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Autore: DK in a Madow    20/08/2013    7 recensioni
Deglutì, quel silenzio lo inquietava.
- Amore?
Certo, amore. Dopo tutte quelle corna un sonoro vaffanculo poteva aspettarselo. Sarebbe stato meglio di quel silenzio chiassoso.

***
Piccola OS per i sessantacinque anni di quel depravato di Plant.
Anche se qui ne compie venticinque.
Voi, sorridete e annuite. E recensite, se volete.
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Robert Plant, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il miglior regalo.

 

 

Londra, 20 Agosto 1973, Casa Plant.

 

- Maureen, sono a casa!
Allo sbattere della porta, solo il silenzio gli rispose. Di Maureen nemmeno l’ombra, per non parlare dei bambini, che solitamente organizzavano una corsa per vedere chi sarebbe stato il primo ad arrampicarsi sulle spalle di papà.
Deglutì, quel silenzio lo inquietava.
- Amore?
Certo, amore. Dopo tutte quelle corna un sonoro vaffanculo poteva aspettarselo. Sarebbe stato meglio di quel silenzio chiassoso.
Sospirò pesantemente, appoggiando a terra i nuovi regali che si era fatto. Sì, la vanità porta a farsi i regali da solo. Piegò gli angoli della bocca, scrutando quella casa muta come una tomba, quando all’improvviso notò un bigliettino sul mobile del telefono, la carta di un giallo abbagliante.
Sorrise sotto i baffi, gli occhi stetti mentre cercava d’interpretare i ghirigori della scrittura, ne era sicurissimo, di Jimmy.

 

In salotto c’è una cosa per te.

 

- Non vorrai mica frustarmi, Pagey! – sussurrò ridendo piano, anche se era certo che l’amico fosse lì, da qualche parte, ad origliare. Attraversò il breve ingresso per raggiungere la porta del salotto. Quando l’aprì, la stanza era completamente buia. Era sicuro che, appena l’avrebbe accesa, sarebbero sbucati fuori tutti quanti, così preparò una faccia di finta sorpresa. Quando ebbe acceso la luce, però, non dovette sforzarsi più di tanto. La stanza era muta e silenziosa come il resto della casa, fatta eccezione per un oggetto, posto in mezzo alla stanza tra una marea di divani e poltrone, che gli fece spalancare la bocca, sconvolto.
Un enorme vaso di creta era lì, grande abbastanza da contenere il povero cantante che, muto, lesse la gigantesca frase riportata su un cartellone ai piedi del vaso. Questa volta, la scrittura sghemba era di Bonzo.

 

Benvenuto a casa, Percy. Adesso puoi piantarla.

Buon compleanno.

 

- Non ci posso credere! – sussurrò, a dir poco sconvolto – Non possono averlo fatto davvero.
Il povero cantante sentiva il suo ego sgonfiarsi rumorosamente dentro di sé, come un palloncino bucato, quando improvvisamente, sentì il tipico rumore delle risate soffocate.
- Uscite fuori bast…
- AUGURI PAPA’!!!
L’urlo acutissimo di Karac andò a riempire l’aria quando improvvisamente spuntò fuori dal vaso, le braccia spalancate e i capelli, gemelli a quelli di suo padre, che gli coprivano gli occhi.
Robert rise di cuore, vedendo l’intera combriccola spuntare fuori dalle tende, per poi avvicinarsi al vaso per prendere in braccio il piccolo.
- Grazie amore! – sussurrò, prima di baciargli la fronte.
- Ci sei cascato, eh Plant?
La voce di Bonzo squarciò l’aria come un tuono, Patty dietro di lui che cercava di dividere Jason e Carmen che, Dio solo sa perché, si stavano azzuffando.
- Scommetto che l’idea era tua.
- E scommetto che col mio biglietto te la sei fatta nei pantaloni, perché di mutande, con te, non si può parlare. – proclamò Jimmy raggiungendo gli altri insieme a John e famiglia.
- A cosa è dovuta tutta questa finezza, Page? – chiese Plant sarcastico, trovando la risposta negli occhi lucidi del chitarrista. Gli si poteva dire tutto, tranne che fosse sobrio, mentre rideva sguaiatamente, Charlotte e Scarlett che apparsero di fianco a lui all’improvviso.
- Beh, tanti auguri, amore mio!
Maureen comparve alle sue spalle, abbracciandolo teneramente, come solo lei sapeva fare. Robert si voltò a guardarla, per poi darle un breve bacio sulle labbra.
- Grazie! – sussurrò, carezzandole una guancia col pollice, mentre Karac, ancora tra le sue braccia, giocava coi capelli del padre.
- Maureen! – esclamò Bonzo, facendo sobbalzare i due coniugi.
- Che c’è?
- Non sciuparmelo. Mi serve per stanotte!
- Bonzo, smettila, ci sono i bambini.
- Pardon, Jonesy!
In breve tempo, la casa si riempì di risate, balli e musica. Peter e altri amici si unirono a loro, fino a notte fonda; arrivarono altri regali (veri) e tutti risero, con grande disappunto di Robert, sulla storia del vaso che ancora troneggiava tra di loro.
A mezzanotte erano tutti lì. Robert si fiondò sul divano per riprendersi un po’, quando Karac gli fu di nuovo addosso, stropicciandosi gli occhi.
- Hai sonno, piccolo?
Il bambino annuì, sistemando la sua testa sulla spalla del padre, addormentandosi subito. Era sfinito. I due vennero raggiunti anche da Carmen e Robert si portò un indice sulle labbra, dicendole di fare silenzio, nonostante intorno a loro, tutti stessero facendo un bordello. La piccola si sedette sulle gambe del padre, appoggiando la testa sulla spalla libera.
- Vi voglio un mondo di bene. – disse Robert all’orecchio di Carmen.
- Anche noi, papà.
Sorrise, stringendo forte la figlia con un braccio. Da lontano, Jimmy lo fissava con uno sguardo addolcito, poi Robert chiuse gli occhi, il naso tra i capelli di Carmen.
Non c’era regalo migliore.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo della pazza.
Holà.
Beh, è inutile spiegare il motivo di questa storia, vero?
Perciò, Tanti auguri vecchiaccio depravato!
Il primo che dice che prima era una pianta e adesso è una sequoia, lo faccio fuori nel peggiore dei modi. Sta battuta è vecchia. u.u
Ehm, niente. L’ho scritta in mezz’ora e spero vi piaccia.
Ho scelto i venticinque anni di Robert perché, a mio parere, credo siano stati quelli un po’ più felici, perché dopo sono successi mille disastri, povero. ç__ç
Ditemi cosa ne pensate e prendetela per quello che è. Una sciocchezza. ^^’
A presto.
Franny
 
   
 
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