si dice, tra i druidi, che la morte sia l'orgasmo dei cinque sensi; sia per chi muore, sia per chi uccide. Il tuo corpo percepisce tutto ciò che può percepire, un attimo prima che gli sia stato tolto. L'udito si acuisce per un attimo, senti in bocca il sapore amplificato di qualcosa: bile, sangue, terra. I recettori tattili percepiscono il freddo ed il caldo in maniera tre volte amplificata - almeno così dicono i druidi. Gli odori intorno a te diventano più intensi. Gli occhi vedono un tripudio di colori.
Mi domando se sia vero, ma forse solo Scott, Allison e Stiles potrebbero dirlo con certezza. E ora galleggiano tutti e tre in acqua, come gusci pallidi e vuoti.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Allison Argent, Isaac Lahey, Lydia Martin, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Voluntary Apnea
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«You know, when you’re drowning you don’t actually inhale
until right before you black out. It’s called voluntary apnea.
It’s like no matter how much you’re freaking out, the instinct
to not let any water in is so strong that you won’t open your
mouth until you feel like your head’s exploding. But then when
you finally do let it in, that’s when it stops hurting. It’s not scary
anymore, it’s… It’s actually kinda peaceful.
»
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Si dice, tra i druidi, che la morte sia l'orgasmo dei cinque sensi; sia per chi muore, sia per chi uccide. Il tuo corpo percepisce tutto ciò che può percepire, un attimo prima che gli sia stato tolto. L'udito si acuisce per un attimo. Gli odori intorno a te diventano più intensi. I recettori tattili percepiscono il freddo ed il caldo in maniera tre volte amplificata - almeno così dicono i druidi. Senti in bocca il sapore amplificato di qualcosa: bile, sangue, terra. Gli occhi vedono un tripudio di colori.
Mi domando se sia vero, ma forse solo Scott, Allison e Stiles potrebbero dirlo con certezza. E ora galleggiano tutti e tre in acqua, come gusci pallidi e vuoti. Spezzati dal peso di una responsabilità così antica, appoggiata su spalle così giovani. So che Allison si sente impotente, so che Scott si sente diviso a metà, so che Stiles si sente inutile. So che Lydia si sente un mostro, so che Isaac si sente assassino. Si sentono inadatti, imperfetti, bambini. Potrebbe essere vero, questo non lo so. Rimane il fatto che questi bambini si sono appena uccisi e fatti assassini per salvare chi amano, per ottenere un mondo più giusto. Questi bambini fanno quello che vogliono, e lo ottengono. Questo bambini salveranno il culo a tutti.


 
Non sarete più gli stessi, dopo il sacrificio. Avrete una costante oscurità nel cuore. Imparerete a tenerla sotto controllo, ma non se ne andrà mai del tutto.”. Questo ha detto Deaton. “Dovete essere sacrificati al posto dei vostri genitori, così non avrà più senso per Jennifer tenerli in ostaggio. E quando sarete morti, riuscirete a trovare il Nemethon, dove li nasconde.”.
E chi è stato dopo a chiedere: “Ma poi ci riporterà indietro, giusto?”? Forse è stato Stiles. Non ricordo.
È tutto così confuso. Sono io che mi chiamo Scott McCall? Sento l'orologio di mia madre ticchettare nella mia mano, sento che la rotella per regolare i minuti si muove millimetricamente e si è conficcata nella mia pelle. Sento, attraverso l'acqua, qualcun altro che si dibatte, sento i tonfi. Allison. Stiles. Sento Lydia e Isaac che urlano cercando di tenerli sotto.
Sento il respiro di Deaton, che mi tiene sott'acqua. È troppo forte per essere un uomo normale, perchè riesce a spingermi giù anche ora che sento le unghie allungarsi, le orecchie appuntirsi ed i denti affilarsi. Annaspo, non ho più aria. Il mio cervello riesce solo a registrare tre cose: aria, freddo, mamma. Poi sopraggiunge una terza cosa, un terzo concetto, quando i polmoni cedono e respiro acqua: silenzio.


 

Allison è quella che smette di dibattersi per prima, sotto la mia presa. Mi sento, per la prima volta, un vero e proprio assassino. Isaac l'assassino. Guardo Scott che ancora si dibatte, e Stiles che è stranamente immobile per essere uno che ancora deve morire. Perchè io riesco a sentire l'odore di morte: e Allison è già morta, Stiles e Scott non ancora. L'odore della morte è dolciastro, difficile da spiegare. Assomiglia un po' a quello della pioggia sull'asfalto bagnato. Allison aveva un buon odore. Abbasso gli occhi, ma quel corpo che è nella vasca non può essere Allison: è una maschera bianca, troppo cinerea e troppo serena.
L'odore si intensifica, è morto anche Stiles. E dopo poco, anche Scott scivola via. Ed io sento nelle mie narici questo odore che non se ne vuole andare, come un monito ostinato e dispotico, sei un assassino, Isaac, non si uccidono gli amici, annusa l'odore che ha un assassino.



 
Sono quella che annegherà prima. Lo so appena Deathon fa le coppie. Innanzitutto perchè sono una ragazza. E poi, perchè è Isaac che mi deve affogare: Allison muore per mano di Isaac, Isaac affoga Allison. La sua vendetta per tutte le pugnalate con i coltelli cinesi, no? Morirò per prima: Stiles deve arrendersi a Lydia, che normalmente avrebbe già meno potenza di un ragazzo umano, figurarsi di un licantropo come Isaac. E Deathon, il druido-veterinario, deve affogare Scott; Scott è forte, sono sicura che Deathon farà fatica. Ma io... Io come posso resistere ad Isaac? Il mio cervello mi suggerisce confusamente che io non devo resistere. Affondo un piede nell'acqua gelata, ed ho solo voglia di scappare. Il bossolo d'argento di mio padre, prima gelido nella mia mano, è ora bollente. Cerco di non urlare. Chiudo gli occhi per concentrarmi. Appena mi immergo con l'intero corpo, ho uno spasmo muscolare e sento le lacrime agli occhi. I cubetti di ghiaccio sfiorano la mia pelle; sento che uno si insinua sotto la vestaglia. È liscio, delicato, ma allo stesso tempo pungente e letale. Mi sdraio nella vasca. Il fondo è ruvido. Poi Isaac mi butta di sotto.
Cerco di trattenere il respiro finchè il freddo non mi attanaglia la ragione ed i polmoni, e infine cedo debolmente, e respiro. I polmoni, prima roventi, diventano gelidi come l'acqua intorno a me. Ed io sprofondo nel freddo, mi abbandono. La stretta di Isaac scivola via, il cubetto di ghiaccio sotto il mio vestito scivola via, il bossolo rovente scivola via. È come se tutto rimanesse gelido e fluttuante, mentre io cado giù, senza percepire al tatto più alcuna temperatura.


 
 
 
Sto spingendo Stiles di sotto, inutilmente. Sta facendo tutto da solo. Io non ho la muscolatura adatta e sufficiente ad affogarlo. Lo ammiro, perchè in questa stanza è lui il vero eroe, è lui il vero suicida. Mi mordo il labbro fino a quando non sento il sapore del sangue. Stiles smette di dibattersi. È lui il vero eroe, è lui il vero suicida. Io sono solo Lydia, quella stupida che urla e si morde il labbro per non piangere; Stiles è immobile, ed io sento ancora in bocca il sapore del sangue.



 
È un classico: quando qualcuno sta per morire, in qualsiasi film o libro la morte avvenga, la vita scorre davanti agli occhi di chi muore. Come una pellicola vecchia, rotta, ma ancora utilizzabile. Un nastro di rimpianti non classificabili. Gli scrittori/registi amano questo clichè. Lo trovano poetico.
Io trovo che sia meno poetico ciò che ho detto a Mrs Morrell, nel suo studio, dopo la morte di Matt. Ora il mio cervello mi ripete incessantemente quelle mie parole come su un nastro, nemmeno se pronunciandole avessi ordinato a qualcuno di conservarle per il futuro: ciao cervello, qui è Stiles che ti parla, senti un po', per quando starò per affogare, tieni a mente queste nozioni, così almeno saprò come comportarmi.

Sa, quando uno annega, non inala fino a un attimo prima di perdere conoscenza. Viene chiamata apnea volontaria. Cioè non importa quanto sei nel panico, l’istinto di non fare entrare acqua è così forte che non apri la bocca fino a quando non senti che ti esplode la testa. Poi, quando alla fine la fai entrare, smette di far male. Non fa più paura. E’ come trovare la pace.

Sono immerso totalmente nella vasca. Vedo le mani di Lydia che indugiano ai lati del mio collo, poco sopra le spalle: sta aspettando che io mi immerga con la testa. Mi volto verso Scott, preso da un bisogno urgente di dirgli tutto quello che non gli ho ancora detto da quando lo conosco. Che ho perso io la sua maglietta con Wonder Woman, che non ha molta importanza se non ha mai visto Star Wars, che suo padre è in città. E mi trattengo dalle prime due, ma non dall'ultima. Lui annuisce e mi guarda dritto in faccia, e lo sa che non l'ho tradito. Per un attimo, l'uno fruga negli occhi dell'altro per cercare la forza di immergersi. Per cercare la forza di uccidersi con le proprie mani.
Siamo solo bambini, sacrifici umani, penso quando lui distoglie lo sguardo per guardare dritto davanti a sè. Lo imito, lancio solo un'occhiata ad Allison, anche lei mi guarda, anche lei cerca la forza. Siamo solo ragazzini che trovano i corpi, ed in mancanza di questi se li fabbricano da soli. Siamo corpi morti in attesa di essere messi nel ghiaccio, perchè siamo tutti destinati ad affogare.
L'ultimo bagliore che colgono i miei occhi prima di chiudersi è quello del distintivo di mio padre, che tengo in mano. Le punte mi stanno bucando la pelle, ma è una specie di àncora. Finchè soffro, vivo. Prendo un respiro profondo e, con lo sguardo immerso nel nulla, vado sotto.
Capisco subito tre cose: che Allison morirà per prima, che Scott sarà quello che soffrirà di meno, e che io sarò il vero suicida: davvero Deathon pensava che Lydia fosse sufficientemente forte da tenermi di sotto? Vedo bagliori bianchi mentre cerco di convincere il mio corpo a non remare fino in superficie. Io mi sto uccidendo da solo. Non c'è nessuno che mi tenga sotto sul serio. Lydia lancia piccoli strilli soffocati, attutiti dall'acqua, perchè se n'è resa conto anche lei, di ciò che sto facendo: mi sto suicidando. Mi sto impedendo di vivere, per salvare mio padre. E lo stesso sta facendo Allison per il proprio, e Scott per sua madre.
Sacrifici.
In qualche modo, quando so di essere al limite, i miei occhi si aprono di scatto. Vedono la luce resa frastagliata dalla superficie dell'acqua, i cubetti di ghiaccio che galleggiano, una sagoma rossa femminile con il viso contratto dal dolore. E poi non ne posso fare a meno: respiro. E non vedo più niente.
  
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