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Autore: Loreparda    23/08/2013    5 recensioni
È cosa ormai risaputa che a uno scapolo in possesso di un’ingente fortuna manchi soltanto una moglie. Questa verità è così radicata nella mente delle famiglie del luogo che, nel momento in cui un simile personaggio viene a far parte del vicinato, prima ancora di conoscere anche lontanamente i suoi desideri in proposito, viene immediatamente considerato come proprietà legittima di una o dell’altra delle loro figlie.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti | Coppie: Blair Waldorf/Chuck Bass, Nate Archibald/Serena Van Der Woodsen
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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CHAPTER TEN.

L’ampia sala del Palace, dove fino a poco prima si era svolta la festa di Halloween organizzata dal giovane Archibald, appariva ora deserta e ancora addobbata a tema.
Un’unica presenza silenziosa era visibile nelle vicinanze del bar, tra le bottiglie vuote e le maschere perdute dagli altri invitati.
Jack - l’uomo solitario - scolò l’ennesimo bicchiere di punch color rosso sangue, ultimo di una lunga serie, finché scorse l’ora indicata sul suo costoso Rolex e decise di uscire dall’hotel per avventurarsi nella notte buia.
Con le gambe instabili e la testa annebbiata a causa dell’effetto dell’alcool, Bass valutò l’idea di chiamare il proprio autista, ma alla fine decise di guidare da sé la luccicante Ferrari che aveva acquistato da rinomato uomo d’affari qual era.
Salì a bordo, ingranò la quarta e partì sgommando per le intricate strade di Manhattan, godendo dell’assenza di traffico rispetto alle ore mattutine o pomeridiani.
Alcuni minuti e diversi semafori rossi ignorati dopo, frenò in prossimità dell’entrata principale della sua destinazione: l’hotel Palace.
Il tempo di slacciare la cintura di sicurezza, le regole andavano rispettate almeno all’apparenza, ed oltrepassò la reception, dirigendosi verso l’ascensore salutando con un cenno il controllore a mo’ di identificazione.
Entrato nel mezzo di salita e discesa tra i diversi piani, pigiò il pulsante con incisa la scritta “attico”, così, quando le porte si spalancarono, giunse nella stessa casa in cui aveva già cenato alcuni giorni indietro.
Nell’ambiente regnava il silenzio, interrotto soltanto dal fastidioso russare del signor Waldoof che echeggiava in tutta la suite e costringeva la moglie a portare dei tappi alle orecchie.
Camminando con passi agili, si recò al piano superiore al fine di raggiungere la stanza della bella ragazza che vi stava riposando; distinse due porte adiacenti e spalancò quella alla sua destra.
Accedette ad una stanza arredata secondo un colore predominante: infissi, quadri, libreria, specchiera, tende, tutto era dorato.
Per contrastare la sua brillantezza, invece, le pareti erano state tinteggiate di una sfumatura simile a quella del cielo nelle giornata nuvolose.
La scelta di queste colorazione, a prima vista, sarebbe potuta essere associata al desiderio di ricchezza, ma in realtà si trattava di un motivo meno superficiale: l’oro simboleggiava lo splendore di Serena, mentre il grigio rappresentava Blair, eternamente oscurata da tanto luccichio.
Nella penombra, Jack strizzò gli occhi, avanzando sino al letto a due piazze, convinto di trovarsi di fronte a S..
Là, però, riposava la seconda sorella Waldorf, la mascherina sulle palpebre struccati, i capelli sparsi sul  cuscino e la coperta - anch’essa dorata - a coprire il suo corpo dalla base del collo.
Capirete dunque il suo stupore quando, intrufolatosi di fianco alla bella fanciulla addormentata, cominciò a palpeggiarla, accarezzandole la schiena - scoperta piacevolmente nuda - e scivolando giù per il sedere, ed ella spaventata da quel tocco accese la piccola lampada posizionata sul comodino, rivelandosi essere appunto Blair!
«Razza di pervertito, maniaco, stupratore delle mie Jimmy Choo, esci immediatamente dal mio letto, prima che ti dia uno dei miei calci impedendoti di molestare altre ragazze!» Urlò la mora, indignata da quel comportamento.
«Blair, non è come pensi, credevo fossi S-Serena.» Cercò di giustificarsi J., incapace di muoversi, coprendosi le orecchie per non udire le urla di B. che gli procuravano delle irritanti fitte alla testa.
 «Stai confessando che avresti voluto violentare mia sorella?» Lo accusò lei.
«Ssh, sveglierai tutti.» La zittì lui ed accorgendosi che l’altra non era intenzionata a smettere di inveirgli contro, si avvicinò e premette in un gesto disperato le sue labbra contro le sue.
Le parole che stava per pronunciare si ridussero ad un confuso: «Mmh!», mentre per liberarsi da quel bacio Blair addentò la lingua di Jack che si era infiltrata nella sua bocca con violenza.
«B., stai ben…» Serena, accorsa in seguito alle urla della sorella, non concluse la sua domanda, sconvolta dalla vista della mora al fianco del collega di loro padre.
«Non è come pensi, S.!» Si giustificò la minore.
«E com’è allora?» Domandò spiegazioni la maggiore.
Blair non ebbe la possibilità di iniziare a spiegare la strana vicenda, che udì una voce reclamare: «Già, com’è, Blair Cornelia Waldorf?».
Era stata sua madre, sulla soglia insieme ad uno scompigliato marito, a parlare.

***

Jack uscì velocemente dall’Empire, degnando di appena uno sguardo il portinaio che, vedendolo arrivare di corsa, si era affrettato ad aprirgli la grande porta d’ingresso.
L’uomo corse per il cortile interno e svoltò l’angolo, andando a sbattere contro qualcuno.
La ragazza contro cui era andato a sbattere aveva lunghi capelli biondi, vestiti corti e tacchi alti.
Veniva dalla festa in maschera.
«Hei Brooklyn, sei un po’ lontano da casa.»
«Anche tu.» rispose la bionda, alzando lo sguardo su chi le era andato addosso.
«Vuoi un passaggio?»
«Certo.» rispose la piccola J. Avvicinandosi alla macchina di Jack e salendoci.
Jack prese posto nel sedile del guidatore e accese la macchina.
«Credo che tu sia l’unico uomo di Manhattan e non avere un autista.»
«Ce l’ho, ma una Ferrari preferisco guidarla io.» rispose Jack, schiacciando sull’acceleratore.
In pochi minuti stavano sfrecciando ai 300 km/h sul ponte di Brooklyn, diretti verso casa della ragazza.
Fortunatamente le strade erano deserte, a causa della tarda ora, perché era evidente anche a J. che Jack Bass era ubriaco e che non riusciva ad andare dritto.
Si fermò inchiodando sotto casa della bionda, facendola sbalzare in avanti, verso il cruscotto, che la ragazza allontanò appoggiandoci sopra le mani.
«Grazie.» sussurrò Jenny, sistemandosi i capelli.
«Nessun problema, dolcezza.» sussurrò di rimando Jack, appoggiando una mano sulle cosce nude della bionda.
«Vuoi salire?» bisbigliò la ragazza, con voce roca e ammiccando.
«Certo, tesoro.» rispose il ragazzo, prima di lasciare un  bacio sulle labbra della ragazza per poi allontanarsi.
Aspettarono meno di un secondo, prima di riavventarsi uno verso l’altro, approfondendo il bacio. Jack si spostò sopra la ragazza, cercando poi la leva del sedile,per ribaltarlo completamente.
«Jack, non qui, in casa. Entra dalla scala antincendio. Terzo piano, seconda finestra.» gli disse, prima di spingerlo sul suo sedile e uscire velocemente dalla macchina.
Salì le scale di corsa, facendo risuonare i tacchi nel corridoio per poi aprire la porta.
Salutò velocemente il padre, che la stava aspettando in piedi e corse in camera sua.
Chiuse la porta e girò la chiave, cercando di non farsi sentire, si tolse i tacchi e si avvicinò alla finestra.
Aprì il gancio e la fece scorrere verso l’alto, aprendola completamente.
Si avvicinò all’armadio, abbassando la zip del vestitino e facendolo scorrere lungo il suo corpo, per lasciarselo cadere ai piedi.
Si era appena infilata un corto vestitino da notte quando, dalla finestra, venne un rumore di passi. Subito dopo la figura di Jack si lasciò scivolare all’interno della camera.
Si avvicinò alla bionda, sciogliendosi la cravatta e buttandola sul letto.
La ragazza si svegliò e guardò subito la sveglia, che segnava le 6:45, così si mosse un po’, spintonando l’uomo ancora steso accanto a lei.
«Te ne devi andare.» disse al ragazzo che si stava passando una mano sugli occhi per svegliarsi
«Adesso. Prima che mio padre venga a svegliarmi.» aggiunse poco dopo.
In quel momento, dall’altra parte della porta, Rufus stava sbattendo il pugno sulla superficie bianca.
«Jenny, alzati.»
La ragazza uscì velocemente dal letto, avvolgendosi il lenzuolo intorno al corpo, mentre il ragazzo si stava rivestendo velocemente.
«Sono sveglia papà!» urlò in risposta, correndo verso l’armadio per vestirsi.
Jack stava uscendo dalla finestra; aveva una gamba sulla scala antincendio e una ancora dentro la stanza, quando il cellulare di entrambi vibrò.

La piccola J. fa conquiste,
ma, ehi, stavolta è un Bass.
Peccato che non sia Chuck
e che la differenza di età sia superiore
ai cinque anni.
Jack ricordati che una Ferrari rossa
a Brooklyn attira l’attenzione.
Sapete di amarmi, Gossip Girl

WRITER'S CORNER.
Decimo capitolo, fino a questo momento il mio preferito!
Io, 
swagmastasvoice
 e voi siamo giunti a un terzo della storia.
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A venerdì!

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