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Autore: lousoulmate    23/08/2013    1 recensioni
[Photographer!Louis] [Florist!Harry] ][Flower crown!Harry] [Paris AU]
A Parigi c’è una casa con moltissime foto attaccate alle pareti che ritraggono dettagli di persone, artisti di strada, nuvole e fiori. Ora, a queste foto si sono aggiunte quelle di un ragazzo dagli occhi verdi e un corona di fiori in testa.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Louis Tomlinson è sempre stato un bambino curioso, uno di quelli che fanno mille domande con gli occhietti vispi che osservano ogni più piccola cosa.
Fino a quando a sei anni non gli è stata regalata una macchina fotografica usa e getta, grigia ricorda ancora, e da allora ha smesso di fare domande e fotografare da sé le risposte.
Ha capito che preferiva fare così.
Se chiedeste a Louis Tomlinson cosa vuol fare nella vita risponderebbe catturare.
Ma catturare cosa? Frammenti di vita, sensazioni, colori, tutto ciò che coglie la sua attenzione. Così, Louis Tomlinson, ventuno anni appena compiuti se ne va sempre in giro con una macchinetta fotografica appesa al collo, come la coperta di Linus.
Sembra un tipo buffo a primo impatto: cappello con visiera rossa, maglietta a righe blu, pantaloni aderenti, scarpe rigorosamente senza calzini e un sorriso birichino sul viso.
Louis passa la vita a fotografare.
O forse è meglio dire che passa così il suo tempo libero, dato che lavora part-time in un negozio di dischi che un tempo era di suo padre ma che ormai è diventato di sua proprietà,  ha sempre saputo che non faceva per lui in realtà.
Fin da piccolo è stato attratto dal modo di camminare delle persone, dalla loro postura, dalla direzione del loro sguardo. Secondo lui sono tutti segni, ogni caratteristica dipende dal carattere di una persona, così prova a immaginarsele, forse qualche volta ci azzecca anche.
Magari chi cammina tenendo alto il viso è una donna in carriera, sicura di se che ha tutta la vita davanti; chi ha un passo tranquillo è qualcuno soddisfatto della propria vita.
Sì, è particolare, ha molte fisse come quella di cercare di capire la forma delle nuvole, come se potesse dare un senso alla sua vita o alla giornata. Ovviamente non è così.
Oppure camminare per le vie di Parigi di notte perché pensa che il silenzio non debba essere sprecato.
Ma più di tutto, fotografa. Vie, strade, palazzi, artisti di strada, bambini.
Quello che cerca di raccontare sono storie. I suoi soggetti preferiti sono i volti delle persone perché raccontano cose.
Tutto a Parigi gli sembra degno di nota, ogni più piccolo dettaglio è essenziale.
Ha sempre detto che “Sono i dettagli che fanno la differenza” quindi non si fa scrupoli e cattura le differenze. Ciò che rende particolare e diverso un soggetto da un altro, perché un’altra cosa che ha sempre detto è che “A essere diversi non c’è niente di male”.
Si ostina a cercare le cose difficili perché dopo di tutto con quelle semplici non c’è gusto. Cammina per le strade, i vicoli, sorride ai passanti solo per il gusto di farlo.
Maniche corte, sandali e un cappello in testa, conciato così sembra quasi un bambino, se poi si aggiungono i super eroi sulla sua maglietta e lo zaino sulle spalle, il gioco è fatto.
 
 
È estate, le strade di Parigi sono in festa. Un turbinio di colori, di voci, odori.
Folle di turisti che seguono le guide osservano il mondo con occhi curiosi.
Neanche se ci fossero nascoste le meraviglie del vado di Pandora.
C’è una gran confusione e sebbene Louis ami il silenzio non può fare a meno di sorridere.
È proprio una bella giornata.
Sorride a un artista di strada che sta dipingendo il suo ultimo quadro, quando sente un suono che gli pare familiare e si accorge che in realtà non è altro che la suoneria del suo telefono. Lo prende dalla tasca, controlla il numero e risponde.
“Ei El, come stai?”
La ragazza dall’altro capo della cornetta è Eleanor, una delle sue migliori amiche.
Capelli castani, occhi da cerbiatta e gambe snelle.
Una bella ragazza sebbene sia una rompiscatole di prima categoria.
Forse perché telefona la mattina o durante l’ora di pranzo che è l’unico momento della giornata nel quale Louis può rilassarsi e prima di andare a dormire.
E questo lo fa praticamente ogni giorno.
Ma Louis lo sa che lo fa solo per il suo bene e che non è stato facile per lei vederlo in quello stato dopo aver rotto con James.
Piangere ogni sera accanto a una tazza di cioccolata calda non è il massimo e lei di certo non vuole che lui si senta mai solo.
Quindi non può certo biasimarla. E poi è un’ottima amica nonostante tutto.
“Bene, tu?” risponde accorgendosi di avere la gola secca. Tutta colpa del caldo.
“Bene, ieri ho conosciuto un tipo! Dovresti vederlo, ti piacerebbe! Vedessi che muscoli che ha! E poi...” non smette di parlare, è un fiume in piena.
“El starei tutto il giorno a sentirti parlare di quanto sia magnifico questo tipo ma è la mia giornata libera e vorrei passarla a fotografare, se non ti dispiace” risponde con voce piccata.
“Oh si certo Louis, scusa se ogni tanto chiamo eh” sembra arrabbiata ma lui sa che lo fa solo per scherzare, ama sentirsi importante.
Infatti “El sai che amo sentirti parlare ma ora veramente vorrei rilassarmi e stare un po’ da solo” dice con voce dolce sperando che le sue parole facciano fatto l’effetto desiderato.
“Va bene Lou, giusto perché sei tu eh.” Risponde la ragazza “Un bacio, ci sentiamo dopo” “Come se non facessimo altro tutto il giorno” non gli dà neanche il tempo di replicare che ha già attaccato il telefono. Che tipa strana, si ritrova a pensare.

Louis si passa una mano sulla fronte, si scansa la frangia dagli occhi perché dannazione gli dà fastidio ma si ostina a non tagliarla, è più forte di lui.
Alza il viso e guardando negli occhi una bambina gli sembra di avere una sorta di flashback. Come se avesse dimenticato qualcosa, ma non riesce a ricordare cosa.
È quello il problema.
Si ricorda che in un film di Harry Potter un ragazzo aveva un oggetto che gli permetteva di sapere quando stava dimenticando qualcosa, gli farebbe sicuramente comodo.
Il lavoro deve riprenderlo domattina alle otto, la bolletta dell’acqua l’ha pagata ieri dopo un’interminabile fila alla posta che ha messo a dura prova la sua pazienza, poi ha chiamato Liam per ringraziarlo dell’ottima cena che gli ha offerto e quindi non c’è proprio nulla ma nulla che può aver dimenticato.
Quando poi alzando gli occhi al cielo realizza di aver dimenticato il compleanno di sua madre, gli viene voglia di urlare.
Che razza di figlio è uno che si dimentica il compleanno della propria madre?
Dove ha la testa in questi giorni?
Beh certo  non è facile vivere da solo tra i turni al lavoro, (stancanti da morire), le fotografie (che non fanno altro che aumentare) da sviluppare e le bollette da pagare (che sono sempre troppe) ma è quello che ha sempre voluto fare nella vita, quindi non si lamenta.
E poi dopotutto è sempre sua madre, lo perdonerà per essersi scordata del suo compleanno. In fin dei conti gli ha perdonato cose peggiori.
Tipo quando ha appiccato il fuoco al divano a sei anni giocando con Stan e ancora giura di non averlo fatto apposta, ma capitelo in fondo era solo un bambino troppo vivace.
O quella volta in cui ha fatto colare l’olio sul balcone dei vicini causando gravi danni alle piante. Era più grandicello ma in fondo nemmeno quella volta l’aveva fatto di proposito. Quindi sì, decisamente, suo madre gli ha perdonato cose peggiori di un compleanno dimenticato.
Eppure dovrà pur esserci qualcosa che può fare no?
Insomma è in una delle città più belle del mondo, in una bella giornata di sole, con negozi in ogni dove. Deve trovare un rimedio.
Louis si gratta il mento, ha l’espressione assorta come se i pensieri fluissero davanti ai suoi occhi.
Poi a un tratto sorride come se avesse avuto l’idea del secolo.
Le comprerà dei fiori. Sono un classico, piacciono a tutte le donne e le fanno sentire amate, è semplicemente perfetto.
Ora non resta che trovare un fioraio, come se fosse una cosa facile da fare.
Ci sono così tanti negozi, negozietti, bazar che non sa proprio da dove cominciare.
Gli viene voglia di strapparsi tutti i capelli.
E addio alla sua giornata di riposo, fotografie e sole.
Ma in fondo sapeva che sarebbe andata così. Non va mai niente come organizza.
Allora decide di incamminarsi, prima inizia prima finisce, no?
Facendosi strada tra i mille turisti sempre attento alla sua Nikon e a non farla danneggiare, rassegnato al fatto di dover rinunciare a una giornata che aspettava da tempo, intraprende una stradina dove sembrano esserci dei negozi. Che sia proprio il posto giusto?
Sempre con lo zaino in spalla, lo sguardo basso a terra e poca speranza nel cuore si fa strada scorgendo ai lati della strada delle insegne ma nessuna sembra fare al caso suo.
Un giovane ragazzo sulla trentina dall’aria stanca e assonnata è in piedi all’entrata di una rosticceria dall’insegna vecchia e logora, gli passa davanti e sorride, solo perché ama farlo.
Il giovane ricambia e Louis procede diritto fermandosi stavolta davanti a un negozietto di libri usati dove c’è un signore con i baffi alla cassa e l’odore della carta che arriva fino alle sue narici che gli fa quasi venire voglia di entrare, poi si ricorda che ha qualcosa di più importante da fare.
Fortuna che porta sempre con sé una bottiglietta d’acqua, il caldo è quasi insopportabile e Louis non ha mai amato il caldo.
Ha quasi perso le speranze dopo essere stato in un negozio di abiti usati, dove una vecchina con dei capelli lunghissimi, i più lunghi che Louis abbia mai visto, ha quasi cercato di vendergli un vecchio foulard rosso che si è di certo risparmiato; dopo essere stato quasi coinvolto in un litigio tra moglie e marito che non sapevano scegliere il colore di un quadro quando alza gli occhi quasi sconsolato e scorge, chiedendosi se se la stia immaginando, un’insegna a forma di margherita cinquanta metri più avanti.
Beh un fiore non può che indicare un fioraio, no?
Quasi non ci crede, quindi con un po’ di speranza nel cuore e gli occhi fissi all’insegna si avvicina a passi incerti.
Giura che è l’ultimo negozio che cerca, se non va bene neanche questo vorrà dire che sua madre si dovrà accontentare di una chiamata, in fondo basta il pensiero, giusto?
Arriva al negozio e non è molto grande eppure sembra contenere un mondo al suo interno. Pensa di non aver mai visto una così vasta varietà di fiori.
Ogni forma, colore o dimensione di fiori sono contenuti in quel punto del mondo. Soprattutto sono ben curati. 
Chi gestisce il negozio dev’essere un tipo preciso e che ama ciò che fa.
Si vede che sono frutto di una passione
A lato dell’entrata un vecchio e logoro bancone a elle dietro il quale sembra non esserci nessuno. Alle pareti bianche neanche a farlo apposta un orologio a forma di girasole segna le due e cinque. Caspita, pensa Louis, ha saltato pure il pranzo. Di male in peggio.
Quadri di paesaggi di ogni genere e grandezza sono affissi alle pareti.
Il negozio è vuoto ma dopotutto a quell’ora non ci sono mica molti disperati come Louis. Nota che sul bancone, che sembra essere stato appena lucidato, c’è un campanello e gli sembra una buona idea suonarlo poiché pare che non ci sia nessuno pronto a riceverlo. Così si fa avanti e “Permesso” dice senza ricevere risposta.
Un po’ scoraggiato suona il campanello. E ancora niente.
Gli sembra davvero di essere da solo.
Proprio adesso che forse aveva trovato ciò che cercava. 
Ma si sa che la fortuna non è mai dalla sua parte.
“Ti serve aiuto?” una voce bassa e roca gli giunge alle spalle, provocandogli non pochi brividi alla schiena.
E poi gli è quasi preso un colpo dato che un attimo prima pensava di essere completamente solo.
Si gira lentamente trovandosi davanti a quello che sembra avere l’aria di qualcuno uscito da un fumetto.
Un ragazzo alto, riccio, con una corona di fiori tra i capelli, sì proprio così, profondi occhi verdi che lo scrutano come fosse qualcosa di anomalo, tratti ancora delicati su quello che sembra un ragazzo appena cresciuto.
Spalle larghe ricoperte da una camicia a quadri rossa e sopra una giacca di jeans, gambe che sembrano continuare all’infinito e un paio di jeans a sigaretta.
Per un momento gli si mozza il fiato poiché quello che ha di fronte è decisamente uno dei più bei ragazzi che abbia mai visto.
Poi ricordandosi del fatto che gli ha fatto una domanda cerca di respirare regolarmente (non riuscendoci a suo malgrado.)
“Sì, stavo cercando il proprietario o un commesso, sei tu per caso?” risponde con la voce più alta di un’ottava. Dannazione, deve darsi un contegno.
“Può darsi. Cosa ti occorre?” chiede con la voce se possibile ancora più roca senza smettere di fissarlo neanche un momento.  
“Beh ecco, è il compleanno di mia madre, anche se l’avevo dimenticato, ancora non riesco a capire come ho fatto, ma beh vedi con tutto quello che ho da fare” s’interrompe capendo che sta raccontando i fatti suoi a un estraneo a cui probabilmente non importa nulla, ma che non smette di fissarlo.
“Ok, mi serve un mazzo di fiori per un regalo di compleanno” chiarisce sorridendo.
Ecco forse così va meglio, decisamente meglio.
“Certo, faccio subito. Hai qualche preferenza in particolare?” mentre si avvicina a un nastro da pacchetti colorato.
“No, fai tu” risponde Louis che è completamente rapito e che solo ora ha fatto caso alle sue mani che sono enormi e che ha improvvisamente voglia di stringere.
Il ragazzo, di cui ancora non sa il nome, annuisce e basta.
Nel frattempo Louis dà un’occhiata al negozio sorridendo senza una vera ragione mentre sente dei piccoli rumori provenire da vicino la cassa, segno che il ragazzo sta scegliendo e sistemando i fiori da usare
“Ecco fatto”, si sente chiamare quando ormai era sovrappensiero, così scuote la testa e si avvicina al bancone per pagare.
Il ragazzo è in piedi di fronte a lui sorridendogli come se avesse visto il sole da vicino e “Sono cinque euro e il tuo numero” dice senza alcuna esitazione, facendogli addirittura l’occhiolino.
A Louis schizzano fuori gli occhi dalle orbite perché insomma uno sconosciuto, ma non uno qualsiasi, gli sta chiedendo il numero dopo neanche dieci minuti che l’ha visto. Continua a fissarlo senza dire niente.
“Beh, allora?” chiede impaziente il ragazzo.
“Eccoti i soldi” dice Louis porgendogli gli euro con la mano che trema.
“E il numero?” risponde senza alcun segno d’imbarazzo, anzi se possibile sorridendo ancora di più.
“Chiedi il numero a chiunque?”
“No, solamente a quelli carini. Non se ne vedono molti da queste parti”.
A questo punto Louis sta veramente per strozzarsi con la saliva perché una risposta del genere nemmeno in uno dei migliori film è detta.
E cosa dovrebbe dirgli ora? Certo, ecco il mio numero, chiamami quando vuoi che non aspettavo altro?
Beh, in effetti, era quello che sperava ma non può di certo dirglielo.
Così “Hai carta e penna?” sussurra rosso in volto.
 Prima di lasciare il negozio Louis scatta una fotografia a Harry, così ha detto che si chiama ma non gli dice di certo che quella fotografia l’appenderà sul muro accanto al suo letto. Questa è la prima volta che Louis Tomlinson vede Harry Styles.
 
 
Harry Styles è sempre stato un tipo preciso, attento all’ordine e alle cose a cui tiene.
Ha sempre pensato che “Le cose o le faccio bene o per niente” quindi quando suo padre gli ha lasciato il negozio di fiori poiché doveva andare in pensione il giovane ha acconsentito, certo, ma a modo suo.
Ha riammodernato tutti gli interni, verniciato le vernici di bianco perché a lui piace il sole e la luce e nessuno ha provato a contraddirlo.
Dopo di che ha ordinato nuove specie di piante, lucidato il bancone e decretato che sarebbe stato l’unico a lavorare nel negozio.
Niente da obiettare, suo padre gli ha lasciato carta bianca.
Al negozio non c’è mai stata grande affluenza di gente, un po’ perché non è molto grande, un po’ perché è in fondo a una viuzza poco conosciuta, con una veccia insegna malandata. Harry non ha mai avuto molto da fare ma non si è nemmeno preoccupato dei guadagni, ciò che guadagna per un ragazzo di vent’anni va più che bene.
La sua vita è stata scandita da punti ben precisi: il primo dentino, la prima volta in bici senza rotelle, il primo giorno di scuola e via dicendo.
Non scordiamoci la prima volta che ha indossato la corona di fiori, i suoi genitori nemmeno ci credevano ma poi si sono arresi all’idea di vederlo sempre con quella cosa in testa che loro definiscono “abominevole”  dato che Harry non la toglie nemmeno per dormire, perché gli piace e basta quindi a lui va bene così.
E quando un giorno in piena estate entra nel negozio un tipo con una macchinetta al collo che gli ricorda tanto un bimbo di otto anni, Harry sente che ogni suo piano è andato in fumo.
È una sensazione a pelle quella che sente. Come se da quel momento tutto andrà diversamente, non gli era mai capitato prima.
Non può di certo lasciarsi sfuggire un’occasione del genere allora gli chiede  il numero quando avrebbe voluto chiedergli “Resti con me tutta la vita?”
 
 
 
 
Casa di Louis Tomlinson non è grande.
Un salone molto luminoso con un divano fatto per quando Liam rimane a dormire da lui, giura che è apposta per quello.
Un angolo cottura dai mobili gialli canarino che danno un tocco particolare alla casa, una camera con un enorme letto blu e comodini bianchi.
 Un bagno con la vasca idromassaggio per le sere in cui Louis è veramente troppo stanco.
E poi non dimentichiamoci di Meredith, la sua gatta  che gironzola per l’appartamento e che gli fa le fusa quando torna dopo averlo aspettato tutto il giorno mentre lui era in giro a fotografare il mondo. Scusate tanto se è la sua passione.
Il suo appartamento non è grande ma è pieno zeppa di fotografie.
Ce ne sono in ogni dove, in salone, sul frigorifero, in bagno e in camera da letto e nonostante tutto non fanno altro che aumentare di giorno in giorno.
Ora, tra tutte le fotografie c’è n’è una con un ragazzo dagli occhi verdi e una corona di fiori in testa.
 
Louis va al negozio di fiori il giorno a seguire.
Dice a Eleanor per ringraziare Harry per l’ottimo mazzo di orchidee che sua madre ha davvero apprezzato ma sa che è solo per rivederlo.
 Fa la stessa strada del giorno prima ma fortunatamente oggi il caldo non è soffocante come l’altra volta.
Arriva all’entrata del negozio, fa un lungo sospiro e dopo di che entra con il cuore che trema.
Dà un occhiata in giro ma sembra non esserci nessuno neanche stavolta allora si ritrova costretto a dover suonare il campanello.
Attende e meno di un minuto dopo appare un ragazzo, che sfortunatamente non si rivela essere Harry, anzi  legge sull’etichetta che si chiama Zayn e che non sembra proprio di quelle parti, ha l’aria da orientale e la pelle troppo scura.
Zayn gli dice che Harry non c’è e non sa quando tornerà.
Louis smette di fotografare.
 
Sono passati sette giorni da quando Louis è andato al negozio, ha messo il cuore in una scatola e la macchinetta fotografica in un’altra.
Non ha il coraggio di tornarci.
Non potrebbe sentire, soprattutto non vorrebbe, da quel Zen, Zac o come ha detto che si chiama non importa, che Harry non è lì neanche stavolta.
Poi a dire il vero, quel tipo non gli piaceva neanche un po’.
Tatuaggi ovunque, un braccio pieno, sul petto gli sembra di averne visto un altro e a lui non piacciono i tipi troppo misteriosi.
Non certo dopo che ha visto quanto potesse brillare Harry. Ma questo non lo dice a nessuno.
 
Harry torna a casa dal lavoro,stanco come non mai, si fa una doccia e poi aspetta Zayn che va a trovarlo ogni sera.
 In pratica lui e Zayn sono amici da una vita.
Da quando il moro si è trasferito nella villetta accanto alla sua all’età di sei anni.
Sono quelli che si usa definire amici per la pelle.
 E Zayn crescendo non è diventato quello che potrebbe essere il figlio che tutte le madri vorrebbero per via dei suoi tatuaggi che non fanno altro che aumentare su tutto il corpo, delle sigarette che continua a fumare da anni e per l’aria da duro che si ostina a tenere.
Ma Harry lo conosce meglio di chiunque altro e sa benissimo che come ogni cliché che si rispetti dietro quell’aria da duro c’è un bravo ragazzo.
E poi quante ne hanno fatte insieme.
Come quella volta che hanno forato le ruote dell’auto della professoressa o hanno incollato la sedia al pavimento. Ha perso addirittura il conto.
Beh si, Zayn è a tutti gli effetti quello che si definisce “miglior amico.”
Suonano alla porta, svogliato e con una mano alla bocca per coprire lo sbadiglio va ad aprire e come suo solito Zayn ha una sigaretta in mano e una canottiera bianca a bretelle. Niente di nuovo.
“È passato di nuovo al negozio oggi, si può sapere che gli hai fatto?” chiede il moro.
 “Nulla, Zayn nulla. Voglio sapere lui che ha fatto a me invece se sto qui con una paura assurda di rivederlo.” Risponde Harry quasi scosso, dando voce ai suoi pensieri.
“Allora affrontalo e basta” quasi urla Zayn, quasi esasperato, passandosi una mano fra i capelli.
“No, capisci che non posso? È come se con lui diventassi vulnerabile. Sembra che mi abbia rotto tutte le difese in meno di dieci minuti. Tutta colpa di quegli occhi, lo so io che dipende da loro. Dannazione.” Quasi piagnucola Harry.
“Va bene, io vado, tanto lo sai come la penso.”
Dopo di che si alza dal divano e esce dalla porta.
Harry Styles non si è mai sentito così confuso prima d’ora.
 
 
La seconda volta che Louis vede Harry è quando passeggiando per gli Champ Elysees all’ora di pranzo, tornando a casa scorge una massa di capelli ricci senza forma e con l’immancabile corona di fiori tra centinaia di turisti.
Louis quasi non riesce a crederci e gli fa anche strano camminare senza la macchina fotografica al collo.
Gli viene voglia di corrergli appresso, raggiungerlo e parlargli almeno.
Ma quando gli sembrava di averlo così vicino, incredibilmente vicino fa per chiamarlo.
Tempo di un secondo e vede il ragazzo iniziare a correre, lontano. Louis non capisce.
Sembra quasi che il ragazzo stia scappando da lui, ma perché?
Ripercorre mentalmente il loro incontro e non c’è niente ma niente che possa spiegare il comportamento di Harry.
Non l’ha mica aggredito, toccato o peggio baciato anche se avrebbe voluto farlo.
 Ha pagato il conto, preso il mazzo di fiori, dato il suo numero (anche se ancora stenta a crederci), scattato una foto e uscito dal negozio.
Niente di strano o che non avrebbe fatto qualcun altro al posto suo.
E per quanto riguarda la questione cellulare Harry non ha risposto a nessuno dei messaggi che Louis gli ha mandato. Ormai ha perso il conto. E di Harry nessuna traccia.
Louis continua a non fotografare.
 
 
Quando vede Harry per la terza volta sono passate altre due settimane durante le quali Louis non ha scattato neanche una fotografia, ha continuato ad andare al lavoro come sempre e a vedere sua madre che lo vede sciupato, ma non può farci niente.
È al supermercato vicino casa sua nel reparto frutta, scegliendo tra questo o quel tipo di mele quando dall’altra parte della corsia sbucano due occhi verdi intenti ad osservare in giro, in cerca di qualcosa.
Louis quasi stenta a crederci.
Ormai aveva quasi perso le speranze di rivederlo dato che passando al negozio ogni giorno trovando sempre Zayn a dirgli che Harry non c’era si è un po’ scoraggiato.
Louis alza una mano sventolandola come per salutarlo, urlando “Harry!” per tutto il negozio facendo voltare la testa a diversi curiosi e bambini.
A quel punto il ragazzo lascia cadere tutto quello che aveva in mano, qualcosa come un pacco di biscotti alla crema e una vaschetta di gelato al pistacchio e si precipita fuori dal negozio come se stesse scappando da qualcosa o da qualcuno.
Ora Louis è sicuro: Harry sta scappando da lui.
 
Dopo essere tornato a casa, essersi fatto una doccia e aver dato da mangiare a Meredith che l’ha ringraziato con una dose extra di fuse, Louis decide di affrontare la questione e capire perché Harry lo sta evitando.
Non può più essere un caso ormai.
Si dirige a passo spedito verso il negozio di fiori, sperando davvero con tutto il cuore di trovarlo lì.
Che la fortuna sia dalla sua parte per una volta?
Ormai è sera e c’è poca gente in giro, tutto è molto tranquillo. Meglio così o si sarebbe agitato ulteriormente.
Arriva in poco tempo davanti al negozio, con il fiato corto, trovando un Harry stanchissimo e inginocchiato che sta chiudendo la serranda.
Sorride, gli viene spontaneo.
“Perché stai scappando da me?” Harry si alza di scatto, quasi trema.
Sembra che Louis sial’ultima persona che avrebbe mai voluto vedere.
“Non sto scappando da te” sputa fuori come fosse veleno, guardandolo negli occhi.
Louis non ci casca.
“Direi di si invece. Non rispondi al telefono, ti vedo per strada e scappi, ti incontro in un negozio e fuggi via. Io lo chiamerei scappare.” Dice sottovoce Louis, avvicinandosi e costringendo Harry a stare con le spalle al muro.
“Forse ho i miei motivi.” A questo punto Harry si sente in trappola poiché Louis è assurdamente vicino al suo viso, se poi si aggiungono le mani ai lati della sua testa il gioco è fatto.
“E sentiamo, quali sono questi motivi?” chiede Louis quasi sussurrando sulle sue labbra.
“Mi fai tremare, mi rendi nervoso e ho i miei piani dannazione.” Harry è a un passo dal crollare lì per terra, sta tremando.
“Rompiamoli questi piani allora.”
Fa Louis un attimo prima di baciarlo. Ed è come se lo stessero aspettando da tutta la vita. Harry non si è mai sentito così confuso e al posto giusto nello stesso momento.
 
 
Harry Styles è sempre stato un tipo preciso.
Ogni appuntamento, data importante, ricorrenza viene annotata su un taccuino, sul calendario o un’agenda che porta sempre con se.
Scrive frasi che gli piacciono, molte prese da vecchi film che Liam definisce “scadenti” ma che a lui piacciono, versi di canzoni che non conosce nessuno o film da vedere al cinema, che sicuramente non vedrà per un motivo o per un altro.
Tutto è organizzato secondo i suoi piani.
Non ha mai creduto alle coincidenze, tutti gli eventi per lui sono una serie di conseguenze legate alle altre. Un tipo molto meticoloso.
“Se avessi controllato i freni non avrei fatto l’incidente” e via dicendo.
Razionale e pratico come pochi.
Quindi se un giorno arriva qualcuno con degli occhi azzurri e una macchinetta fotografica al collo  con un nome dall’accento francese a scombussolare tutti i suo piani rischia di impazzire. Da manicomio proprio. Non riesce a capirlo nemmeno lui.
È questo che sta cercando di spiegare a Zayn, che se ne sta comodo sul ripiano della cucina mangiando una mela.
“Zayn quello che tu non capisci è che io non son un tipo che si lascia andare trasportare così facilmente. E nemmeno lui lo capisce. E mi ha baciato.”
Zayn ascolta in silenzio per poi dire “E quale sarebbe il problema?” come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Forse ha ragione.  
“Il problema è che non desidero altro che farlo ancora da quando mi ha lasciato.”
 
 
 
Louis ha ripreso a fotografare. Non sa neanche il perché.
Va al lavoro tutti i giorni, serve i clienti con il solito sorriso sul viso e in mente ha degli occhi verdissimi che fanno capolino tra i suoi pensieri. Tipo, a tutte le ore del giorno.
Poi stacca dal lavoro e va in un negozio di fiori in una viuzza di Parigi poco conosciuta, dall’insegna spenta e sbiadita con fiori di ogni specie al suo interno e pareti bianche che si trova al 92 Boulevard Malesherbes.
Quello che l’ha colpito più del negozio è la luce che si riflette sui muri chiari, se poi si aggiungono i colori del tramonto è tutta un’altra storia.
Ormai passa lì tutto il tempo, parlando con i clienti e scattando loro foto mentre un ragazzo dai capelli ricci confeziona mazzi di fiori e i clienti sono soddisfatti.
Forse addirittura aumentati, ma non ne è sicuro.
Non è di certo una cosa di cui si preoccupa Harry mentre è sdraiato con la schiena sul bancone, il cartello sulla porta segnala che il negozio è chiuso, sotto intendendo “lasciateci soli” e Louis sdraiato su di lui gli sta lasciando baci leggeri su tutto il viso.
Si sente quasi in paradiso, pensa Harry.
“Non so se siano peggio i tuoi ricci che non stanno mai fermi. O la corona di fiori in testa, che non togli neanche per dormire. O i tuoi occhi che sono così verdi da far paura. O le tue labbra così rosse. Non so proprio che mi hai fatto.”
Sussurra a un millimetro dal suo viso.
“Sai, io sono sempre stato un tipo organizzato. Impegni programmati, date e scadenze. Piani per far andare tutto per il meglio. Poi un giorno arriva qualcuno con una macchinetta fotografica al collo, occhi azzurri che cerca un fioraio come l’acqua nel deserto.
E sento improvvisamente come se tutti i miei piani fossero mandati all’aria.
Che dovrei fare con te?” dice Harry senza smettere di guardarlo negli occhi.
“Baciami.”
 
 
 
Camera di Harry non è grande.
Il letto è al centro della stanza, le pareti sono bianche e vi è una vetrata, che Louis ha scoperto di amare, ma come ogni cosa di Harry del resto, da cui entra il sole di giorno e le stelle di notte e quadri di qualche artista sconosciuto al mondo sono appesi ai lati del letto.
Ci sono le luci del tramonto e il rosso e l’arancio si fondono sulle coperte bianche dove sono distesi Harry e Louis dopo aver fatto l’amore.
Si sono amati, abbracciati e accarezzati.
Louis, precisamente, indossa solamente un maglione bianco di Harry che è enorme per lui e potrebbe entrarci quattro volte ma profuma di casa, affetto e verde.
Quindi va benissimo così.
Harry gli sta accarezzando i capelli che sono sparati in aria dandogli un’aria buffa e dolce allo stesso tempo e ha ancora le guance arrossate e gli occhi che brillano.
Louis è vicinissimo a fare le fusa come un gatto e Harry lo sta guardando come se fosse la cosa più bella del mondo.
Non parlano ma si limitano a guardarsi perché non c’è bisogno di parole fra loro.
Si sono già detti tutto e si dicono tutto solamente guardandosi.
Se in quegli occhi si legge amore, cos’altro c’è da dire?
 
 
 
 
Sono tutti a tavola, HarryeLouis, Zayn e Liam.
A guardarli formano delle strane coppie. Non si direbbe ma che sono amici dall’esterno.
Harry e Louis sono in sintonia,  si muovono allo stesso momento e completano uno le frasi dell’altro. Non stanno insieme da molto eppure sembrano vivere in simbiosi.
Sembrano l’amore che i cantanti cantano, quello che si racconta nelle favole, quello che ha il lieto fine, quello che fa sperare nel meglio.
È questo quello che stanno cercando di fargli notare Zayn e Liam, anche se stentano a crederci loro stessi.
Non è una  cosa che capita tutti i giorni, anzi a dire il vero, non capita mai.
 E tutto quello che HarryeLouis dicono è che sono semplicemente loro, si fidano uno dell’altro e non fingono niente, non lo fanno apposta. Sono così e basta.
Non hanno programmato nulla, è stato tutto casuale dall’inizio.
Un giorno, per caso, Louis è alla disperata ricerca di un regalo per sua madre (che ha gradito moltissimo tra l’altro) e entra nel negozio di Harry.
Il fatto è che da quel giorno è cambiato tutto.
Louis ha smesso di fotografare poiché tutto gli sembrava scontato e di poco conto, superficiale da quando ha incontrato gli occhi così verdi del riccio.
Ha continuato la propria vita. Ogni giorno è andato a lavoro, venduto dischi e sorriso ai clienti.
È tornato a casa e poi andato regolarmente al negozio di fiori.
Per trovare Zayn che gli diceva “Harry non c’è, non so quando torna.”
E andare via, tornando a casa senza spiegarsi il motivo.
Per non parlare di quando lo ha incontrato in giro e lo ha visto scappare da lui varie volte. Per poi baciarlo e rompere i suoi schemi.
“Non abbiamo mai pensato a nulla” prova a spiegare Harry, con una scintilla negli occhi e le mani che tremano “è successo e basta.”
Ed è sicuro che non troverà mai le parole per spiegare cosa sia successo.
“Si, un giorno prima era così ed il giorno dopo non più.” Gesticola Louis tenendo la forchetta in mano, cercando di essere un po’ più preciso, senza nemmeno riuscirci.
Così Liam e Zayn annuiscono e basta, capendo vagamente cosa intendono i ragazzi di fronte a loro, ma forse è meglio così.
È successo e basta.
 
 
Louis  fotografa Harry, che ormai è il suo soggetto preferito, sotto l’Arco di Trionfo o vicino la Tour Eiffel.
Poi lo porta a mangiare le crepes da Antonio, uno chef italiano perché “Harry è impossibile che tu non le abbia mai mangiate, sono troppo buone.”
 
 
A Parigi, in una via poco conosciuta, precisamente 92 Boulevard Malesherbes c’è un negozio di fiori che gestisce un giovane ragazzo che ha sempre programmato tutto nella vita e che ora si ritrova a vivere giorno per giorno.
 
A Parigi c’è una casa con moltissime foto attaccate alle pareti che ritraggono dettagli di persone, artisti di strada, nuvole e fiori.
Ora, a queste foto si  sono aggiunte quelle di un ragazzo dagli occhi verdi e un corona di fiori in testa.
 
A Parigi, sempre in quella casa, ci sono due ragazzi seduti per terra davanti a una televisione che stanno guardando un film d’amore degli anni ’60 con tanto di marshmallow arrostiti e la testa poggiata sulla spalla dell’altro.
 
A Parigi un ragazzo sognava di diventare fotografo e ora che ha vinto un concorso  di fotografia  sta festeggiando baciando il suo fidanzato sotto la torre Eiffel e tanti sogni nel cuore. 

   
 
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