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Autore: biberon    21/08/2013    3 recensioni
Tre fratelli eredi alla corona del Re.
Chi vincera? Il più forte, il più coraggioso o ... il più furbo?
COnquistare una corona con un po' di fantasia e cratività. TRa l'altro, sono cose che potreste usare per fare colpo sulle ragazze, uomini ... ;) born to be me
Genere: Commedia, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è scritta da me quando avevo unidici anni, quindi vi invito a non essere troppo severi. I noltre ho usato il linguaggio fiabesco, non descrittivo. Recensite. BAci

Come conquistare una corona e vivere felici

 
C’era una volta un re che aveva tre figli. Il primo era un abile lottatore, agile e forzuto, veloce nella corsa. Il secondo era un ottimo cacciatore, dall’occhio vivace, che portava sempre a casa buona selvaggina.
Il re era soddisfatto dell’operato di questi suoi giovani così belli e forti.
Il minore invece non era forte, né veloce, né abile a cacciare.
Era però molto abile a travestirsi e aveva un grande allevamento di falchi.
Li addestrava per fare lunghi viaggi e tornare a palazzo il più rapidamente possibile.
Possedeva anche una grande serra, dove passava molto del suo tempo a coltivare fiori e piante. E infine amava addestrare le lucciole.
Ma il re non lo approvava, perché il fratello minore era piccolo e magro, e non sapeva né cacciare né combattere.
Lo considerava inutile e lo rimproverava sempre. Ma il piccolo non si scoraggiava: era molto più furbo degli altri fratelli ed era sicuro che prima o poi gli sarebbe tornato utile.

Il re, siccome stava diventando vecchio, aveva bisogno di un degno erede.
Così, un bel giorno, chiamò i suoi tre figli e disse loro: “Sarà re chi fra voi troverà il più bel lavoro e la miglior sistemazione. Andrete dove vorrete, ma dovrete presentarvi sotto falso nome. Vi do tempo un mese”

Il primo fratello partì con un cavallo bianco e dopo tre giorni arrivò in una cittadina di mercanti, dove sfidò subito a duello un giovane venditore di grano e orzo.

“Se vincerò io” disse il fratello maggiore “tu mi ospiterai nella tua casa e mi darai il tuo campo d’orzo e grano in prestito per un mese, io ci lavorerò e mi terrò il raccolto. Se vincerai tu, io ti darò questo rubino” disse tirando fuori una pietra preziosa donatagli dal padre.
Dopo una lunga battaglia di pugni, calci e pestoni, il fratello più grande si aggiudicò il campo e un alloggio per un mese.

Il secondo fratello partì con un cavallo bruno ed arrivò dopo tre giorni di viaggio in un paesino di montagna.
Si presentò al cospetto del conte che lo governava e gli disse: “Conte, se mi ospiterete nel vostro castello per un intero mese e mi farete lavorare per voi come capo cacciatore, vi prometto che avrete selvaggina squisita in abbondanza.”
E come prova gli diede un grande cervo che aveva cacciato durante il viaggio.


Così il secondo fratello ebbe un onesto lavoro per il resto del mese.
E il terzo fratello?

Prese un piccolo asinello e finse di partire.
Ma invece di allontanarsi dal palazzo di suo padre, il fratello minore si vestì da viandante sfruttando le sue capacità camaleontiche, tornò alla reggia a tarda sera e bussò al portone del castello.

“Chi è?” tuonò la voce di una delle guardie.

“Sono stanco e affamato, lasciami restare. Sono un povero viandante, ti prego, non farmi morire qui al freddo”.

La guardia aprì il portone e scortò il fratello minore su per una grande scala.
Entrarono in una sala circolare, che il ragazzo conosceva molto bene perché ci aveva passato lunghi pomeriggi a leggere.
La guardia entrò in un’altra gigantesca sala, intimando al giovane di aspettarlo lì. Il terzo fratello posò l’orecchio sulla porta e sentì: “Altezza, c’è un viandante che chiede ospitalità al castello”

“Fatelo entrare.”

La guardia lo prese per un braccio e lo spinse ai piedi del trono.

“Altezza, io posso lavorare da voi come postino, e potrò dormire coi vostri cavalli per un mese.”

“I postini vengono pagati molto bene, a seconda della rapidità che hanno nel consegnare la posta. Se sarai veloce saprò ricompensarti”

Il re così accettò e lo mandò nella stalla. Il giovane corse dai suoi falchi, che il padre disapprovava tanto, ne prese cinque fra i più fidati, e li mandò a consegnare tutte le lettere che potevano trasportare.
Poi si addormentò.
Il mattino dopo fece lo stesso, e il mattino dopo ancora.
Era diventato ormai famoso in tutto il regno per la sua bravura e la sua velocità, anche se nessuno sapeva come facesse, e man mano si arricchiva.
Trascorso un mese, i tre fratelli si presentarono al re.
I due maggiori, subito a vantarsi: “Io ho coltivato e venduto sacchi di grano e orzo in abbondanza” disse il fratello maggiore, e posò ai piedi del padre tre sacchi colmi di monete di bronzo.
Il secondo fratello scoppiò a ridere, e presentò al re cinque sacchi di monete d’argento, dicendo: “Io sono diventato cacciatore del conte e questo è quello che ho guadagnato.”
Il terzo fratello mostrò agli altri cinque sacchi di monete d’oro, dicendo: “Io mi sono spinto in un altro regno e ho lavorato alla corte del re di quelle terre.”

Il sovrano non voleva assolutamente che il gracile figlio minore fosse il re, così decise di sottoporli ad una seconda prova.

“Ancora non basta. Sarà re chi fra di voi porterà qui il dono più bello per la regina. Vi do tempo un mese.”

Il primo fratello andò dal più bravo fabbro del regno e fece forgiare per la regina una meravigliosa corona di metallo tempestata di pietre preziose.

Il secondo fratello andò dal più famoso scultore del paese e fece preparare una grande scultura d’oro alta due metri per la madre.

Il terzo fratello fece la stessa cosa che aveva fatto la prima volta.

Andò a palazzo, sotto le spoglie del mendicante, e disse al re: “Altezza reale eccellentissima, vogliate vi prego concedermi l’onore di lavorare ancora una volta per voi, ma come giardiniere.
” Il re, riconoscendo il mendicante e visto l’ottimo lavoro che aveva fatto come postino, accettò.

Il terzo fratello corse subito nella sua serra e si diede un gran daffare con semi, vasi, acqua e rastrelli.
Trascorso un mese, i tre giovani tornarono dal padre.
Il secondo fratello fece trascinare nel salone la grande statua d’oro e disse:“Ecco, mia regina”
La donna guardò la statua annoiata: era un dono che le era già stato fatto molte volte.

Il primo fratello allora le donò la corona.
La regina, ancora più annoiata, la posò su di un cuscinetto accanto alle altre.
Nel frattempo si era fatta sera.
Il terzo fratello chiese alla regina e al re di uscire per un poco sul balcone.
Con riluttanza, il re agguantò il suo mantello, se lo mise sulle spalle e si mise a sedere sul trono nel gigantesco balcone reale.
Il fratello minore trafficò con un grosso telone che nascondeva qualcosa e poi liberò in cielo una miriade di lucciole.
“Che spettacolo!” esclamò la regina incantata.
“Aspettate” disse il figlio minore.
Fischiò in un minuscolo fischietto di porcellana e le lucciole cominciarono a muoversi come a comando.
“Guardate!” gridò il fratello maggiore: le lucciole avevano formato una scritta.
“LIDYA” riuscì a leggere la regina “Il mio nome!” la madre abbracciò il terzo figlio.
“Non è ancora finita” disse quello.
Le lucciole si dispersero nell’aria restando sospese come gocce di luce e illuminando il terreno sottostante, dove un telone copriva qualcosa.
Il ragazzo tagliò la corda del telone, che in realtà copriva la serra, e quello cadendo rivelò un meraviglioso campo di papaveri rossi, con al centro un fiore esotico dai colori sgargianti.
“Questo è il dono più bello che mi abbiano mai fatto!”

Il re però non si voleva ancora arrendere: non avrebbe mai affidato il regno ad un giovane così debole! Così disse ai suoi figli: “Chi fra di voi avrà la più bella promessa sposa, sarà re. Vi do tempo un mese.”

Il fratello maggiore partì verso Nord e si fermò solo quando fu nella città di mercanti dove aveva trascorso il primo mese.
Ritornò dal venditore d’orzo e grano e gli chiese se sua figlia, che quando lui era lì era in viaggio, fosse tornata.
Il mercante gli rispose di sì.
Quando la vide, fu ammaliato dalla sua bellezza.
Sfidò a duello il fidanzato della giovane, e chiaramente vinse.
Poi mise in mostra i suoi muscoli, le regalò qualche fiore ed ebbe il suo cuore.
Il secondo fratello andò nel bosco e catturò quattro pernici, due fagiani, un cerbiatto, una volpe ed un leprotto.
Poi tornò dal conte da cui aveva lavorato prima, e gli offrì la selvaggina in cambio della mano di sua figlia, che era famosa nella contea per la sua bellezza. Il conte accettò.
Il terzo fratello finse nuovamente di partire, poi tornò al castello sotto le spoglie del mendicante.
Questa volta la guardia lo fece entrare subito. Il re lo accolse da amico, vista l’efficienza con cui aveva svolto i primi due lavori.
“Allora, che cosa vorresti fare ancora qui?” gli chiese.
Il giovane chiese di poter restare ospite un altro mese.
Aveva appena saputo, sentendo parlare due guardie, che il re teneva ospiti dei signori dal regno vicino, che avevano una figlia, la cui bellezza era considerata divina.

“In cambio della tua generosità nell’ospitarmi, potrei servire in ogni modo la giovane figlia dei signori che tiene ospiti” Il re accettò.

“Qual è il tuo nome, ragazzo?”

“Il mio nome è … Tebaldo” Il fratello minore ora aveva un bel problema.
Doveva conquistare la giovane e riportarla al re senza che lui la riconoscesse!
Un modo c’era, ma sarebbe stato difficile convincere la ragazza.
Il terzo figlio cominciò a servirla con efficienza e dolcezza ogni giorno, sotto le spoglie del mendicante, finche Anita, la fanciulla, se ne innamorò.
Lui allora le rivelò che era il principe e la convinse a travestirsi da gran dama d’un altro regno, e di mettere in scena una piccola recita per convincere il re.
Lei accettò.
“Questa è la giovane più bella del regno!” disse il fratello maggiore davanti al re.

Indicò la figlia del mercante: capelli castani e lisci, un abito bianco e azzurro che si intonava alla perfezione con gli occhi della ragazza.

Il secondo fratello scosse il capo: “Questa è la fanciulla più bella!” Mostrò al re la figlia del conte, dai capelli biondi e ricci.

Era ancora meglio vestita della figlia del mercante, abito rosso porpora con ghirigori dorati e abbagliò tutti con la sua bellezza.
Ma  Il terzo fratello mostrò allora Anita, vestita in modo da non farsi riconoscere.
Era però lo stesso bellissima, la più bella delle tre e il re non poté fare a meno di riconoscerlo.
Preso dalla rabbia diede una quarta ed ultima prova ai figli. “Chi mi porterà il mendicante che mi ha servito tanto bene ed è sparito senza lasciare traccia sarà re. Si chiamava Tebaldo, aveva il viso sporco e la barba lunga, un mantello grigio con un cappuccio che non lasciava vedere bene la sua faccia. Non deludetemi, chi lo troverà sarà re. Il tempo che vi do è … un mese.”

Il primo fratello partì subito e perlustrò quasi metà regno, ma niente da fare.
Chiese a tutti, ma nessuno seppe aiutarlo.
Il fratello di mezzo mise annunci su ogni albero e ogni muro, ma nulla da fare neppure per lui.
Il fratello minore e Anita si divertirono un mondo a vederli girovagare a vuoto. 
Quando fu l’ora, il primo e il secondo fratello tornarono dal re e scossero il capo, sconsolati, ma il terzo fratello non c’era.
Venne invece Tebaldo, accompagnato da Anita.

“E il piccolo?” chiese il re.

“è più vicino di quanto tu possa immaginare, papà.” disse Tebaldo, e si tolse il travestimento.
Anche Anita si rivelò.
Il re volle sentire una spiegazione e, dopo il dettagliato racconto del figlio, radunò subito tutto il suo popolo nella piazza principale della città, proprio sotto il suo palazzo.

“Popolo, cari sudditi, io sto diventando vecchio, e come voi sapete devo scegliere uno dei miei figli come successore. Oggi ho preso la mia decisione”

I due fratelli più grandi si fregavano le mani, sicuri entrambi di essere scelti per forza e velocità, senz’altro non sarebbe bastato aver ritrovato Tebaldo.

“Il prescelto è …” il re indicò il fratello minore.

Prese la sua mano e la alzò sopra la testa davanti a tutto il popolo.

Tutti applaudirono e si inchinarono.

“Per l’intelligenza, la perseveranza e l’astuzia. Vi garantisco, o sudditi, che, quando prenderà il mio posto, potrete dire in tutta sicurezza di non aver mai avuto un re più scaltro e saggio di lui”

Dopo poco tempo il figlio minore divenne dunque re, con Anita al suo fianco come regina.

Vissero a lungo e a un certo punto al vecchio re, che era stato il fratello più piccolo e gracile, toccò di scegliere un erede fra i suoi tre figli.

Quando gli chiesero di sottoporli ad una prova, lui disse che chi fosse diventato più ricco in un mese sarebbe divenuto re.

E quando li vide partire, uno verso la montagna, uno verso una città e uno verso il bosco del castello, lì vicino, sussurrò alla regina: “So già come andrà a finire”

E i due scoppiarono a ridere, così tanto, ma così tanto, che probabilmente ridono ancora.
 
 
  
   
 
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