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Autore: Aredhel92    21/08/2013    10 recensioni
- Kagome! Vieni qui presto, stanno trasmettendo la tua intervista! -
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- Signorina Higurashi, vorremmo avere l’onore di averla come ospite d’onore nel nostro programma serale. -
[…]
- Facciamo un grandissimo applauso alla ragazza che da tre anni ci permette di sognare, di vivere grandi avventure, alla ragazza che ha conquistato tutti, dando vita alla storia che tutti noi più amiamo… l’autrice di Inuyasha, Kagome Higurashi! -
[…]
Il mio nome è Kagome Higurashi, ho venticinque anni e tre anni fa sono diventata famosa, scrivendo una storia che, da allora, si sta facendo conoscere in giro per il mondo, ricevendo tantissimo apprezzamento: Inuyasha.
La mia vita sembra semplice e bella, quasi invidiabile a dirla così, vero? Che c’è di strano in una scrittrice che ha raggiunto il tanto desiderato successo? Proprio nulla, ma la mia vita non è normale, non lo è più stata da quando avevo quindici anni o forse non lo era neppure prima, ma io non lo sapevo. E questo, per un motivo semplicissimo: sono innamorata di Inuyasha, sono innamorata di un personaggio che, a detta di molti, ho creato io. Ma sapete qual è il bello?
Che sono assolutamente e fermamente convinta che lui sia reale.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: questa storia è molto strana, direi quasi assurda, ma se come credo, scriverò altre storie, e se voi le leggerete, scoprirete che le storie complicate, piene di intrecci, amori quasi impossibili e problemi all’apparenza insormontabili sono la mia passione, eheh.
Detto ciò vi avviso che, almeno all’inizio, non capirete molto bene la situazione, ma arrivando alla fine sarà tutto più chiaro. Vi anticipo solo che il capitolo ruota intorno ad un intervista fatta a Kagome, che veste i panni della grande Rumiko, cioè, sostanzialmente Kagome è l’autrice di Inuyasha, ma con Rumiko non c’entra un accidente! :P









 

Scrivo per raggiungerti



 


- Kagome! Vieni qui presto, stanno trasmettendo la tua intervista! -
Sentii mia madre urlare con la voce carica d’emozione e subito il mio cuore iniziò a battere più forte, mentre mi precipitavo lungo le scale per arrivare al piano di sotto.
Ero nervosa, come poche volte nella mia vita; sentivo le farfalle nello stomaco e uno strano peso nella gola e sul petto. Non credevo che mi sarei sentita così: ero convinta che avrei guardato la me stessa di un passato poco lontano, seduta su quella comoda poltrona rossa dall’altra parte dello schermo, rimanendone completamente indifferente. Infondo ero già molto famosa, mi era addirittura capitato che camminando per strada alcune persone mi riconoscessero e mi chiedessero foto e autografi; ero abituata alla notorietà, perciò ero più che convinta che un’intervista televisiva non mi avrebbe fatto tanto effetto.
Eppure in quel momento, assistere alla presenza di due me in una stessa stanza fin troppo piccola e quella sensazione di sentirmi sdoppiata e alienata dal mio stesso corpo, mi fecero tremare le gambe.
Ero io!
Dovevo per forza essere io, non c’erano altre spiegazioni, quella ragazza mi somigliava così tanto; eppure io ero lì, in piedi vicino ad un morbido divano, circondata da quattro pareti colorate, davanti ad uno schermo lucido che mostrava la mia stessa immagine.
Ma ero davvero lì o ero nello schermo? Come potevo essere in due posti contemporaneamente? Quale delle due era reale?
- non sei emozionata Kagome? -
Chiese mia madre riportandomi alla realtà.
Non riuscii a dire niente, mi sentivo la gola bloccata e sapevo che se avessi provato a parlare probabilmente mi sarei sentita male. Annuì, così debolmente che mi trovai subito a chiedermi se l’avessi fatto davvero o solo immaginato, e mi lasciai scivolare a peso morto sul bianco cuscino del divano, non staccando neppure per un secondo gli occhi dalla me stessa nello schermo.
Ricordavo quel giorno alla perfezione, in ogni minimo dettaglio.
 
 
Tutto era cominciato un paio di settimane prima: era mattina, fuori splendeva alto il sole e il cielo era di un azzurro quasi doloroso. Avevo appena deciso che sarei andata al parco, forse mi sarei seduta sull’erba sotto gli alberi o su una panchina o a riva, vicino al laghetto, e una volta lì, avrei poi deciso se scrivere, disegnare o semplicemente sognare ad occhi aperti.
Tutti i miei piani in un solo secondo furono spazzati via dall’irritante squillo di un telefono.
Rispose mia madre e io non feci neppure in tempo a chiederle chi fosse che subito lei mi venne incontro come una furia, saltellando allegramente, dicendo che era per me.
Guardai la cornetta incerta per qualche secondo e poi con un sospiro mi decisi a rispondere.
- parlo con Kagome Higurashi? -
Pensai subito che la conversazione non cominciava affatto bene. Insomma, se una persona chiede di parlare con me e io rispondo, che senso ha chiedermi se sono davvero io? Con chi crede di parlare, con mio nonno forse?
Gentilmente confermai all’astuto uomo dall’altra parte del telefono che ero davvero io, domandandogli poi la ragione della chiamata.
- la contatto dagli studi televisivi Kaze dove lavoro. Signorina Higurashi, vorremmo avere l’onore di averla come ospite d’onore nel nostro programma serale. La sua popolarità cresce ogni giorno di più, ma nessuno ha notizie certe su di lei. È riuscita a nascondere la sua immagine, ma questo non ha fatto altro che accrescere la sua fama e la curiosità delle persone. Per questo vorremmo che lei rilasciasse un’intervista per noi, rispondendo ad alcune domande, fatte, naturalmente, in primo luogo dai suoi moltissimi fan. Sono sicuro che moltissime persone ne sarebbero felici! Inoltre avrebbe modo di far sentire la sua voce e far conoscere la sua straordinaria creazione a livello internazionale, molto più di quanto non sia ora. Mi creda, i suoi ammiratori aumenteranno ancora! Allora, che ne pensa? -
Rimasi imbambolata non so per quanto tempo, prima che la voce preoccupata dall’altra lato del telefono riuscisse nuovamente a catturare la mia attenzione.
Gli chiesi semplicemente un paio di giorni per pensarci e attaccai il telefono.
Un’intervista…
Dopo aver sentito le prime parole: studio televisivo, ospite d’onore e programma serale, ero più che decisa a rifiutare. Non mi interessavano quelle cose, non volevo essere ancora più famosa, non era certo per quello che scrivevo! Ma, non appena aveva parlato della possibilità di far conoscere la mia opera a livello internazionale, tutte le convinzioni che avevo erano sfumate via, dissolvendosi rapidamente.
Non volevo essere famosa, non l’avevo mai desiderato, ma volevo con tutta l’anima che Inuyasha, la mia splendida e amata creazione, lo fosse.
Volevo che tutti nel mondo conoscessero la sua storia, che si rispecchiassero in essa, che piangessero, ridessero, provassero paura o angoscia, con quei personaggi a cui avevo dato una voce.
Volevo che quella storia insegnasse nuovamente al mondo ad amare, che lo convincesse che l’amore vero non era solo una favola per bambini, che esisteva realmente, anche se difficile da trovare o in qualche modo doloroso.  
Volevo che grazie alla storia di Inuyasha, di Sango, di Miroku, di Rin, di Sesshomaru e di tutti gli altri, ogni persona al mondo riscoprisse cosa vuol dire aiutare il prossimo, senza chiedere nulla in cambio, riscoprisse la compassione, l’amicizia, la fiducia, la fedeltà, la speranza.
Volevo che la mia storia cambiasse il mondo, ma non era un semplice desiderio, ero sicura che lei un giorno l’avrebbe cambiato e in quel momento io non avrei solo raggiunto il mio scopo… avrei raggiunto anche lui.
 
Decisi che avrei accettato e così, neppure una settimana dopo, mi ritrovai in mezzo all’atmosfera caotica di uno studio televisivo, con parrucchieri, truccatori e stilisti che mi circondavano, impegnandosi duramente nel loro lavoro per farmi apparire al meglio.
La conduttrice del programma, Mitsuki Hirai, era una donna giovane, estremamente cordiale e vivace, che mi investì di una miriade di complimenti e domande, non appena mi vide entrare nel camerino. Era una persona così curiosa che non facevo la minima fatica ad immaginare il motivo che l’avesse spinta ad intraprendere quella carriera: invitare ogni sera personaggi famosi o meno, intervistarli e conoscerne ogni pensiero, ogni particolarità, ogni dettaglio. Decisamente non ci sarebbe stato lavoro migliore per una persona come lei.
Mi spiegò che l’intervista sarebbe durata all’incirca un’oretta e che ci sarebbero state due pause; mi disse di stare tranquilla e di immaginarla come una chiacchierata tra amiche, semplice, informale e divertente: mi avrebbero fatto domande su di me, sulla mia grande passione, sulla mia carriera così fulminea, naturalmente su Inuyasha e successivamente il pubblico avrebbe fatto tutte le domande che desiderava, sia quelli che erano lì presenti alla registrazione, sia quelli che non lo erano, le cui domande erano arrivate appositamente per l’intervista. Il tutto sarebbe stato registrato e poi mandato in onda la settimana successiva.
L’unica cosa che io dovevo fare era essere me stessa e tutto sarebbe andato benissimo.
Inutile negarlo: ero nervosa, molto nervosa, ma parlare con Mitsuki mi aveva tranquillizzato un po’ e avevo deciso di fidarmi delle sue parole, così positive ed ottimiste.
Pochi minuti dopo la vidi entrare in scena e subito, l’applauso caloroso del pubblico la accolse.
Lei li ringraziò gentilmente, iniziando il discorso di presentazione, che avrebbe segnato il mio ingresso in scena.
Chiusi gli occhi e feci un respiro profondo, estraniandomi da tutto ciò che mi circondava e pensando intensamente ad Inuyasha. Mi concentrai il più possibile, fino a che non fui in grado di vederlo davanti a me, mentre mi guardava con quei suoi meravigliosi occhi ambrati, muovendo leggermente le tenere orecchiette.
“ho paura.”, immaginai di dirgli.
Parlavo spesso con lui. Ogni volta che avevo bisogno d’aiuto, che mi sentivo sola o che avevo un problema, ma anche tutte le volte che ero felice o che avevo ricevuto una bella notizia: lui era sempre il primo a cui volevo riferirla.
A dire la verità mi rivolgevo a lui per ogni cosa: chiudevo gli occhi e lo vedevo davanti a me. Sentivo la sua presenza come se fosse fisicamente lì, come se mi proteggesse e questo mi dava coraggio.
Gli dicevo tutto ciò che mi passava per la testa in quei momenti e lui mi rispondeva, o almeno, a volte mi rispondeva.
Purtroppo non accadeva sempre e ogni volta che solo il silenzio seguiva le mie parole un senso di profonda tristezza e angoscia si impadroniva di me, come se quel silenzio fosse un promemoria vivente del crudele destino che mi era toccato. Ma quando poi mi rispondeva… provavo ogni volta una gioia indescrivibile e incontenibile e avevo subito chiaro nella mente che non importava se il mio destino era stato crudele, perché un giorno, chissà quando, nel momento in cui io fossi riuscita a raggiungerlo, avrei avuto la vera felicità: sarei stata con lui per l’eternità.
Per tanto tempo all’inizio avevo pensato che la sua voce, le sue parole non fossero altro che un mio pensiero, un’ipotesi di come secondo me lui avrebbe risposto, ma con il passare del tempo ho capito. Ho capito che quello era il suo modo di rispondere, l’unico modo che aveva per comunicare con me.
Perché lui era reale e per qualche inspiegabile ragione, sembrava tenere a me più di ogni altra cosa nell’intero universo.
Mi guardò intensamente negli occhi, tanto che per un momento ebbi l’impressione di vedere una lunga distesa di mare dorato attirarmi a sé e avvolgermi; poi l’immagine lentamente svanì e io abbassai lo sguardo, non riuscendo a celare completamente la delusione.
- Kagome, un minuto e tocca a te. – mi avvisò il regista, lì accanto.
Annuii e tornai a guardare il palco, allestito con l’intenzione di riprodurre un salottino, con due grandi poltrone rosse e all’apparenza decisamente comode e un tavolino in vetro, poggiato su un finto pavimento in legno chiaro.
Pensai che era arrivato il momento, ma prima che riuscissi a fare il primo passo, una voce, che amavo con tutta me stessa e che non avrei mai confuso con altre, - la sua voce - mi arrivò alle orecchie, colpendomi dritta al cuore.
 
“non devi avere paura, stupida! Ricordati che ci sono io a proteggerti e ci sarò sempre!”
 
Sussultai, mentre i battiti del mio cuore aumentavano a dismisura. Non riuscii a non sorridere, sentendomi la persona più felice del mondo.
Lui mi aveva risposto! Mi stava davvero proteggendo in quel momento!
Erano mesi ormai che non sentivo più la sua voce ed ero convinta che neppure in quel momento si sarebbe fatto sentire, e invece ancora una volta lui mi aveva sorpreso, inondandomi di una gioia immensa e infondendomi coraggio.
Annuii, come se potesse vedermi e ricacciai indietro le lacrime, sorridendo.
Volevo che fosse orgoglioso di me.
 
- facciamo un grandissimo applauso alla ragazza che da tre anni ci permette di sognare, di vivere grandi avventure, alla ragazza che ha conquistato tutti, dando vita alla storia che tutti noi più amiamo… l’autrice di Inuyasha, Kagome Higurashi! -
Entrai in scena salutando il pubblico e sorridendo radiosa.
Sentire la voce di Inuyasha mi aveva resa più sicura e avevo avuto anche la dimostrazione che quell’intervista era la cosa giusta da fare.
Mi sentivo al culmine della felicità e temevo che il mio cuore potesse scoppiare da un momento all’altro. L’unica cosa che desideravo fare era ridere, saltando e girando su me stessa per la gioia che provavo, ringraziando il cielo per l’enorme regalo che mi aveva fatto, per poi continuare a ridere, come solo una bambina piccola davanti ad un parco giochi può fare.
- è un onore averti qui con noi oggi, Kagome! – disse Mitsuki facendomi accomodare sulla poltrona.
- l’onore è tutto mio! Wow, che accoglienza magnifica, - mi rivolsi al pubblico che ancora applaudiva imperterrito, - grazie mille a tutti! Sono davvero felice di essere qui. –
- è incredibile davvero! – aggiunse lei, stupendosi per l’incredibile affetto che proveniva dalle persone sedute lì davanti, - dimmi Kagome, ti aspettavi una simile accoglienza?-
- se devo dire la verità, non me lo aspettavo proprio e ne sono davvero sorpresa e felice. – ammisi emozionata.
- oh, ci credo! Infondo sei così giovane e già così famosa! Moltissime persone ti ammirano e vorrebbero essere al tuo posto, ma soprattutto, io credo, vorrebbero essere gli autori e le autrici di Inuyasha e sì, lo ammetto, io sono tra queste. Ho scoperto che tre anni fa, quando la tua storia è apparsa per le prima volta, quasi contemporaneamente in forma di romanzo e in forma di manga, il tuo editore era perplesso sulla sua pubblicazione, tanto che aveva programmato un numero limitato di stampe. Non era sicuro che potesse essere apprezzata, anche per via della tua giovane età e dell’inesperienza. –
- già, è proprio vero. Credimi, non è stato affatto facile convincerlo, però fortunatamente alla fine mi ha dato fiducia, anche se credo che l’abbia fatto solo per non avermi più lì intorno a girare per gli studi. Mi ha detto: visto che ti ci sei impegnata tanto e che sei così insistente, faccio uscire un centinaio di copie e vediamo come reagisce il pubblico, ma non farti speranze. –
- accidenti, decisamente non è stato per niente ottimista! –
- no per niente! Infatti devo ammettere che il giorno della pubblicazione non ero più tanto convinta e più volte sono stata sul punto di chiamarlo e annullare tutto. –
- oh no! Fortunatamente non l’hai fatto: pensare che ora potremmo non conoscere Inuyasha è un sacrilegio! – disse con una faccia terrorizzata, facendomi ridere.
- per fortuna è andato tutto bene e quando, solo poche ore dopo, mi ha chiamata per dirmi che era un successo oltre ogni aspettativa, mi è quasi venuto un infarto! Si è subito scusato, dicendo di avermi giudicato troppo frettolosamente per l’apparenza e abbiamo preso nuovi accordi per la pubblicazione. Forse avrei dovuto dirgli da subito che avevo lavorato alla storia di Inuyasha per più di sette anni, prima di sentirmi convinta a proporla ad un editore! – aggiunsi poi ripensando all’incredibile fatica fatta e alla sua faccia sbalordita dopo la mia confessione.
- sette anni!? Ma dici sul serio? - mi chiese sbalordita e io non potei fare a meno di sorridere e annuire.
- avevo quindici anni quando per la prima volta mi sono ritrovata a pensare ad Inuyasha. –
- e come hai fatto? Cioè, intendo dire, come è nato il personaggio di Inuyasha? –
Sussultai e mi ritrovai ad abbassare lo sguardo, improvvisamente a disagio.
Mi resi conto, solo in quel momento, che quella sarebbe stata solo la prima di una lunga serie di domande che mi avrebbero messo in seria difficoltà, alle quali non avrei saputo né potuto dare una risposta a parole.
- è stato un caso. Non so neppure io come mi sia venuto in mente… - dissi semplicemente, ma Mitsuki mi fece segno con la mano di continuare, - so solo che stavo camminando tranquillamente e un attimo dopo ho pensato che magari in un’altra epoca, in un lontano passato, su quello stesso suolo, camminavano creature diverse dagli umani, dotate di forza e grandi poteri. Pochi minuti dopo l’immagine di Inuyasha era già nella mia mente. Mi dispiace tanto, ma non so dirvi di più… -
 
In realtà lo sapevo eccome.
Il motivo per cui credevo che Inuyasha fosse reale, che non fosse solo frutto della mia fantasia, risiedeva proprio in quella domanda, in quel nostro primo “incontro”.
Camminavo per la strada, guardando le bianche e soffici nuvole, che impreziosivano il cielo, già non più azzurro, ma tendente a quel particolare colore che dal rosa sfumava nell’arancione e poi nell’ambra, dove l’atmosfera si trovava sulla stessa traiettoria del sole.
Tornavo a casa da scuola. Avrei dovuto sbrigarmi per rientrare prima del tramonto, ma amavo passeggiare a quell’ora, perdendomi nei miei pensieri e nei miei sogni ad occhi aperti.
Attraversai il parco per tornare a casa e come sempre mi fermai qualche secondo ad ammirare l’albero secolare, la cui grandezza e magnificenza sovrastava ogni altra cosa nel raggio di chilometri.
Fu un solo attimo, solo per un secondo, ma lo vidi chiaramente.
Un ragazzo dalla strana veste rosso fuoco, i lunghi capelli argentati, che si muovevano dolcemente, cullati dal vento, e le bizzarre quanto tenere bianche orecchie canine, completamente immobili. Vidi una freccia che lo teneva bloccato all’albero, ma immediatamente la freccia sparì alla mia vista e il misterioso ragazzo aprì gli occhi.
In quel momento mi sembrò che la luce, tutt’intorno a noi, fosse aumentata di colpo ed ebbi la sensazione di guardare dritto nel sole.
Poi scomparve, improvvisamente, esattamente come era apparso.
Restai immobile svariati minuti, a chiedermi se fosse stata un’allucinazione. Ero convinta che la mia fantasia, ormai ben nota per la sua mancanza di freni e limiti, avesse preso il sopravvento, giocandomi un brutto scherzo. O magari mi ero semplicemente addormentata ad occhi aperti e quello non era stato altro che un sogno.
La cosa più buffa però fu che da quel momento, non un solo attimo, smisi di pensare a lui. E ogni volta che pensavo a lui, nella mia mente, prendeva forma una parte della sua vita, del suo passato, della sua storia.
Era un mezzo-demone, una creatura per metà umana e per metà demoniaca, disprezzato da tutti a causa della sua natura, rimasto totalmente solo al mondo, per via della morte prematura del padre e della successiva ed inevitabile morta della madre umana. La sofferenza aveva indurito il suo carattere, rendendolo diffidente e scontroso, fino a che l’incontro con una giovane donna non l’aveva cambiato. Si era aperto a lei, a lei che, come lui, era sola, accettando di diventare umano; ma la sua fiducia era stata tradita o almeno così lui credeva.
Per i giorni successivi non avevo fatto altro che immaginare la sua storia e alla fine mi ero decisa a scriverla, a metterla nero su bianco, convinta che quella storia meritasse di essere raccontata al mondo.
Ci vollero solo pochi giorni, passati a riempire di colore fogli prima immacolati, perché i primi dubbi sulla provenienza di quell’idea si insinuassero nella mia mente. Ero stranamente convinta che non fosse opera mia o almeno non completamente.
In quel periodo mi capitò altre volte di rivedere Inuyasha, sempre per pochissimi secondi: appariva e con la stessa velocità di un fulmine andava via.
La mia sicurezza che fosse un’illusione iniziava a vacillare, finché una sera precipitò del tutto. Quella fu la prima volta che mi parlò.
Ero in camera mia, sdraiata sul letto, intenta a mostrare un insolito interesse per il soffitto e a pensare a lui, alla sua storia e al fatto che avevo la sensazione che mancasse qualcosa, quando ad un tratto sentii la sua presenza accanto a me. Lo guardai, drizzandomi a sedere e perdendo un battito, forse per la paura o forse solo per il fatto che lui fosse lì.
Volevo parlargli, chiedergli qualcosa, ma dalla mia bocca non usciva alcun suono. Sentivo che se non avessi fatto subito qualcosa se ne sarebbe andato e io avrei perso l’ennesima occasione.
Poi ad un tratto vidi le sue bellissime labbra muoversi e rimasi come incantata a fissarle.
Una voce meravigliosa, dal timbro virile e profondo, arrivò alle mie orecchie e una parola mi rimbombò nella testa.
 
“Kagome.”
 
Se ne andò, senza dire altro, scomparendo davanti ai miei occhi e io non potei fare a meno di portare una mano sul petto, all’altezza del cuore, chiedendomi con stupore se fosse normale che un semplice cuore umano battesse così veloce.
La sua voce e la sua prima parola, il mio stesso nome, si impressero nella mia memoria, come se fossero fatte di un fuoco rovente. In quel momento capii cosa mancava alla storia.
Cominciai così a scrivere di una ragazza, arrivata dal futuro, per un puro caso o forse per destino. Lei sarebbe stata il suo grande amore. Non potei fare a meno di darle il mio nome. Sentivo che era quello che Inuyasha voleva: avevo la sensazione che, pronunciando quell’unica parola, avesse desiderato dirmi tutto questo.
I dubbi su chi fosse il vero creatore della storia aumentarono esponenzialmente e non riuscii mai a trovare una risposta: non capii mai se fossi stata io a creare Inuyasha o se lui fosse venuto da me, usando la mia mano, per scrivere la sua storia; ma semplicemente smisi di chiedermelo, mentre cresceva in me la silenziosa convinzione che ne eravamo entrambi i creatori, che per dare vita ad una tale meraviglia dovevamo essere per forza insieme.
Da quel momento in poi, quasi senza rendermene conto, il mio amore per Inuyasha non fece altro che crescere, ogni giorno di più.
 
- che invidia! – proruppe Mitsuki, allontanandomi dalla tempesta di pensieri, in cui mi ero attorcigliata, - e dimmi Kagome, nelle librerie il primo volume del manga e il primo libro sono usciti praticamente insieme, ma Inuyasha è stato pensato come un libro o come un manga? -
- all’inizio è nato come un libro. Dopo aver avuto quest’idea sono rimasta chiusa in camera mia un’intera settimana, mia madre lo potrà sicuramente confermare. – risposi ridendo, contenta che la nuova domanda fosse più facile della precedente, - per tutto il tempo ho immaginato la storia, delineandola in ogni particolare e solo successivamente ho iniziato a scriverla. In genere la accompagnavo con qualche schizzo appena abbozzato, specialmente le scene che mi colpivano maggiormente; così, solo poche settimane dopo, ho deciso di disegnare per bene la storia che stavo scrivendo. Possiamo dire che ci ho messo sette anni anche per questo motivo: non ero mai convinta, di nessuna delle due, e ammetto di aver perso il conto delle cancellature e delle correzioni fatte. –
- sei proprio una perfezionista eh? –
- non sai quanto! Anche ora se potessi rivedere tutto, sono sicura che troverei mille e mille cose da correggere. –
- prima di fare una piccola pausa, ho un’altra domanda: è vero che oltre a scrivere il libro e a disegnare il manga hai anche fatto la sceneggiatura per l’anime, partecipando attivamente alle decisioni della produzione? –
- sì è vero. Quando, pochi mesi dopo l’uscita del primo libro e del manga, mi è stato proposto di cedere l’idea per farne un anime, ho accettato, alla sola condizione di poter avere l’ultima parola su tutto. E così è stato. –
- sei davvero formidabile! Hai sperimentato così tanti lavori a soli venticinque anni! –
- quel periodo è stato davvero difficile, anche perché all’inizio non mi ero effettivamente resa conto di cosa volesse dire essere costantemente informata su tutto e avere un simile potere decisionale, ora però sono proprio contenta di aver proposto quella condizione. Non avrei mai sopportato il pensiero di lasciare Inuyasha in mano ad altri. Avevo paura che il messaggio che volevo mandare ne uscisse modificato o ancora, dal momento che naturalmente conosco tutti i personaggi alla perfezione, avevo paura che le loro stesse immagini o il carattere non fossero quelli che avevo previsto io. Per questi motivi ho voluto partecipare e seguire tutto attentamente. –
- quindi è proprio vero che l’Inuyasha del manga, quello del libro e quello dell’anime corrispondono perfettamente al personaggio che per primo tu hai immaginato? –
- sono assolutamente identici. – ammisi cercando di non arrossire.
La prima volta che avevo visto una scena di un episodio prendere vita davanti ai miei occhi e animarsi avevo rischiato di svenire.
Era il primo episodio, il momento in cui Inuyasha veniva risvegliato dalla Kagome della storia. Quasi non potevo credere ai miei occhi. Era lui, era davvero lui, il ragazzo che amavo! Uguale a come l’avevo visto la prima volta, attaccato a quell’albero sacro. Era semplicemente perfetto.
Vedevo Inuyasha davanti a me, finalmente per più di pochi secondi; lo vedevo muoversi, arrabbiarsi, arrossire, combattere e sentivo che non ne avrei mai avuto abbastanza. Scoppiai a piangere, rendendomi conto per la prima volta del guaio in cui mi ero messa.
Sapevo già di amarlo, ma non mi ero accorta di quanto seriamente e follemente lo amassi; piansi, per quel grande amore che ritenevo impossibile.
- e anche per le voci hai deciso tutto tu, vero? – mi chiese all’improvviso.
- sì, ho fatto davvero tante audizioni, guardando ogni tipo di film, alla ricerca di chi avesse la voce che cercavo e alla fine, quando l’ho trovato e la voce è stata sovrapposta alle immagini, il risultato mi è sembrato assolutamente perfetto. –
- ah già, quasi dimenticavo! A proposito di film: so che ti è stato proposto di farne un film, ma tu hai rifiutato. –
- tutti quanti, in quel momento, mi hanno detto che rifiutare sarebbe stata la scelta sbagliata, che non aveva senso porre un freno a un’opera di un tale successo, però io non ho mai avuto dubbi sulla mia scelta. -
- e posso chiederti il perché del rifiuto? -
- quale attore potrebbe mai interpretare Inuyasha? – risposi semplicemente, certa che tutti avrebbero capito alla perfezione i dubbi che mi avevano portato a scartare l’ipotesi del film.
Per qualche secondo calò il silenzio e Mitsuki mi guardò stupefatta, ragionando su ciò che avevo detto. Prima che riprendesse a parlare, un leggero battito di mani attirò la mia attenzione e immediatamente un fragoroso applauso si levò tra il pubblico, rendendomi orgogliosa per la scelta fatta anni prima.
- non c’è che dire Kagome, sei una vera sorpresa! – aggiunse Mitsuki, per poi annunciare che avrebbero fatto una pausa di qualche minuto.
 
Mi trascinò letteralmente dietro le quinte, facendomi i complimenti per come stava procedendo l’intervista.
- mi hai davvero stupita sai? Non mi aspettavo proprio una risposta del genere. Chiunque altro avrebbe accettato di corsa, gongolando soddisfatto al pensiero della fama e dei soldi che un simile passo gli avrebbe portato. -
- a me questo non interessa. Voglio solo poter mandare un messaggio. –
- no, certo, l’ho capito. Tu vuoi restare fedele ad Inuyasha e questo ti fa davvero onore. –
Arrossii fino alla punta dei capelli, rendendomi improvvisamente conto che forse non ero stata molto attenta, esponendo eccessivamente i miei sentimenti.
- credo che tu abbia fatta un’ottima scelta Kagome. Infondo Inuyasha ha fatto innamorare un po’ tutte le ragazze che lo seguono e forse un film l’avrebbe cambiato troppo, deludendo i suoi moltissimi fan. -
I… in… innamorare?!
Respirai profondamente, costringendomi ad annuire e a sorridere, mentre nella mia mente si formava l’immagine della donna, spazzata via da una potentissima, e molto più che distruttiva, cicatrice del vento.
Mi ritrovai inconsciamente a sogghignare, pensando allo stesso tempo che avrei davvero voluto poter utilizzare la cicatrice del vento in quel modo e che era tutta colpa mia se Inuyasha era così perfetto e tanta gente si era innamorata di lui.
Dopotutto, quando si amava qualcosa alla follia, questo amore si infondeva nelle parole e di conseguenza la gente, che le leggeva o le ascoltava, ne rimaneva inevitabilmente affascinata, cominciando piano piano a provare a sua volta un po’ d’amore.
Quindi a conti fatti non potevo incolpare altri che me stessa.
I pochi minuti di pausa a nostra disposizione volarono e senza che quasi me ne accorgessi, mi ritrovai nuovamente seduta comodamente su quella poltrona che, lo devo proprio ammettere, era la fine del mondo.
Mitsuki salutò nuovamente il pubblico e disse, sprizzando allegria, come sempre, che finalmente era arrivato il momento delle loro domande.  
Sentii un brusio di soddisfazione e dopo appena qualche secondo, la prima domanda era già pronta.
Guardai il pubblico, cercando l’assistente, che, portando in giro il microfono, avrebbe fatto parlare i più curiosi.
- ciao Kagome, prima di tutto, voglio dirti che ti ammiro davvero tanto e che sono emozionata di conoscerti! Dal giorno in cui ho scoperto Inuyasha, tre anni fa, ho pensato che prima o poi, non importava quanto tempo ci avessi messo, ti avrei incontrato, solo per ringraziarti di aver creato un simile capolavoro. Perciò grazie Kagome, grazie di cuore! E per la domanda: poco fa, hai detto che la storia di Inuyasha è nata per essere un libro e che solo successivamente hai pensato al manga. Mi chiedevo se avessi il desiderio di diventare una scrittrice già prima dell’idea di Inuyasha o se tutto fosse nato insieme. -
Era stata una ragazza a parlare, probabilmente della mia stessa età. Le sorrisi vedendo quanto fosse nervosa e allo stesso tempo trepidante di avere la sua risposta.
- grazie mille davvero! Siete voi che avete permesso che tutto questo potesse realizzarsi, ognuno di voi. Per rispondere alla tua domanda, ti dico che io ho sempre voluto essere una scrittrice, sin da quando avevo dieci anni… -
- sul serio?! Già da così piccola? – mi chiese Mitsuki incredula, facendomi ridere.
- sì, sul serio. È più o meno intorno a quel periodo che ho cominciato a scrivere le mie prime storie. Lo stile era decisamente pessimo e infondo è comprensibile, visto che ero solo una bambina, però la fantasia non mi mancava di certo! Io ho sempre amato scrivere, con tutta l’anima! Sapete, per me è come una magia: mi riempie di una felicità immensa, mi fa sentire in grado di poter fare qualsiasi cosa; quando scrivo mi sento a casa, so che quello è il posto giusto per me. Scrivere è lo scopo della mia vita, il motivo per cui sono venuta al mondo. Non sono molti quelli che possono dire di sapere per quale motivo siano nati e io mi ritengo davvero fortunata, perché ho scoperto il mio scopo quando ero molto piccola e non ho mai avuto dubbi al riguardo. –
Scrivere era sempre stato fondamentale, un elemento insostituibile nella mia vita. Avevo sempre avuto la convinzione che per me scrivere volesse dire vivere, che le due parole fossero in qualche modo sinonimi e dal momento in cui Inuyasha era entrato nella mia vita e nel mio cuore, questa semplice azione era diventata ancora più importante. Scrivevo più che potevo, perché sapevo che era quello l’unico mezzo che mi avrebbe permesso di raggiungerlo, un giorno.
- qual è il momento che ami di più quando scrivi? – mi domandò un ragazzo, seduto accanto a quella che per prima aveva posto la domanda.
- oh, questa sì che è una bella domanda! – dissi, riflettendo qualche secondo sulla risposta, - amo ogni singolo momento: quando, prima di cominciare a scrivere, immagino la storia nei dettagli, come se la vivessi, quando prendo la penna e l’inchiostro macchia il foglio con la sua prima parola, quando, dopo pochi minuti, mi stupisco di me stessa, perché il foglio che prima era vuoto ora è pienissimo! – continuai, facendoli ridere, - amo tanto anche quando mi blocco, quando un particolare passaggio mi risulta un po’ ostico e posso stare ore o giorni ferma a pensarci, a scrivere e cancellare, scrivere e cancellare… Ma la cosa che amo di più è un’altra… -
Feci una pausa e il pubblico si incuriosì maggiormente: sentivo i cigolii delle sedie, chiaro segno che stavano tutti scalpitando per sapere ciò che ancora tardavo a dire.
- c’è un momento, quando scrivo…  sono talmente concentrata, che neppure un terremoto potrebbe distrarmi e scrivo velocemente, come se le parole fluissero dalle profondità della mia mente alla carta, senza che io possa afferrarle o fermarle. Può essere che io stia scrivendo un momento particolarmente intenso o romantico, un episodio di grande tensione o semplicemente una scena o una battuta di particolare effetto. Proprio in quel momento sento che il mio cuore inizia a battere più forte, ho la pelle d’oca e sento le farfalle nello stomaco… in quel momento io ho l’assoluta certezza che quella parte, che ho appena scritto, è perfetta, che chiunque la leggerà non potrà fare a meno di provare la mia stessa emozione. So che quelle frasi colpiranno dritte al cuore. -
- ed è sicuramente così, visto l’enorme successo che ha riscosso Inuyasha! Quindi possiamo dire che questo è il tuo ingrediente segreto, ciò che rende le tue opere così magiche… - aggiunse Mitsuki, facendomi ridere.
- beh, non so se una cosa simile capiti a tutti gli scrittori, però per me funziona proprio così, quindi in un certo senso sì: è il mio ingrediente segreto. – le risposi velocemente, prima che lei ricominciasse a parlare.
- ed ora leggiamo una domanda che ci ha inviato un fan da casa. Anche questa è davvero una domanda interessante! – affermò, dopo averla letta rapidamente, - vogliono sapere se il personaggio di Inuyasha sia ispirato a qualcuno di reale! –
Sussultai immediatamente, colta alla sprovvista.
Che cosa avrei mai potuto rispondergli?! Che per me Inuyasha era reale?!
Non potevo certo dirgli così! Sarei stata costretta a dire che Inuyasha era solo ed unicamente un personaggio frutto di fantasia, anche se affermare una cosa del genere non sarebbe stato affatto facile e mi avrebbe causato un dolore inimmaginabile, esattamente come accadeva tutte le volte in cui mi scontravo con l’evidenza che, anche se per me lui era reale, non lo era per nessun altro.
- ehm, f-forse vi deluderà un po’ la risposta… - tentennai, cercando di mantenere la voce ferma, - Inuyasha non si ispira a nessuno. – ammisi, sentendo qualche sospiro sconsolato e qualche sussurro di dispiacere, - non esiste nessuno nella realtà che sia come lui. Inuyasha è… -
Fantasia.
“dillo Kagome: fantasia!”, pensai in quel momento, ma le parole non volevano saperne di venir fuori e sentivo che se le avessi forzate sarei scoppiata a piangere.
Sentivo Mitsuki e il pubblico guardarmi, in attesa che finissi la frase, ma non potevo! Non potevo dire che il mio amore non esisteva! Se l’avessi detto, il mio cuore si sarebbe spezzato.
- …unico. -
Sentii tutti ridere e tirai un sospiro di sollievo, sorridendo anch’io, felice per aver chiuso quell’insidiosissima domanda.
- sì, Inuyasha è proprio unico! – commentò Mitsuki, ridendo, - se non lo fosse, non esisterebbero tante ragazze stracotte di lui! -
In un lampo, tutto l’imbarazzo, che credevo finito, tornò alla carica, più forte di prima.
Ma perché doveva sempre uscir fuori quest’argomento?! Pensai cercando di sfoderare il miglior sorriso finto della storia.
- non immagini quante cose puoi trovare su internet a riguardo! Ragazze di ogni età che lo elogiano in ogni modo, che dicono e immaginano cose che arrossisci solo leggendole e addirittura ho letto di molte che se ne litigano la precedenza! -
Strinsi i pugni con forza, fin quasi a farmi male, sforzandomi di tenere la bocca serrata e tesa in quello che tutto sembrava eccetto un sorriso.
Precedenza!? PRECEDENZA?! Tzè!
Avrei proprio voluto conoscere quelle stupide che se lo litigavano e perché no, magari anche dar loro una bella lezione, così imparavano a farsi pensieri sconci sul MIO Inuyasha!
Lui era mio e di nessun altro, altro che precedenza!
- da non credere, no? -
- già. Proprio da non credere. – mi sforzai di rispondere, forse un po’ troppo freddamente, tanto che Mitsuki si affrettò a passare alla prossima domanda del pubblico.
- io vorrei sapere qual è il tuo personaggio preferito tra tutti quanti e cosa ne pensi del ruolo di Kikyo. –
Kikyo…
Lei era il mio punto debole. Nonostante le fossi in qualche modo affezionata, lei mi aveva creato davvero tanti problemi. Sin dall’inizio avevo guardato al loro amore con una sorta di tristezza, delusione e rabbia; ma mi ripetevo: è morta, fattene una ragione, perché ti dà fastidio? Quando ho pensato per la prima volta di riportarla in vita volevo rifiutarmi. Ero convinta che lei non servisse, ma Inuyasha non la pensava così.
Fu come se la storia che io stavo creando mi obbligasse a farla tornare. Lei aveva deciso per me e io non avevo voce in capitolo. Fu l’ennesima dimostrazione che la storia di Inuyasha non era solo il frutto della mia immaginazione, che anche qualcun altro ne teneva le redini.
Così la feci tornare in vita e scrivere di lei, scrivere di Inuyasha che lasciava sola Kagome per cercarla, divenne traumatico, ogni volta sempre di più.
Sentivo che correndo da Kikyo, Inuyasha non stava lasciando indietro solo Kagome, ma anche me; mi sentivo tradita e non potevo fare niente per evitarlo.
- sono molto affezionata a tutti i personaggi naturalmente e forse è ingiusto parlare di personaggio preferito, però, anche se può risultare banale, ho sicuramente una predilezione particolare per Inuyasha.-
“predilezione particolare… certo, come no! Lo amo!”, pensai, affrettandomi a continuare.
- la storia è nata con lui e non esisterebbe senza di lui. Per quanto riguarda Kikyo invece… scrivere di lei è sempre stato molto triste. È una donna sola, che ha amato e non ha avuto alcun lieto fine. Avrei voluto che lo avesse, che potesse viverlo ed essere felice, ma credo che non sarebbe mai potuta esserlo accanto ad Inuyasha. Loro due si sono incontrati, ma non erano destinati… e io credo che il destino vinca sempre. -
 
Dopo la mia risposta, Mitsuki disse che avremmo fatto un’altra piccola pausa ed esattamente come prima, una volta dietro le quinte, si complimentò con me. Disse poi che avremmo avuto tempo solo per altre due domande, una da casa e una dal pubblico e poi l’intervista sarebbe finita.
Tornammo dentro poco tempo dopo e non appena vidi l’espressione di Mitsuki leggere la domanda, sbiancai.
- la prossima, cara la mia Kagome, - aggiunse facendomi temere il peggio, - è una domanda piccante, decisamente tradizionale per questo genere di interviste. - gongolò, mentre io iniziavo a sudare freddo.
Piccante?! Ma chi diavolo era a fare quelle stupide domande da casa?!
- vogliono sapere… se sei mai stata innamorata! -
Il mondo mi crollò addosso in un secondo.
Ma perché facevano quelle domande? A chi poteva mai importare se ero innamorata?!
Avrei voluto urlare: sì, certo che sono innamorata! Sono innamorata di Inuyasha! Andiamo, l’avete visto, come si fa a non esserlo!? Ma non potevo rispondere così e, se avessi risposto con un sì generico, avrebbero sicuramente voluto sapere di chi e non me la sentivo di mentire, sicura che sarei stata subito sgamata. Il no, naturalmente, era escluso a priori: visto quanto era arrossita, era più che palese che la risposta fosse affermativa.
Rendendomi conto del cuore che batteva a mille e delle guance che andavano a fuoco, mi chiesi come potesse essere possibile che il mio amore fosse ancora segreto, che dopo tutto quel tempo nessuno avesse ancora capito che ero innamorata di Inuyasha.
Forse perché un amore del genere non era normale? Era l’unica risposta che in tutto quel tempo ero riuscita a darmi.
Solo mia madre l’aveva capito. L’aveva capito ancora prima che lo capissi io.
Avevo iniziato a scrivere di Inuyasha da qualche mese ormai.
Scrivevo del dolore di Kagome, causato dall’aver visto Inuyasha e Kikyo insieme. Soffriva tantissimo, ma ancora non ne conosceva la causa, fino a che il desiderio di vedere il mezzo-demone ancora una volta, non le aveva aperto gli occhi, come un fulmine a ciel sereno. Lei amava Inuyasha! Si era innamorata di lui, senza neanche accorgersene. Nello stesso momento in cui lei se ne rese conto, capii che io e Kagome non avevamo solo il nome in comune: io ero Kagome! Ero io a soffrire vedendolo con Kikyo, ero io ad essere innamorata di Inuyasha e se lo ero io, di conseguenza lo era anche lei, perché noi eravamo la stessa persona.
In quel momento però scacciai il pensiero, pensando che forse mi ero fatta prendere troppo dalla storia, che forse, dal momento che avevo anche un po’ di febbre, stavo dando i numeri.
Mi sforzai di non pensarci, sicura che quei pensieri mi sarebbero passati semplicemente continuando a scrivere.
Solo pochi giorni dopo, mia madre si interessò al mio mondo: era curiosa di sapere cosa mi tenesse così tanto impegnata, voleva sapere di cosa parlava Inuyasha, sperando forse di riuscire a capire perché ne fossi così presa.
Le raccontai tutto, tutto ciò che avevo immaginato, quello che avevo già scritto e quello che avrei scritto in futuro. Le raccontai vita, morte, miracoli e reincarnazioni, parlando per un’ora, senza mai fermarmi e alla fine lei mi disse:
- Kagome, ma… sei innamorata di Inuyasha, per caso? -
Non fu necessario risponderle: l’espressione che feci era più chiara di ogni altra cosa al mondo. Tutto l’impegno che ci avevo messo per dirmi che era impossibile, che non era vero, che quei pensieri mi sarebbero passati, tutto era stato cancellato da quell’unica frase.
- sai, ti brillano gli occhi quando parli di lui. -
Fu come un doccia fredda, anzi ghiacciata. Ero innamorata di lui. Senza sapere il perché, senza sapere il come… ero innamorata di Inuyasha.   
- io… - tentennai, prendendo tempo.
- Non essere timida Kagome! – mi disse, vedendo che ero arrossita come un peperone.
- io sono innamorata… -
- siii? –
- … di tutti i miei personaggi! –
Ringraziai chiunque fosse quel genio che avesse inventato un po’ di sano umorismo e mi chiesi se il motivo, per cui l’avesse inventato, fosse proprio scappare da questo genere di situazioni, a dir poco imbarazzanti.
- ahahah va bene Kagome. Dopotutto è normale che tu voglia mantenere un po’ di segreti no? -
Annuii, anche se poco convinta, desiderando che fosse così semplice come lo prospettava lei.
Chissà, forse un giorno sarebbe arrivato il momento di esporsi totalmente, di dichiarare che Inuyasha non era solo frutto di fantasia, ma era reale, anche se non avrei saputo dire cosa fosse.
Ma chissà, quando sarebbe arrivato quel momento…
- gentilissimo pubblico, a voi l’ultima domanda per la nostra Kagome! – disse Mitsuki, riportando l’attenzione al presente e all’intervista ormai finita.
 



Sentii quella frase, ora comodamente seduta sul divano, sorpresa dal fatto che il tempo fosse volato.
- credi che scriverai altro, una volta che Inuyasha sarà finito? – sentii chiedere a qualcuno nel pubblico e subito dopo la mia voce che rispondeva.
- chissà, non saprei proprio dirlo ora con certezza. Forse sì, se avrò ancora qualcosa da dire e un’idea all’altezza di Inuyasha per esprimerla. –
Sorrisi, ripensando alla grandissima bugia che avevo detto e anche a tutte quelle precedenti.
Tante volte mi ero fatta quella stessa domanda. Tante volte avevo provato a scrivere di qualcuno che non fosse lui, ma non ci riuscivo.
La risposta corretta alla domanda che mi era stata fatta doveva essere: no, non scriverò mai di qualcuno che non sia Inuyasha.
Magari le sue avventure sarebbero finite per il pubblico, la gente si sarebbe stancata, ma io non avrei mai smesso di scrivere di lui, di sentirlo e di volerlo vicino. Magari avrei scritto di lui in un altro modo: forse avrei raccontato la nostra storia, la storia di un amore impossibile.
- oh Kagome, tesoro, sei stata così brava! Sono sicura che hai fatto un’ottima impressione sui tuoi fan, sai? -
La voce di mia madre mi riportò ancora una volta alla realtà, facendomi realizzare che l’intervista era finita e che era passata quasi un’ora e mezza da quando ero scesa.
Mi alzai, sorridendo.
Ascoltare le mie parole e ripensare a quel giorno mi aveva fatto sentire Inuyasha vicino, ancora una volta.
Corsi di sopra velocemente, sedendomi alla scrivania, cercando di calmare i battiti accelerati del mio cuore, impazziti per aver pensato a lui anche solo un secondo.
C’era un’unica cosa che volevo fare in quel momento ed era scrivere, scrivere e ancora scrivere.
Avrei continuato a scrivere, ad immaginare e a parlare di lui, fino a che non avessi creato quella storia perfetta, quella storia che purtroppo ancora non conoscevo, ma che mi avrebbe permesso di raggiungerlo una volta per tutte e di stare con lui per sempre.
- Kagome ma sei già tornata in camera tua? - mi chiese sorpresa mia madre, dopo avermi raggiunta.
- sì mamma, scusami, ma dovevo scrivere. –
- lo so tesoro, lo so. Metticela tutta Kagome! –
Annuii, arrossendo, rendendomi conto per l’ennesima volta che lei sapeva tutto, anche se non lo dava a vedere, anche se non chiedeva mai spiegazioni, lei sapeva che ero innamorata del mio mezzo-demone. Ed io non potevo fare a meno di esserle grata, per il fatto di non considerarmi pazza e di darmi invece fiducia.
Presi la penna e un blocco di fogli, sistemandomi sulla sedia, per trovare la posizione più comoda; dopodiché chiusi gli occhi e in un secondo lo vidi, seduto sul letto, a pochi centimetri da me.
Non potei fare a meno di sorridere e quando lo vidi fare altrettanto, in quel sorriso sghembo che tanto amavo, il mio cuore quasi si fermò.
“Presto ti raggiungerò Inuyasha, te lo prometto.”
 
“Ti sto aspettando… Kagome.”
 
Riaprii gli occhi e cominciai a scrivere...
 
 
 


 

Inuyasha
 


Con la speranza che questo sia un altro passo per raggiungerti…















 

Buonasera a tutti, a chi mi conosce e a chi no ;)
Finalmente mi sono decisa anch’io a pubblicare qualcosa! Dire che sono emozionata è dire poco e quasi non ci credo, se devo dire la verità ahahah!
Questa è la prima fanfiction che pubblico su efp, ma non è la prima in assoluto: alcuni anni fa ho scritto altre cose su un altro sito, poi purtroppo ho smesso e quasi senza accorgermene mi sono allontanata dalla scrittura. L’ho riscoperta non troppo tempo fa e mi sono accorta di amarla come e anche più di prima.
Sono mesi ormai che lo sviluppo di un’altra storia, naturalmente sempre su Inuyasha, mi tiene impegnata e invece che avvicinarmi alla parola fine sembra che questa si allontani da me sempre di più. Proprio per questo qualche giorno fa ho pensato che volevo postare qualcosa, qualsiasi cosa.
Ed ecco il perché di questa storia, che spero non vi siate annoiati troppo a leggere.
Non chiedetemi da dove mi sia uscita quest’idea perché, proprio come dice Kagome, non lo so eheh ^///^.
Non ne ho la più pallida idea; ho solo voluto raccontare un amore diverso.
E se, anche solo per un minuto, vi avrò fatto sognare, dimenticare la realtà e pensare che un amore come quello descritto possa essere reale, allora sarò riuscita nel mio intento.
In alternativa potete anche pensare a Kagome come ad una pazza psicopatica, che necessita di un manicomio, non mi offendo ahahah! Sarebbe anche legittimo, dal momento che non ho specificato più di tanto riguardo i sentimenti di Inuyasha, né riguardo la sua natura(?)/essenza(?), non so neanche come chiamarla! No, a parte tutto, pensate quello che volete, perché questa storia può avere più interpretazioni e non è detto che ce ne sia solo una giusta.
Mi piacerebbe farla diventare una storia a più capitoli (a dire la verità è nata per essere a più capitoli) però ho un piccolo, piccolissimo (ENORME) problema ed il problema è che non so come farla finire.
Esatto, avete capito bene, questa storia non ha una fine o almeno io purtroppo non l’ho ancora trovata, così, piuttosto che iniziare a scrivere nel dettaglio i vari capitoli per poi lasciarla, abbandonata a se stessa, ho optato per un’altra soluzione: raccontare la storia di Kagome in un’intervista, nella quale lei, rispondendo alle domande e pensando ad alcuni episodi passati, come in una specie di flashback, ripercorra alcune tappe fondamentali del suo amore per Inuyasha.
Spero con tutto il cuore che vi sia piaciuta e prometto che mi impegnerò per trovare una degna fine per questo grande e insolito amore, così da poter scrivere più capitoli. ;)
 
Baci, Aredhel  <3

  
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