Il ritorno.
P.O.V
Sebastian
Per
le vacanze estive ero tornato a Parigi, i tre mesi più
lunghi della mia vita:
la mia famiglia, neanche a dirlo,non mi aveva lasciato un minuto per
riprendermi dal viaggio che mi era letteralmente saltata
addosso,valigie incluse.
Dopo
tre lunghi mesi di urla,scopate senza nome e sorelle costantemente
mestruate
ero quasi felice di tornare alla Dalton perchè,anche se
c’èra meno libertà di
“evadere”, non ci sarebbero state portatrici di
vagina sclerotiche ad aspettarmi
alzate agli orari più impensabili.
Entrai nel dormitorio a
testa alta, come
sempre del resto, scostando malamente un gruppo di novellini per
entrare nella
mia stanza che, a quanto pare, era stata già occupata da
Thad-sono-una-piattola-Harwood che fissava inebetito la finestra.
-Allora
Harwood? Non vieni a salutare il tuo amato compagno di stanza?- lo
schermii
come a mio solito non ricevendo però nessuna risposta, Thad,
al contrario di
come mi aspettavo, restò nella stessa posizione
sussurrandomi flebilmente,
senza neanche guardarmi -Ciao Sebastian-.
Lo guardai
interrogativo,prima di
buttare la mia valigia sul letto e andare a fare
“conoscenza” con qualche nuovo
acquisto della scuola,non avevo mica tempo da perdere con le piattole
io.
Mezza
notte passata,il mio corpo oscillava pericolosamente ma la mia testa
era
abbastanza lucida da impedirmi di cadere come un sacco di patate, la
stanza era
a malapena illuminata dalla piccola lampadina sul comodino e una sagoma
scura
che, solo dopo essermi quasi fatto prendere dal panico, riconobbi come
Thad era
ancora lì, seduto sul letto nella stessa identica posizione
e gli occhi rivolti
alla finestra
-Dio Harwood, mi hai quasi
fatto prendere un
colpo- biascicai con la mente annebbiata cercando di rallentare il
battito.
-Scusami,
non volevo spaventarti- sussurrò appena con lo sguardo
annebbiato, perso in un
mondo di cui non facevo parte.
Fu
Thad il primo a mettersi sotto le coperte, ancora vestito ,con una
maglietta
sformata e dei jeans. Qualcosa in quella piattola stava decisamente
cambiando
,pensai prima di mettermi a dormire.
P.O.V
Thad
Mi
alzai di scatto, Sebastian era inginocchiato di fronte a me mentre un
liquido
informe mi scorreva sulle guance, ingenuamente pensai subito al sangue
prima
di capire che si trattava di lacrime.
-Brutto
sogno?- il sussurro apprensivo di Sebastian mi fece desistere dal
spostare
malamente la sua mano dalla mia spalla -No- sussurrai secco cercando di
allontanarmi il più possibile da lui senza però
sembrare brusco.
-Come
ti sei fatto quel taglio?- chiese accennando al piccolo pezzo di spalla
,martoriata dalle cicatrici, che la maglia aveva lasciato
involontariamente
scoperta -Non sono affari che ti riguardino- risposi a stento
appiattendomi di
più contro al muro.
Lo
vidi abbassare gli occhi e ,ignorando il senso di colpa, mi ripetei che
non
potevo fare diversamente, lasciarmi vedere così fragile da
lui era stato uno
sbaglio da non rifare
-Volevo
solo essere gentile- disse sprezzante tornando nel suo letto, lasciando
un
alone di vuoto intorno a me, così,ignorando ancora una volta
il mio corpo che mi
supplicava di avvicinare Sebastian e dirgli tutta la verità,
mi rigirai nel
letto, sperando che l’alba arrivasse presto e ringraziando mentalmente il
blazer che copriva
,per mia fortuna, quasi ogni parte
del
corpo.
P.O.V
Sebastian
Guardai
scocciato la sveglia che segnava le sei e mezzo del mattino mentre dei
rumori soffocati
arrivavano dal bagno,ero stato svegliato da quello spiraglio di sole
impertinente che mi si era puntato dritto sulla faccia e di certo non
ne ero
contento. I rumori, che si rivelarono singhiozzi, non accennavano a
smettere
ma, ignorando lo stomaco che si strinse in una morsa soffocante, uscii
dalla
stanza per prendermi un caffè dicendomi tra me e me che non
avrei potuto far
nulla per Thad, rabbrividendo poco dopo per la consapevolezza di aver
dimenticato di chiamarlo per cognome.
P.O.V
Thad
Uscii
dalla stanza, cercando di evitare di essere spintonato dai novellini o
incrociare qualcuno che mi conoscesse. Fino a metà corridoio
il mio “piano”
funzionò fino a che non mi immobilizzai lì, in
mezzo al corridoio. Uno specchio
si era appena rotto.
Flash back
-So
che sei qui Thaddino, è inutile che ti nascondi-
Terrore,
era quello tutto ciò che riuscivo a sentire
-ESCI DANNAZZIONE- urlò subito dopo. Lo stavo irritando e lo
sapevo benissimo così cercai di rimanere il più
fermo possibile sobbalzando
subito dopo sentendo le sedie schiantarsi contro il muro.
–Devi ubbidire a
tuo padre Thad- sussurrò
mellifluo avvicinandosi pericolosamente al mio nascondiglio, non me ne
accorsi
neppure, uno scatto repentino e il mio polso fece uno strano rumore. Mi
si
annebbiò la vista mentre trattenevo le urla pensando solamente che lui adorava sentirmi urlare.
-Sai
che non devi farmi arrabbiare- ,parole dette con rabbia animalesca,un
pugno
sullo specchio di fianco a noi che andò in mille pezzi, le
schegge che mi
ferivano il viso ma il peggio arrivò solo quando il vetro
più affilato mi si
piantò sulla schiena manovrato dalle sue braccia.
–Amo
disegnare su di te- un rantolo uscii dalla mia bocca. Tutto quello era
solo
l’inizio.
Fine flash back
–Thad?-una
mano sulla spalla mi riportò bruscamente alla
realtà mentre il professor Horan
mi guardava stralunato -Va tutto bene?- la campanellà
suonò, il primo giorno di
scuola era ufficialmente iniziato.