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Autore: GreMisia    23/08/2013    3 recensioni
["Una meravigliosa serata. Harry era in fibrillazione, poteva sentire la pelle d’oca e lunghi brividi d’eccitazione scuoterlo lungo la spina dorsale, un frizzante flusso di energia attraversarlo e dargli la carica giusta. Probabilmente, avrebbe dovuto esserci abituato, ormai." ]
Shot sul fidanzamento di Zayn.
Zarry, hem ... non a buon fine.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Allora chiedo scusa per le imprecisioni ecc ecc ma gli ultimi eventi hanno prodotto ciò nel mio cuoricino e nella mia testa malata.
Quindi chiedo già scusa, per questa cavolata J
Consiglio l’ascolto di questa canzone durante la lettura : http://www.youtube.com/watch?v=JsHKoJM8uv8
 



CREEP
 




Una meravigliosa serata.
 
Harry era in fibrillazione, poteva sentire la pelle d’oca e lunghi brividi d’eccitazione scuoterlo lungo la spina dorsale, un frizzante flusso di energia attraversarlo e dargli la carica giusta.
 
Probabilmente, avrebbe dovuto esserci  abituato, ormai.
 
Ma dentro di sé sapeva, che non ci sarebbe mai riuscito, che ogni mattina, avrebbe sempre avuto bisogno di un piccolo pizzicotto a ricordargli che, hey, non stai sognando è tutto vero, piccolo ragazzino del Cheshire.  
 
Anche se sembrava sempre così a suo agio e spigliato, con il sorriso spavaldo e smagliante, in realtà non lo era, non lo era affatto, perché era stato tutto così veloce e incontrollabile;  come poteva non aver paura.
 
Ma quella era la loro serata, loro più delle altre volte e le luci sembravano più forti e scintillanti di sempre.
 
Le loro canzoni risuonavano ad alto volume e si disperdevano nell’ambiente circostante, ricreando un’atmosfera quasi irreale, così felice, così giovane e giocosa.
 
Il tappeto rosso sembrava più rosso di qualsiasi rosso del mondo e le persone sembravano così eccitate dall’idea di calpestarlo con le loro scarpe costose, comprate per l’occasione.
Gli abiti sfavillanti e eleganti, le acconciature delle donne, così curate e belle e gli uomini impeccabili.
 
Come poteva non essere entusiasta?
 
Vedere tutta quella gente smaniosa, quegli occhi puntati su di loro, anelanti.
 
Le fan, che avevano aspettato ore e ore, che avevano creato il caos e allungavano le mani speranzose al loro passaggio, soltanto per uno sguardo o una minima attenzione.
 
Le domande incessanti dei giornalisti, le urla, i pianti e le risa.
 
Harry , Harry, Harry, Harry, Harry!
 
Era difficile davvero difficile, da credere, ma aveva imparato a sorridere,  a far scattare le labbra come una molla, così nessuno avrebbe colto il ben che minimo dubbio.
 
E quel giorno tra  le luci, i flash, le grida e la musica, il suo sorriso era il più grande di tutti, la sua risata era la più forte e rumorosa, perché il vero sé stesso, quello rinchiuso in una piccola gabbia di vetro nel cunicolo più profondo del suo cuore,  avrebbe voluto scappare e gridare di rabbia e frustrazione.
 
 
E’ incredibile,  tre anni fa eravamo qui alla premiere di Harry Potter, adesso siamo qui per la nostra.
 
 
Le parole di Niall continuavano a risonargli nella testa e ribadirgli quanto in fretta fosse passato il tempo, quanto velocemente li avesse investiti, travolgendo tutto e tutti nel suo passaggio.
 
E guardando alla sua destra e alla sua sinistra, poteva vederlo e sentirlo.
 
Non c’erano più cinque ragazzini sdentati, con i capelli crespi, insicuri e ingenui, ma cinque uomini bellissimi e sicuri di sé.
 
“Non è meraviglioso?” gli disse per l’ennesima volta, Niall, saltellando da un piede all’altro, sprizzando felicità da tutti i pori e inondandolo con tutta la sua energia.
 
Lo era.
 
Sorrise, cercando di non incrociare lo sguardo di Louis, intento a parlare con Liam e altre persone.
 
Una mano calda si posò sulla sua schiena e cercò di non badarci, cercò di non pensare a quanto fosse piacevole quel tepore e quanto fosse allo stesso tempo doloroso, si limitò a seguire la spinta che lo condusse verso un gruppo di giornalisti.
 
Adesso che il signor Malik è fidanzato, lei cosa pensa di fare signor Styles, quando arriverà il suo momento?.
 
Il sorriso scattò.
 
Distese le labbra il più possibile, così tanto da fargli male, una risposta sarebbe arrivata, peccato che in quel momento, l’unica cosa che riuscisse a pensare era la risata leggera di Zayn, raggiungerlo  come un sussurro a pochi centimetri, ma sarebbe arrivata, qualcosa avrebbe detto, perché una risposta l’aveva sempre.
 
***
 
 
 10 Agosto 2013, Los Angeles.
 
 
 
Non poteva credere che sarebbero tornati a casa.
 
Aveva desiderato tanto  intraprendere quel viaggio, un tour mondiale, pieno di emozioni, gente diversa, diverse lingue, mille cose da vedere.
 
Così tante differenze riunite sotto uno stesso palco.
 
 Poter dare sfogo a quell’adrenalina davanti a quella folla insaziabile, essere strano e fare assurdità senza dover chiedere il permesso a nessuno.
 
In fondo era  Harry Styles ed era un po’ come se quella moltitudine di paia di occhi,  si aspettassero e avessero pagato per questo, come se alla fine gli fosse quasi imposto di essere sé stesso, quando una persona normale dovrebbe proteggersi dall’essere strano e senza pudore.
 
Ma arrivi a un certo punto che nonostante l’entusiasmo, il tuo lettuccio, le persone care e perfino le cose più ostiche, ma che hanno un sapore di casa, iniziano a mancarti e senti quel richiamo irresistibile e patriottico a cui non puoi non rispondere.
 
 Così Harry dopo tutti quei giorni in America, in quella moltitudine di paia di occhi, a un giorno dal suo ritorno in Inghilterra, vedeva  soltanto quanto davvero mancasse poco all’agognato riposo.
 
“Sei pronto?”.
 
La voce di Zayn lo fece sussultare, mentre era intento a raccogliere un mucchio di cartoline, comprate  da un sacco di posti diversi e infilarle su una tasca della valigia.
 
Gli erano sempre piaciute le cartoline, nonostante le  innumerevoli foto che faceva e la nuova tecnologia a disposizione, aveva sempre ritenuto fossero insostituibili.
 
“Hum…” borbottò,  lasciando scorrere un dito sopra la figura in rilievo della Porta di Brandeburgo di Berlino, con le sue mastodontiche colonne doriche, illuminate e la quadriga.
 
“A tornare” spiegò l’altro, appoggiato allo stipite della porta, intento ad osservarlo, l’esile figura immersa nel buio della stanza, illuminata soltanto da una piccola luce sul comodino.
 
Harry sospirò, lasciando vagare lo sguardo dalla statua delle Sirenetta di Copenaghen e  incontrando quello stanco di Zayn.
 
Ed era incredibile, come nonostante, la poca luce, fosse possibile cogliere la profondità di quegl’occhi enormi.
 
La verità era che sarebbe riuscito a scorgerli in qualsiasi situazione, perché era l’unica cosa che vedeva o volesse vedere.
 
Era questo che lo stava affliggendo, quell’alone invisibile di tristezza che da un po’ lo stava quasi soffocando, perché se all’inizio era riuscito a convivere con l’idea che quegl’occhi non  lo avrebbero mai visto come desiderava lui, adesso era impossibile.
 
Era diventato monotematico;  il suo cervello, ogni pensiero, ogni sogno erano  Zayn.
 
Le sue mani calde sulle spalle, sulla schiena, la sua risata, i sussurri durante il concerto, le risate, gli scherzi.
 
Una tortura.
 
“Si” disse, annuendo lentamente.
 
Era pronto,  casa sarebbe stata la soluzione, staccare un po’ la spina sarebbe stato sicuramente una buona medicina.
 
Ancora solo un giorno, la partecipazione ai Teen Choice  Awards, dove avrebbe dovuto trattenersi fino a tardi per l’assegnazione di un premio in più, insieme a  Zayn che proprio l’indomani sarebbe stato raggiunto da Perrie,a parte gli altri che  se la sarebbero filata, quasi subito dopo l’esibizione.
 
Sinceramente, nessuno di loro moriva dalla voglia di partecipare a quell’evento, probabilmente perché era proprio a ridosso dell’atteso ritorno, l’unico che non né aveva fatto una lamentela era proprio Zayn,  perché avrebbe rivisto la sua ragazza prima del previsto.
 
E Harry aveva cercato, davvero di non pensarci.
 
Sapeva che era stupido e insensato, perché nonostante le emozioni e il forte calore che provasse alla presenza del moro, Zayn amava Perrie, erano una coppia meravigliosa e il ragazzo l’aveva sempre dimostrato in modo plateale.
 
“Che cosa farai?”.
 
Zayn si era avvicinato, silenzioso, si era seduto sul letto accanto a lui e aveva raccolto dal mucchio  una cartolina.
Con espressione pensierosa osservava  scritte smielate francesi di un forte arancione spiccare sopra l’immagine della Tour Eiffel, la piramide del Louvre e l’Arc de Triomphe.
“Non lo so” disse incerto, grattandosi distrattamente la testa.
 
Zayn annuì, continuando a guardare la cartolina.
 
C’era qualcosa di strano, Harry ne era quasi certo “ va tutto bene?” chiese, appoggiando una mano sulla sua spalla.
 
Zayn non rispose, raccogliendo un’altra cartolina.
 
Harry sapeva quanto fosse difficile parlare con lui, quanto fosse difficile capirlo, ma questo non faceva altro che attirarlo verso di lui come una calamita,  sempre di più.
 
Perché,  più Zayn si chiudeva e costruiva una barriera, più lui aveva voglia di scalfirla e avvicinarlo.
 
 Era stato così sin dall’inizio.
 
Tutto questo, lo stava facendo diventare pazzo  e far crescere dentro di sé quella voglia assurda di scoprire e di sapere, che andava dalla curiosità a qualcosa di più a cui non voleva dare assolutamente un nome.
 
Certi  giorni poteva sentire il suo profumo e bearsi della sua mano sulla sua schiena e della sua risata, altri giorni invece quella barriera diventava invalicabile e doveva quasi tirargli fuori le parole di bocca, anche solo,  per scambiare una semplice conversazione alla base di una classica relazione sociale.
 
Si era chiesto,  un sacco di volte, come Perrie vivesse con questo, se anche con lei accadesse, ma poi aveva riposto quella domanda su un cassetto sconfinato della mente, probabilmente, era meglio non sapere la risposta.
 
“A che ore arriva Perrie domani?” .
 
In realtà glie l’avevano detto in tanti e tante volte, ma era così sbadato che gli era sfuggito di mente.
 
Zayn appoggiò la cartolina sul letto, l’espressione vuota,  un sospiro pesante.
 
Qualcosa non andava.
 
“Zayn” disse, richiamandolo, puntando gli occhi verdi su di lui ansioso.
 
Il moro allungò all’improvviso una mano sul suo volto, lasciando vagare le dita scure sulle sue guance, osservando quasi incantato come la pelle iniziava a imporporarsi.
 
“Zayn?” domandò preoccupato.
 
Quello che sentì dopo,  furono le calde labbra del moro sulle sue, una mano possessiva tra i capelli ricci l’aria della stanza colma di emozioni contrastanti.
 
Avrebbe dovuto allontanarlo, scacciarlo e dirgli che gli aveva appena chiesto a che ore arrivasse la sua ragazza, ma non lo fece.
 
Non lo fece e fu l’errore più grande della sua vita, come quello che avvenne dopo.
 
I sospiri, le urla soffocate di piacere, lo sguardo affamato di Zayn, le sue carezze intime, tutto quello che aveva sempre desiderato, ma non così.
 
L’irruenza con cui gettò i suoi vestiti per terra, i segni con cui marchiò la sua pelle,  che nonostante prima o poi sarebbero andati via, aveva come la sensazione che sarebbero rimasti lì, impressi a fuoco per sempre.
 
Le carezze languide, i baci disperati e quegl’occhi dalle ciglia lunghe chiusi nel piacere, in un piacere che avrebbe voluto fosse stato diverso.
 
Non così.
 
 
***
 
 
 
 
“E’ davvero incredibile” la voce di Niall lo raggiunse,  di nuovo.
 
Harry annuì, era riuscito a rispondere a tutte le domande e il modo in cui Zayn lo aveva protetto da quelle più insidiose, invece di farlo sentire al sicuro, l’aveva soltanto fatto sentire peggio e disagio.
 
Adesso aveva solo bisogno di ritrovare sua madre e di pensare al film, di ignorare il modo in cui,  il braccio di Perrie fosse ben aggrappato a quello del moro e il modo in cui quell’enorme anello,  splendesse tra le dita dalla pelle candida.
 
Zayn era un amico, quello che era successo tra di loro sarebbe rimasto a Los Angeles, non aveva assolutamente voglia di alzare il polverone, nessuno dei due aveva cercato di affrontare l’argomento e forse proprio  quella  era stata la risposta.
 
Forse Harry era stato soltanto una prova per arrivare all’anello  e confermare ciò che rappresentava.
 
Però, perché quegl’occhi continuavano a guardarlo in quel modo?
 
“Hey, va tutto bene?” Louis , spuntò dietro di lui.
 
“Certo” disse, sorridendo e andando verso sua madre, perché se fosse rimasto  tanto vicino a Louis, avrebbe creato il pandemonio .
 
Il ragazzo più grande lo guardò poco convinto, con lui quella recita non attaccava, ma non era il momento e probabilmente non lo sarebbe mai stato.
 
Era inutile continuare a rimuginare e disperarsi dentro, forse avrebbe dovuto semplicemente  lasciarsi accompagnare dal  suo finto sorriso e lasciarsi trasportare dalla serata, dimenticare tutto, anche perché non avrebbe mai potuto prevedere cosa sarebbe potuto accadere in avanti, come non aveva potuto farlo fino a quel momento.
 
 
Era la premiere e quella era l’unica cosa di cui doveva preoccuparsi.

 
 
 
Hey!
Davvero chiedo ancora scusa, il fidanzamento di Zayn mi ha spezzato il cuoreee buaaaaah!
No vabbè solo che, è giovaneeeeeeeeee! E’ mattoooooooo!
Comunque  a parte questo ;) spero che nessuno mi uccida è veramente una cavolata e io di solito non scrivo cose di questo tipo quindi così!
 
Alla prossima!
 
Gre
  
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