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Autore: _ Silvietta _    23/08/2013    5 recensioni
Spero che vi piaccia la mia prima storia! Non ha uno scopo, l'ho scritta e basta!
Parla del sogno di sposarsi di una ragazza che si avvera in modo un po' diverso da come si aspettava...
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piove. Piove sulle pietre antiche della strada, sui muri e sui tetti delle case. Piove sul mio ombrello rosso fuoco, sul mio vestito lungo e bianco da sposa e sul lungo strascico. Non si vede niente, solo la pioggia. Tutto il resto è un ombra confusa nel buio. È tardi: sarà più o meno mezzanotte e io sono sola nella via. Non so chi sono, esisto e basta. Non ho ricordi o sentimenti. Comincio a camminare. "Questa strada porterà di sicuro da qualche parte..." Vedo che un'ombra si piazza davanti a me, sbucando fuori dal nulla. Mi avvicino. Strano, non sono per niente spaventata. Non sento niente, dentro al mio cuore. L'ombra cammina verso di me, io verso di lei. Quando mi raggiunge, mi prende per mano e cominciamo a camminare insieme. È un ragazzo. Il ragazzo dei miei sogni, credo. Il problema è che io non ho nessun sogno. Prende l'ombrello e lo regge al posto mio, infilandosi sotto per non bagnarsi. Arriviamo in quella che sembra una piazza e all'improvviso, come ha cominciato, la pioggia smette di scendere. Ci sediamo sul bordo di una fontana senz'acqua. Mi riprendo l'ombrello e lo chiudo, schizzando dappertutto. Mi tocco il vestito ingombrante e pieno di fronzoli. Strano, non è più bagnato. Non penso a niente, assisto solo a quello che succede, come un narratore estraneo alla vicenda. Mi sforzo di pensare a qualcosa di diverso, ma non ci riesco. È come...come se fossi morta. Il ragazzo mi prende l'altra mano, appoggiando per terra il mio ombrellino rosso, l'unica cosa colorata e viva della cittadina deserta. Si avvicina a me e mi bacia inaspettatamente, ma io non provo nessun sentimento, solo il calore delle sue labbra. Intanto, suonano le campane in lontananza, come in un'altra dimensione. Sono i rintocchi della mezzanotte. D'improvviso mi ricordo. Ricordo il suono impazzito delle campane, i parenti vestiti a festa, il mio bel vestito luccicante che avrei messo una sola volta, il mazzo di fiori rossi in mano, la felicità e l'emozione di quel momento. Ricordo le luci suggestive della città immersa nel blu del tramonto, il viaggio fino al palazzo della funzione. Ricordo quel pazzo, quel pirata della strada, quell'ubriacone che correva ai cento all'ora su una stradina del centro storico, che mi investì in due secondi, prima che potessi spostarmi. Il mio matrimonio era diventato il mio funerale. Ecco perchè sono qui, vestita in questo modo. Io non ho realizzato il mio sogno. Non ho mai raggiunto l'altare e non sono mai stata baciata da mio marito, solo per colpa di uno stupido pazzo. Io sono morta senza avere avuto il tempo di pronunciare il fatidico "si". Ricordo come si provano i sentimenti, il dolore, la tristezza. Mi investe un'onda di maliconia e due lacrimoni mi scendono lungo le guance. Il ragazzo si allontana dal mio viso sciogliendo il bacio e mi sorride, porgendomi un fazzoletto, grigio come tutto il resto. Si alza e va verso il suono delle campane, girandosi ogni tanto per incitarmi a seguirlo. Ora suonano a festa, come se ci fosse davvero un matrimonio. Tutto questo è troppo doloroso. Mi alzo, barcollo, cado, mi rialzo a fatica. Raggiungo il mio unico compagno in quel luogo così deserto. Gli tendo la mano, lui l'afferra con garbo e comincia a camminare alla mia velocità. Ma certo, questo è il mio sogno. Fa esattamente quello che avrei voluto perchè è solo un'immagine dentro la mia testa. Insieme, raggiugiamo una chiesa mezza diroccata, solo il campanile è ancora in piedi. É la stessa di quando ero viva, ma sembra molto più antica, come se fosse passato molto tempo. Percorriamo la navata scoperta con passo solenne, fino ad una pietra rotta in due che funge da altare, sulla cui spaccatura è appoggiato un cuscino con due anelli dorati: le fedi. Il ragazzo prende un anello e me lo infila all'anulare sinistro. Io prendo in mano l'altro e lo fisso per un momento. Dopo averglielo messo, lui comincia a parlare per la prima volta, con una voce calda e dolce. "Lo voglio." Detto così non ha un gran senso, ma nel contesto giusto fa un certo effetto. Io immagino mentalmente le parole del prete e alla fine sussurro: "Si, lo voglio." A queste parole, il ragazzo mi bacia di nuovo. Immagino che sai il seguito del "può baciare la sposa". Sono molto emozionata e al contempo triste. Sto piangendo, di nuovo. Lui mi prende sottobraccio e ci allontaniamo insieme, andando verso un arco che doveva ospitare la porta, un tempo. Appena oltrepasso l'arco, come se fosse una porta per il teletrasporto, mi sento scomparire, al colmo della felicità. Finalmente ho realizzato il mio sogno.
  
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