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Autore: syontai    22/08/2013    12 recensioni
Nata...una ragazza piena di insicurezze e dubbi. Una notte si ritrova in un castello. Qui incontrerà il suo principe, e capirà che in fondo è sempre stata una ragazza forte, doveva solo dimostrarlo al mondo. Doveva dimostrarlo al suo vero amore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maxi, Naty, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nata principessa per una notte. E il suo principe?

Aveva sempre saputo che Ludmilla amava pensare in grande, ma non avrebbe mai immaginato qualcosa del genere. L’auto della madre si fermò di fronte a una scalinata in marmo bianco mentre le luci all’interno gettavano delle lunghe ombre. “E’ questo il posto?” chiese la madre titubante. La figlia annuì piano. Una festa in un castello era una novità assoluta, l’evento più atteso allo Studio. “Certo che la tua amica Ludmilla ha fatto le cose in grande questa volta!” esclamò la donna al volante incantandosi a guardare l’imperiosa struttura. Nata sbuffò e scese dalla macchina, una Peugeot nera, attenta a non far sgualcire il vestito. Le scarpe con dei tacchi bassi di un colore rosso acceso erano perfettamente abbinate al suo vestito lungo rosso fuoco. Con molta attenzione salì le scale. Odiava i tacchi. Ludmilla le ripeteva sempre che i tacchi erano il simbolo della femminilità, ma lei preferiva di gran lunga delle scarpe più comode. Già sentiva i piedi doloranti. Sbuffò impercettibilmente fermandosi di fronte a un energumeno con un abito nero e degli occhiali scuri. “Lei è…?” chiese l’uomo prendendo un lungo elenco appoggiato su un tavolino lì vicino. “Natalia Ferrar” rispose educatamente facendo un timido sorriso. L’uomo scorse lentamente l’elenco quindi fermò il dito a metà e annuì piano. “Perfetto. Si goda la festa” le disse permettendole l’accesso. Godere la festa. La stava prendendo in giro? Non vedeva che si era presentata da sola, senza amici, senza un ragazzo? Sbuffò nuovamente. La serata stava partendo già malissimo. Non appena entrò nella sala la sua attenzione fu subito catturata da un lampadario di cristallo che troneggiava sul soffitto e illuminava la sala arredata elegantemente. Andres le venne incontro sorridendo. “Nata, finalmente sei arrivata. Wow, stasera i tuoi ricci sono fantastici” si complimentò con un sorriso. La ragazza si sentì molto lusingata, ma vide in un angolo della stanza Maxi parlottare con Camilla. Maxi…il suo Maxi. Era bellissimo quella sera, come sempre d’altronde. Ovviamente non portava il cappello, lasciando così scoperti i suoi capelli ricci scurissimi. Indossava una camicia bianca e sopra una giacca nera, dello stesso colore dei pantaloni. Non appena si fu accorto del suo arrivo le lanciò un’occhiata di sfuggita quindi tornò a parlottare con Camilla. Cominciò a guardare con odio Camilla, con il suo vestitino verde lungo fino alle caviglie. Si pentì subito della cattiveria che stava dimostrando. Non era colpa di Camilla dopotutto se le cose tra lei e Maxi non erano andate affatto bene. Si mosse verso il centro della stanza con passo incerto, lanciando l’ennesima maledizione a quelle scarpe con i tacchi scomodissime. “Carissima Naty, finalmente sei venuta!” esclamò Ludmilla tutta euforica, allontanandosi da un gruppo di invitati con cui stava parlando e venendole incontro abbracciandola. Sembra proprio una principessa, fu il primo pensiero di Nata. Quel vestito rosa pallido, pieno di nastri e ricami. Quell’acconciatura elegante e sofisticata. Si sentì parecchio gelosa, ma d’altronde le sembrava giusto, era lei la festeggiata. Si ritirò in un angolino della sala mentre la musica partì di colpo. Tutti si stavano buttando sulla pista, tranne lei. Come sempre. Gli occhi le divennero lucidi: era stanca di essere considerata unicamente come il tirapiedi di Ludmilla. Nessuno sapevo chi fosse la vera Nata.
Qualcuno sapeva forse che bastava un gelato per strapparle un sorriso?
Qualcuno sapeva che amava fare volontariato presso l’ospizio vicino casa sua?
Qualcuno sapeva che era una ragazza che amava sognare e che aspettava il suo principe azzurro?
Qualcuno conosceva Nata?
Nessuno. Nessuno era la risposta a tutte quelle domande. Alle persone stava bene così. Perché modificare la loro opinione? Nella loro stupidità si fidano solo dell’apparenza, non si preoccupano di scavare in profondità, perché non vogliono che i loro punti di riferimenti vengano distrutti. Scoprire che una persona come lei aveva un animo buono come se non più di loro, li avrebbe solo fatti sentire inferiori, sbagliati. E allora perché non additare lei come quella sbagliata? In fondo così tutti ci avrebbero guadagnato. Tutti tranne lei, ovviamente. Si sedette su una sedia in fondo e vide che Maxi continuava a guardarla, con un’espressione seria che non aveva mai visto. Sembrava stesse pensando a qualcosa di importante. Avrebbe pagato oro per sapere di cosa si trattasse. Forse ancora una volta stava pensando a quanto la odiava. In fondo anche lui era come tutti gli altri. Cieco. Si alzò per avvicinarsi a un cameriere e prese un drink dal vassoio argentato. Lo mandò giù tutto d’un fiato e ritornò alla sua sedia solitaria, proprio come lei. Sorrise amaramente vedendo Francesca ballare con Federico mentre Marco li guardava geloso. Lei aveva addirittura due ragazzi che le morivano dietro. Ma nessuno poteva battere Violetta. Federico, Broadway, Thomas, Leon, Diego…tutti i ragazzi stravedevano per lei. E la cosa che le faceva venire i nervi è che sembrava non accorgersene. Guardava tutti con quell’assoluta innocenza e ingenuità. Non poteva crederci. Una cosa però la rendeva felice: era stata lei ad aiutarla a trovare il vero amore.
“Nata!” esclamò Violetta, prendendo una sedia e mettendosi accanto a lei. “Come mai stai qui tutta sola?” chiese preoccupata. Nata fece un sorriso tirato. “Non mi sento molto bene”. Violetta le prese le mani e sospirò. “Con me ne puoi parlare. E’ per Maxi?”. Nessuna risposta. “Io posso parlarci! Dopo tutto quello che hai fatto per me sarebbe davvero il minimo” le assicurò comprensiva. Nata scosse la testa spaventata. “No, non farlo, non voglio” sussurrò debolmente. Qualcuno interruppe la loro conversazione. “Ecco il vostro succo d’arancia, madame” chiese Leon porgendo un bicchiere con del liquido arancione a Violetta. “I camerieri mi hanno quasi riso in faccia quando l’ho chiesto” aggiunse poi ironico. Ebbene si, grazie a lei Leon e Violetta erano tornati insieme. Era stata lei a farli chiarire rivelando il piano di Ludmilla e Diego. Erano una coppia stupenda a suo parere, e non capiva perché la sua amica li volesse dividere ad ogni costo. “Chissà cosa avranno pensato” disse Violetta sorridendo e sorseggiando il suo succo. “Oh, ci ho già pensato io” esclamò Leon con un ghigno soddisfatto, tirandosi su le maniche della camicia nera che stava indossando. “Leon…” si lamentò guardandolo male. “Mica avrai fatto ricorso alle mani? Lo sai che non lo sopporterei”. Il ragazzo alzò le mani con fare innocente. “Sai che non lo farei mai, gli ho solo dato qualcosa su cui riflettere…Nata, anche tu mi avresti appoggiato, giusto? Insomma altrimenti che razza di cavaliere sarei?” chiese scherzando, mentre la sua ragazza si era alzata e gli aveva dato un colpetto sulla spalla per riprenderlo. “Ha ragione Leon. Violetta, dovresti ritenerti fortunata” disse con un sorriso dolce, osservando il volto trionfante di Leon. Il ragazzo esultò per aver ottenuto l’appoggio di Nata, mentre Violetta lo rimproverava con lo sguardo. “Ti spiace si ti rubo Violetta per un ballo?” chiese poi, prendendo a guardare la sua ragazza innamorato. “Figurati, divertitevi” li rassicurò Nata, con fare nostalgico. “Mi concedi questo ballo, mia principessa?” chiese Leon, facendo un breve inchino e baciando la mano di Violetta. La ragazza arrossì vistosamente, ma poi annuì piano e si lasciò guidare da Leon al centro della pista. I due si abbracciarono e cominciarono a ballare un lento, sussurrandosi di tanto in tanto qualche parola dolce.
Che belli, pensò Nata. Non fece in tempo a staccare lo sguardo da lei che vide Maxi fissarla nuovamente. Come mai continuava a guardarla? La faceva sentire a disagio. Un brivido le corse lungo la schiena, come se le sue occhiate fossero fatte di ghiaccio. Lo vide dire qualcosa a Broadway con cui stava parlando e venire verso di lei. Subito delle immagini terribili affollarono la sua mente. ‘Sei proprio come Ludmilla’, ‘Non ti voglio vedere mai più’, ‘Come fai a divertirti a fare del male alla gente?’. Gli insulti peggiori per bocca di Maxi la stavano portando alle lacrime. La sua immaginazione lavorava, ed era sicura che sarebbe presto scoppiata in lacrime. Si alzò e corse verso l’uscita. Maxi si allarmò e le corse dietro.
Di nuovo la scalinata in marmo. Cominciò a scendere i primi scalini, ma si rese conto di stare andando troppo lentamente, quindi si tolse le scarpe con i tacchi e le lasciò sulle gradinata, per poi correre via, inseguito da Maxi. Si fermò solo quando fu sicura di non essere più inseguita. I piedi scalzi sul sentiero freddo di pietra rallentarono il passo e con essi anche il suo respiro tornò regolare. Incredibile, quel castello era provvisto anche di un magnifico giardino. Ludmilla non si faceva mancare mai nulla, questo era certo. Si fermò di fronte a una fontana i cui zampilli creavano un piacevole gorgoglio. Una panchina proprio lì di fronte attirò la sua attenzione. Si avvicinò e si sedette sul freddo marmo. Concentrò la sua attenzione su quel paesaggio notturno. L’acqua emanava dei riflessi argentati grazie alla luce lunare, e il silenzio rotto solo dal rumore dell’acqua le dava un’idea di pace. Le piaceva quel posto, le piaceva poter stare lontano dagli occhi malevoli degli altri, la possibilità di non essere giudicata. Il suo sguardo si spostò al cielo e la luna a mezzaluna la fece sorridere. Si sentiva come una bambina emozionata, che si stupiva di ogni piccolo particolare di quel paesaggio semplice, ma affascinante. Si alzò e si mosse verso la fontana. Una volta arrivata sporse il suo volto per osservarne il riflesso. Un sorriso le si allargò ancora di più sul suo volto. Eccola, quella era Nata. E nessuno poteva conoscerla meglio di lei. Sfiorò con il dito la superficie disfacendo così il suo riflesso. Ripensò a Maxi inconsciamente, a tutti i momenti passati con lui. Amare non era mai stato tanto doloroso per lei. Alcuni ragazzi si erano interessati a lei, ma sapeva che era sempre stato per avvicinarsi a Ludmilla. Invece con Maxi era stato diverso. Lui si era avvicinato e le era stato vicino quando aveva provato dolore. Nel buio aveva trovato la luce dell’amore grazie al suo aiuto.
Ma adesso era tutto finito.
Era come se qualcuno avesse disfatto il riflesso di loro insieme sull’acqua della vita facendo cadere un sasso.
Un sasso caduto fino in fondo, che aveva causato la rottura di tutto.
La fine di un sogno. Un sogno bellissimo, ma pur sempre un sogno.
Improvvisamente vide non solo il suo riflesso ma anche quello di un ragazzo. “Come mai sei scappata?” chiese Maxi, tenendo qualcosa dietro la schiena. “Io…non stavo molto bene” disse con la voce rotta dal pianto. Con le mani cercò di asciugare le lacrime. Uno sforzo vano, perché il ragazzo sembrava aver capito tutto. Le prese la mano, mentre teneva ancora un braccio dietro la schiena, e la condusse alla panchina facendola sedere e posizionandosi al suo fianco. “Non sai mentire molto bene, o almeno non a me” disse con un sorriso rassicurante. Nata lo guardò timidamente, ma poi riabbassò lo sguardo. “Ho qualcosa per te” aggiunse poi, tirando fuori un paio di scarpe rosse, le sue scarpe, quelle che aveva lasciato sulla scalinata. “Di solito Cenerentola perde una scarpetta sola” esclamò scoppiando a ridere. “Beh, dovresti sapere che non sono propriamente una principessa” si giustificò alternando alle risate qualche singhiozzo. “Dipende dai punti di vista. Per me lo sei” sussurrò facendo un’espressione dolce. Le lacrime ripresero a scendere rade. Era felice, non si aspettava che Maxi l’avrebbe trattata così gentilmente. “Lo sai che non sto più con Camilla? Siamo solo buoni amici” disse con noncuranza guardando il cielo stellato. Il cuore di Nata fece una capriola. Perché glielo stava dicendo? Non lo sapeva. Forse non tutto era perduto. No, tu sei Nata, nessuno ti amerà davvero, pensò Nata, cercando di convincersene. “Posso?” chiese il ragazzo indicando il paio di scarpe. Lei annuì piano e Maxi si chinò facendogli indossare le scarpe una ad una. “Ho saputo di quello che hai fatto per Leon e Violetta. Sei stata davvero coraggiosa, e ho visto che hai comunque fatto pace con Ludmilla”. “Sono la sua unica amica, non vuole perdermi” rispose con un sorriso mesto.  “Prima ho sbagliato quando ho detto che sei una principessa. Tu sei già una regina. Non hai bisogno di un principe, hai una forza invidiabile. Devi solo tirarla fuori” la incoraggiò. Nata gli prese la mano e lo guardò negli occhi. “Ogni ragazza ha bisogno di un principe” ribatté arrossendo. “Beh, io non sono propriamente un principe” disse Maxi imbarazzato. Nata sorrise e si avvicinò fino a far congiungere le loro labbra.
Un bacio dolce, casto.
Un bacio che risvegliò in entrambi un amore creduto sopito.
Un bacio che avrebbe ricreato un legame creduto distrutto.
Si separarono guardandosi ancora negli occhi, quindi Nata gli accarezzò la guancia e scoppiò a ridere, per poi dire le seguenti parole. “Dipende dai punti di vista, Maxi. Per me sei un principe. Il mio principe”. 









NOTA AUTORE: non posso commentare che devo staccare, ma spero che questa piccola OS vi piaccia. Fatemi sapere e commentate. Finalmente scrivo qualcosa sui Naxi! I fan di questa splendida coppia diranno un bel 'finalmente'! Notare che comunque un pezzettino Leonetta l'ho dovuto mettere xD Grazie a tutti e buona lettura :D Fatemi sapere
  
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