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Autore: Rain e Ren    20/08/2013    2 recensioni
La Guerra contro Hades è finita, e Atena ha richiamato a nuova vita tutti i Cavalieri d'Oro. La pace regna ora sul Grande Tempio, ma non tutti i debiti sono stati pagati. Perché Tenma di Pegasus, 243 anni prima, aveva fatto una promessa al suo Maestro. Una promessa che ha viaggiato nei secoli, fino a Seiya di Pegasus. Una promessa capace di trascendere il tempo.
[Sono presenti Spoiler per chi non ha letto l'ultimo voluto del Lost Canvas!]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Libra Dohko, Pegasus Seiya, Pegasus Tenma, Saori Kido, Sasha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una promessa che trascende il tempo.

 

 

Era passato quasi un anno da quando la Guerra contro il Signore degli Inferi si era conclusa, e piano le cose avevano preso ad assestarsi da sole.

Poco dopo la fine della battaglia Atena aveva richiamato a nuova vita tutti i Cavalieri d’Oro, che erano ora tornati a presidiare le Dodici Case, e persino Sion, che aveva ripreso a vegliare sul Santuario come Grande Sacerdote; Shaina e Marin, con la collaborazione di Shaka e Aiolia, avevano ricevuto il compito di addestrare nuovi Cavalieri, in modo che le schiere di paladini della Dea della Giustizia tornassero ad essere corpose com’era stato un tempo; Aldebaran era stato nominato a supervisore della ricostruzione del Grande Tempio, e non era raro vederlo spostare macigni pesanti tonnellate come se fossero semplici sassi; a Mu era stato dato l’ordine di riparare le armature danneggiatesi nella Guerra appena trascorsa, ma anche quello di non riportare allo stato originario le corazze di Pegaso, Dragone, Cigno, Andromeda e Fenice: esse si erano elevate fino allo stato di divino, e così avrebbero dovuto rimanere. Almeno in quell’epoca.

Subito dopo la fine dello scontro, le ferite riportate avevano costretto il Cavaliere di Pegaso in uno stato d’incoscienza, quasi vegetativo, che lo avevano bloccato in un letto d’ospedale per molti mesi. Ma per fortuna tutto si era concluso per il meglio, e Seiya aveva vinto anche quella battaglia.

“ Neanche l’Inferno se lo prende quello!” Aveva commentato Jabu, divertito e sollevato, non appena saputo che il compagno d’armi si era svegliato e aveva iniziato il cammino per quella che sarebbe stata una lenta guarigione, affiancato dall’amore della sorella Seika ritrovata da poco, dall’affetto dei suoi amici e dalla presenza costante e benevola di Saori, che più volte si era ritrovata a rincorrere il ragazzo per l’ospedale quando questi se la filava, stanco di starsene immobile su quel letto.

E così le stagioni si erano susseguite, e un nuovo anno era arrivato, fortunatamente senza portare con sé altre Guerre. Ma benché la battaglia contro Hades si era conclusa – dopo secoli, millenni, di lotte! – non tutto era ancora giunto al termine. C’era ancora un debito da pagare. Una promessa a cui tener fede.

Era una calda giornata quella che Dohko di Libra si stava godendo, seduto tranquillamente a leggere un libro e a sorseggiare una tazza di thè cinese, sotto il sole cocente di Grecia. La Pace perdurava ormai da un anno, e la ricostruzione del Grande Tempio procedeva a ritmi serrati; in tempi così tranquilli la vita alle Dodici Case poteva risultare noiosa, perciò il Cavalieri della Sesta Casa aveva deciso di scamparle con la compagnia di un buon libro consigliatogli da Mu pochi giorni prima. In realtà lo faceva anche per scampare ai pensieri che gli vorticavano furiosamente in testa da quando, mesi prima, aveva sentito il Cosmo di Hades filtrare fuori dal sigillo che lo imprigionava. Era stata dura rivivere sulla proprio pelle la battaglia contro il Dio degli Inferi; tanti ricordi si erano affacciati nuovamente dai meandri in cui li aveva rinchiusi, sorrisi genuini che non vedeva da secoli e risate e promesse che si era obbligato a non riascoltare erano risuonate dagli echi della memoria. E la fitta di dolore che lo aveva colto era stata difficile da sedare. Ma le cose erano andate diversamente questa volta – anche se per un breve istante aveva creduto che tutto si stesse ripetendo nuovamente! – e la Pace che si prospettava all’orizzonte sembrava salda e duratura. E allora perché continuava a sentire quel vuoto nel cuore?

Preso com’era dalla lettura e dai pensieri – gli occhi vagavano ancora tra le righe, ma la mente era ormai lontana! – non si era accorto che qualcuno era entrato nella Sesta Casa, e che lo chiamava a gran voce.

“ Ehi. Dohko. Com’è? Ti sei rimbambito? Sono cinque minuti che ti chiamo!” Disse una voce gioviale riscuotendolo dal torpore in cui era caduto, e quando alzò lo sguardo trovò davanti a sé la figura slanciata e sorridente di Seiya, completamente ripresosi dalle ferite riportate. Anzi, sembrava che niente fosse successo; nel suo sorriso e sul suo corpo non v’era traccia di alcun dolore.

“ Seiya!” Esclamò Dohko osservando il ragazzo, sorpreso della sua presenza lì.

“ Alla buon’ora!” Ridacchiò l’altro, tirando fuori la sua tipica aria sbruffona. “ Si può sapere cosa stavi leggendo con tanto impegno? Sembravi in trance.”

“ Oh, niente di speciale. Solo un libro consigliatomi da Mu.” Liquidò l’anziano – ma non certo per aspetto! – Maestro, alzandosi in piedi e appoggiando il tomo sulla sedia sulla quale era in precedenza seduto.

A quelle parole il viso di Seiya si contrasse in una smorfia, e Dohko non poté che scoppiare a ridere. L’irriverenza di quel ragazzo era qualcosa che non lo avrebbe mai stancato, ne fatto smettere di sorridere. E in fondo gli stava bene così. Perché nello sguardo di Seiya, così come nella sua risata e nel suo comportamento, l’uomo aveva imparato a ritrovare un po’ di quello ch’era stato il suo allievo di secoli prima.

“ Allora, come mai da queste parti? Pensavo volessi goderti la nuova vita senza battaglie, e stare al fianco di tua sorella.” Lo interrogò curioso, seriamente curioso, di sapere cosa avesse portato il ragazzo nuovamente al Grande Tempio. Non c’erano Guerre all’orizzonte, quindi la sua presenza lì lo sorprendeva non poco.

“ In realtà sono venuto per parlare con te.” Ammise Seiya grattandosi la nuca in un gesto che esprimeva il disagio che il ragazzo sentiva dentro per la strana situazione in cui si trovava, e con la quale stava imparando a convivere con calma.

“ Con me?” Domandò stupefatto Dohko, sinceramente perplesso da quella risposta. Dopotutto non c’era motivo per cui il castano dovesse parlare con lui, a meno che… No, non poteva essere. Si rifiutava di credere che fosse davvero quello il motivo. Non era possibile. Seiya non poteva sul serio…

Il ragazzo sembrò esitare per un momento, indeciso se continuare oppure no. E questo era alquanto strano dato che non era mai stato una persona che si fermava a rimuginare sulle decisioni prese. Ma questo, Dohko, preferì non palesarlo, e rimase invece in silenzio, ad aspettare.

“ Sai, Dohko… Durante la battaglia contro Hades è successo qualcosa. Lui ha detto qualcosa. Ma in quel momento non ci ho fatto caso: eravamo nel pieno dello scontro, e non avevo tempo per fermarmi a pensare alle parole di un Dio che voleva solo farmi fuori. Poteva benissimo essere un modo per farmi deconcentrare.

“ Però poi ho visto qualcosa. Credo fosse un flashback. E durante la mia convalescenza, quand’ero pari ad un’ameba, ho continuato a vedere. E alla fine ho capito.”

Sì, alla fine ce l’aveva fatta. Non era stato semplice, anche perché non si trattava che di brevi flash all’inizio; poi le immagini si erano fatte più definite, e così le voci. E non era servito altro che attaccare i pezzi a conti fatti, come se si trattasse di un puzzle. Poi tutto era stato chiaro.

“ Non mi sarei mai immaginato che… che fosse possibile. E non volevo crederci all’inizio. Ma poi mi sono detto che se potevano esistere gli Dei e i Cavalieri, allora niente negava che non potesse essere vero quello che credevo di aver capito.” C’era un sorriso semplice sulle labbra di Seiya, e improvvisamente Dohko vide il ragazzo, il diciasettenne che davvero lui era, in quel viso temprato dalle lotte e dal suo ruolo di Cavaliere. “ Mi sono ricordato tutto.”

Dohko sentì il cuore perdere un battito. Era proprio come aveva immaginato: Seiya sapeva! Sapeva – ricordava! – cos’era successo 243 anni prima, e la promessa che gli aveva quasi urlato in quell’ultimo atto prima della fine, con stampato addosso il sorriso che da sempre gli aveva conosciuto.

“ Seiya, tu…”
“ Ti avevo promesso che ci saremmo rivisti sulla Terra. E così è stato. Anche se con qualche anno in ritardo. Spero non te la sia presa!”

Era davvero incredibile come quel ragazzo avesse l’innata capacità di mettere ogni cosa su un piano di leggerezza, e affrontare quella ch’era stata la sua – la loro! – vita precedente con la semplicità di un bambino che osserva il mondo per la prima volta con i suoi occhi. Era proprio come Tenma…

Dohko sentì gli occhi inumidirsi, e per un momento la sua mente volò nuovamente indietro a quando, in un villaggio sperduto dell’Italia, aveva incontrato un ragazzino tredicenne che con i suoi pugni aveva distrutto una diga di rocce e aveva così deviato il corso del fiume; lo aveva portato con sé, ne aveva fatto un Cavaliere, e lo aveva visto crescere come uomo e come guerriero, affrontando giorno per giorno le battaglie che gli venivano messe sul cammino. E tutto per salvare un amico.

“ Sempre in ritardo, eh!” Lo rimbrottò bonariamente il vecchio Cavaliere, sorridendo di un sorriso che trasudava nostalgia. Seiya si limitò a ridacchiare.

“ Che vuoi farci! Lui e la puntualità sono due concetti che non vanno proprio a braccetto!” Rise una voce delicata, delicata come la figura di ragazza che arrivò vicino a loro, a passo sicuro e con gli occhi placidi, quasi che nessun dolore potesse più intaccarli.

Anche Dohko scoppiò a ridere, questa volta veramente. E per un momento si perse ad osservare i due ragazzi che gli stavano davanti. Erano trascorsi i secoli, le generazioni si erano susseguite e il mondo era mutato, eppure, ne era certo, loro non erano mai cambiati. E le figure di Tenma e Sasha si sovrapposero a quelle di Seiya e Saori, intrecciando il presente e il passato in un legame capace di trascendere il tempo, così com’era stata capace di fare quella promessa.

Dohko poggiò una mano sulle spalle dei due, e sorrise loro facendo l’occhiolino. E loro capirono. Capirono perché non era la prima volta che si trovavano tutti e tre lì, così. Non era stata concessa loro una vita, ma due. E se la prima non avevano potuto viverla, schiacciati e portati via da scelte più grandi di loro, la seconda sarebbe stata un riscatto, una nuova possibilità. E loro l’avrebbero afferrata al volo, permettendo a nuove promesse di nascere, e di trasportarsi fino alla prossima generazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ecco qua! Sì, lo ammetto: gli esami universitari fanno male! Ma che volete farci? Stavo sclerando sui libri e così mi sono messa a scrivere e ne è uscita questa cosa qui xD
Me lo fate sapere che cosa ne pensate??
ByeBye Rain

   
 
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