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Autore: umavez    21/08/2013    1 recensioni
"Quando cammino per strada e mi ricordo che anche lui, una volta, passeggiava lì da quelle parti; quando mangio qualcosa che sapevo piacergli; quando sento qualcuno pronunciare la parola “insopportabile”; quando penso al numero sette, al numero tre, ad ogni numero che potrebbe in qualche modo essere ricollegato a lui, o a noi; oh, quando penso a noi, insieme, e non a lui da solo, Naruto-kun; io tutte queste volte capitolo, non posso farci nulla."
Una NaruHina, una NaruSaku e una SasuSaku che, semplicemente, non hanno un lieto fine. Tre amori impossibili, tre storie concatenate, e tre persone che ci rimangono male: più deprimente di così... Contiene spolier su un evento del capitolo 615. OOC messo per sicurezza, fatemi sapere se ce n'è davvero bisogno :)
Spero possa piacervi, buona lettura!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno | Coppie: Hinata/Naruto, Naruto/Sakura, Sasuke/Sakura
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
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Solo adorabile - Capitolare

 
 
 
 
 
« Oh Hinata, tu sei... »
 
 Naruto abbassò lo sguardo e lo rialzò sorridente. Le guance di lei color ciliegia acerba. Rise un po’, senza sapersi spiegare il motivo. Il cuore che già vacillava al pensiero di poterle fare del male.
 
« Oh Hinata, tu sei adorabile. » disse con voce dolce.
 
Ma Naruto, nei secondi successivi a quell’innocua confessione, non si soffermò sul sorriso imbarazzato che Hinata gli rivolse, né sul suo modo altrettanto adorabile di giocare con il piccolo anello che portava al dito, né sul rossore delle guance che da color ciliegia acerba si trasformò in qualcosa di ancora più scuro: non pensò a tutto quello spettacolo d’innocenza che gli si presentava davanti, ma pensò a Sakura. Alla sua camminata stanca, a quel suo sorriso dimesso e a quelle ciocche arruffate di capelli, tutte conseguenze della morte di Sasuke.
 
E trovò maggior conforto nello sguardo vuoto della sua vecchia compagna di squadra che in un possibile futuro con Hinata al suo fianco.
 
E pensò con rammarico – e non senza qualche senso di colpa – che quella era la sua occasione: per avere Sakura, per averla per sé, nonostante il ricordo di Sasuke sarebbe stato sempre troppo grande e troppo velenoso per permetterle di vivere la sua vita.
 
Si avvicinò alla ragazza corvina che continuava a crogiolarsi in quel complimento affettuoso senza rendersi conto che era suonato troppo paterno sulle labbra del ragazzo. Lei, così forte ma così accecata dall’amore per lui, e lui invece, così lucido e così accecato anche solo dalla remota possibilità di costruire un vita con un’altra persona che di vitale, in realtà, non aveva più nulla.
 
Le posò una mano sulla guancia.
 
Sperò di trasmetterle la stessa forza che lei, quel giorno, nel bel mezzo della battaglia, nel bel mezzo della sconfitta, era riuscita a dargli. Sperò di restituirgliela tutta e con gli interessi, perché sapeva – non era così stupido – che le sarebbe servita. E tanta, per sopportare quella vergogna del rifiuto e quell’angoscia dell’accettazione. Sorrise ad Hinata e lei invece, per la prima volta, come conscia di ciò che stava per succedere, smise di sorridere. Scosse la testa lievemente, spaesata, le labbra che cercavano di tornare a sorridere forzatamente ma che nonostante lo sforzo tornavano a piegarsi all’ingiù.
 
« Ma per me non sei altro, Hinata. »
 
E quelle labbra carnose e piene di speranza si dischiusero nello stupore e nel dolore. E quei denti bianchi e perfetti morsero rabbiosamente la carne morbida che fino ad una manciata di secondi prima era pronta per un bacio.
 
« Sei adorabile. » ripeté.
 
La abbracciò, giusto per non doverla guardare in volto mentre sferrava l’ennesima pugnalata, mentre faceva penetrare per bene quel dolore nella carne e nel cervello.
 
« Sei solo adorabile. »
 
 
 
 

°°°

 
 
 
 
«Io capitolo ogni volta che sento parlare di lui, che qualcuno per la strada pronuncia il suo nome – anche se magari non è davvero di lui, che parlano. Capitolo quando sento un profumo anche vagamente simile al suo, quando vedo qualcosa di vagamente simile al colore dei suoi occhi o dei suoi capelli. Capitolo anche solamente quando lo penso. Quando cammino per strada e mi ricordo che anche lui, una volta, passeggiava lì da quelle parti; quando mangio qualcosa che sapevo piacergli; quando sento qualcuno pronunciare la parola “insopportabile”; quando penso al numero sette, al numero tre, ad ogni numero che potrebbe in qualche modo essere ricollegato a lui, o a noi; oh, quando penso a noi, insieme, e non a lui da solo, Naruto-kun; io tutte queste volte capitolo, non posso farci nulla. Ed ogni volta che capitolo mi faccio male, mi sbuccio le ginocchia, e mi vengono le lacrime agli occhi. Capitolo ogni istante della mia vita, ad ogni respiro, ad ogni passo che faccio, perché non esiste niente che riesca a non farmi pensare a lui. In ospedale ogni siringa, ogni benda, ogni flebo, tutto il sangue che c’è – ah, come me lo ricorda bene, il sangue -, tutto mi fa pensare a lui. E quindi capitolo, divento fragile e mi spezzo in due. Basta guardarmi per capirlo. Le mie mani sono piene di graffi, e non c’è niente di meno femminile delle mie ginocchia sbucciate. Se solo lui potesse ancora parlarmi, Naruto-kun...
Io non riuscirei a reggere al tono della sua voce e sì, capitolerei.
Ma capitolerei cent’anni o di più se solo potessi vedere davvero i suoi occhi, i suoi capelli. Se potessi percepire il suo profumo, se potessi sentire la sua voce.  
Quindi? Cosa devo fare? La mia vita sarà fatta di questo: di capitolazioni. Devo andare avanti? Devo davvero andare avanti sapendo che continuerò a capitolare in eterno senza mai poter davvero vivere di lui? Lasciando che le tracce che ha disseminato per questa terra prima di andarsene mi distruggano?
Naruto, come potrò vivere e sopportare ogni caduta?
Sas’ke-kun è morto, e io continuo a capitolare senza riuscire a tenermi in piedi. E non è una mia scelta, no, non guardarmi così. Io non posso stare in piedi, Naruto. Le mie gambe lo rifiutano, il mio cuore si rifiuta, ogni vena, ogni arteria ed ogni vaso sanguigno del mio corpo si rifiuta di farmi camminare. E capitolano. I miei globuli rossi, le mie ossa. Capitolano tutti e mi lasciano inerme.
Devo continuare a capitolare? Tu ce la faresti, a vedermi sempre a terra? Avresti voglia di raccogliermi ogni giorno per il resto della tua vita, sapendo che appena te ne sarai andato io capitolerò di nuovo?
Naruto-kun...
Voglio che tu mi uccida perché non posso sopportare di capitolare per lui sapendo che non sarà lui a salvarmi.
Non potrò più essere salvata da Sas’ke-kun, e io non ho più senso, sto solo capitolando. Non continuare solamente a guardarmi capitolare. Fermami. »
 
  
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