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Autore: V a l y    21/08/2013    5 recensioni
“È una femmina, sono sicuro che è una femmina.”
{ Ambientata in tre diversi archi temporali del gioco; Reno/Yuffie }
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Reno, Rude, Yuffie Kisaragi
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: FFVII
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PRIMO INCONTRO

Sbarra la loro strada al limitare del bosco, sbucata dal niente da dietro un albero. Afferra il suo shuriken e si mette in posizione d'attacco.
“O le materie o la vita!”
Reno e Rude si scambiano uno sguardo interdetto, poi ritornano a guardarla.
“Siete rimasti impietriti dalla fifa, eh? Be', fate bene! Perciò datemi tutte le materie che avete!” esclama Yuffie.
Rude si aggiusta gli occhiali, composto. “Non minacciare mai un Turk, ragazzino.”
“È una ragazza,” precisa Reno.
Rude rivolge al collega uno sguardo austero, in gran parte velato dalle lenti scure. “È chiaramente un maschio.”
“È una femmina, sono sicuro che è una femmina.”
“Che ne sai?”
“Lo so e basta... me ne intendo di femmine.”
“Te ne intendi...” ripete con ironia Rude, abbozzando un sorriso.
“Già, è così. Magari se ti togliessi gli occhiali lo vedresti anche tu che è una ragazza.”
“Ehi! Ehi, voi!” urla Yuffie. “Vi risparmierò la vita se mi lasciate le materie! Ho uno shuriken gigante! È un'arma molto pericolosa!”
Ma i due, lo stesso, la ignorano. Non la guardano neanche.
“Si veste come un maschio e somiglia a un ragazzino, perciò è un ragazzino,” sostiene Rude.
“Che c'entra? Anche Cissnei si veste da uomo,” ribatte Reno.
“È la sua uniforme da Turk.”
“Però è una donna, e che donna, eh, Rude?”
Rude fa uno strano tic facciale, e Yuffie approfitta del suo silenzio per urlare:
“Una volta ho spezzato il collo a uno squalo con le mie mani!”
Poi, in una momentanea discesa introspettiva, si domanda se gli squali abbiano davvero un collo...
“Perché non scommettiamo?” propone Reno a Rude. “Ci giochiamo la paga del mese.”
“Non voglio scommettere.”
“Perché sai che ho ragione.”
“Affatto.”
“Allora sei un cagasotto.”
“È contro i miei principi. Noi Turk dobbiamo rimanere razionali e non farci trascinare da impulsi effimeri, tempestivi e poco ragionati.”
“Bla bla bla, mi sembri Tseng! Dice sempre così e non combina mai niente, infatti non è ancora riuscito a scoparsi l'Ancient.”
“Ho un sinistro micidiale! Una volta ho spaccato una roccia a mani nude!” urla ancora Yuffie, invano.
“È così importante sapere se è una femmina o un maschio?” fa Rude, oramai esasperato.
“Ci va di mezzo la nostra paga,” risponde Reno.
“Ti ho detto che non scommetto.”
“5 gil. Ce li scommetti almeno 5 gil o sei così tirchio?!”
“Conosco ben cinquanta tecniche ninja segrete, e sono tutte mortali!” grida Yuffie con tutto il fiato in corpo.
Reno sbuffa, sfodera la pistola e la punta alla ragazza. È un'arma più piccola del suo shuriken, ma decisamente più efficacie.
Anche un ninja sa quando dover scappare, ed è ciò che fa Yuffie.
“Se fai un altro passo sparo!” l'avverte trucemente Reno. Lei si blocca subito, più ferma di una statua. Sente alle proprie spalle i passi del nemico avvicinarsi, lenti e cadenzati. Deglutisce, temendo il peggio.
Una mano sul sedere la coglie alla sprovvista.
“È una ragazza,” attesta trionfante Reno.
Yuffie si volta e gli lancia un sinistro in piena faccia.


***


SECONDO INCONTRO

La nave procede costante tra le onde mosse del mare. Ormai manca poco a Costa del Sol.
Reno butta la cicca in acqua. A pochi passi da lui, un bisticcio tra soldati. Un superiore sgrida un subalterno che dà l'aria di essere l'ultima burba del branco. Il disgraziato annuisce senza dire una parola, mantenendosi lo stomaco e curvandosi in avanti, forse colto da uno spasmo addominale.
È basso, gracilino. Troppo per essere un soldato. Reno lo soppesa a lungo con lo sguardo, senza dire una parola. Poi, fermo e sicuro, dice al collega:
“Quella è una ragazza.”
Rude si volta a guardarlo. La fronte aggrottata lascia intuire l'esasperazione che gli ha dato questa notizia. “Ancora? Ti prego. Solo perché hai indovinato una volta non vuol dire che tutti i ragazzini della terra siano donne.”
“Ma è vero, guarda, guardala bene. Forse è un po' piatta, ma guarda le gambe. Sono le gambe di una femmina.”
“Come fai a vedere le gambe se il pantalone dell'uniforme è largo?”
“Ma si capisce. Le anche, il bacino. Quelle cose lì. Sono curvilinee.”
“Sono le pieghe del pantalone.”
“Ti dico che sono gambe curvilinee senza pieghe. Un po' come la tua testa.”
“Che c'entra la mia testa?!”
“Era per dire. È curvilinea ed è la prima cosa che mi è venuta in mente. Te la sei presa?” chiede Reno con aria sorniona. È con quelle uscite che Rude realizza appieno che razza di bastardo figlio di buona donna sia il suo collega.
“Se pensi che sia una donna allora vaglielo a chiedere,” propone Rude. “Anzi, chiedigli direttamente un appuntamento, magari ci scappa pure qualcosa.”
“Prendimi pure per il culo, ma è così!”
“Provamelo.”
Reno si stacca dal parapetto della nave e si avvicina al soldato, con disinvoltura.
“Ehi,” dice. Il fante alza la testa coperta dall'elmo e non spiccica una sola parola. Si volta rigidamente, leggermente accucciato, e s'incammina in coperta fingendo di non aver sentito.
“Se ti muovi ancora sparo,” lo minaccia duramente Reno con la pistola già in mano. E lui obbedisce, non può fare altro.
Reno osserva la sua postura, la schiena, le braccia tese. Ormai è una certezza, conosce già quella persona.
Le tocca il sedere.
“Ciao, Yuffie,” dice.
Lei gli tira un cazzotto, facendolo capitombolare a terra. Reno si sfiora la guancia e sorride.
“Mi aspettavo un sinistro.”


***


TERZO INCONTRO

Il bar è più affollato del consueto. Ora che la minaccia della meteora non incombe più sul pianeta, la gente è contenta come non lo è mai stata.
Rude è alla terza birra, Reno alla quarta. Fa un po' lo scemo con la barista, ma lei sembra troppo indaffarata per degnarlo.
Forse è meglio ripiegare sulle clienti. La felicità collettiva le rende più facili.
Ne vede una, casualmente, più familiare delle altre, che gli si avvicina e si siede sullo sgabello accanto.
“Ehi, la ninja dei boschi,” dice Reno, sorridendole. Sa che lei odia quel nomignolo. “Vedo che sei cresciuta,” soggiunge, con una gioia sbagliata e poco adatta. In fondo, l'ha dedotto guardandole il petto.
“E scommetto che tu sei rimasto il vecchio porcone di prima.”
“Non sono vecchio,” le dice infastidito il rosso. “Sono nel fiore più bello dei miei anni.”
“Quaranta?”
Rude lascia uscire una risatina, fingendo una tosse non appena Reno si volta a guardarlo male.
“Non puoi continuare a comportarti così in eterno, vecchio porcone,” riprende parola Yuffie, “o tra qualche anno ti ritroverai solo come un cane.”
“I cani stanno in branco,” precisa Reno. “E se non sono in branco hanno un padrone.”
“Già, come voi. Siete sempre stati dei cani e dei farabutti.”
Lo ha detto pur sapendo chi sono i tizi che ha davanti. Nessuna si era mai comportata così con Reno.
Questo lo intriga parecchio.
“I cani mordono anche, lo sai?” l'avverte lui con un sorriso minaccioso.
Yuffie sospira. “So che sei un vecchio porcone, ma credo che puoi ancora redimerti per le tue brutte azioni,” gli dice, toccandogli il petto da sotto la giacca. “In fondo, lo sento anch'io, hai un cuore proprio come tutti gli altri.”
“Ora devo toccare io il tuo?” chiede Reno, allungando la mano. Yuffie gliela schiaffeggia irritata.
“È proprio vero, il lupo perde il pelo ma non il vizio.”
“Anche i cani,” ribadisce Reno, sorridendo. Lei si alza per andarsene, ma il Turk la ferma in tempo prendendola per il polso. “Non mi dici dove abiti, ninja dei boschi?”
“Perché dovrei?”
“Pensavo che fossimo già a questo punto.”
Yuffie si scrolla di dosso il Turk. “Non mi piacciono i vecchi porconi senza cuore. Magari quando ne avrai davvero uno, chissà...”
E poi, se ne va, lasciandoli entrambi nel loro silenzio.
“Secondo me ti odia persino più di me,” esordisce discorsivamente Rude.
“Tu non le conosci proprio le donne,” obietta Reno, e sorseggia la birra, prendendosi un momento per riflettere.
Chissà come potrebbe essere a letto un tipo tutto pepe come Yuffie. Si immagina cose, cose che non dice al collega, e sorride.
Si tocca il petto, e qualcosa lo sconvolge e gli fa battere il cuore. “Non è possibile...”
Rude lo guarda e non sa se essere più sorpreso o divertito per l'insolita reazione del collega. “Che faccia che fai. Hai scoperto di esserti innamorato?”
“No,” risponde Reno, assottigliando irritato gli occhi. “Quella bastarda mi ha rubato il portafoglio.”
  
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