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Autore: _Ayame_    23/08/2013    3 recensioni
Ci sono molti motivi per cui non dovrebbe essere qui, e Gene li sa tutti.
Guarda l’edificio con un’espressione a metà tra il disgusto e la rabbia.
Poi entra a passo deciso e si sente come Gary Cooper in Mezzogiorno di Fuoco.
Anzi, è ancora meglio.

|Viv Fix-it| Post 3x08|
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gene Hunt, Jim Keats, Viv James
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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tea five sugars
 |Tea, five sugars |

Gene è seduto nel suo ufficio, lo sguardo fisso nel vuoto.
Fuori c’è altro silenzio, come se gli altri avessero sentito che il loro Guv non è in forma, e quindi tutto tace.
Poi qualcuno bussa e la testa enorme di Bammo compare prima ancora della sua faccia.
«Guv, ecco il the», dice alzando la tazza e sbrigandosi a posarla sulla scrivania del suo Capo, prima di uscire altrettanto velocemente: lì dentro l’aria è irrespirabilmente pesante e tesa.
Gene non alza nemmeno lo sguardo, sorride in quella maniera inquietante come se trovasse qualcosa di irritabilmente ironico nella vita – per così dire – e ricorda quando era Shaz a portarglielo, perché era una cosa da finocchi o da donne, quella di portare il the. O da Chris.
Sospira, passandosi una mano sulla faccia.
È stanco. È solo.
Gene il Genio non si sente mai solo. Ma la realtà è che gli manca il suo team, nel momento in cui li ha lasciati andare non si rendeva conto di quanto avrebbe rimpianto il suo A-team. Almeno non così tanto.
Gli occhi pieni di lacrime di Alex gli tornano in mente.
Non ha più nemmeno la sua Quattro.
Afferra bruscamente la tazza del the – almeno la temperatura è quella giusta – e prende il primo sorso.
Spera che lo calmi, ma quando raggiunge le sue papille gustative contorce la faccia in un’espressione di disgusto.
Ha mangiato di tutto, dai piatti insipidi della Missus, al cibo scadente di Luigi, ai suoi tentativi di cucinare – e non bruciare – il cibo dopo il divorzio.
Ma questo fa schifo.
Sputa nella tazzina, disgustato.
Può mangiare il cibo più schifoso del mondo, ma il the è sacro.
Con il dorso della mano si pulisce la bocca, alzando uno sguardo funesto sul CID che lo osserva dai vetri del suo ufficio.
Gli manca Viv e il suo the.
In parte è colpa sua se Viv non è più al CID, e nemmeno al Pub. Si divertirebbe con Nelson.
Si alza, afferrando il cappotto, uscendo di fretta dal suo ufficio: «Okay, io devo andare, voi non combinate casino durante la mia assenza, capito, bastardi?», grida attraversando il CID ed uscendone senza fermarsi.
Il nuovo DI mormora qualcosa come “Sì, mamma” e lo guarda come se fosse un pazzo schizzato, ed ha anche ragione.

Ci sono molti motivi per cui non dovrebbe essere qui, e Gene li sa tutti.
Guarda l’edificio con un’espressione a metà tra il disgusto e la rabbia.
Poi entra a passo deciso e si sente come Gary Cooper in Mezzogiorno di Fuoco.
Anzi, è ancora meglio.

Ci sono due file di ascensori, una fila per andare su – e non funziona – e una per andare giù – e funziona, purtroppo.
Poi in un angolo, ci sono delle scale, ben nascoste, ma Gene sa che sono l’unica via per entrare.
Le scende con una calma innaturale, fino a quando dall’ultima rampa vede la porta.
Si ferma, la studia.
Poi scende gli ultimi scalini veloce e senza fermarsi apre le porte, che sbattono contro i muri lasciando dei segni e continuano ad aprirsi e chiudersi dietro di lui.
Nota che fa ancora più caldo lì, rispetto all’entrata.
«Bene, cos’abbiamo qui? Un ammasso di stronzi che si rifugiano in un bunker?», grida in modo che anche l’ultimo di quei bastardi si giri verso di lui.
Non che più di metà stanza non si fosse già girata alla sua entrata.
Keats esce dal suo ufficio dai vetri oscurati e si porta dietro l’odore di zolfo.
«Gene Hunt. Ti devono piacere molto queste entrate in scena», sorride, lasciando le labbra bloccate e tirate sul viso.
Gene ghigna facendo un passo avanti – si trova nella tana del lupo, ma ha innervosito il suddetto lupo.
Punto per Gene Hunt.
«Ciao Jimbo. È una dote naturale», afferma.
«Una dote infantile. Da ragazzino», Keats sputa fuori le parole con cattiveria, il sorriso ancora sul suo viso mentre fa un passo avanti, imitandolo.
Gene per un attimo cambia espressione e vorrebbe prenderlo a pugni – Keats lo sa, e il suo sorriso diventa più ampio.
Poi ci ripensa.
«Beh, Jimbo, non tutti sono ancora prestanti, non farmene una colpa».
Altro punto per Gene Hunt.
«La tua ‘agilità’ di giovane ragazzo ti ha fatto quasi perdere il tuo team».
Gene serra i denti, perché può fare il duro su tutto, ma il team non si tocca.
«Il mio team è al sicuro», afferma, sapendo già dove Jimbo porterà il discorso.
Ed è proprio quello che vuole.
«Tutto il tuo team, Gene?», Keats inclina la testa di lato e gli ricorda un gufo.
«Terry non ci vede, farò attenzione quando attraversa la strada», Gene lo dice con fare noncurante, fissandolo negli occhi per vedere la sua reazione.
Keats serra le labbra e mormora: «Sai a cosa mi riferisco, Gene».
«Lo so, ma volevo solo vedere quanto sei stupido, Jimbo», abbassa anche lui la voce.
Keats è ancora più nervoso e lo fissa tra gli occhi serrati.
«Skip!», grida Gene, «prendi il tuo fottuto cappotto e andiamocene via da questo immondezzaio!».
Poi aggiunge, a voce più bassa: «Senza offesa, Jimbo. Fai concorrenza ai vicoli di Manchester il venerdì sera» e in realtà spera che Keats capisca che offesa sia.
Viv esce dalla porta socchiusa sul fondo della stanza, guardandosi intorno, e i suoi occhi rimangono fissi su Gene, come se non credesse che lui sia davvero qui.
«Forza Skip», dice e Viv si sbriga tra gli sguardi invidiosi degli altri che sono arrivati lì come lui per un solo errore di calcolo.
Gene si guarda intorno, sentendosi gli occhi di Beaver addosso, poi si gira e si avvia verso la porta, sentendo vicini i passi di Viv.
«Hunt, aspetta», la voce di Keats è più vicina e Gene si gira trovandolo a meno di mezzo metro di distanza, una mano sul braccio di Viv.
Stavolta Gene cede ad uno dei suoi più grandi desideri: dà un pugno alla mascella di Keats, che ricade all’indietro lasciando la presa sul braccio di Viv.
«Addio Jimbo», e stavolta lui e Viv se ne vanno senza intoppi.

All’entrata del CID, Viv alza lo sguardo su di lui: «Grazie, Guv», mormora.
«Non devi ringraziarmi, Skip. Comunque, se ci tieni proprio a mostrarmi la tua gratitudine … the, cinque zollette», dice per poi afferrare qualcosa e ficcarlo a forza nella mani di Viv.
Il suo pallone del West Ham.
Poi riprende a camminare, lasciandosi dietro un pezzo del suo team – di nuovo al sicuro – che sghignazza alle sue spalle.


Note: Queste sono le idee che nascono alle 2 di notte tra me e Sorella - che mi incita a pubblicare prima della puntata di domani, così per salvare Viv il Biondo.
Ci tenevo particolarmente a inserire il particolare del pallone del West Ham, che già c'era nella 3x06. Perché, come dice Gene: "Oggi siamo tutti Hammers".
Au revoir, mes bruvs c:
   
 
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