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Autore: Ginny    26/02/2008    9 recensioni
Là,
dove il conto alla rovescia si era concluso
amaramente
con la caduta di tutti quanti
e la sua ascesa.

Aveva scoperto la sua più grande passione.
Uccidere.
[Hisoka Centric][NO spoiler]
Genere: Malinconico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Ci Ripensò e Poi Sorrise

CI RIPENSÒ E POI SORRISE

Perchè lui non era altro che un Mago dal Volto Sorridente

*~~*~~*~~*

L’uomo osservò con occhi passivi la lastra di pietra marmorea che fuoriusciva dal terreno di mezzo metro. Nessuna scritta ad ornarla, c’era soltanto quella lapide fredda e liscia ricoperta da un lato da piante rampicanti.

L’uomo si sedette lì di fronte continuando imperterrito ad osservarla. Cadeva sempre nella morsa dei ricordi...

 

Era una di quelle giornate che si vedevano dal mattino. O almeno lui pensava così, poiché il sole aveva splenduto ardente già dalle prime luci dell’alba, il cielo era terso e lui era felice.

 

L’uomo si portò una mano al mento e alzò con un sorrisetto lo sguardo al cielo grigio. Non aveva idea del perché fosse stato tanto felice. Forse non ricordava anche perché lui non sapeva PIÙ cosa volesse dire essere felice veramente.

 

Correva verso casa a gran velocità. Non vedeva l’ora di mostrare alla madre il pesce gigantesco che aveva pescato quella mattina al mare.

Quel giorno si era alzato prestissimo, circa verso le tre. Aveva preso la sua canna, speso la sua paghetta di due settimane per comprarsi delle buone esche e aveva passato tutta la mattinata sotto il sole ad aspettare che il galleggiante –quel piccolo pezzo di legno colorato che si era costruito manualmente non potendo permettersene uno vero- scomparisse sott’acqua.

Nei momenti di calma piatta aveva semplicemente giocherellato con i pochi spiccioli che gli erano rimasti di resto dalle sue piccole compere. Quella monetina spariva e ricompariva tra le sue dita abilmente, anche se a volte cadeva a terra svelando malamente il trucco. Però oramai era diventato abbastanza esperto da riuscire a rubare dalle bancarelle del mercato qualche frutto senza essere scoperto.

Per questo si riteneva un mago.

Fortunatamente, comunque, quella mattina era stato ben ricompensato per aver speso i suoi soldi in quelle esche. Con la preda che aveva catturato avrebbero potuto mangiare per due buoni giorni, lui e sua madre.

Arrivò davanti al cancello di casa -che tra l’altro aveva bisogno di essere aggiustato perché pendeva tutto da una parte- e lo superò con velocità.

Stava per chiamare la madre a gran voce quando sentì dei rumori strani provenire dall’interno dell’abitazione.

Quando appoggiò l’orecchio alla porta sentì voci basse, confuse, forse perché soffocate da pareti che le distanziavano dall’entrata.

Poi le sentì, quelle parole soffocate dal pianto. Di nuovo.

Lasciò cadere a terra il pesce senza nemmeno pensarci.

Strinse i pugni con rabbia.

Erano tornati. Di Nuovo.

Aprì di scatto la sottile porta che rischiò di cadere finalmente in pezzi.

Corse sul pianerottolo freddo e sporco verso il loro piccolo salotto.

Avevano cattive intenzioni. Di Nuovo.

Poi però calmò il passo e con una silenziosità inumana ascoltò le parole che uscivano da dietro la porta della stanza.

“Sono mesi che non paghi l’affitto come si deve. Oggi però non c’è più quel tuo uomo da strapazzo a proteggerti. Perché quel bastardo è morto, no? Da una settimana. Ah, no, sono due. Beh, non cambia molto dopotutto.”

Risate dal suono quasi demoniaco filarono fuori dai buchi della porta erosa dalle tarme.

“M-ma… non possiamo lasciare questa casa! M-mio figlio è ancora così giovane! V-vi prego! Come possiamo fare?” La voce della madre era interrotta perennemente da singhiozzi disperati.

Il ragazzo strinse i pugni. Allora erano veramente loro.

Papà… proprio ora dovevi andartene?” Sussurrò tra le labbra. Poi tornò in silenzio, per ascoltare quell’uomo parlare. Anche se, il ragazzo lo sapeva, quello non era MAI senza scorta.

“Bhe, dopotutto un modo ci sarebbe. Hai un così bel visino che non si può dirti di no.”

Di nuovo quelle risate macabre. Lui ODIAVA quelle risate. Le aveva sentite fin da quando non camminava ancora. Ma suo padre –perché i papà stanno SEMPRE accanto alle mamma- non l’aveva mai lasciata sola e l’aveva sempre protetta e aveva fatto cessare ogni volta quelle risate.

“Sai cosa intendo, no, quando parlo di un modo?”

“…” La donna tacque, annuendo piangente.

Anche suo figlio sapeva cosa intendesse quell’esattore. Un tributo fisico.

E lui -LUI, che era ormai l’unico uomo di casa, che avrebbe compiuto 15 anni dopo un paio di mesi, che era un ragazzo così esile che sembrava potesse essere spezzato dal vento- non voleva che sua madre si offrisse a quegli uomini solo per salvarlo dalla strada. Lui non voleva.

Non sapendo precisamente a che fine sarebbe andato incontro spalancò la porta del piccolo salotto, con uno scatto di rabbia.

Dovete smetterla di venire! Lasciateci in pace!” Urlò, forse con troppa foga.

Gli uomini erano più di quanto si aspettasse. Cinque uomini alti e larghi come armadi. Al centro il loro capo, alto e smilzo, lo guardò con sufficienza.

“E tu chi saresti, scriccioletto? Il sostituto del bastardo morto?”

“NON PARLARE COSÌ DI MIO PADRE!”

Era arrabbiato. Era arrabbiatissimo. Mancava poco che si scagliasse contro quel tipo per saltargli addosso.

“Hisoka, ti prego…” La madre chiamò il ragazzo con la voce tremante.

Lui la ignorò, anche se a fatica.

“Allora, ometto. Che intenzioni hai, per mandarci via da qui? Vuoi forse picchiarci? Ma guardati: hai le braccia che stanno a malapena su da sole.”

E l’uomo rise di nuovo. Quella sua odiosa risata cupa e demoniaca.

Hisoka strinse i pugni. I suoi nervi erano tesi oltre la normalità.

“TACI!” Urlò.

Con uno balzo si scagliò contro lo smilzo, ma non fece in tempo nemmeno a sfiorarlo che uno dei cinque tirapiedi lo fermò con una semplicità impossibile.

“Ragazzino, non fare il pagliaccio. Togliti dalle palle, e lascia che siamo io e tua madre a pareggiare i conti.”

Non mi sposterò da qua finché non ve ne sarete andati!

 

Il prestigiatore sorrise, giocando allegramente con il suo mazzo di carte. Certo che quella volta le aveva prese proprio di santa ragione.

Il naso ed entrambi gli zigomi fratturati, una o due costole rotte e un numero indecifrabile di lividi. Non ricordava però il dolore che aveva sentito. Era fin troppo tempo che non sentiva dolore per ricordarsi come fosse.

Poi smise di mescolare le carte. Il sorriso scomparve dal suo viso.

 

Stava steso inerte a terra. Non sentiva più nemmeno la presenza del corpo. Tanto che il dolore gli sembrava assente.

Tutte le figura che gli passavano davanti agli occhi semi aperti erano sfocate, macchie di colore dalla forma sconosciuta…

Tutti i suoni che gli arrivavano alle orecchie erano flebili, suoni senza senso che gli opprimevano la testa senza sosta…

Il sole

“Bene, è ora di andare.”

Una spiaggia nascosta dove pescare

 “Lasciatemi!”

Quel sorriso paterno

“Su, non fare così…vedrai che ti piacerà…”

Quella voce calda che scaldava il cuore

“No! D-devo…Hisoka!”

“Sai Hisoka, presto me ne andrò da qui”

“Vieni qui! Ci hai promesso qualcosa!”

Gelido vento che ghiaccia e spezza i sogni

“No! No!”

“M-ma…papà! P-perché?!”

Gemiti. Lacrime. Urla.

“Perché?! Perché?! Perché?!”

“..Hisoka…”

“Hisoka. C-cerca di…”

Un sussurro. Poi di nuovo urla. Gemiti.

“NO! NON PUOI LASCIARE SOLA LA MAMMA!”

“…Hisoka…”

“Hisoka, io n-non voglio questo…n-non…”

Grida. Urla. Sussurri… in un immenso eco insopportabile.

“…”

E lui pregava. Pregava di smetterla di fare tutto quel chiasso.

“Hisoka? Cos’hai?”

Voleva coprirsi le orecchie con le mani ma lui non ne aveva la forza.

“H-Hisok…”

“…H-Hisok…”

“HISOKA!”

“…Hisoka…”

“HISOKA! NO!”

“…Hisokano

Un colpo. Secco.

Quella carta era così tagliente…

Basta! Basta! Non ne poteva più! C’era troppo rumore!

Aveva visto tutto rosso, quel giorno…

Tutto rosso…

Urlò pieno di rabbia. Alzandosi a sedere con uno scatto inumano.

Pochi attimi come ore, rimbombarono nella sua mente debole.

Quando terminarono quei pochi attimi, vide di nuovo tutto rosso.

Come quella volta.

Terribile visione di un mondo monocromatico che lascia stupiti e frastornati.

Pozze scarlatte in cui riflettervi il viso, schizzato anch’esso di porpora.

Si allargavano, quelle pozze. Si allargavano più che mai, bagnandogli i piedi scalzi e impolverati, senza volersi fermare.

Erano calde quelle pozze, comparse dal nulla. E sette corpi si stendevano su quell’atroce rosso come ignari di sporcarsi.

Come erano arrivati lì, quei sette corpi? Come?, si chiedeva.

Il tipo smilzo era riverso a terra con un’espressione demoniaca in volto, come lo era stata la sua risata. Il corpo interamente immerso nel rosso, sporcato di quel colore scarlatto, che- se ne accorse in quel momento- sgorgava lento dallo squarcio sul suo collo.

Cinque uomini stavano attorno a lui, stesi a terra, enormi e stonati come una belva in un giardino pubblico. Anche loro erano rossi, come quel liquido che gli bagnava i piedi e anche loro perdevano quel rosso dalla gola.

Sembravano fissare il soffitto in trans. Era strano. Avevano gli occhi così vuoti…

Poi c’era un’altra figura. Di questa non si vedeva il viso. Sembrava dormire prona, con i lunghi capelli neri sparsi dappertutto. Le braccia distese lungo il corpo nudo e rosso. Lividi sulla pelle, segni rossi sulla schiena liscia e perfetta.

Vedeva tutto perfettamente, nei minimi particolari. Quel sangue che sgorgava da ogni parte gli faceva caldo. No, non era disprezzo, paura, nausea. Assolutamente.

Si rese conto in quel momento che quel sangue che bagnava ogni singolo centimetro del pavimento non gli bastava. Non bastava alla sua eccitazione, che non voleva smettere di fremere sotto la vista di tutto quel rosso.

Senza far caso al dolore al torace delle costole rotte e al naso sanguinante, raccolse da terra una delle sue carte. Anche quella era rossa.

Uscì dalla stanza lasciando visibili impronte sul legno del pianerottolo. Con una mano, durante il percorso, tolse dalla carta il sangue che la copriva.

Il suo Joker. Il suo Joker della morte.

Fremendo sorrise maligno.

Lui era un mago nel fare le cose.

Poteva far scomparire una moneta e farla ricomparire, poteva rubare delle mele da una bancarella del mercato per regalarla alla sua [ex]mamma. Però -e nel pensarlo uscì dalla casa, dove il cielo si era fatto nuvoloso e qualche goccia già scendeva impertinente sulla sua testa-, la cosa che più lo aggradava e che gli veniva meglio era tagliare. Tagliare con quelle sue carte.

Guardò il cielo, mentre con passo lento attraversava la strada sterrata che portava fuori dal suo [vecchio] paese.

Sì, i buoni giorni si vedevano proprio dal mattino.

 

Era cominciato a piovere forte, tutto d’improvviso. Però Hisoka non si era mosso da di fronte alla piccola lastra di pietra, quella senza alcuna scritta e ricoperta solo di erbe rampicanti.

Guardò la prima carta del suo mazzo, scoprendo il suo splendido Joker.

Ogni anno, quello lo stesso giorno, osava ricordare il suo passato oramai scordato. Tornava su quella spiaggia dove era stato sepolto suo padre e dove era anche stata sepolta sua madre.

Ogni volta volava coi ricordi a quegli attimi, come uno stupido poeta sentimentale.

Un poeta sentimentale avrebbe guaito a tutto quel dolore.

Ma lui era Hisoka.

Lui era il Mago dal Volto Sorridente.

E ripensando a tutto quel rosso non guaiva. Sorrideva.

 

Là,

dove il conto alla rovescia si era concluso

amaramente

con la caduta di tutti quanti

e la sua ascesa.

Aveva scoperto la sua più grande passione.

Uccidere.

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ANGOLO AUTRICE:

Salve! ^__^ 

Ecco la mia mente malata tornata a colpire voi e la vostra lettura. Forse non si è capito, o forse sì: Hisoka è in assoluto il mio personaggio preferito in HxH... forse momentaneamenta anche di tt gli anime/manga che conosco. Sì, forse è al pari di L...ò.ò non saprei... comunque, come ho già scritto nell'introduzione questo non è per nulla Spoiler... è solo la mia mente contorta che ha lavorato troppo con tutte le verifiche che ho in questi giorni... ò_ò vedete come mi portano bene?  Bhe, spero comunque che abbiate passato un po' del vostro tempo piacevolmente. Allora io vado... ci si sente alla prossima cavolata che mi passa per la mente XDD ciauu. 

PS: Lasciate una recensioncina? ^___________^

   
 
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