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Autore: Phoenixstein    21/08/2013    4 recensioni
Spoiler per chi non ha visto la 3x12
Derek è in partenza, Stiles non vuole accettarlo perché sente che qualcosa sta cambiando.
Dal testo: Stiles dovette saltare sulla vecchia bicicletta che l’aveva scarrozzato in giro per Beacon Hills quando ancora non aveva la patente. La sua adorata Jeep s’era presa un periodo di degenza dal meccanico. Perché le cose facevano schifo tutte insieme? Niente Jeep e niente Derek Hale era decisamente troppo da gestire in una volta sola.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Così, Derek avrebbe lasciato la città. Tornava dove aveva vissuto prima che la morte di Laura lo riportasse a Beacon Hills. Ma stavolta non si trattava di una fuga solitaria dall’abbraccio mostruoso della sofferenza, era un cammino da percorrere in due, lui e Cora, alla ricerca di quella serenità che troppo a lungo era stata loro sottratta. E doveva sistemare alcune faccende. Non sapeva quanto tempo queste avrebbero richiesto.

Certo, non era facile. Certo, Derek teneva in conto ciò a cui avrebbe rinunciato, le persone che avrebbe salutato, tuttavia la strada gli appariva innegabilmente rivolta verso un nuovo inizio. Adesso, in quanto Beta, nessuna responsabilità da capobranco gravava sulle sue spalle. Era inoltre profondamente convinto che la sua rinuncia al potere avesse scardinato ogni possibile ingranaggio portatore di guai. Probabilmente Scott era l’Alpha di cui Beacon Hills aveva davvero bisogno e, ora che gli Argent avevano adottato come proprio codice “Nous protégeons ceux qui ne peuvent pas se protéger eux-mêmes”, potevano svolgere meticolosamente il loro ruolo di guardiani con ogni sua benedizione. Affannandosi fra questi pensieri, Derek era diventato sempre più cosciente del proprio cambiamento interiore: aveva detto basta al potere, basta alle preoccupazioni, basta ai fallimenti. Voleva assaggiare il vibrante e delicato sapore di una vita normale e, dopo tutto quello che aveva subito negli anni con fatica e sopportazione, non riusciva a sentirsi egoista nel nutrire un tale desiderio.

Si era scusato con Isaac, cosa che non era ancora riuscito a fare dalla fine dei catastrofici avvenimenti legati al Darach e al branco di Alpha, e gli aveva detto che poteva tranquillamente tornare al loft, se non gli sembrava troppo tetro starci da solo. Isaac gli aveva risposto che ci avrebbe pensato. In quanto alle scuse, quelle erano state accettate prima ancora di venire formulate, suggellate da un abbraccio fraterno.

Derek si era poi raccomandato con Scott, augurandogli di riuscire meglio di quanto aveva fatto lui nel ruolo di Alpha. Poche parole erano bastate. Una stretta di mano, una pacca sulla schiena e un “Proteggi Stiles” che gli era semplicemente rimasto incastrato in gola.

Peter era suo zio ma non ne avrebbe di certo sentito la mancanza anche perché, nonostante la riappacificazione, Derek stentava a dimenticare che non si era mai rivelato il più affidabile dei parenti. Ultimamente, però, sembrava essersi preoccupato molto per lui, per cui Derek decise che meritava almeno un saluto. L’uomo, d’’altro canto, fece del suo meglio per interpretare un ruolo alla “Tutto è finito. Sii felice, adorato nipote”, salvo poi considerare fra sé e sé che era fin troppo facile raggirarlo e domandarsi da chi avesse preso l’unico idiota della famiglia.

Sicuro di lasciarsi dietro una città che al momento non necessitava più la sua presenza, Derek però non aveva ancora parlato con Stiles. Non per sua volontà. Scott e Isaac si erano presentati al loft pronti a salutarlo, mentre la misteriosa assenza del giovane Stilinski si era decisamente fatta notare. «Lui dov’è?» aveva domandato a Scott. Il responso si era mantenuto sul vago. «Doveva sbrigare delle faccende con suo padre, credo.»

Derek quasi non ricordava come fosse avere un padre, ma pensava che sicuramente per Stiles passare del tempo con lo sceriffo -scampato a pericolo di morte- contasse a giusta ragione ben più dell’addio ad uno come lui. Uno che nella percezione di Stiles non poteva essere classificato in alcun modo. Non erano amici. Non erano amanti. Qualcosa. Sì, qualcosa. Avevano imparato a fidarsi l’uno dell’altro ma, si convinse Derek, magari per il ragazzo non era abbastanza.

Ovviamente Derek era saltato alla conclusione sbagliata. Stiles nelle ultime ventiquattro ore aveva fatto il possibile per non essere reperibile. Cellulare spento, finestra della camera chiusa -perché anche i lupi mannari avevano quella dannata propensione a non passare per la porta- e una scusa pronta da esibire a Scott. Tutto ciò finché non si era reso conto che il suo era un comportamento alquanto infantile: rifiutarsi di affrontare la partenza di Derek non l’avrebbe di certo fermato. Lui si sarebbe allontanato lo stesso e senza nemmeno sapere quello che Stiles pensava al riguardo.

Quando riaccese il cellulare, l’elenco delle chiamate perse del giorno prima gli causò la nausea. Tutte di Scott, un paio di Lydia, una di Isaac. I messaggi non aperti non si contavano sulle dita. Aprì solo la prima di quella sfilza di bustine e una parola lo risvegliò come un secchio di acqua gelata. “SBRIGATI. Derek sta per partire.”

Il suo migliore amico non era a conoscenza di quanto dolore gli causasse quello che stava accadendo. Sembrava che nessuno si accorgesse quanto profondamente lo danneggiasse l’insulsa decisione di Derek. Stiles non era a conoscenza di cosa ci fosse dietro, per cui la interpretava come una resa, l’ennesima resa, e odiava il fatto che dovesse vedere il licantropo sparire a km di distanza da lui proprio ora che… proprio ora che avrebbe voluto tenerlo al suo fianco, meno minaccioso ma sempre taciturno, meno triste ma sempre bisognoso di aiuto. Sì, Stiles voleva aiutarlo. Aveva forgiato nel suo cuore questa presunzione. Si erano salvati la vita l’un l’altro tante di quelle volte che aveva perso il conto. E c’aveva messo secoli ma alla fine aveva capito che tutti quei gesti dovevano per forza possedere un qualche significato e magari Stiles voleva essere importante per lui ed essere la sua ancora, voleva andare lì e dirgli che se cercava la felicità non doveva scappare ma solo rimanergli accanto e lasciarsi accarezzare alla luce del giorno e… e tutto e niente aveva senso.

Digitò una risposta veloce e decise di piantarla con il nascondino. Forse a Derek non importava di lui se aveva deciso di abbandonare la città, ma doveva correre adesso, correre a perdifiato e mostrargli cosa si perdeva lasciandolo lì in preda ai morsi dei dubbi, dei desideri inconfessati, delle parole mai dette, dei ricordi che più li ricalcava e più assumevano nuovi significati.

Non si sarebbe mai sognato di avere il cuore in gola per una circostanza simile. Una volta, sapere che Derek “mitrascinodietrosoloproblemi” Hale faceva le valigie, gli avrebbe procurato nient’altro che sollievo. Adesso, l’idea di vedere la Toyota scura sgommare via, era oltremodo spiacevole e impossibile da affrontare senza mestizia. Ah, la mutevolezza delle faccende umane.

Stiles dovette saltare sulla vecchia bicicletta che l’aveva scarrozzato in giro per Beacon Hills quando ancora non aveva la patente. La sua adorata Jeep s’era presa un periodo di degenza dal meccanico. Perché le cose facevano schifo tutte insieme? Niente Jeep e niente Derek Hale era decisamente troppo da gestire in una volta sola.

«Verrà. Non sarebbe da lui lasciarti andare via senza sfinirti di chiacchiere.» tentò di temporeggiare Scott, mentre Derek accennava ad un sorriso.

«Farà meglio a portare qui le sue chiappe pallide! Non l’ho mai ringraziato per avermi, hm, salvata.» esclamò Cora, divertita. Lei era raggiante accanto al fratello, ignara di quanto quella roba del “salvare gli Hale” fosse ormai una prerogativa di Stiles Stilinski.

L’auto era già stata caricata dei loro bagagli. Un paio di borsoni e qualche scatola di cartone. Cora non possedeva quasi niente a parte pochi vestiti e due libri, mentre Derek aveva perso da tempo l’abitudine di accatastare oggetti su oggetti. Aveva lasciato il loft praticamente allo stesso modo di quando l’aveva abitato: vuoto. Tutto ciò che contava era nella sua testa, poco altro rimaneva fuori. Un laptop -che finalmente aveva comprato, nuovo di zecca- giaceva sul sedile posteriore insieme al cellulare.

Stiles lasciò cadere la bicicletta sul marciapiede con un clangore che attirò l’attenzione di tutti i presenti. “Troppa gente, troppa gente, troppa gente, troppa gente” si ripeteva in preda al panico “Non posso dirgli niente, merda.”

Scott, Isaac, Allison, Lydia e Cora scuotevano le teste e ridevano del suo catastrofico arrivo. Derek Hale incrociò le braccia e Stiles giurò di sentire il petto scoppiare per il calore non appena la sua bocca si arcuò in un sorriso. Derek sorrideva per lui, mentre lui aveva solo una profonda voglia di piangere. Gli toccava combattere contro quello che provava, ricomporsi e fingere a sua volta un sorriso. Tentò, tentò davvero, ma, benché la curva delle sue labbra si tese all’insù, dentro si sentiva accartocciare le viscere come una foglia riarsa. Voleva urlare a Derek di non andarsene, che aveva bisogno di capire, che Beacon Hills senza di lui non aveva più alcun senso, che gli voleva bene e che non gli piacevano gli addii.

Stiles realizzò che era davvero come tutti dicevano: comprendi appieno il valore di qualcosa quando la perdi. Beh, Derek Hale era ancora davanti a lui, non l’aveva ancora visto sparire a bordo dell’auto ma era solo questione di attimi. Il tempo di un saluto e niente sarebbe più stato come prima nelle sue giornate. Ogni cellula del suo corpo si stava opponendo a quell’avvenimento. I muscoli pulsanti per la rapidissima pedalata gli rendevano le gambe molli, malferme, il respiro si era accorciato, il battito cardiaco accelerato notevolmente, e Stiles sembrava strisciare in maniera stramba verso i due Hale in partenza.

«Io…» annaspò, col cuore che sfrigolava sotto lo sguardo perplesso di Derek «Io… possiamo parlare… d-da soli?»

L’altro inarcò un sopracciglio ma annuì. Cora non si lasciò sfuggire l’occasione perfetta per sussurrare all’orecchio di Stiles: «Hai una cotta per mio fratello?» e lui fece in tempo solo a biascicare un «Uh, cos- no, io…»

Il resto del gruppetto si riunì poco più giù lungo il marciapiede, cominciando a bisbigliare cose di cui a Stiles non interessava. A lui interessava invece chiedere a Derek di restare. Ma non ci riusciva. Più cercava di cacciar fuori la voce, più l’aria si ostinava a rimanere intrappolata nei polmoni. E dopo svariati tentativi in cui non ottenne altro che l’abilità di gesticolare freneticamente aprendo e chiudendo la bocca quasi a ritmo, Derek sospirò: «Andiamo, non ho tutto il giorno…»

«Io… io- mi m-mi dispiace se ho fatto tardi, ero…»

«…con tuo padre, lo so. Me l’ha detto Scott.»

Stiles fu grato al cielo che la sua piccola bugia avesse funzionato. Come avrebbe potuto, altrimenti, spiegare che aveva soltanto deciso, in maniera piuttosto cocciuta, di prendersi delle ore in totale solitudine per capire cosa fosse il vuoto che sentiva nel petto? Aveva conosciuto l’intimo significato della metafora “sentirsi strappare via il cuore” ancora una volta. Prese un bel respiro. Di fronte a tutto ciò che aveva affrontato da quando Scott aveva ricevuto il morso, non poteva risultare davvero così difficile chiedere a Derek Hale di non partire.

«Potremo ancora chiamarti se avessimo bisogno di te?» domandò, la delusione che si spezzava in gola. Per se stesso e nei confronti di Derek. Non capiva, quello stupido lupo, che il cuore non gli batteva forte per la corsa in bicicletta ma perché non riusciva a tollerare la sua partenza?

«Non lo so.» Derek alzò le spalle, braccia ancora incrociate «Vita nuova. Pensavo di cambiare anche il numero di cellulare, in realtà.»

«Oh, capisco.» mormorò l’altro. Invece no, Stiles si rifiutava di capire. Ma Derek sembrava disteso, come mai l’aveva visto prima d’allora, e Stiles non poteva negargli l’opportunità di respirare a pieni polmoni l’ordinaria vita che aveva deciso di rincorrere. Scrutando da vicino quegli occhi verdi, il più piccolo vi scorse speranza, serenità, una fioca luce finalmente accesa in fondo al tunnel.

«Cosa volevi dirmi? Sento gli altri mormorare cose che non vorresti sapere… quindi, non so, sbrigati.» ghignò Derek, stringendosi nella giacca di pelle.

A Stiles sarebbe mancata ogni cosa. Anche quel rumorino, quel cigolio dal profumo di pelletteria che produceva quel capo d’abbigliamento quando l’altro si muoveva. «Solo… sta’ attento, okay?»

 

Derek e Cora si fermarono alla prima stazione di servizio per fare colazione come si deve. Lei, silenziosa, si guardava attorno riabituandosi alla normalità: l’odore del caffè, la gente che entrava e usciva dalla porta azionando il campanello elettronico, il vociare spensierato dei clienti, la tv lasciata accesa ma che nessuno guardava. Lui, invece, rimuginava sul modo in cui Stiles gli aveva detto di stare attento, come se non fosse tutto, come se ci fosse un resto che il ragazzo aveva deciso, all’ultimo, di negargli.

Stiles Stilinski: l’eterno dilemma che non si lasciava gestire. Con lui, sin dall’inizio, minacce e occhiatacce non avevano funzionato come dovuto. Erano passati da un “ti odio” a un “ti salvo la vita”, e adesso erano in stasi fra un “mi fido di te” e il silenzio di ciò che, era più che certo, Stiles aveva taciuto.

Stiles Stilinski. La persona da cui maggiormente avrebbe sofferto il distacco. Aveva percepito un certo disagio da parte sua, mentre esclamava “Buona fortuna!” quando lui saliva in macchina. Derek pensò di essere stato, forse, un po’ cieco nel non notare certi dettagli. O magari, per istinto, aveva solo finto che tutto fosse okay, che nell’aria non avesse percepito nemmeno una singola e vaga scintilla di risentimento…

Più rifletteva e più doveva ammettere a se stesso che l’ultimo sorriso che Stiles gli aveva regalato era tutto tranne che sincero. Si sentì in colpa. Non si erano nemmeno toccati durante quell’arrivederci amaro. Si erano mantenuti freddi e distanti nonostante tutte le volte in cui la vita dell’uno era dipesa da quella dell’altro, e nonostante fossero coscienti che fra loro stesse germogliando un virgulto di autentico affetto. Derek provò l’urgenza di tornare indietro solo per accertarsi che non fosse un’impressione da visionario, ma ormai il nuovo percorso era imboccato e andava concluso. Respirò profondamente suscitando l’attenzione di Cora la quale, con intuito femminile, avrebbe messo la mano sul fuoco, sicura si trattasse di quello Stilinski.

 

 

53 ore e 178 km dopo

Ehi, sour wolf!

 

Sono via solo da un paio di giorni, che succede?

 

Sms di prova. Volevo accertarmi che non avessi davvero cambiato numero. Non l’hai cambiato, yay.

 

Credevi mi sarei reso irraggiungibile? Stavo solo scherzando, Stiles (:

 

OMFG Derek Hale ha appena usato un’emoticon? Cavolo, devi essere davvero felice lontano da BH.

 

Non così tanto.

 

Pensavo fosse il cambiamento che volevi.

 

Lo è.

 

E…?

 

Stiles, credi che non tornerei mai più? Nella mia città? Sei pazzo. Appena potrò tornare lo farò.

 

Io… ti odio, Derek Hale.

 

Non vuoi che torni?

 

Ti odio e basta.

Però non sarebbe male un tuo ritorno…

 

 

 

 

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...things just don’t grow

if you don’t bless them with your patience.

“Emmylou” – First Aid Kit

 

 

 

 

 

NdA: Per prima cosa ringrazio Red_93 che mi ha gentilmente fatto da beta. I suoi consigli si sono rivelati preziosissimi! ^^

Ho scritto questa one shot come una sorta di “missione dimostrativa”. Dimostrativa di cosa, direte voi… Beh, se fate un giro su Tumblr nella tag “lol Sterek” o “anti Sterek”, vedrete gente che definisce questa coppia eticamente sbagliata, basata sull’abuso. Ecco, il mio intento era quello di provare il contrario. Visto quanto è abusive il mio OTP? *inserire valanga di ironia qui*

Un bacio a tutti, i commenti sono sempre graditi (:

 

Phoenixstein

   
 
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