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Autore: SSONGMAR    21/08/2013    7 recensioni
Prendete due persone distanti, distanti in tutti i sensi che possano esistere al mondo e metteteli tra la folla: quante possibilità hanno gli occhi di queste due persone di incontrarsi? Direi una su centomila. Eppure a loro era successo, per un secondo i loro occhi si erano incontrati, i loro sguardi sfiorati, le loro mani toccate e nulla poteva ostacolare quello che stava accadendo. Nemmeno l’oceano.
L’oceano tra noi.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il rumore che le ruote producevano a contatto con la terra mi fecero sobbalzare, accanto a me la mia migliore amica ancora dormiente.  Tirai su la piccola tendina che ricopriva il finestrino e tante piccole luci invasero i miei occhi – M- Meg – dissi tutta eccitata mentre la scuotevo senza grazia – cosa? – disse lei con la voce ancora impastata dal sonno – siamo arrivate – sbottai io felice, Meg si tirò su e poggiò il suo viso al mio per riuscire a guardare anche lei fuori dal finestrino – q- questa è Seoul? – domandò con gli occhi luccicanti – si – risposi io poggiando una mano sul cuore.
Scendemmo dall’aereo e ci dirigemmo a prendere le nostre valigie, eravamo appena arrivate all’aeroporto di Seoul dopo undici lunghe ore di volo. Mi guardavo intorno, e pur essendo sera, tutto intorno a me era vivo. Chiusi gli occhi e a pieni polmoni respirai l’aria che inebriava quel bellissimo paese, la Corea del Sud.
- Muoviti Mar o possiamo dire addio ai nostri bagagli – disse una Meg intenta a raccogliere le sue cose, la guardai, sorrisi e mi apprestai ad aiutarla. Ci dirigemmo fuori dall’aeroporto e chiamammo un taxi che ci avrebbe dovute scortare a quell’indirizzo che avevo scritto su quel pezzettino di carta tutto stropicciato ma fortunatamente ancora leggibile. Kim Hyun-Jun, il mio caro amico asiatico, ci stava aspettando presso l’appartamento che ci avrebbe ospitate per un mese. Arrivate a destinazione pagammo il tassista e con un saluto cordiale accompagnato da un piccolo cenno di testa salutammo l’ajusshi che ci aveva scortate.
Intorno a noi era tutto buio ed il quartiere abbastanza tranquillo, non si sentiva una mosca volare, solo qualche cane abbaiare in lontananza di tanto in tanto. Guardai ancora sul mio foglietto stropicciato cercando di riconoscere su qualche muro i caratteri che vi erano riportati, guardai Meg al mio fianco che intanto sbadigliava a più non posso nonostante avesse dormito per tutto il tempo in aereo, ma ci ero abituata, la mia cara amica era un panda. – Ehy mela – sentii in lontananza, mi voltai e vidi Jun fermo accanto ad un palo mentre sventolava la sua mano verso il cielo – Jun – sorrisi e, cercando di non inciampare fra i miei bagagli, corsi verso di lui per buttarmi tra le sue braccia. Prima di partire avevo avvisato Jun come ci si salutava in Italia, quindi l’avevo preparato psicologicamente.
Meg ci raggiunse ancora assonnata – Meg ti ricordi di Jun? – le chiesi sorridendo e porgendo la mano verso Jun – annyeong – esordì lei sembrando un tantino ubriaca, ma cosa le prendeva? Jun guardava Meg con fare interrogativo – sarà il fuso orario – cercai di giustificarla, Jun sorrise e ci scortò in casa.
Era un appartamento tipico coreano, fuori c’era un piccolo giardino con uno stagnetto ed era tutto tremendamente ordinato. La luna rifletteva perfettamente in quello stagno e si sentiva un buon profumo nell’aria, Jun ci mostrò la casa e da buon ragazzo dolce e gentile come qualsiasi coreano che si rispetti, ci diede la buonanotte, lasciando noi due fanciulle sole per riposare. – Sbaglio o ti ha chiamata mela? – chiese Meg incuriosita, io mi voltai a guardarla e risi – Si, è il nomignolo che mi ha sempre dato – le diedi una pacca sulla spalla – sarebbe meglio dormire cara, sembra tu abbia bevuto del soju -.

Un piccolo raggio di sole si posò sui miei occhi facendomi svegliare, mi stiracchiai e lasciai cadere le mani accanto a me. Mi soffermai a guardare il soffitto e ancora non riuscivo a credere di essermi risvegliata in Corea. Alla mia sinistra Meg dormiva ancora beata. Mi alzai e mi diressi fuori, spalancai le finestre e respirai l’aria pura del mattino. Il paesino in cui eravamo sembrava un tantino diverso da quello che avevo visto la sera prima, tutti erano svegli. Vedevo bambini correre qua e la con gli zaini in spalla, il postino era intento a consegnare la posta sulla sua bicicletta e le ajumma si dirigevano al mercato, sorrisi e mi accorsi di come tutto fosse meraviglioso. Tornai dentro e con un piede scossi leggermente Meg che senza svegliarsi fece un leggero mugugno, sorrisi, alzai le spalle e mi diressi in bagno per fare una bella doccia. In lontananza sentii dei leggeri colpetti, mi avvicinai alla finestra del bagno e intravidi una signora paffutella con un cestino in mano ferma accanto al nostro cancello, aggiustai leggermente i capelli guardandomi allo specchio e mi diressi fuori. – Salve – salutò cordialmente la signora – salve – ricambiai con un sorriso – tu devi essere Mary – chiese gentilmente – si, sono io – risposi e mi affrettai ad aprire il cancelletto per farla entrare – oh grazie tesoro ma devo andare, io sono la madre di Hyun- Jun, so che siete arrivate ieri sera molto tardi e allora vi ho portato la colazione – aggiunse porgendomi il cestino, si inchinò leggermente col capo e si avviò, mi scorsi per guardarla ed il suo modo di camminare era così buffo che mi fece sorridere. Tornai indietro verso casa e diedi una leggera sbirciatina al mio cesto, spostai la tovaglia a quadretti rossi e bianchi ed il profumino che vi era all’interno invase le mie narici – mm – sospirai inalando quelle prelibatezze. La signora era stata gentilissima e sicuramente aveva perso molto tempo ai fornelli, un po’ mi dispiaceva, era corsa via ed io non ebbi modo di ringraziarla, pensai che in qualche modo mi sarei sdebitata comunque.
Zuppa di tofu, kimchi e vari contorni attirarono l’attenzione di Meg che si svegliò di colpo. – Da dove viene tutto questo ben di Dio? – mi chiese a bocca spalancata – dalla graziosa madre di Jun – risposi sorridendo e ci immergemmo per la prima volta in una perfetta colazione alla coreana.
Le strade di Seoul erano ovviamente affollatissime. Ero molto agitata e sembrava di stare in un sogno. Schermi giganti e poster pubblicitari ovunque ritraevano tutti gli idols, era il paradiso. In lontananza vidi un cartellone che richiamò la mia attenzione, MBLAQ vi era scritto, squittii dalla felicità e quasi saltellando mi avvicinai. Il mio cuore batteva a mille, presi la collana col loro nome tra le mani e la strinsi forte – sono qui – sussurrai alle loro sagome.  Mi voltai ed intravidi Meg  che a momenti si strappava i capelli – dove sono gli Shinee? – chiedeva irrequieta – vieni qui Ella, fammi una foto – dissi io ridendo a crepapelle, ogni tanto ero solita chiamarla Ella, la prendevo in giro, insinuava di essere la moglie di Jonghyun e poi l’aveva abbandonato per stare col suo fidanzato, traditrice, le dicevo. Ovviamente scherzavo, lei ed il suo fidanzato erano dolcissimi assieme e lui era stato tanto gentile da permetterle di accompagnare una disagiata come me all’altro capo del mondo. Mi misi in posa accanto ai miei idoli, alle loro sagome in realtà, ma come inizio non era male e Meg mi scattò varie foto – che bella Mar, ti luccicano gli occhi – esordì contenta Meg ed era normale che mi luccicassero, il mio sogno era quasi divenuto realtà. Entrai nel negozio e mille gadget degli mblaq richiamarono la mia attenzione, avrei voluto comprare di tutto ma mi limitai a prendere una loro maglia autografata.
Era ormai ora di pranzo ed io e Meg non sapevamo esattamente in quale locale spingerci per mangiare visto che, ovunque ti voltavi, vi erano cartelloni così grandi ed invitanti che avresti fatto di tutto per provarli tutti.  Presi il cellulare e composi il numero del mio amico Jun – Juni-ah dove sei? – chiesi dolcemente – sono per strada, dove vi trovate? – domandò – Uhm – mi guardai in giro pensierosa – accanto alla sagoma degli MBLAQ – risposi, sentii Jun dall’altra parte ridere – ho capito a che zona ti riferisci, non poteva essere altrimenti, ti raggiungo.. ho una sorpresa – disse riagganciando lasciandomi addosso una grande curiosità.
  
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