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Autore: shasa    20/08/2013    3 recensioni
So che oggi non è il 10 febbraio e di essere un po' in ritardo... spero possiate apprezzare ugualmente!
Da giorni, anzi da settimane, non faceva altro che immaginarsi la scena: il momento di imbarazzo quando gli avrebbero fatto gli auguri, il suo modo di mostrarsi sorpreso di fronte a loro, l’ilarità che ne sarebbe seguita, i sorrisi che si sarebbero scambiati…
Nulla.
Nulla di tutto quello che aveva immaginato si era realizzato, anche se, doveva ammetterlo, qualcosa di veramente inaspettato era accaduto ugualmente.
Infatti, lo strano invito, o per meglio dire obbligo, di Kakashi di presentarsi all’Accademia quella sera, come avrebbe dovuto considerarlo?
Una sfida per decretare il più forte senza alcun spettatore? Un regolamento di conti per le sue continue bravate? Un caldo invito a farsi da parte perché follemente innamorato di Rin?
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Minato Namikaze, Obito Uchiha, Rin | Coppie: Obito/Rin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Credetemi. So bene che il compleanno di Obito è passato, strapassato e quasi ripassato.
Questa fic nasce in nella una notte buia e tempestosa tra il 9 e il 10 febbraio, con la convinzione, da parte della sottoscritta, che sarebbe riuscita a finirla in tempo. Seee… Come no!
Presa e ripresa più volte negli ultimi mesi, solo ora l’ho ultimata. Ma il 10 febbraio è ancora un po’ lontano e io volevo pubblicarla. Indi per cui eccomi qui.
Spero perdonerete la mia mancanza di puntualità. La ritardatarietà (si dirà? Il correttore automatico di Word sottolinea di rosso… Forse no!) è qualcosa che condivido con Obito, solo che lui, apparentemente, aveva dei validi motivi, io no.
Inutile dirvi che mi farebbe immensamente piacere avere una vostra opinione, vero? E a chi solo legge, spero almeno di strappare un sorriso. Facciamo due?
Buona lettura!

 

 
 
 
 

Buon compleanno Obito!

 
 
“Ricordati Obito! Questa sera all’Accademia”
 
Poche parole, come al suo solito.
Poche ed enigmatiche, quella volta.
Non aveva chiesto spiegazioni a Kakashi, non perchè avesse capito le sue intenzioni, non perché la curiosità non lo stesse divorando dentro, ma semplicemente perché, forse, quella sarebbe stata l’unica vera sorpresa di tutta quella giornata.
Già, quella giornata.
Quella cerchiata di rosso sul suo calendario, quella preceduta da nove croci tracciate con fin troppa precisione, quella che attendeva con ansia da tempo, insomma proprio Quella.
Era il 10 febbraio.
E Obito non si aspettava nulla dalla sua famiglia, sapeva di essere la pecora nera del clan Uchiha e di non meritare nulla da loro, ma aveva sperato che almeno Rin o il maestro Minato se ne sarebbero ricordati.
Da giorni, anzi da settimane, non faceva altro che immaginarsi la scena: il momento di imbarazzo quando gli avrebbero fatto gli auguri, il suo modo di mostrarsi sorpreso di fronte a loro, l’ilarità che ne sarebbe seguita, i sorrisi che si sarebbero scambiati…
Nulla.
Nulla di tutto quello che aveva immaginato si era realizzato, anche se, doveva ammetterlo, qualcosa di veramente inaspettato era accaduto ugualmente.
Infatti, lo strano invito, o per meglio dire obbligo, di Kakashi di presentarsi all’Accademia quella sera, come avrebbe dovuto considerarlo?
Una sfida per decretare il più forte senza alcun spettatore? Un regolamento di conti per le sue continue bravate? Un caldo invito a farsi da parte perché follemente innamorato di Rin?
No.
Scosse la testa a quell’ultimo pensiero. Non sarebbe stato da Kakashi.
Ma nella malaugurata ipotesi che fosse stato così, allora sarebbe stato davvero un compleanno da dimenticare; non che fino a quel momento qualcosa da ricordare ci fosse stato.
 
Obito sospirò quando trovò l’ennesima aula dell’Accademia vuota.
Forse avrebbe dovuto chiedere a Kakashi almeno il luogo esatto dell’appuntamento, o forse il suo beneamato compagno di squadra avrebbe dovuto essere semplicemente meno enigmatico e più chiaro. Decisamente la seconda ipotesi, pensò Obito sinceramente convinto.
Passò all’aula successiva, ma di Kakashi nemmeno l’ombra, e di aule ne mancavano ancora parecchie. Di questo passo ne avrebbe avuto ancora per molto e ad Obito l'idea di passare le ultime ore del suo compleanno alla ricerca del suo più grande amico proprio non andava giù. Come se non bastasse, la ricerca si era rivelata ancora più ardua del previsto, dal momento che, quella sera, la luna pareva divertirsi a nascondersi tra una nuvola e l’altra, impedendogli di vedere non più in là del suo naso in alcuni momenti.
Richiudendo un’ennesima porta, si ricordò improvvisamente della sua vecchia aula, quella di quando era appena uno studentello dell’Accademia Ninja, doveva aver avuto circa 8 anni. Ricordava bene quei giorni…
Il maestro Inari era esasperato dal suo comportamento fin troppo vivace e dai suoi continui ritardi. Aveva sperato che spostandolo vicino al miglior studente della classe, avrebbe migliorato le cose e invece, chissà per quale motivo, le cose non avevano fatto altro che peggiorare. Ma Obito, a modo suo, voleva solo mettersi in mostra, voleva trovare un suo spazio all’interno dell’Accademia, perché tra gli Uchiha, lo sapeva, non ci sarebbe mai stato.
E l’inquietante sopracciglione Gai? Perché sì, Gai era davvero inquietante con quelle sopracciglia spesse e la tuta verde attillata. A volte si era chiesto se dietro il suo comportamento esuberante e quell’aspetto del tutto inusuale, ci fosse qualcosa di più profondo. Ancora oggi non lo aveva ancora capito.
E poi c’era lei. Rin. Dolce e bella, sin da quando era solo una bambina. Quando l’aveva incontrata Obito aveva capito che non voleva solo ritagliarsi un posto in Accademia, lui voleva un posto in prima fila nel suo cuore. E ce l’avrebbe fatta, aveva tutto il tempo di questo mondo.
Pensare a Rin però, comportava irrimediabilmente il considerare un’altra persona. Succedeva sempre così. Ogni qual volta si ritrovasse a fantasticare sulla sua compagna di squadra, lui immancabilmente si insinuava nei suoi pensieri, come una presenza scomoda, difficile da mandare via ed era…
Un momento.
Kakashi???
Non lo stava forse cercando?
Perché si trovava ancora lì imbambolato a fissare il vuoto? Perché non si stava dirigendo verso la sua meta?
Non perse altro tempo Obito, si lasciò alle spalle tutti quei ricordi e iniziò a correre più forte che poteva: molto probabilmente era lì che lui lo stava aspettando.
 
“Kakashi sei qui?” esclamò tutto trafelato, dopo aver spalancato la porta della sua vecchia classe.
Non ricevette alcuna risposta: in quell’aula sembrava regnare il silenzio più assoluto. Appunto sembrava. Perché se non fosse stato così, probabilmente l’Uchiha avrebbe proseguito con l’ispezionare l’aula successiva, ma in realtà sentiva che c’era qualcosa di strano lì dentro.
Intuito? Sesto senso? Anni di duro allenamento? Non lo sapeva. Ciò che sapeva però è che Kakashi non poteva essere altrove.
In un attimo fu dentro l’aula e dal momento che, ovviamente, proprio in quell’istante la luna doveva nascondersi dietro un bel nuvolone, Obito si ritrovò a cercare disperatamente l’interruttore della luce.
“Tanto lo so che sei qui!” esclamò più forte, quando la ricerca del pulsante si rilevò più ardua del previsto “Lascia che ti trovi e poi…”
Kakashi doveva essere sicuramente lì dentro, se lo sentiva. Anche perché c’era qualcosa in quell’aula che non quadrava affatto, anzi tutto in quella situazione non quadrava affatto. Era il suo compleanno, dannazione! Cosa ci faceva in Accademia, di notte, alla ricerca di Kakashi Hatake per giunta???
“Trovato” sussurrò poi trionfante, premendo l’interruttore.
E in quel momento, quando una luce abbagliante lo accecò, si ritrovò di fronte il maestro Minato e i suoi due compagni di squadra.
“Sorpresaaaaaaaaaa!” esclamarono all’unisono Rin e Minato con un sorriso smagliante.
“Sorpresa” disse atono poco dopo Kakashi, guardando da tutt’altra parte. Sembrava quasi… imbarazzato.
Obito spalancò gli occhi un paio di volte, prima di comprendere  dove si trovasse e cosa stesse succedendo, ma quell’attimo di smarrimento durò ben poco, perché lui quel momento lo aveva sognato, lo aveva atteso con ansia, ci aveva sperato, sin da quella mattina. Non era di certo come se lo era immaginato, ma era successo, era successo proprio quando non ci sperava più e questo ora lo rendeva felice, terribilmente felice.
“Ragazzi… io…” farfugliò, sopraffatto completamente dall’emozione, portandosi una mano dietro la nuca.
Non sapeva cosa dire. Qualsiasi discorso preparatosi giorni e giorni prima, ora scivolava via dalla sua mente, senza che potesse fare nulla per aggrapparsi almeno a qualche parola.
Per fortuna a toglierlo da quell’imbarazzo ci pensò Rin, sua salvatrice in più situazioni: “Ero certa che non avresti sospettato di nulla, il mio piano ha funzionato alla perfezione!”disse entusiasta, afferrandolo per un braccio e trascinandolo al centro dell’aula.
“Hai avuto davvero un’ottima idea!” aggiunse solare Minato, mettendole una mano sulla spalla.
Obito era esterrefatto da tutta quella situazione, quasi non poteva credere che loro avessero davvero organizzato tutto questo per lui. Si era ormai convinto che nessuno se ne fosse ricordato, che quella sarebbe stata una giornata come tutte le altre e non Quella giornata. Preso da questi pensieri, Obito sentì le lacrime punzecchiargli gli angoli degli occhi. Avrebbe voluto veramente piangere e ridere nello stesso momento, ma si decise a ricacciare quelle lacrime indietro e a sorridere come forse poche volte aveva fatto prima di allora.
Stava per dire qualcosa, almeno un grazie per quella piacevole sorpresa, quando improvvisamente si sentì picchiettare sulla spalla destra e voltandosi incrociò lo sguardo serio di Kakashi.
“Lascia che ti trovi e poi?” disse il suo compagno di squadra, ripetendo la sua frase di poco prima, e incrociando le braccia al petto.
No, sul serio? Possibile che potesse rovinargli anche un momento simile?
Cercando di mantenere la calma, Obito imbronciò le labbra e lasciò uscire uno sbuffo d’aria dal naso, pronto a rispondere a quel guastafeste di Kakashi nel modo più cordiale possibile, o forse no.
“Ohh! Andiamo ragazzi! Oggi è un giorno speciale, per cui fate una tregua va bene?” si intromise come al suo solito Rin, allontanandoli.
Kakashi si limitò a guardare da un’altra parte senza aggiungere altro, se non un impercettibile “Hn”, mentre Obito inebetito si perse, come spesso succedeva, negli occhi vivaci della ragazza.
“C’è una cosa che dobbiamo darti” esclamò subito dopo Rin , allontanandosi per un attimo da lui per poi tornare porgendogli un pacchetto dalla forma piuttosto particolare “Buon compleanno Obito! Questo è per te!” aggiunse infine sfoggiando uno dei suoi sorrisi più belli.
“Speriamo ti sia utile” affermò gentile il maestro Minato, chinandosi un po’ verso di lui e poggiandogli una mano sulla spalla.
“Speriamo tu non abbia più scuse d’ora in avanti” concluse Kakashi, alludendo a qualcosa che ancora sfuggiva alla sua comprensione.
Prese quel pacchetto tra le mani, come se avesse ricevuto ciò che di più raro e prezioso ci fosse sulla faccia della Terra e forse non si sbagliava così tanto. Non aveva mai capito la frase “È il pensiero quello che conta”, a lui era interessato sempre il contenuto, come dargli torto? Eppure in quel preciso istante, pensò che se anche non avesse scartato quel regalo, il dono più prezioso era lì, di fronte a lui.
“Grazie, davvero”.
Ecco.
Era riuscito a dirlo, finalmente. Quel grazie, rimasto bloccato tra le corde vocali e la sua lingua, finalmente era uscito chiaro e limpido dalla sua bocca.
Troppe emozioni quel giorno. Troppe, davvero: l’attesa, sin da quel mattino, che qualcuno si ricordasse del suo compleanno, l’ansia che saliva ogni qual volta che gli si rivolgesse parola, lo sconforto al termine dell’allenamento quando si erano salutati per andare a casa, l’inaspettato invito di Kakashi, la frustrazione nel cercarlo senza trovarlo e infine questa. Che emozione era questa? Se lo chiese guardandoli uno ad uno, Kakashi compreso, ma non seppe darsi una risposta. Sapeva però che avrebbe rivissuto quella giornata ancora cento e più volte solo per arrivare a quel momento. Perché se quel momento ora aveva un senso era anche per tutto ciò che era accaduto prima. Ora, non avrebbe cambiato una virgola di quella giornata.
Finalmente poteva dire di avere qualcosa da ricordare di quel compleanno e quella sera Obito sperò di averne ancora molti altri da ricordare. Quell’emozione, quella a cui non aveva saputo dare un nome, avrebbe voluto riviverla ancora, e ancora, e ancora…
 

 





 
 
 
 
Note dell’autore: fineeeeeeeee! Quando si dice un parto…. Davvero, mi sarebbe piaciuta pubblicarla il 10 febbraio, ma non era “a questo livello”. Nel senso che era partita come flashfic e capirete che 1690 parole tendono più a una one shot che a una flashfic, no?
Comunque mi professo abbastanza soddisfatta del risultato, considerando da dove ero partita. Mi è piaciuto davvero scriverla, ma in fondo io adoro scrivere del Kakashi Gaiden! Lo sapete.
Ora a voi!
Ma prima di salutarvi rispondo alla vostra domanda. Vero che ve lo state chiedendo?
Ma chi è il maestro Inari? Nessuno, me lo sono inventata sul momento.
No scherzo xD non era questa la domanda a cui volevo darvi risposta.
Che diamine hanno regalato ad Obito? Immagino che qualcuno ci avrà già pensato, ma ammetto che di indizi ne ho lasciati davvero pochini. Indi per cui ora ve lo dico: la mascherina che ha sempre con sé. Ho pensato che dopo le sue continue lamentale del tipo “mi è andato qualcosa nell’occhio” e simili, il gruppo avesse pensato che potesse essergli utile, o meglio questo lo pensano Rin e Minato, Kakashi pensa che così non avrà più scuse per le sue lacrime. Ahimè si sbaglia.
Bene, spero vi sia piaciuto leggere questa fanfic! Io aspetto le vostre recensioni!
 
 
Shasa
   
 
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