Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: lye    28/02/2008    4 recensioni
Salve a tutti, sono tornata questa volta con una Kuroyo. I personaggi sono OCC e sarebbe collocata dopo un'ipotetica fine del viaggio. Spero possa piacere, Lye.
"Fissava il vuoto, nel grande giardino, la principessa. Era così silenzioso, solo il cinguettare degli uccellini era a malapena udibile. I grandi alberi sembravano parlare mentre un fresco venticello estivo ne smuoveva le chiome, Soma l’aveva avvisata che ormai era tutto pronto, questione di settimane. Una lacrima, solitaria, attraversò il volto candido raggiungendo rapida il terreno e sparendo come se non ci fosse mai stata. Era il suo prezzo."
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Fay D. Flourite, Kurogane, Yūko Ichihara
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Il prezzo da pagare

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Il sorriso del ninja era sempre stato uno spettacolo raro e meraviglioso. E lo rimaneva, non più raro e non più per lei. Sorrise da dietro una colonna la giovane Hime, ben agghindata perché appena tornata da un incontro che avrebbe cambiato la sua vita, ma che non sarebbe riuscita a cancellare le memorie del proprio cuore.
Quanta gente si era vista tra le mura del suo castello? Quanti nuovi amici e perché no, nuovi abitanti?
Era finito, tutto, con il sacrificio dei cloni. All’inizio niente sembrava come quando tutto era iniziato, troppe avventure vissute in così poco tempo, troppe emozioni, la disperazione per quell’ultimo sacrificio: l’altro Shaoran l’aveva fatto per la sua Sakura, clone anche lei, aveva protetto gli originali.
« Vivete per noi semplici copie. »
Tomoyo, elemento esterno al gruppo, che già sapeva come sarebbe andata a finire, non aveva potuto non piangere al racconto della Principessa di Clow. C’erano voluti mesi per tornare alla normalità, mesi in cui il ninja e il mago, nuovo acquisto della sua corte, avevano potuto approfondire la loro amicizia, mesi in cui il matrimonio tra Sakura e Shaoran non era stato che il più atteso e felice evento dalla fine del viaggio, mesi in cui lei, piccola moretta della corte di Nihon, aveva imparato a lasciarsi alle spalle il passato.
Ecco perché ora, da dietro quella colonna, cercava di convincersi che ormai era passato e che, in fondo, se l’era cercato.
« Hime! »
La chiamò una trafelata Soma, inevitabile il zittirla da parte della principessa, farsi scoprire mentre osservava la “coppia” sarebbe stata parecchio imbarazzante. Solo il mago si accorse di lei, di quella sospetta ombra di tristezza negli occhi di ametista, ma preferì tacere con il ninja. Lo distrasse anzi, mentre la ragazza seguiva la donna che l’aveva chiamata.



Fissava il vuoto, nel grande giardino, la principessa. Era così silenzioso, solo il cinguettare degli uccellini era a malapena udibile. I grandi alberi sembravano parlare mentre un fresco venticello estivo ne smuoveva le chiome, Soma l’aveva avvisata che ormai era tutto pronto, questione di settimane. Una lacrima, solitaria, attraversò il volto candido raggiungendo rapida il terreno e sparendo come se non ci fosse mai stata. Era il suo prezzo.



“Una ragazzina osservava sospirante il cielo stellato. Un tempo si sarebbe consolata sapendo che erano sotto le stesse stesse, ma quella volta non era così. Era lontano, una lontananza che faceva male, un viaggio che ancora a lungo sarebbe continuato. Vedere il futuro nei sogni, mai era stato più doloroso per un cuore innamorato. Piena di dubbi quella notte, tra i respiri agitati di un incubo che appena avuto sapeva essere il suo ultimo sogno premonitore. I capelli neri erano sciolti sulle sue spalle, la testa voltava verso l’interno della propria stanza ora, cercando con lo sguardo uno specchio. Lo specchio. Rientrò con passi lenti e prese tra le piccole mani l’oggetto in questione. Tondo, pieno di fregi che su un lato vagamente ricordavano un drago: il suo unico metodo per contattare la strega. Sedette sul pavimento della grande stanza, in ginocchio poggiandolo davanti a . Lenta litania nel pronunciare l’incantesimo per chiamare la donna, tutto come il sogno fatto la notte prima. Quei sogni, finestre sul futuro, non seguivano un ordine e ciò che sognava poteva essere nell’immediato futuro o dopo anni.
« Ti aspettavo.. »
Mormorò una voce, istantaneamente gli occhi, chiusi mentre pronunciava la formula, si aprirono e incontrarono quelli rossi della Strega delle Dimensioni.
« Yuuko. »
Salutò chinando lievemente il capo per poi mostrarsi con un lieve e dolce sorriso dei suoi.
« Suppongo tu abbia deciso.. »
La ragazza annuì a quelle parole traendo un lungo respiro.
« Sì, il mio potere per fare in modo che raggiungano Nihon.. giusto? »
« Già.. però prima passeranno da Celes, lo sai questo vero? »
Sospirò la principessa per poi sorridere. Quel solito dolce sorriso che valeva più di un sì, anche agli occhi severi della Strega delle Dimensioni.
« Ebbene.. sarà fatto. »
Lo sentì. Sentì il suo potere abbandonarla, parte della sua magia andare a finire tra le mani dell’altra in una piccola sfera di vetro. Il concedo era ormai prossimo, il contenuto nebuloso che indicava i suoi poteri si era ormai stabilizzato.
« Aspetta.. »
Sussurrò. Lo sguardo basso mentre si mordicchiava il labbro inferiore, non aveva resistito vedendo che l’immagine dello specchio accennava a scomparire.
« Voglio incontrarlo. »
Disse tornando a fissare gli occhi della donna. Semplice desiderio, desiderio che avrebbe segnato il cambiamento, desiderio che aveva un prezzo.
« Per ogni desiderio c’è un prezzo da pagare, Tomoyo-hime. Se aspetterai verrà lui da te. »
Rispose Yuuko. Quasi pareva un consiglio da amica il suo, e, probabilmente, lo era.
« Quando arriverà sarà tardi, il suo cuore sarà cambiato. Inevitabilmente. »
Inevitabile. E lei, che già aveva visto, lo sapeva bene.
« E sia.. Il tuo prezzo sono i suoi sentimenti. Ai suoi occhi non sarai altro che una sorellina, anche contro il suo volere. »
Lo sguardo si rabbuiò. Era forse quello il destino? Sì. Perché quel sorriso non sarebbe più stato per lei.
« Accetto. »
« E’ molto egoista. »
Commentò la Strega, ma nulla sembrò dissuadere la giovane principessa. Sorrise anzi, consapevole di quel suo difetto e preparandosi ad incontrarlo nel mondo del Sogno.



Il mondo del Sogno non aveva mai avuto un aspetto particolare. Nebuloso e che cambiava a seconda dell’emozioni della gente. E tra quella nebbia che pian piano al soffio del vento andava diradandosi apparve un prato. Semplice prato verde, con qualche cespuglio di fiori qua e là. L’ Hime indossava solamente una veste bianca, leggera, che sul corpo minuto ricadeva con grazia. Camminava lenta e pian piano sempre tra la nebbia era chiara la figura di un albero, maestoso. Qualcuno riposava appoggiato al tronco e lei sorrise, consapevole di chi fosse il proprietario della zazzera scura.
« Kurogane! »
Chiamò ormai al suo fianco. Si destò quello, osservando stranito la figura che aveva davanti.
« Tomoyo-hime. »
Esclamò, quasi incredulo.
« Ho chiesto alla Strega di incontrarti, ma solo così ci è possibile.. »
Mormorò quella alla tacita domanda che leggeva negli occhi del ninja. Si sedette al suo fianco, portando le gambe al petto e abbracciandole.
« Sei quella vera quindi.. quella che mi ha mandato in questo maledetto viaggio. »
Sbottò quello e lei ridacchio.
« E’ così silenzioso senza te a palazzo. »
« Sei tu che mi hai mandato via. »
Questa la risposta alle nostalgiche parole della principessa che quasi sembravano accusarlo di esser partito di sua iniziativa.
« Vero.. ma mi manchi comunque… »
E nonostante tutto il sorriso sembrava maledettamente triste.
« Qualcosa vi turba, principessa? »
« No, perché? »
Le sembrava strano vederlo così preoccupato, abituata alla solita freddezza del ninja. Scostò una ciocca nera portandola dietro l’orecchio, la testa lievemente piegata di lato.
« Sei così tenero quando ti preoccupi.. »
Sussurrò sorridente, conscia di aver messo in lieve imbarazzo il ninja brontolone. Buffo pensare che un uomo così grande e grosso potesse venir messo in imbarazzo da quella ragazza, ma in fin dei conti era sempre stato così.
« Perché sei venuta fin qui? »
Domandò serio. E di nuovo lei sorrise, triste e magari domandandosi il perché di un desiderio tanto sciocco.
« Volevo vedere come stai. »
« E.. »
« Sei più felice ora, più rilassato.. e meno ossessionato dalla forza come un tempo. Non hai più ucciso. »
« Ti ricordo che mi hai impedito di farlo. »
« Tu non hai voluto farlo. »
Rispose pronta lei, alzandosi. Il tempo scadeva e quel prezzo troppo alto che aveva fissato, da quel che vedeva, non sarebbe mai stato pagato. Mai il ninja l’aveva e l’avrebbe vista diversamente da un sorella.
« Vai via? »
« Ciò che ho pagato non mi permette di stare di più. »
Sorrise dolce, sorrise triste la mora mentre si chinava nuovamente sul ninja. Le labbra ne sfiorarono la fronte e quello la fissava confusa.
« Troppo sarebbe chiedere le tue labbra. »
Rispose quella alzandosi nuovamente, ma il braccio di lui la trattenne. Era come se avesse risposto a una domanda con una domanda. Come se non avesse detto niente.
La nebbia tornava, il sogno stava per finire.
« Mi sono innamorata di te. »
Sussurrò quella nuovamente troppo vicina la volto del ninja. Risposta agli occhi color del fuoco, mentre con un casto bacio a fior di labbra il sogno spariva e con quello la sua unica opportunità.



Lasciò andare i ricordi al soffio del vento. Tintinnio mentre scostava dal volto una ciocca di capelli e la portava dietro l’orecchio.
« Desideri qualcosa, Fay-san? »
Domandò voltandosi, se c’era qualcosa che in quegli anni aveva imparato era percepire le presenze, e quella del mago era difficile da non individuare.
« Nulla, Tomoyo-chan. Mi chiedevo come mai eri tutta sola nel giardino. »
Disse il biondo avanzando verso di lei con il solito passo elegante, la sovrastava di parecchi centimetri ma mai era alto quanto il ninja. La principessa lo fissò, i capelli biondi erano ancora tenuti in una coda come quando tornò dal suo viaggio ma gli occhi erano due: uno azzurro, il mago, e uno dorato, il vampiro.
« Pensavo. Il primo pomeriggio è sempre tranquillo, il palazzo pare dormiente. »
« Capisco che intendi, un tempo, quando ancora abitavo a Celes era sempre così a quest’orario. Qui manca solo il freddo. »
Sorrise a quelle parole, ormai parlare della sua vecchia casa non portava più cattivi ricordi.
« Doveva essere bello il tuo mondo.. avrei tanto voluto visitarlo. »
Nuova malinconia negli occhi ametista. Sapeva che ormai il suo luogo era quello.
« Ce ne saranno tanti così.. ti piacerebbe proprio un viaggetto per le dimensioni, ne sono certo. »
Rispose il mago sempre allegro e sorridente alle parole velate di tristezza della mora.
« Già. »
Un monosillabo e poi il silenzio. Silenzio che continuava mentre fissando il cielo nessuno dei due parlava.
« Perché mi hai cercato? »
« Perché volevo congratularmi per il tuo prossimo matrimonio. »
Sorrise l’Hime, era certa in un qualche modo che quel mago da strapazzo ne sarebbe venuto a conoscenza. Come si suol dire “anche i muri hanno orecchie”.
« Me l’aspettavo.. lui non lo sa, vero? »
« No, si arrabbierà tanto quando lo verrà a sapere. »
« Una regina ha bisogno di un re. »
Lapidaria, senza espressione quella che era stata e forse era ancora la dolce Tomoyo: le sue parole sembravano quelle di un manuale. Non lo voleva, quel matrimonio.
« Per il tuo bene, trova una scusa migliore quando lo annuncerai a Kuro-pyou. »
Sghignazzò il biondo riuscendo a far sorridere anche la ragazzina. Magari immaginava la reazione del ninja a quelle parole: l’apocalisse nulla in confronto.
« Reagirà come un qualunque fratello maggiore iperprotettivo farebbe. »
Borbottò lei trattenendo a stento una risatina, le sue parole erano scelte a proposito. Per convincere sé stessa che il comportamento di Kurogane non poteva essere dovuto ad altro se non un affetto fraterno.
« Davvero lo consideri un fratello, Moyo-chan? »
Ed ecco dove lui voleva andare a parare, lo sguardo furbo non poteva che confermare questa ipotesi. Sua rara capacità era scoprire i misteri e i segreti, trovare sempre cosa c’è dietro.
« Perché quando parlo con te ho sempre l’impressione che tu mi prenda in giro, Fay-san? »
Domandò quella quasi ingenuamente. Insinuazione velata quella della principessa mentre il suo sguardo continuava a fissare lontano, perso nel cielo.
« Non era mia intenzione, Tomoyo-chan. »
Silenzio. Di nuovo silenzio tra i due, mentre la gota di lei era segnata da una lacrima. Unica e nascosta, seconda in un giorno per via di quel pianto a lungo trattenuto. Lei doveva essere forte, quel tipo di forza che non sta nell’affrontare una battaglia, ma nell’affrontare la vita.
« Sai, all’inizio del viaggio, quando per la prima volta Sakura aprì gli occhi Shaoran pianse. In silenzio, sotto la pioggia, lontano da tutti e da tutto ma pianse. "Qualcuno che non piange non può essere forte. Non importa cosa accada dopo che hai pianto, in quel momento puoi affrontare meglio il problema". Questo disse Kurogane. »
Citazione volontaria, citazione voluta quella dal mago. E la vide, vide quell’ennesima lacrima che dalla linea dell’occhio sinistro lenta scivolava sulla guancia arrossata e arrivava al mento, indugiava lì, indecisa se cadere o meno e spronata dall’abbassar il capo da parte della principessa a perdersi sui petali di ciliegio del kimono. Lo fissava ora, gli occhi d’ametista lucidi e il dolce sorriso che sempre l’aveva caratterizzata sulle sottili labbra rosate.
« Ho esaudito il mio desiderio. »
Mormorò piano, attenta a non far trasparire almeno nel tono quel suo dolore. Un sussurro nel vento, perso tra tutte le parole già dette.
« A quale prezzo, Moyo-chan? »
Domandò il mago, provocandola di nuovo. Indagando.
« Ciò che ho pagato è tuo ora, Fay-san. »
Rispose. Semplicemente senza voler accusare, facendolo involontariamente forse. Poi sorrise, dolce nuovamente, lasciando che le lacrime silenziosamente le rigassero le guance. Venendo lasciata sola dal mago per muta richiesta, sola nel silenzio del giardino, in quel primo pomeriggio d’estate.



Pettinava i capelli seduta davanti quello specchio che tempo addietro le era servito per contattare la strega, quanto tempo che non lo utilizzava? Tanto e non credeva che mai più l’avrebbe utilizzato. Sospirò, gli occhi ancora arrossati dalle lacrime versate il pomeriggio, un leggero bussare alla sua porta e lì ne fu certa. Il mago aveva parlato.
« Avanti.. »
Sussurrò, mentre con passi lenti si dirigeva al balcone.
« Tomoyo-hime.. »
Sussurrò la voce del ninja, raggiungendola, sorpassandola quasi e giungendo prima di lei fuori da quella stanza. La osservava in silenzio e lo sguardo, freddo, non aveva nemmeno l’ombra della gioia mattutina.
« Non me l’avresti detto, vero? »
Quasi ringhiò quelle parole, tradito, ecco come si sentiva. Tradito dalla persona che lo aveva salvato tempo addietro.
« No. »
Schietta la principessa sistemandosi al suo fianco, lo sguardo alle stelle. L’impossibile per non far incontrare i loro sguardi perché, ne era sicura, non avrebbe retto.
« E’ un errore. »
Borbottò quello, sempre indispettito.
« Lo so »
Sussurro non sfuggito al ninja. Preoccupato, sicuramente, come in un sogno fatto tanto tempo prima e di cui ancora il ricordo portava con sé. Solo allora la sua Hime era sembrata tanto triste come in quei giorni, ma quello era un sogno, questa realtà.
« Hai pianto. »
« No. »
« Non mentire, Moyo. Non mentire a te stessa e non mentire a me. »
Sempre borbottio quelle sue parole. Preoccupazione fraterna, tentava di convincersi la principessa, eppure vederlo aggrottare le sopracciglia e portare una mano alla testa sembrava dissipare ogni tentativo di auto-convinzione.
« E’ questo il prezzo, Kurogane. »
Sorrise dolce al ninja che negli occhi teneva celata la solita domanda, che per una volta non ebbe risposta.
« Non venire. »
« Mh? »
« Al matrimonio, non farti vedere. Ti prego. »
Quasi supplicò la mora, ma niente arrivò da parte dell’uomo se non uno sguardo infuriato.
“Come puoi chiedermi questo?”
Sembrava chiedere, adirato con quella ragazzina dall’animo volubile. Ragazzina che di punto e in bianco aveva deciso di tagliarlo fuori dalla sua vita, ragazzina che in realtà era ormai sbocciata in una bellissima donna e che ancora non era riuscita a dimenticarlo.
Sentì sbattere la porta, l’Hime, e non reagì.



Il matrimonio era annullato. Improvviso avviso degli ambasciatori del principe. Al suo posto era stato offerto il fratello ma la principessa dagli occhi d’ametista con un dolce sorriso aveva declinato l’offerta. Era giovane ancora e avrebbe avuto del tempo, a distanza di anni avrebbe riconsiderato l’offerta. Questa la sua promessa, promessa che non avrebbe mantenuto.
Di nuovo quel giardino la ospitava, quasi sollevata la ragazza, mentre cantava in solitudine. Lei e Kurogane non avevano più parlato, sempre più raramente le faceva da guardia e per lei quella lontananza non era che un bene e un male allo stesso tempo.
Tra le mani, tenute in grembo, vi era lo specchio. Nelle parole che pian piano pronunciava vi era una ninna nanna nascosta, ninna che sua madre le cantava e che lei un’unica volta aveva cantato prima di allora. Le venne in mente un sogno fatta da bambina, spettatrice vedeva che andava via e viaggiava, viaggiava lontano abbandonandosi tutto alle spalle.
« Vai via? »
Le aveva chiesto quella mattina la sorella, quasi se lo aspettasse. La maggiore era nata per essere regina e alla fine sarebbe stato suo il trono, non della minore. Sorrise Tomoyo interrompendo il suo canto, carezzando il drago dorato della cornice.
Un batter di mano arrivò alle orecchie della Hime, l’unica persona che non sarebbe mai riuscita a percepire, l’unica da cui non si sarebbe mai potuta nascondere.
« Salve, Kurogane. »
Salutò dolce la ragazza voltando il capo. Ametista e rubino, sembravano così diversi.
« Hime. »
«.. e Fay-san? »
Domandò, certa che in quel cambio di idee da parte del ninja ci fosse lo zampino del mago.
« Dorme. »
Rispose l’altro avanzando in direzione della principessa, sedendo al suo fianco mentre quella imperterrita continuava a sorridere dolce, le larghe maniche del vestito disposte rapidamente in modo da nascondere lo specchio.
« E’ inutile che lo nascondi, l’ho già visto. »
« Uffaaa.. direi quasi che mi spii, Kuro! »
Esclamò riprendendo l’infantilità di un tempo, mentre rilassava le mani che poco prima con forza stringevano il bordo dello specchio.
« Ma io ti spio, è il mio compito. »
Disse serio il ninja, eppure lo sguardo aveva qualcosa di giocoso. Un altro Kurogane da quello che conosceva lei, ma nonostante tutto quello di cui si era innamorata e che stava dimenticando. Pian piano, in fondo non poteva stare male in eterno.
« Bugiardo, tu trascorri tutto il tuo tempo con Fay-san. »
Ridacchiò quella distogliendo lo sguardo. Sembrava tornato tutto come un tempo, era certa che voltandosi avrebbe trovato un ninja imbarazzato. La sua particolare capacità.
« Mi hai perdonato? »
Domandò con una vocina poco dopo la mora. Sempre sorridente, sempre un po’ infantile come quando da bambina litigavo, o meglio lo prendeva in giro e lui si arrabbiava.
Quello d’altro canto sospirò, puntando lo sguardo sulla testolina mora di cui non poteva che vedere il retro.
« Sì, ti ho perdonato. »
Tono rassegnato e divertito. Per qualche attimo era tornato con la mente al passato, ai suoi ricordi, sempre così.
« Grazie. »
Nuovamente gli sorrise, quei sorrisi meravigliosi che avevano sempre caratterizzato la vecchia Tomoyo, occhi d’ametista nei suoi occhi rossi, di nuovo quella luce.
« Sei tornata in te. »
Alla sua affermazione accompagnò un sorriso, quello stesso sorriso che da tempo non era per lei. E il suo cuore perse un battito.
« Forse sì, forse no. »
Enigmatica risposta mentre prendeva a giocherellare con il nastro rosso attorno al suo collo, passando tra dita e dita i lembi un po’ troppo lunghi che prima formavano un fiocchetto.
« Mh.. Come mai questo nastro rosso? »
Chiese il ninja, realmente curioso e che osservandola non aveva potuto far a meno di notare quel nastrino onnipresente da qualche giorno a quella parte.
« Questo? » Mormorò bloccandolo tra indice e medio. « Diciamo che serve a ricordarmi una promessa con me stessa, oserei dire qualcosa da fare. »
« Le tue spiegazioni che non dicono nulla sono illuminanti. »
Rispose l’altro, lievemente ironico e distogliendo lo sguardo dall’Hime.
« Kuro, mi lasceresti un po’ sola? »
Domandò cordialmente. Cacciandolo cordialmente.
« Va bene. Ci vediamo a cena, Tomoyo-hime. »
« Tomoyo. »
Lo corresse lei.
« Tomoyo. »
Ridacchio quello iniziando ad avviarsi.
« Addio, Kuro. »
Sussurro portato dal vento, perso nel vento, mentre sulle sue labbra iniziava un vecchio incantesimo che mai aveva dimenticato.
Una barriera si eresse intorno alla principessa, barriera che avrebbe impedito a chiunque di raggiungerla la seconda volta in nemmeno tre anni che agiva egoisticamente.
« Ci si rivede. »
Sorrise Yuuko in direzione della ragazza. Di nuovo faccia a faccia grazie a quel piccolo oggetto.
« Sembrerebbe di sì. In fondo sapevi sarebbe finita così, o sbaglio? »
« Fin da quando donasti il tuo potere. »
« Immaginavo. Sai cosa voglio quindi. »
« C’è un prezzo da pagare. »
« Sempre, e accetto qualunque esso sia. »
Abbassò il capo la ragazza a queste parole, slegò il fiocchetto attorno al collo. La sua promessa con sé stessa, il suo addio.
« Non tornerai mai più a Nihon. »
« Immaginavo. E’ un po’ come con Fuuma-san, giusto? Rinuncio alla mia patria e lavorerò per te, in cambio avrò il potere di attraversare le dimensioni. »
« Esatto. »
Sorrise la Strega all’acutezza della principessa, avrebbe rinunciato ai suoi lussi pur di allontanarsi da tutto, conscia di poter rivedere i volti cari in altre persone.
« Non rimpiangerai come l’ultima volta? »
Domandò d’un tratto la donna dagli occhi rossi.
« No. »
Rispose calma.
« Non ho lasciato niente in sospeso, questa volta. »



Il ninja voltò il capo in direzione della principessa. Bizzarro presentimento forse dovuto dall’ultimo sguardo che le aveva lasciato, troppo controllata. E la vide. Vide quella maledetta Strega e vide l’Hime sparire attraverso lo specchio, attraversare la dimensione, mentre il nastro rosso che poco prima portava la ragazza al collo veniva lasciato libero. Lo afferrò nello stesso istante in cui lo specchio si infrangeva al suolo: nessuno lo avrebbe più usato.
Addio.
Semplice parola incisa nell’interno del nastro e affianco qualcosa di cancellato. Arrabbiato l’uomo perché di nuovo aveva fatto tutto da sola, perché l’aveva “tradito” una seconda volta. Mise in tasca quel nastro allontanandosi dal cortile, almeno aveva visto quella sua luce un’ultima volta.
Sapeva che non l’avrebbe rivista. Ognuno aveva un prezzo da pagare, lei aveva scelto il suo.





Note dell’autrice:
Finalmente, dopo tanta fatica, l’ho scritta. La mia prima Kuroyo ( anche se vi è una velata Kurofay) che ovviamente non poteva che finire male. Non so come mi è venuta in mente e decisamente il finale che ho scritto era l’ultimo che io stessa mi aspettavo, spero che questa storia nonostante il pairing rarissimo nelle sezione di TRC possa piacere.
I personaggi di Tomoyo e Kurogane ( quelli principali in pratica XD ) sono evidentemente OCC più che altro perché per Kuro ho cercato di immaginare il cambiamento dopo il viaggio e perché ho adattato Moyo alla mia storia.
Ad essere sincera ho in mente anche un sequel e nel caso, se questa storia avrà almeno un paio di commenti positivi, lo scriverò ^___^
Tutto ciò che chiedo è quindi una recensione piccina picciò anche per insultare la fic ( della serie accetto di tutto, anche i pomodori in faccia).
Un grazie in anticipo per chi commenterà e un bacio,
Ly

  
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