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Autore: Xostra    21/08/2013    0 recensioni
"È strano osservarti da lontano, mentre cammini mano nella mano con tua moglie. È una bellissima donna, da quanto mi hanno detto, è pure intelligente e simpatica. Sei stato fortunato, hai trovato una donna degna di te e che ti ama follemente, siete una coppia perfetta … ma pensi mai a me, Simone? Il tuo pensiero non è mai tornato a quel ragazzino con cui hai condiviso alcune delle esperienze più belle della tua vita?"
Giuliano rincontra l'uomo che ama. Nonostante l'abbandono che lo ha segnato e lo ha fatto soffrire, continua ad amare e non riesce ad odiare quel professore che lo ha catturato con un solo sguardo. Da lontano, lo osserva mentre trascorre il tempo con sua moglie, senza osare avvicinarsi e soffrendo in silenzio.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Pov Giuliano

È strano osservarti da lontano, mentre cammini mano nella mano con tua moglie. È una bellissima donna, da quanto mi hanno detto, è pure intelligente e simpatica. Sei stato fortunato, hai trovato una donna degna di te e che ti ama follemente, siete una coppia perfetta … ma pensi mai a me, Simone? Il tuo pensiero non è mai tornato a quel ragazzino con cui hai condiviso alcune delle esperienze più belle della tua vita? Sono stato solo un gioco? Un passatempo divertente, ma ormai abbandonato? Io ti ho donato il cuore, mi sono fidato di te, forse perché ero solo un ragazzino ingenuo che si è fidato della prima persona che gli ha promesso un po’ di felicità. Forse, più semplicemente, mi sono innamorato di te, ho provato quell’amore semplice e disinteressato tipico dell’adolescenza. Che cosa provavi tu? Sii sincero, mi hai ingannato e non provavi un sentimento così profondo per me? Dovrei odiarti, ma non ce la faccio.

 

Anche se farlo è doloroso, non riesco a smettere di guardarti poiché, in fondo al mio cuore, continui ad avere un posto importante, un posto che rimarrà sempre un po’ tuo e che nessun altro potrà occupare completamente. Il dolore che provo in questo momento è tanto grande quanto l’amore che, nonostante tutto, continuo a provare. Ogni tuo sorriso, ogni tuo abbraccio, ogni tuo bacio dedicato a quella donna è un coltello che si conficca nel mio cuore gonfio di amore e di dolore. Dovrei odiarti, ma non ce la faccio.

 

Ti vedo, sembri felice, sorridi come ti ho visto fare poche volte; eppure, io che ti conosco bene, meglio di quanto tu conosca te stesso, so che non è completamente sincero quel sorriso che piega verso l’alto le tue labbra. Allora perché? Perché mi hai lasciato per sposare quella donna? Non hai mai voluto dei figli e mi hai sempre detto che non volevi neppure sposarti. Che cosa hai trovato in questo matrimonio? La gioia? Non credo proprio! Non l’hai sposata nemmeno per soldi: sebbene provi rancore per quanto tu mi abbia fatto soffrire, non potrei mai dire che sei una persona tanto meschina. Dovrei odiarti, ma non ce la faccio.

 

Forse lo so che cosa ha vinto il nostro amore: la paura. Ho sempre pensato, ingenuamente, che il nostro amore sarebbe durato in eterno, sconfiggendo e superando qualsiasi nemico e ostacolo; alla fine, però, ha vinto tuo padre o, per essere più precisi, la paura che nutri nei confronti di quell’uomo: avevi paura che potesse renderti la vita impossibile, se tu avessi persistito nella tua “perversione”, come la chiamava lui. Che cosa c’è di male se un ragazzo ne ama un altro? Che cosa c’era di male nel nostro amore? Niente, semplicemente. Proprio come te, anche tuo padre aveva paura, di noi e di quello che il nostro amore avrebbe comportato: le occhiate malevole della gente in giro per strada, gli insulti che inevitabilmente sarebbero caduti su tutta la famiglia. È stato egoista, non ha pensato a che cosa avrebbe reso felice il figlio, si è occupato solo della sua reputazione. E tu, figlio diligente, hai abbandonato alle tue spalle la tua felicità, per l’onore e la reputazione del padre. Ti rendi conto che queste tue premure non saranno mai ricambiate? Tuo padre si preoccuperà sempre e solo di se stesso! Mi ha ferito il fatto che hai preferito tuo padre a me, che hai lasciato che il nostro amore fosse battuto dalla paura. Dovrei odiarti, ma non ce la faccio.

 

Continuo a osservarti e a pensare a come ci siamo conosciuti. Tu il professore di lettere, io lo studente. Sembra una soap opera di pessimo gusto, invece si tratta della realtà, una realtà che al tempo ci andava stretta: dovevamo nasconderci affinché nessuno potesse accusarti di aver molestato un alunno o che fossi stato troppo debole e ti fossi lasciato piegare dalla volontà di un ragazzino. Ho acconsentito a tutto, lo facevo perché ti amavo troppo e volevo che tu fossi felice. Una volta finita la scuola, pensavo che avremmo potuto essere una coppia alla luce del sole, invece … mi hai lasciato senza un apparente motivo, mi hai abbandonato e sei sparito per mesi. Non rispondevi alle mie chiamate, ti ho cercato, anche a scuola, ma inutilmente: era come se non fossi mai esistito, come se fossi stato un bellissimo sogno, dissoltosi nell’aria al risveglio. Dovrei odiarti, ma non ce la faccio.

E ora eccoti qui, ricomparso dal nulla. Quanto tempo è passato? Mi sembra un’eternità, ma, pensandoci razionalmente, mi rendo conto che sono trascorsi solo tre anni. Tre anni che non vedo il tuo volto, tre anni che non posso baciare quelle labbra, tre anni che non posso rifugiarmi nelle tue braccia. Dovrei odiarti, ma non ce la faccio.

 

Ora stai camminando mano nella mano con lei, tua moglie. Anche se non riesco a odiarti, odio quella donna, non la conosco, ma so che è stata lei che ti ha portato via da me. O forse è anche lei una vittima di tuo padre? Molto probabile. Ti vedo darle un bacio sulla guancia e poi pronunci un nome “Andrea!” Eccola, l’ultima pugnalata: un bambino con i capelli del colore del grano maturo, i tuoi stessi occhi verdi, chiari e trasparenti, quegli occhi di cui mi sono innamorato il primo giorno di scuola, quando ci siamo incontrati nel cortile dell'edificio. Hai un figlio. Un bambino bellissimo e dolcissimo. Non mi ferisce il fatto che hai generato un figlio con una donna che, probabilmente, non ami nemmeno, ma il fatto che non mi hai mai detto niente a proposito. In tutti questi anni, non ho cambiato il mio numero di telefono, sperando che mi chiamassi, che mi mandassi un messaggio per dirmi come stavi o per mettere fine, definitivamente, alla nostra storia. Oppure avresti potuto dirmi che avevi un figlio. Niente. Niente di tutto questo è successo. Dovrei odiarti, ma non ce la faccio perché continuo ad amarti.

 

Pov Simone

Tiro su in braccio il mio bel bambino, il mio piccolo Andrea. Non avrei mai pensato di diventare padre, mi sono sempre visto solo, senza una donna accanto e senza figli. Invece eccomi qui, accanto a una donna dolcissima e con il mio bambino. Anna è una delle persone più dolci che conosco, è anche bellissima e intelligente, ma non riesco ad amarla. Provo un profondo affetto per lei, la rispetto e la stimo profondamente. Lei è tutto quello che vorrei, ma non posso essere: una persona che si dedica completamente agli altri, una persona su cui poter far affidamento in qualsiasi momento, anche in quelli più disperati, quando pensi che tutto sia perduto, una persona sincera e limpida. Vorrei amarla, ma non ci riesco. Non ci riesco perché il mio cuore è ancora una proprietà di qualcun altro, di un ragazzo dagli occhi verde smeraldo, dai capelli più neri del petrolio. Mio amato Giuliano, dove sei? Mio dolce folletto, vorrei stringerti fra le mie braccia, vorrei averti qui con me, ma non so dove sei, se sei ancora vivo, se sono ancora presente nei tuoi pensieri.

Mi sono odiato a morte in questi tre anni; alcune volte, durante la notte, sento ancora un morso al cuore, come di una belva che mi dilania, che mi uccide e mi divora. Mio dolce folletto, ti arrabbiavi quando ti chiamavo così, ma tu sei proprio come un piccolo folletto che mi ha rubato il cuore. Vorrei amare Anna, vorrei essere “normale”, ma tutti i miei sforzi sono completamente inutili. Non voglio nessun altro, voglio soltanto te: il tuo sorriso, le tue mani, i tuoi occhi sono impressi nella mia memoria.

Purtroppo, sono stato e sono tuttora un codardo, sono stato uno sciocco che ha ceduto alla paura. Temevo mio padre più di quanto amassi te, perché sapevo che quell’uomo avrebbe potuto distruggermi lentamente, ridurre la mia vita un inferno, pur di punirmi, punire quel figlio indegno che aveva osato rivelarsi perverso, che aveva osato amare una persona del suo stesso sesso. La paura ha vinto e mi vergogno. Mi vergogno perché avrei dovuto continuare a combattere per quest’amore, per noi. Confesso che ancora adesso, ripensando a quel momento, quando presi quella terribile decisione, penso che avrei compiuto mille volte quella scelta. Perché sono un codardo. Un vigliacco. Oltre a temere mio padre, temo la società: cosa penserebbe la gente di me? I miei colleghi mi abbandonerebbero, la società mi additerebbe come un rifiuto, mia moglie direbbe che sono un mostro. Ebbene, lo so di essere un mostro, perché ti ho fatto soffrire, Giuliano. Ma non voglio che gli altri mi chiamino così a causa di un amore tormentato come è stato il nostro. Non voglio che sporchino quel dolce sentimento e non voglio essere un emarginato, evitato da tutti come un appestato. Provo sentimenti contrastanti! Penso di star impazzendo!

Intanto, però, continuo questa recita. Sono un bravissimo attore! Continuo a ingannare Anna che non sa niente di noi e della vera natura dell’uomo che ha sposato, di cui si fida. Continuo a fingere di essere un marito e un padre perfetto. Sembriamo la perfetta famiglia felice di una qualche insulsa pubblicità. La mia vita è mediocre e procede piatta, senza avvenimenti esaltanti. La mia unica gioia è questo bambino, il mio piccolo Andrea che adesso guarda qualcuno. Sono sempre stato curioso per le piccole cose: non ho mai provato niente di grandioso o di pericoloso, ma se c’era da scoprire qualcosa d’innocuo, non mi sono mai tirato indietro. E la curiosità mi spinge a girarmi per vedere che cosa o chi ha attirato l’attenzione del mio piccolo angelo. Ma questa non è una curiosità innocua, anzi, le conseguenze della scoperta sono devastanti per il mio cuore e la mia anima. La prima cosa che noto è la tua sofferenza. Ho sempre saputo leggere nei tuoi occhi e ciò che vedo adesso mi rattrista enormemente. Vorrei scappare, ma è come se una forza misteriosa mi ancorasse al terreno. Non riesco a smettere di guardarti, anche se ciò rende sempre più acuto il dolore che provo.

Vorrei correrti incontro, abbracciarti e baciarti davanti a tutti, davanti ad Anna, davanti ad Andrea, davanti a tutti questi sconosciuti, ma la paura mi ferma. E poi ti vedo scappare via, ma non sei stato abbastanza veloce nel voltarti: ho notato i tuoi occhi lucidi per le lacrime trattenute a stento. Mi rendo conto che, oltre ad essere stato un codardo, sono stato anche un egoista: non ho pensato alla tua felicità, ma solo al mio vivere tranquillo. E ti ho spezzato il cuore.

“Simone?” mi chiama mia moglie preoccupata. Senza rendermene conto, ho iniziato a piangere pure io, proprio come un bambino.

“Papà, papà!” continua a richiamare la mia attenzione Andrea. Un padre non dovrebbe mai piangere davanti a suo figlio. Mi sforzo di sorridere e gli do un buffetto sul naso: so che questa piccola coccola gli piace molte.

“Andiamo a casa” dico, senza dare una spiegazione: questo è un mio segreto che dovrà rimanere nascosto nel profondo del mio cuore.

   
 
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