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Autore: everlily    20/08/2013    25 recensioni
Damon ed Elena si conoscono quando sono solo adolescenti.
Non hanno niente in comune, se non i casini e la confusione che entrambi si portano dentro. E' un'amicizia improbabile la loro, in cui i confini si confondono, a volte sofferta, ma di cui nessuno dei due riesce a fare a meno.
Anni dopo, entrambi si sono costruiti una propria vita lontani l’uno dall’altra: ma l'inatteso ritorno di Damon a Mystic Falls può ancora mandare all’aria molti piani e finire per rimettere tutto in discussione.
Dalla storia. “Per tutto ciò che ha spinto, e forse spinge ancora, me e Damon ad avvicinarci, c'è sempre stato anche qualcos'altro, più nascosto e latente, una forza contraria sempre pronta ad esplodere e ad allontanarci con la stessa intensità. E non so se, adesso che entrambi siamo cresciuti e andati avanti con le nostre vite, anche questo sia cambiato. Forse, il vero quesito a cui è più difficile rispondere è se io voglia davvero scoprirlo oppure no."
AU/AH
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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prologo. efp

Prologo.

This is not a love story


- No, this is not a love story, but it is a story about love.
About those who give in into it, and the price they pay.
And those who run away from it, because they are afraid,
or because they do not believe they're worthy of it.
She ran away. He gave in.

(- Original Sin -)

* No, questa non è una storia d’amore, ma è una storia sull’amore. Su coloro che si arrendono ad esso, ed il prezzo che pagano. E su coloro che fuggono dall’amore, perché hanno paura, o perché non credono di meritarlo. Lei fuggì. Lui si arrese.


Mystic Falls, Estate 2005


Le note dell’assolo centrale di Layla [1], già disturbate dalla pessima ricezione radio, si interruppero bruscamente quando girai la chiave per spegnere il motore della Camaro, dopo averla parcheggiata nel vialetto d’ingresso.

Ancora prima di scendere, alzai lo sguardo sulla dependance ed individuai immediatamente la luce accesa provenire da dietro le tende della finestra della camera da letto.

Maledizione.

Quella luce, alle due di notte, poteva significare solo due cose.

La prima era che in quello stesso momento stavo per essere svaligiato dei ladri più stupidi del pianeta.

O perlomeno, desiderai che fossero dei ladri, se non altro quelli avrei potuto gestirli.

L’altra opzione, invece … non sapevo se ce l’avrei fatta.

La mia sciocca speranza svanì non appena, cercando di fare meno rumore possibile, aprii la porta e misi piede dentro casa.

Niente furfanti dal quoziente intellettivo ridotto per quella notte.

Solo lei.

Attraversai l’ingresso al buio e mi diressi a passi silenziosi verso la camera. La trovai rannicchiata su un lato del letto, sopra il groviglio di lenzuola ancora sfatte, scalza del paio di ballerine rosse che giacevano gettate a terra una sopra l’altra. La gonna del vestito disegnato in minuscoli fiori dello stesso colore le avvolgeva le cosce, e non si era neanche tolta il corto giacchetto di jeans, lo stesso che mi ero ritrovato a regalarle il compleanno precedente.

I capelli scuri le nascondevano parte del volto, ma lasciavano lo stesso intravedere le labbra appena socchiuse dalle quali fuoriusciva un leggero e regolare respiro assopito.

Ebbi un moto di frustrazione nel domandarmi di cosa si trattasse questa volta. Se di quel coglione di suo padre, di quell’idiota del suo ragazzo, di altre bollette da pagare o del fratello più piccolo di cui prendersi cura.

Mi tolsi solo la giacca e le scarpe, facendo attenzione a non svegliarla, prima di spegnere la luce e, ancora con i vestiti addosso, sdraiarmi nell’oscurità accanto a lei per circondarla con un braccio.

“Ehi,” mormorò con la voce impastata, facendosi subito più vicina, tanto che la sua mano finì per adagiarsi sul mio petto con una naturalezza che non avrebbe dovuto avere. “Sei tornato.”

“Naturalmente,” sussurrai sfiorandole la fronte calda con le labbra. “Avresti potuto chiamarmi, sarei tornato prima.”

Scosse appena la testa, un movimento che ebbe la conseguenza di solleticarmi il mento con i suoi capelli e di strofinarmi la punta del suo naso nell’incavo del collo, rendendomi duro all’istante.

Cosa cazzo c’era di sbagliato in me? Quello davvero non era il momento per una cosa del genere. Se mai il momento ci fosse stato.

Se ne accorse, lo so che se ne accorse, sia perché la parte alta della sua coscia premeva precisamente all’altezza giusta, sia perché trasalì quasi impercettibilmente, inalando un respiro più irregolare degli altri.

Ma, a parte quello, finse di non aver notato assolutamente niente.

Come sempre, del resto.

“Non volevo disturbarti,” disse in un bisbiglio.

Non risposi e mi limitai ad accarezzarle senza fretta i capelli morbidi sul retro della nuca. Odoravano di shampoo alla mora.

“Cosa è successo?” domandai, cercando di capire se avesse bisogno di parlare.

“Solo una brutta giornata,” sospirò, scaldandomi il collo con quel soffio lieve.

Sospirai anche io, ma non aggiunsi altro.

“Adesso cerca di dormire, ok?”

Le posai un bacio veloce sulla sommità della testa e restammo così, in silenzio e al buio, mentre dell’aria tiepida entrava dalla finestra socchiusa ed io mi chiedevo se sapesse quanto tutto ciò, ogni singola volta, finisse per sbriciolarmi il cuore appena un po’ di più.

Non che avesse davvero importanza. Quei tranquilli momenti nel buio erano probabilmente le uniche occasioni in cui, anche se per poco, potessi sentirla veramente mia.

Fanculo a me, non sapevo chi volessi prendere in giro.

La stramaledetta verità era che avrebbe potuto calpestarmi il cuore tutte le volte che voleva.

Lo sapevo io e, soprattutto, lo sapeva benissimo anche lei.

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Note:

[1] Layla di Derek & The Dominos (Eric Clapton)


Spazio autrice.

Moltissimi motivi mi avevano fatto ripromettere di smettere di scrivere dopo aver concluso Emotionally Damaged, ma ci sono volte in cui una storia ti entra talmente in testa che non si può fare a meno di buttarla giù e farle fare il suo corso. E questo è uno di quei casi.

Come si può intuire anche dalla data all’inizio, questo prologo è, in realtà, un piccolo flashback, in cui Elena ha 16 anni e Damon 18. La storia vera e propria però inizierà circa 7/8 anni dopo … so che è breve e che per ora non è molto, posso solo assicurare che le cose saranno piuttosto complicate per questi due, perciò restate solo se vi piace soffrire in puro Delena style.

La citazione iniziale è tratta dal film Original Sin, ma il titolo della fic è volutamente ispirato a Stubborn Love dei Lumineers.

Cercherò di mantenere la frequenza degli aggiornamenti il più regolare possibile, più o meno intorno ai 10/15 giorni: è il meglio che penso di poter fare. Spero che mi concederete la vostra pazienza!

E con questo, spero anche di essere riuscita ad incuriosirvi abbastanza da concedermi una possibilità.


un bacio

   
 
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