Le ossute mani di un pianista scorrono sui tasti con fluidità maniacale, perfetta.
Una melodia prende vita, distrugge.
Una saetta spezza un cielo plumbeo, esplode.
Spam, senza pensiero falcia i suoi pensieri.
Piccole gocce di pioggia si spiaccicano contro un muro bianco, vuoto, immobile. 
Un secondo, e la sua voce si perde, per sempre.

La melodia esplode in un caleidocopio di sensazioni attraverso la cassa, attraverso un pallino spugnoso.
Si infrange in piccoli cocci. Infiniti, incompiuti.
Necessitano di qualcosa, un po' di colla, un po' di silenzio.

Ascolto in silenzio, con gli occhi chiusi, con le mani congiunte.
4:50, stop melodia, stop pace.
Fine.
Mi annoio nuovamente.
Giornate vuote, inconcludenti, apatiche.
Giornate piatte, uguali, monotone.
La noia sta schierando il suo esercito, pronto ad attaccarmi con violenza.

Leopardi afferma che la noia è sterile, o qualcosa così.
Leopardi si sbagliava di grosso.

Antimateria di pensieri.
Romanzi non scritti, romanzi creati.
Desideri insaziabili, sogni logoranti.

Vado a Kingsbridge, osservo Jack che scolpisce nella pietra una figura.
Ci mette attenzione, cura, 
passione.

Ritorno a guardare la pioggia che infuria.
E scorgendo l'orizzonte ti desidero più che mai.
Breve distanza, interminabile percorso.
Destino crudele, labbra fiammeggianti e bramose.

Dove sei? 

"Sono qui, a pochi chilometri da te. Sono in un cellulare. Sono nel tuo cuore. Sono nei tuoi sogni. Sono ovunque.
Tu sei ovunque.
Ma non ci sei."