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Autore: Rebychan    23/08/2013    6 recensioni
Da sempre Asari aveva una curiosità su G, ora è il momento di "soddisfarla".
Ambientata durante la prima generazione. Pairing: Asari x G
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altro Personaggio, G
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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G Ecco una mia one shot ambientata ai tempi della prima generazione dei guardiani Vongola.
A pie di pagina troverete le "note" e le "spiegazioni".
Vi lascio direttamente alla lettura.
I personaggi non sono miei. Scusate se ci sono errori.
Alla prossima.
Rebychan

G

Asari non era quella che si poteva definire la persona più intelligente del mondo. A farlo sempre uscire con la testa alta di fronte alle situazioni  più pericolose non era propriamente l’intelletto, ma bensì la sua spiccata sensibilità, tipica dell’eccellente musicista che era, l’intuito che fin da piccolo l’aveva aiutato a destreggiarsi tra gli intrighi del palazzo imperiale, e soprattutto la sua innata curiosità.

Era più forte di lui! Se qualcosa colpiva la sua attenzione, lui doveva saperne vita, morte e miracoli.

Detto in questo modo poteva passare per un “semplice” impiccione, ma non era così.

Era sì, curioso, ma come è stato detto era anche sensibile e intuitivo.

La sua sensibilità gli impediva di indagare “troppo” sugli affari dei suoi amici, se questi erano personali, ed il suo intuito gli faceva capire quando con le sue ingerenze esagerava, e l’altro cominciava ad innervosirsi.

Era per quello che quando aveva conosciuto “lui”, anche se quel particolare l’aveva immediatamente incuriosito, aveva deciso di nascondere la sua curiosità in un angolino del suo cuore, aspettando di farla uscire più avanti, nel momento giusto.

E quel momento era giunto quando il suo legame con l’altro era diventato quello di due amanti.

A Asari, “lui” era piaciuto fin da subito, ma non si poteva dire lo stesso dell’altro. Più di una volta l’aveva trattato male. Standogli però accanto come un’ombra, aiutandolo quando era in difficoltà, appoggiandolo in certe scelte “pericolose” e supportandolo in determinate occasioni era riuscito a ritagliarsi un posto nel suo cuore, conquistandolo.

Ormai erano sei mesi che stavano insieme ed anche se erano due uomini, i loro compagni li avevano accettati.

Tutto andava per il meglio, almeno a livello personale. Sul lavoro invece delle nuvole oscure si stavano formando, ma Asari tentava di non pensarci, sorridendo alla vita e tentando di tenere il morale alto anche degli altri.

Forse era per quello che aveva deciso finalmente di soddisfare quella sua curiosità.
 
Facendolo pensare a quello, anche a costo di ossessionarlo, il suo compagno per un po’ non avrebbe pensato a certe preoccupazioni che sempre più spesso offuscavano i suoi bellissimi occhi.

Forse si sarebbe fatto un po’ odiare, visto che l’argomento sembrava un tabù, ma almeno l’avrebbe aiutato a sfogarsi. Era quello il suo compito!

A dirla tutta, in passato aveva pensato di chiedere spiegazioni a Giotto, ma poi aveva cambiato idea.

Voleva che fosse il diretto interessato a dirglielo, così avrebbe saputo che finalmente si fidava completamente di lui.

Farlo capitolare però non era facile.

L’unica strategia giusta per farlo cedere si rivelò essere quella di stremarlo, prendendolo per esasperazione.

Fargli continuamente quella domanda ogni minuto mentre era nel suo ufficio a lavoro, o si appartava per bere un drink in sala di riposo, oppure mentre correva per tenersi in forma, oppure ancora quando stavano amoreggiando avrebbe convinto chiunque a parlare.

Una volta Asari non avrebbe mai potuto attuare una strategia del genere. L’altro l’avrebbe mandato a quel paese, togliendogli la parola, ma ormai il loro rapporto si era fatto così forte che stare lontano sarebbe stato come perdere un arto, o peggio direttamente il cuore.

Si amavano alla follia. Era palese.

Era per quello che poteva chiederglielo a ripetizione, sicuro che, nonostante le minacce, l’altro non l’avrebbe abbandonato.
 
Il suo dopotutto era un dubbio legittimo.

La G che il suo lui usava come nome, quale significato aveva?

Non poteva essere il suo nome proprio. Era impossibile!

Ne era l’iniziale, oppure indicava qualcos’altro?

Lo teneva segreto per paura che un certo passato tornasse a galla o per vergogna?

Asari non capiva, per cui continuava a chiedere il significato della G, e nel frattempo faceva le sue teorie ad alta voce.

Gli chiedeva se stava per Galera. Possibile che in giovinezza l’altro fosse stato un autentico briccone tanto da meritarsi una condanna e un periodo di reclusione? Visto il tipo non poteva escluderlo!

Oppure significava Gemma? Essendo un nome femminile, di sicuro non poteva che vergognarsi a portarlo, ma forse i suoi genitori desideravano una lei, o semplicemente per loro era la pietra più preziose di tutte, e volevano farglielo sapere.

Oppure ancora significava “Giglio” o “Giacinto”, due fiori bellissimi nella loro “purezza”. Per Asari quei due nomi sarebbero stati adatti per il suo uomo, ma capiva che nell’ambiente della malavita non avrebbero arrecato molto rispetto. L’iniziale faceva più scena e creava un alone di mistero.

Oppure ancora… Asari continuava a propinare sia nomi, sia teorie mentre erano stesi sul letto che condividevano.

G aveva la fronte corrugata e tamburellava le dita nervoso.

Aveva pure provato a baciare Asari per zittirlo ma non c’era riuscito. Ormai la curiosità dell’altro, era ad un punto di non ritorno. Era troppo testardo quando s’impuntava. Avrebbe continuato a chiedere fino a quando G non avesse risposto.

A dirla tutta il suo nome proprio non era poi così un “mistero” come si credeva, solo che non gli piaceva.

Non era proprio adatto al suo carattere, per cui fin da piccolo aveva odiato farsi chiamare così, ed aveva optato per l’iniziale.

Con il tempo, anche i suoi genitori avevano preso a chiamarlo G, e così tutti avevano dimenticato il suo vero nome.

Tutti tranne lui ovviamente e probabilmente Giotto, ma non ne parlavano mai. Giotto rispettava la sua decisione e ormai per tutti lui era semplicemente G.

Asari però non era “tutti”.

Asari aveva sempre dimostrato di volerlo conoscere meglio di chiunque altro. E inoltre, sapere il suo nome, uno dei pochi a conoscerlo, avrebbe soddisfatto il bisogno di avere la sua assoluta fiducia.

Sì, per Asari che G si fidasse di lui era importante.

G l’amava e voleva farlo felice.

A dirla tutta, l’uomo si vergognava di dire a Asari il suo vero nome. Temeva che potesse prenderlo in giro. Non per fargli del male, ma solo perché era nel suo carattere essere giocherellone.
 
Asari ormai però doveva proprio immaginarselo, riusciva sempre a stupirlo.

Quando infatti esasperato gli riferì il nome, si limitò a sorridergli per poi baciarlo dolcemente e a lungo.

Ormai il Giapponese conosceva abbastanza bene l’italiano per dichiarare di fronte al significato del nome quelle parole: “Allora era proprio destino che noi due ci trovassimo e mettessimo insieme.”

G ovviamente l’aveva guardato confuso.

Le teorie di Asari a volte erano proprio assurde, ma avevano sempre un qualcosa di disarmante agli occhi di G.

Quando infatti l’altro disse la frase successiva, l’uomo non riuscì a non sorridere.

“Su di te quel nome non sta per niente bene, ma hai cercato istintivamente qualcuno a cui donasse per sentirti completo.”

Il sorriso di G successivamente si trasformò in un’autentica risata.

Asari non aveva tutti i torti.

Se qualcuno poteva ritenersi “Giocondo” tra i suoi conoscenti, quello era proprio Asari. Lui proprio no!

Ebbene sì, il suo nome di battesimo era proprio quello, Giocondo!

Asari rise con G fino alle lacrime.

Non aveva nessuna intenzione di prendere in giro il compagno. La sua fissa per il nome era solo curiosità, oltre che una questione di fiducia. Non l’avrebbe mai tradita. Ora che lo conosceva, poteva anche farlo cadere “nell’oblio”.

Lui aveva conosciuto G come G e così sarebbe stato per sempre.

Lo chiamò infatti così quando lo baciò di nuovo, anzi ripeté il suo nome diverse volte nel suo orecchio mentre iniziava a toccarlo.

Ben presto le carezze divennero più intime, e fecero l’amore.

L’ultima parola che uscì dalle labbra di Asari prima di addormentarsi fu quella che per lui era diventata anche la più dolce, nonostante si trattasse di una sola lettera: ovvero “G”.

FINE

NOTE:
Mi dispiace per tutti i Giocondo d’Italia, ma a me come nome non piace, per cui povero G.
Quella del nome del braccio destro del primo boss è sempre stata una mia grande curiosità, per cui ho voluto “soddisfarla” con questa storiella.
E’ incredibile! Sono riuscita a scrivere una fic sulla prima generazione.
Ah… come avrete notato, io sono una fedele sostenitrice della prima generazione uguale decima.
E trovo Asari e G una bellissima coppia, anche se nessuno ci scrive. Beh… riempirò io la lacuna, tempo permettendo. Ho diverse idee!
Detto questo, la storia ha trovato ispirazione nel film Porgi l’altra guancia, c’era un “finto” prete che si faceva chiamare G, che stava per Galera. ^^
Alla prossima.

Prossime fic in aggiornamento:
Prova di... (Durarara!) - 1 di 9 - Probabilmente domenica.
L'uno nei panni dell'altro (Reborn) - 4 di 7 - Probabilmente martedì.
   
 
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