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Autore: Jagiya Eomma    24/08/2013    2 recensioni
Non pensate a loro come a un re e al suo generale, ma come a due innamorati che hanno superato le barriere del tempo per arrivare fino ai nostri giorni, raccontandoci così la loro storia travagliata.
Alessandro Magno sin da giovane ha sempre avuto un sentimento travolgente per Efestione, il suo amico d'infanzia. E non sembra l'unico. I due sono innamorati pazzamente l'uno dell'altro, ma non hanno il coraggio di rivelare il loro amore. La situazione si complica quando c'è di mezzo la gelosia e Efestione inizia a incontrare un giovane ladro, che gli ruberà il cuore.
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Sin da piccolo mi perdevo nei tuoi occhi color zaffiro, volevo attorcigliare i tuoi ricci color ambra tra le mie dita e volevo baciare le tue labbra color rubino. Sapevo che era un sogno, una folle illusione, ma in fondo al cuore speravo che un giorno avrei potuto averti, sia il tuo corpo che il tuo cuore. Mi sentivo un vile a fantasticare su notti in tua compagnia, durante le quali ti dimenavi sotto di me, urlavi il mio nome, tremavi al mio tocco...
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alessandro il Grande, Efestione
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Averti, desidero solo questo
 

Sin da piccolo mi perdevo nei tuoi occhi color zaffiro, volevo attorcigliare i tuoi ricci color ambra tra le mie dita e volevo baciare le tue labbra color rubino. Sapevo che era un sogno, una folle illusione, ma in fondo al cuore speravo che un giorno avrei potuto averti, sia il tuo corpo che il tuo cuore. Mi sentivo un vile a fantasticare su notti in tua compagnia, durante le quali ti dimenavi sotto di me, urlavi il mio nome, tremavi al mio tocco. 
Emanavi passione e sembravi esser stato baciato da Eros al momento della nascita: emanavi sesso. Travolgevi i miei sensi con ogni tuo movimento, respiro e sguardo.
 Ma non potevo rovinare la nostra amicizia, non volevo perderti per nulla al mondo. 
O Efestione, sapessi quanto amore avevo da offrirti e cosa avrei dato pur di averti al mio fianco per il resto della vita
..
.

 

Alessandro aveva lo sguardo fisso sul soffito. Mille pensieri lo affliggevano e gli impedivano di dormire dopo un'estenuante notte di puro sesso. Rimase in ascolto del dolce respiro dell'uomo che aveva posseduto fino a pochi minuti prima. Lo guardò con il sorriso sulle labbra, mentre il volto di lui assumeva le sembianze di un altro. Alessandro non poteva fare a meno di pensare all'uomo che amava davvero: Efestione. Ogni notte immaginava che i suoi amanti fossero lui, ma sapeva che nessuno gli avrebbe mai dato tanto piacere quanto Efestione. Non potè fermare l'ennesima fitta al cuore. Aveva tutto: comandava un magnifico popolo, aveva  ricchezze di ogni genere, ed era amato da tutti. Però gli mancava solo quel mortale che l'avrebbe reso l'uomo più felice al mondo.

L'alba arrivò e Alessandro si preparò per andare nella biblioteca a studiare antichi testi greci. Solo Zeus sapeva quanto amasse quei poemi! E tutto grazie al suo maestro Aristotele, che era riuscito a imprimere in lui tutta la cultura greca.
Mentre ripiegava la pergamena che aveva appena finito di degustare, sentì qualcuno entrare : era Efestione.

“Alessandro, buongiorno!” disse il giovane con un sorriso.
“Buongiorno a te, Efestione!”
“Leggi ancora le avventure del giovane Achille? Ma è da anni che non fai altro! Non desideri cambiare?”
“Lo so, ma solo questo libro rende le mie giornate migliori!”
“E io che pensavo ti rendessero felici i tuoi amanti...” scherzò il giovane..

Ma Alessandro a quelle parole, come un bambino rimproverato, abbassò il capo.
Efestione lo notò subito e andò ad accarezzarlo. Non servivano parole per farlo stare meglio, bastava la sua presenza. Alessandro si riprese e con un sorriso malizioso lo prese per il braccio che lo stava accarezzando e lo tirò a sé. Efestione, preso alla sprovvista, non fece in tempo a reagire e si ritrovò sopra il suo amico. Sorrise a quel gesto, poi fece per baciarlo. Mentre Alessandro rallentava la presa per baciarlo, Efestione riuscì a liberarsi e scappò via, ridendo. Alessandro, a sua volta, rise con un riso amaro. 
Con Efestione era sempre un gioco, dove ognuno stuzzicava l'altro, ma oltre non si andava mai.
Alessandro tornò a leggere e dopo aver mangiato un pranzo ricco di carne e vino con acqua e miele, andò insieme ai suoi generali a mettere a punto una nuova strategia per combattere il suo più grande nemico: Dario III , re dell'Impero persiano. Dopo lunghe ore di controbattiti, si giunse ad una conclusione: la guerra sarebbe cominciata.

Un mese più tardi il potente esercito macedone di Alessandro Magno si scontrò con quello di Dario III. In un finale vinse Alessandro e Dario scappò, lasciando Babilonia. Qui Alessandro entrò vittorioso nella città e nel palazzo. Nel palazzo trovò la gioia per i suoi uomini: un harem. Le donne orientali erano sensuali e bellissime e il fascino di Alessandro le attraeva a lui. Ma la sua attenzione fu attirata da altro. Tra i sinuosi corpi femminili scorse un ragazzo, bellissimo, dagli occhi felini che chiamavano al desiderio. Lui ed Alessandro si guardarono, mentre i suoi uomini ridacchiavano, consapevoli del fatto che nessuna di quelle fanciulle avevano possibilità di conquistare il re.
Quella stessa notte il ragazzo asiatico consumò ore di intensa passione e goduria tra le braccia dell'abile re. Il piacere era così intenso che il ragazzo non smetteva di urlare. Le sue strilla di goduria eccitarono ancor di più Alessandro, che venne dentro il giovane varie volte.

Il mattino seguente si ritrovò il ragazzo tra le braccia e lo baciò delicatamente sulle rosee labbra. Proprio in quel momento entrò Efestione. L'ambiente si intrise di un silenzioso imbarazzante, che Efestione cacciò immediatamente: “Alessandro, Clito e gli altri ti aspettano nella grande sala per discutere sul da farsi.”
Alessandro rispose che sarebbe arrivato subito, e proprio così fece. Lasciò il letto e si preparò, per poi raggiungere i suoi generali. Il prossimo traguardo sarebbe stato il meraviglioso paese dove il sole incontra la rovente sabbia del deserto, dove il tempo si era fermato ad osservare lo splendore della civiltà e dove i re-dei regnavano su un magnifico regno durato intere dinastie: l'Egitto.

Non ci volle molto prima di conquistare l'Egitto, con i suoi abitanti fedeli e cari agli dei. Proprio per la loro religione politeista Alessandro si fece nominare "faraone". Faraone... Una figura divina, che tutti veneravano e che aveva tutto. Compreso un harem. Lì giacevano bellissime schiave orientali pronte a soddisfare i più stravaganti desideri degli uomini. Mentre Alessandro decideva le prossime azioni belliche, i suoi uomini giacevano con quelle fanciulle dalla pelle bronzea e dalle danze provocatorie.
A volte Alessandro, spinto dal desiderio di esplorare una nuova civiltà, andava in città ad osservare le meraviglie che uno dei popoli più antichi al mondo aveva da offrire. Ma il suo interesse non si rivolgeva solo ai monumenti e alla cultura, ma anche a ragazzi egiziani. Spesso si allontanava dal palazzo in incognito e prendeva con sé giovani fanciulli, che portava in una delle sue tante case segrete sparse per la città. Passava notti abbracciato a quei corpi lussuriosi che si dimenavano sotto di lui. Però ogni volta desiderava sempre più possedere il suo unico amato. Lo stesso che in un caldo giorno d'estate gli diede la gioia più grande della sua vita.

Alessandro era concentrato su alcuni papiri sul balcone della sua stanza. Dinanzi a lui si ergeva una splendente città orientale, ma lui i suoi occhi erano concentrati su altro, dimenticando tutto intorno a sé. In ragion di ciò, non sentì una figura entrare nella sua stanza ed avvicinarsi a lui. La figura coprì gli occhi ad Alessandro che, svegliatosi all'improvviso dal fantastico mondo della letteratura, reagì d'impulso e prese per una mano l'individuo dietro di sé. Con una manovra veloce lo portò tra le sue braccia. Con sua grande sorpresa vide che si trattava di Efestione. Quest'ultimo, con gli occhi sgranati dalla sorpresa di quel gesto, si mise a ridere divertito.
Alla vista del suo dolce sorriso, ad Alessandro cominciò a battere forte il cuore.
Gli occhi color ambra di Alessandro incontrarono quelli color oceano di Efestione. L'impatto fu devastante. Sembrava che tutto si fosse fermato intorno a loro. Esistevano solo loro due. Alessandro, voglioso delle labbra del suo amato, si tratenne a stento dal divorarle e degustarle. 
Ma ci pensò Efestione a distruggere l'autocontrollo del Magno.
Le labbra carnose e rosse di Efestione si posarono sulle sue. Ad Alessandro si fermò il cuore per un istante. Pensava di sognare o che quella fosse solo una delle sue tante fantasie. Invece no, lui era lì, proprio davanti a lui, a soddisfare il sogno di una vita con le sue morbide e succulente labbra.
In quel momento la sua mente era vuota, leggera, non pensava a nulla. Non fece niente, si lasciò fare tutto quello che volevano le labbra di Efestione. Quando quest'ultimo si staccò, lui rimase con gli occhi chiusi, indugiando. Efestione lo strinse in un dolcemente abbraccio, ma subito dopo si allontanò. Alessandro, non sentendo più il calore del suo corpo, si svegliò dall'estasi che lo aveva travolto. Fece solo in tempo a vedere Efestione allontanarsi e uscire dalla stanza. 

Voleva urlare, chiamare il suo nome, fermarlo, ma le parole non riuscivano ad uscire, fermate dal nodo che aveva in gola. Alessandro si toccò con le punta delle dita le labbra ancora bollenti. In quel momento si rese conto che non avrebbe mai più potuto vivere senza le labbra di Efestione.

Avrebbe fatto di tutto per riaverle e possederle.

  
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