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Autore: Ceci Princessofbooks    22/08/2013    2 recensioni
Isabella ha una mente luminosa, un cuore impavido e un'anima alla ricerca dell'amore; sarebbe perfetta, se non fosse per la sua condanna: infatti è un androide, una bambola di porcellana a cui il suo creatore, Mr. Silvergear, ha infuso la vita con i poteri dell'Alchimia perché fosse una compagna fedele per la sua fragile figlia Catherine. Bella vorrebbe vedere il mondo, ma non può scappare: la sua esistenza dipende dalla carica della chiave che porta sulla schiena, e che il suo Maestro, cosi chiama il suo artefice, custodisce gelosamente. Ma quando arriva Edward, il giovane allievo dello studioso, tutto cambia, e Bella non è più disposta ad accettare un destino da cosa. In una Londra alternativa in cui l'Alchimia è una scienza e i dirigibili solcano il cielo, i due giovane lotteranno per il loro amore, e perché, come ogni essere umano, anche a Bella sia concesso di scegliere la propria strada.
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Immagine da DeviantArt, Meredith Dillman


Salve a tutti! Crimson Heart è la mia prima fanfiction su Twilight, ma spero possa soddisfare appassionati e non. Attendo con ansia e piacere i vostri commenti: secondo voi vale la pena continuare? Vale la pena dare una possibilità al parto della mia mente contorta? Grazie a tutti i lettori...


Prologo


Nessuno mi ha mai concesso di avere un'anima.

Il mio costruttore, perché non potrò mai chiamarlo mio padre, si è preoccupato di conferire una certa bellezza ai miei lineamenti: tratti fini, carnagione pallida, un'ombra rosea sulle gote, boccoli color mogano e grandi occhi scuri dalle ciglia folte come lame nere. Mi ha chiamato Isabella, un nome da regina. Ha intrappolato, tra i circuiti che mi animano al posto del cuore, intelligenza e conoscenza, grazie alla tenebrosa sapienza dell'alchimia; ha infuso in me, una macchina dalla crisalide di fanciulla, sensibilità e ragione, e tutti i sentimenti infiniti e sfumati come le variazioni di una melodia di cui sono capaci gli uomini; ma non mi ha mai permesso di usarli davvero, e di lasciarmi trascinare dal loro flusso spaventoso e dolce. Mi ha creata per uno scopo, e uno solo, essere una buona compagna per sua figlia Catherine: una creatura timida e delicata, che io amo come una sorella; ma in cui non brucia alcun fuoco, e che non mi potrà perciò mai comprendere; perchè dentro di me, anche se sono fatta di vapore e porcellana e ingranaggi, c'è una luce, una piccola luce che pulsa e preme, ardendo nei miei pensieri, balenando nelle mie parole come polvere di stelle. E da quando è arrivato Edward, la luce ha premuto più forte.

Fino a quando il giovane pupillo del Maestro non è venuto ad abitare tra le ombre e gli argenti del nostro maniero, non mi ero resa conto di quanto vuota fosse la mia esistenza; quanto le mie giornate, divise tra lo studio e l'assistenza di Catherine, fossero prive di un vero scopo. Io ero nata per diventare una dama di compagnia, un'alleata fidata, mai un'amica. Il Maestro mi insegnava i difficili segreti della sua scienza solo per avere qualcuno con cui discutere, la mia compagna era spesso troppo malata o troppo atterrita dal mondo anche per una semplice passeggiata in giardino. Ma, se non ero felice, non ero neanche tormentata: per me quella vita, senza infanzia, senza profondità, senza un fine era la normalità. Ma nel momento in cui quello straniero mi ha rivolto il suo sguardo, solido e dorato come le gonfie nocciole del parco, è stato come spalancare gli occhi per la prima volta e sentire il mio petto schiudersi ad accogliere tutto il piacere e tutto il dolore dell'uomo. Ricordo tutto, come se fosse inciso nel cristallo: il vento mite d'aprile che gonfiava le tende di cinz bianco, il suono della sua risata, il doppiopetto grigio che fasciava la sua figura snella. Io, in piedi accanto al mio creatore e a sua figlia, indossavo un semplice abito di cotone nero, il colletto alto e candido come i polsini; ricordo addirittura il piccolo cammeo che mi brillava sulla gola, intagliato con un profilo di Atena. Sono dettagli di poco conto, lo so, ma per qualcuno che non possiede altro senso che la vista e l'udito, rappresentano l'unico strumento per richiamare indietro il passato: come altro potrei rievocare le mie memorie, se non sento caldo o freddo, se non posso gustare un sapore, se mi si può solo descrivere una fragranza? Eppure, in quell'incontro per la prima volta conobbi in me il calore: un calore guizzante e vivo e trascinante che mi lasciò ubriacata. Quasi non udii Edward quando si inchinò di fronte a me, sussurrando:-É un piacere conoscerla, Miss Isabella.- Nessuno mi si era mai rivolto con tanta cortesia: nessuno, tranne nelle lezioni del Maestro, si era rivolto a me come ad una persona vera. Piano, senza fretta, si portò la mia mano alle labbra, sfiorandola in un rapido bacio.

Mai ho desiderato così tanto di poter sentire un tocco.

Spiego tutto questo per un motivo molto semplice: perché voglio comprendiate che cosa mi abbia spinto ad agire come mi è accaduto, e perché, nonostante tutto il dolore e la rabbia e la paura che ne sarebbero derivate, non cambierei nulla.

Spiego tutto questo per cominciare a raccontare, e lasciare prova della mia esistenza con una magia più antica e forse più potente dell'alchimia: la magia delle parole.

Questa è la storia di Bella, la bambola meccanica, e del giorno in cui scoprì di avere un cuore.

   
 
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