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Autore: Agente Isa88    10/10/2004    3 recensioni
Questa storia è il continuo di matrix revolution dove il protagonista è smith... questa è la mia prima ff leggete e commentate.
Genere: Malinconico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ALZATI

 ALZATI

 

“Buon giorno” disse lei.

 

Ma lui non rispose.

 

“Oracolo…” si girò.

 

“tutto a posto Sati, sta bene.” La rassicurò l’Oracolo.

 

“Sei sicura?” le chiese.

 

L’Oracolo sorrise alla premurosa bambina.

 

“Si, diamogli qualche  giorno, tesoro” disse infine l’Oracolo.

 

L’Oracolo vide Seraph all’angolo, con le braccia incrociate, evidentemente turbato. Guardava l’Oracolo, provando a mostrargli la sua rabbia, ma lei l’aveva gia vista. L’Oracolo gli sorrise e andò in cucina con Sati.

 

E Seraph stette li, guardandolo.

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

Loro morirono. Entrambi morirono. Come può essere sopravvissuto il negativo senza il positivo? Dalla luce del Paradiso, dalla luce della Sorgente, furono entrambi presi.

 

Lacrime furono versate per l’Eletto perduto, ma in qualche modo l’Oracolo credeva nel suo ritorno. Lacrime furono versate per Trinity, lacrime furono versate per tutti coloro che sono stati persi. Lei ha sentito a proposito della ricostruzione di Zion. Lei ha sentito il suono della risata di Sati, e i sorrisi di un’ angelo caduto. Lei ha sentito il suono del futuro, e questo la faceva sorridere.

 

E con il futuro, ebbe bisogno di fare una scelta.

 

Sati teneva la mano dell’Oracolo e la strinse, guardando quel corpo immobile.

 

L’Oracolo guardava, facendo la sua decisione.

 

Lui era posato li, il suo petto sul pavimento freddo, il suo viso girato da una parte, e le sue braccia e gambe distese, come se stesse combattendo la luce che l’ha ucciso. I suoi occhiali alla sua destra, e il suo vestito era perfetto. Lui non era l’unico che ha combattuto Neo , non era l’unico sotto la pioggia, era l’unico che osservava.

 

Lui dovette dare il suo potere alla copia con l’Oracolo. Lui dovette cedere a quella copia. Quella copia era più forte di lui, e vide con gli occhi dell’Oracolo. Lui doveva vincere.

 

Quando tutto si zittì ancora, e le luci andarono via. L’Oracolo si ritrovò dove prima c’era una copia di Smith. Sati stava dove c’era la sua copia. E Seraph si ritrovò sul marciapiede. Tutti i programmi prendono dal Virus e tornano indietro a se stessi. E tutta quella potenza va a qualche parte. Smith tornò a se stesso. La sorgente intendeva distruggere il codice del Virus, ma Smith da solo era Smith, e il suo codice era diverso. La sorgente non lo vide.

 

Così a Smith fu risparmiata la vita, ma a quale costo?

 

L’Oracolo guardava, decidendo il destino di Smith.

 

Seraph doveva portare l’inconscio Smith, e per interessi suoi non era molto gentile. L’Angelo posò Smith sul divano dove rimase per tre giorni.

 

A Seraph questo non piaceva. Conosceva Smith, il primo agente ad averlo braccato come un cane. Seraph guardava l’Oracolo, ma non gli diede chiarimenti.

 

Smith non aveva uno scopo, non era nulla. Era uno spietato, senza cuore, freddo, minaccioso, pezzo del lavoro del Diavolo. Seraph era un Angelo, e lui odia come può odiare un demone come Smith.

 

Ma l’Oracolo teneva Smith al sicuro, e lo difendeva dal resto del mondo.

 

L’Oracolo rassicurava Sati che era al sicuro, Smith non le avrebbe fatto del male, e la fiduciosa bambina non aveva paura che lui stesse li con loro. Ma Seraph dava un’occhiata sia a Smith che a Sati. Era un Angelo Custode, e non voleva permettere che un demone li avrebbe presi ancora.

 

Ma Smith stava sul quel divano, nella stessa posizione, da ormai una settimana. Non si muoveva mai, non si svegliava mai, e Seraph lo controllava sempre.

 

E ogni mattina, Sati correva da quell’ ex-Virus e gli diceva “Buon giorno”, ma senza mai avere risposta.

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

“Oracolo, perché ci teniamo quel…” Seraph corse in cucina dopo di lei.

 

“Lo so Seraph, lo so.” L’Oracolo non guardò l’Angelo.

 

“Perché lo stai proteggendo qui!?” urlò Seraph, l’Angelo era furioso.

 

“Perché così ho scelto” disse l’Oracolo sapendo di citare Neo.

 

“Come puoi lasciarlo in vita?! Dopo tutto è finito! Potrebbe..”

 

“Seraph, tu sai meglio di me, abbiamo le nostre scelte” disse tranquilla, dando qualcosa a Sati.

 

“Questa? È questa la tua scelta?!”

 

L’Oracolo si avvicino lentamente all’Angelo, e lo guardò felicemente.

 

“Ha uno scopo da servire. Ha bisogno di stare con noi in futuro, ha bisogno di avere un futuro. Ha bisogno di avere le sue scelte.” Disse.

 

“cosa?”

 

“Smih sarà importante nel nostro futuro sulla prossima pace. E’ la mia scelta per aiutarlo. La mia scelta per guidarlo.”

 

“cosa farà di così importante?” chiese Seraph.

 

“Non lo so, questa è la sua scelta”

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

Lui non sapeva come il dolore potesse esistere. Anni stando intrappolato e solo, separato dagli altri uomini in nero, guardandoli quando loro non guardarono indietro. L’odore lo stava uccidendo. Era già morto tante volte. Pensava di aver capito il dolore. Ma non sentì mai il dolore come in quel giorno.

 

Lui guardava come il signor Anderson combatteva contro la copia che ora seguiva. La copia che gli disse che stavano vincendo. La copia che lo confortò. Ed era il primo a sorridere al moribondo signor Anderson. Ed era anche il primo a capire se qualcosa andava storto.

 

Non ha mai visto una luce tanto brillante. Non ha mai saputo che una luce potesse far tanto male. Guardò con orrore se stesso morire, ed esplodere dentro il nulla. Il suo codice fu fracassato, la sua pelle sbucciata sino a rivelare il codice sotto, e i suoi occhi blu ardere.

 

E’ morto, e quasi accolse la morte. Finalmente non c’era più nulla che facesse male. Ora solo le tenebre, le tenebre non fanno male, le tenebre restano tenebre.

 

Girò leggermente la sua testa.

 

“buon giorno” disse qualcuno.

 

C’era la luce.

 

“Oracolo!” gridò qualcuno.

 

Smith non volle muoversi. Mosse solo la testa, si appoggiò su una guancia. Aprì i suoi occhi. E vide una bambina che lo guardava. Lei gli sorrise vedendolo svegliarsi, e lui strinse i pugni.

 

“No…”  sospirò appena.

 

Non era morto.

 

Perché? Perché? Perché? Perché non è morto? Perché non è potuto morire?

 

Guardava, la sua visione era chiara. E guardò verso l’Oracolo che gli sorrise.

 

“Perché?” tossì.

 

L’Oracolo voltò la testa verso l’ex-Virus.

 

“Bentornato Smith” disse ospitale.

 

Smith girò la sua testa e chiuse gli occhi. Invito negato. 

 

“Smith…alzati, alzati adesso” Comandò l’Oracolo dolcemente.

 

Smith respirò profondamente e cominciò a tossire.

 

“Non posso” disse mentre tossiva.

 

L’Oracolo allontanò Sati verso Seraph, mentre si chinava vicino a Smith. Poggiò la sua mano sulla sua spalla.

 

“Alzati” disse.

 

Smith si girò soltanto, stringendosi a se stesso sul divano.

 

Sereph dovette portarlo. Lo mise su una sedia in cucina, e tirò un’occhiata all’Oracolo, che ignorò.

 

Smith chiuse gli occhi e abbassò la testa.

 

“Ho fatto il mio lavoro migliore qui.” Disse l’Oracolo, guardando la sua cucina.

 

Smith la ignorò.

 

“Ho insegnato a Neo qui, l’ho guidato. Insegnato a Morpheus come trattarlo. Ho insegnato a Trinity come amarlo” continuò l’Oracolo.

 

“Perché così ho scelto” sospirò Smith ignorando l’Oracolo.

 

“Cosa?” chiese l’Oracolo.

 

“ma non capisco…se non voglio scegliere questo” Smith stava solo parlando a se stesso. “se non voglio scegliere questo. Perché sono qui allora? Perché non posso andarmene di qui?”

 

L’Oracolo potè sentirlo appena. Lei aprì la bocca, ma per la prima volta non ebbe alcuna risposta. Si morse il labbro e si chinò sulla sedia.

 

“Tante volte ho voluto scegliere. Tante volte ho voluto fermarmi. Ma non ho mai scelto…” Brontolava Smith.

 

Smith chiuse gli occhi.

 

E l’Oracolo lo guardò.

 

“Dove sono i miei occhiali?”

 

Nessuno gli rispose.

 

Dopo di che lo lasciarono solo. L’Oracolo mise a letto Sati, e anche lei se ne andò a letto. Seraph si sedette sul divano e si addormentò.

 

E Smith. Smith era ancora seduto li, solo al freddo della notte. Non si muoveva da quella mattina, e chiudeva ancora gli occhi. Allora guardò fuori dalla finestra e nei suoi occhi blu rifletteva la luce della luna attraverso il vetro.

Perché non è potuto morire?

 

Non voleva andare avanti. Andare avanti con l’esistenza. Voleva i codici per uccidersi. E con la sua nuova potenza, come un Virus decidere di andere avanti. Ma ora… ora non gli era rimasto niente.

 

Poteva appena stare in piedi, e guardò la sua mano stringendo il pugno. Voleva clpire qualcosa, ma non trovò la forza. Voleva uccidere tutto ciò che avrebbe incontrato sul suo percorso, e distruggere l’intero edificio. Volare dentro la notte, e andare a uccidere tutto e tutti.

 

Ma sapeva che non avrebbe più potuto.

 

Guardò fuori dalla finestra. Ogni volta che guardava la luna si ricordava che non era reale. Gli umani non sono veramente qui, sono in bacelli rossi da qualche parte. Ma lui, lui è li. E’ parte di Matrix. Lui è li.

 

Ma non guardava mai quella falsa luna.

 

Non l’ha mai guardata, e capito la sua bellezza.

 

Non l’ha mai fatto e non vuole ancora.

 

Voltò le spalle alla luna e sospirò.

 

Lui voleva la luna tra le nubi. La vuole sotto la pioggia, luci verdi a illuminare il cielo. Lui voleva andare fuori e sentire la pioggia. Sentirla, e ricordarsela. Provare a dimenticare e a ricordare. Vedersi volare nel cielo, e ricordarsi che una volta quello era lui, ricordarsi che una volta era qualcuno, ricordarsi che era forte una volta.

 

Lui voleva volare, diventare un tutt’uno con la pioggia. Permettergli di cadergli addosso e di bagnarlo. Voleva sentirla cadere sopra il reale. Voleva che cadesse sugli occhi del signor Anderson. Lui voleva galleggiare nel cielo con tutto questo.

 

Voleva andarsene.

 

O forse avrebbe voluto andarsene.

 

Riguardò fuori dalla finestra, forse anche solo camminare fuori, andarsene dall’Oracolo. Andarsene dall’unico programma che sa tutto, ma ancora così poco su di lui.Camminare fuori in Matrix, nascondersi all’interno come ha sempre fatto.

 

Andare via, il più lontano possibile da quegli odori.

 

L’ex-Virus stese il braccio e allungò la mano, per raggiungere quel mondo.

 

Se non potè andarsene, allora lascia che viva da solo.

 

Guardava fuori dalla finestra, il mondo gli era così vicino. Cominciò a camminare. Camminava lentamente, penzolando, poi  un passo perfetto che affermo la sua forza. Le sue gambe cominciavano a fargli male. Cadde e si afferrò al mobile che c’era in cucina, aprì il cassetto.

 

Cercò di tirarsi su, ma presto cadde per terra, e  strisciò all’angolo. Si chinò al fianco del mobile, e colpì la testa, vergognandosi di se stesso. Non potè nemmeno fare cinque passi. Una debolezza che lo fece meravigliare di essere ancora vivo.

 

Stava li nell’oscurità, stando sulle piastrelle del pavimento. Ma qualcosa attirò la sua attenzione. Guardò dentro il cassetto aperto. Arrivato lì, tirò fuori un coltello. Un coltello ben affilato. Smith apri la bocca leggermente, forse per felicità, forse per i ricordi di Bane.

 

Teneva il coltello con abilità e esperienza. Smith si ricordò i sentimenti avvertiti dalla sua copia, la sensazione di quello che la copia stava facendo. Si ricordò la sensazione del sangue quando colava giù dal suo braccio. Come un fragile pezzo di pelle, così facile da danneggiare. Smith guardò il coltello.

 

Fece rotolare i polsini, mostrando il polso e il braccio. Si accarezzò il braccio, per sentirla come carne umana, ma non era altro che codice verde. Aveva il coltello, così cominciò a tagliarsi al lato del braccio. Non sentiva il dolore come lo avrebbe sentito un umano, solo un piccolo dolore. Si fermò, e guardò come il sangue scendeva giù dal braccio e sul pavimento.

 

Aggrottò le ciglia.

 

Non era come il sangue nel mondo reale. Solo un pezzo del suo codice che usciva fuori. Non sentiva il sangue che gli portava la sensazione che qualcosa stesse uscendo da lui. La sensazione che era così diverso. Quella sensazione l’aveva quasi divertito. Forse è per questo che quando trinity gli ha tagliato la faccia lui non si asciugò.

 

Sospirò

 

Afferrò il coltello strettamente con l’altra mano e si tagliò ancora. Era qualcosa. E quel qualcosa era tutto diò che ha fatto.

 

Non aveva nulla ora. Nessuna potenza, nessuna pistola, ne un paio di occhiali, solo il coltello che teneva in mano. Il sangue che gocciolava giù dal braccio non era suo. Il Mainframe l’aveva creato, il Mainframe gli aveva dato il sangue. Era il loro. E anche lui lo era.

 

Ora non era nulla.

 

Smith chiuse gli occhi, e comincio a tagliarsi, ancora, ancora e ancora.

 

 

ALZATI

 

“Buon giorno” disse lei.

 

Ma lui non rispose.

 

“Oracolo…” si girò.

 

“tutto a posto Sati, sta bene.” La rassicurò l’Oracolo.

 

“Sei sicura?” le chiese.

 

L’Oracolo sorrise alla premurosa bambina.

 

“Si, diamogli qualche  giorno, tesoro” disse infine l’Oracolo.

 

L’Oracolo vide Seraph all’angolo, con le braccia incrociate, evidentemente turbato. Guardava l’Oracolo, provando a mostrargli la sua rabbia, ma lei l’aveva gia vista. L’Oracolo gli sorrise e andò in cucina con Sati.

 

E Seraph stette li, guardandolo.

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

Loro morirono. Entrambi morirono. Come può essere sopravvissuto il negativo senza il positivo? Dalla luce del Paradiso, dalla luce della Sorgente, furono entrambi presi.

 

Lacrime furono versate per l’Eletto perduto, ma in qualche modo l’Oracolo credeva nel suo ritorno. Lacrime furono versate per Trinity, lacrime furono versate per tutti coloro che sono stati persi. Lei ha sentito a proposito della ricostruzione di Zion. Lei ha sentito il suono della risata di Sati, e i sorrisi di un’ angelo caduto. Lei ha sentito il suono del futuro, e questo la faceva sorridere.

 

E con il futuro, ebbe bisogno di fare una scelta.

 

Sati teneva la mano dell’Oracolo e la strinse, guardando quel corpo immobile.

 

L’Oracolo guardava, facendo la sua decisione.

 

Lui era posato li, il suo petto sul pavimento freddo, il suo viso girato da una parte, e le sue braccia e gambe distese, come se stesse combattendo la luce che l’ha ucciso. I suoi occhiali alla sua destra, e il suo vestito era perfetto. Lui non era l’unico che ha combattuto Neo , non era l’unico sotto la pioggia, era l’unico che osservava.

 

Lui dovette dare il suo potere alla copia con l’Oracolo. Lui dovette cedere a quella copia. Quella copia era più forte di lui, e vide con gli occhi dell’Oracolo. Lui doveva vincere.

 

Quando tutto si zittì ancora, e le luci andarono via. L’Oracolo si ritrovò dove prima c’era una copia di Smith. Sati stava dove c’era la sua copia. E Seraph si ritrovò sul marciapiede. Tutti i programmi prendono dal Virus e tornano indietro a se stessi. E tutta quella potenza va a qualche parte. Smith tornò a se stesso. La sorgente intendeva distruggere il codice del Virus, ma Smith da solo era Smith, e il suo codice era diverso. La sorgente non lo vide.

 

Così a Smith fu risparmiata la vita, ma a quale costo?

 

L’Oracolo guardava, decidendo il destino di Smith.

 

Seraph doveva portare l’inconscio Smith, e per interessi suoi non era molto gentile. L’Angelo posò Smith sul divano dove rimase per tre giorni.

 

A Seraph questo non piaceva. Conosceva Smith, il primo agente ad averlo braccato come un cane. Seraph guardava l’Oracolo, ma non gli diede chiarimenti.

 

Smith non aveva uno scopo, non era nulla. Era uno spietato, senza cuore, freddo, minaccioso, pezzo del lavoro del Diavolo. Seraph era un Angelo, e lui odia come può odiare un demone come Smith.

 

Ma l’Oracolo teneva Smith al sicuro, e lo difendeva dal resto del mondo.

 

L’Oracolo rassicurava Sati che era al sicuro, Smith non le avrebbe fatto del male, e la fiduciosa bambina non aveva paura che lui stesse li con loro. Ma Seraph dava un’occhiata sia a Smith che a Sati. Era un Angelo Custode, e non voleva permettere che un demone li avrebbe presi ancora.

 

Ma Smith stava sul quel divano, nella stessa posizione, da ormai una settimana. Non si muoveva mai, non si svegliava mai, e Seraph lo controllava sempre.

 

E ogni mattina, Sati correva da quell’ ex-Virus e gli diceva “Buon giorno”, ma senza mai avere risposta.

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

“Oracolo, perché ci teniamo quel…” Seraph corse in cucina dopo di lei.

 

“Lo so Seraph, lo so.” L’Oracolo non guardò l’Angelo.

 

“Perché lo stai proteggendo qui!?” urlò Seraph, l’Angelo era furioso.

 

“Perché così ho scelto” disse l’Oracolo sapendo di citare Neo.

 

“Come puoi lasciarlo in vita?! Dopo tutto è finito! Potrebbe..”

 

“Seraph, tu sai meglio di me, abbiamo le nostre scelte” disse tranquilla, dando qualcosa a Sati.

 

“Questa? È questa la tua scelta?!”

 

L’Oracolo si avvicino lentamente all’Angelo, e lo guardò felicemente.

 

“Ha uno scopo da servire. Ha bisogno di stare con noi in futuro, ha bisogno di avere un futuro. Ha bisogno di avere le sue scelte.” Disse.

 

“cosa?”

 

“Smih sarà importante nel nostro futuro sulla prossima pace. E’ la mia scelta per aiutarlo. La mia scelta per guidarlo.”

 

“cosa farà di così importante?” chiese Seraph.

 

“Non lo so, questa è la sua scelta”

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

Lui non sapeva come il dolore potesse esistere. Anni stando intrappolato e solo, separato dagli altri uomini in nero, guardandoli quando loro non guardarono indietro. L’odore lo stava uccidendo. Era già morto tante volte. Pensava di aver capito il dolore. Ma non sentì mai il dolore come in quel giorno.

 

Lui guardava come il signor Anderson combatteva contro la copia che ora seguiva. La copia che gli disse che stavano vincendo. La copia che lo confortò. Ed era il primo a sorridere al moribondo signor Anderson. Ed era anche il primo a capire se qualcosa andava storto.

 

Non ha mai visto una luce tanto brillante. Non ha mai saputo che una luce potesse far tanto male. Guardò con orrore se stesso morire, ed esplodere dentro il nulla. Il suo codice fu fracassato, la sua pelle sbucciata sino a rivelare il codice sotto, e i suoi occhi blu ardere.

 

E’ morto, e quasi accolse la morte. Finalmente non c’era più nulla che facesse male. Ora solo le tenebre, le tenebre non fanno male, le tenebre restano tenebre.

 

Girò leggermente la sua testa.

 

“buon giorno” disse qualcuno.

 

C’era la luce.

 

“Oracolo!” gridò qualcuno.

 

Smith non volle muoversi. Mosse solo la testa, si appoggiò su una guancia. Aprì i suoi occhi. E vide una bambina che lo guardava. Lei gli sorrise vedendolo svegliarsi, e lui strinse i pugni.

 

“No…”  sospirò appena.

 

Non era morto.

 

Perché? Perché? Perché? Perché non è morto? Perché non è potuto morire?

 

Guardava, la sua visione era chiara. E guardò verso l’Oracolo che gli sorrise.

 

“Perché?” tossì.

 

L’Oracolo voltò la testa verso l’ex-Virus.

 

“Bentornato Smith” disse ospitale.

 

Smith girò la sua testa e chiuse gli occhi. Invito negato. 

 

“Smith…alzati, alzati adesso” Comandò l’Oracolo dolcemente.

 

Smith respirò profondamente e cominciò a tossire.

 

“Non posso” disse mentre tossiva.

 

L’Oracolo allontanò Sati verso Seraph, mentre si chinava vicino a Smith. Poggiò la sua mano sulla sua spalla.

 

“Alzati” disse.

 

Smith si girò soltanto, stringendosi a se stesso sul divano.

 

Sereph dovette portarlo. Lo mise su una sedia in cucina, e tirò un’occhiata all’Oracolo, che ignorò.

 

Smith chiuse gli occhi e abbassò la testa.

 

“Ho fatto il mio lavoro migliore qui.” Disse l’Oracolo, guardando la sua cucina.

 

Smith la ignorò.

 

“Ho insegnato a Neo qui, l’ho guidato. Insegnato a Morpheus come trattarlo. Ho insegnato a Trinity come amarlo” continuò l’Oracolo.

 

“Perché così ho scelto” sospirò Smith ignorando l’Oracolo.

 

“Cosa?” chiese l’Oracolo.

 

“ma non capisco…se non voglio scegliere questo” Smith stava solo parlando a se stesso. “se non voglio scegliere questo. Perché sono qui allora? Perché non posso andarmene di qui?”

 

L’Oracolo potè sentirlo appena. Lei aprì la bocca, ma per la prima volta non ebbe alcuna risposta. Si morse il labbro e si chinò sulla sedia.

 

“Tante volte ho voluto scegliere. Tante volte ho voluto fermarmi. Ma non ho mai scelto…” Brontolava Smith.

 

Smith chiuse gli occhi.

 

E l’Oracolo lo guardò.

 

“Dove sono i miei occhiali?”

 

Nessuno gli rispose.

 

Dopo di che lo lasciarono solo. L’Oracolo mise a letto Sati, e anche lei se ne andò a letto. Seraph si sedette sul divano e si addormentò.

 

E Smith. Smith era ancora seduto li, solo al freddo della notte. Non si muoveva da quella mattina, e chiudeva ancora gli occhi. Allora guardò fuori dalla finestra e nei suoi occhi blu rifletteva la luce della luna attraverso il vetro.

Perché non è potuto morire?

 

Non voleva andare avanti. Andare avanti con l’esistenza. Voleva i codici per uccidersi. E con la sua nuova potenza, come un Virus decidere di andere avanti. Ma ora… ora non gli era rimasto niente.

 

Poteva appena stare in piedi, e guardò la sua mano stringendo il pugno. Voleva clpire qualcosa, ma non trovò la forza. Voleva uccidere tutto ciò che avrebbe incontrato sul suo percorso, e distruggere l’intero edificio. Volare dentro la notte, e andare a uccidere tutto e tutti.

 

Ma sapeva che non avrebbe più potuto.

 

Guardò fuori dalla finestra. Ogni volta che guardava la luna si ricordava che non era reale. Gli umani non sono veramente qui, sono in bacelli rossi da qualche parte. Ma lui, lui è li. E’ parte di Matrix. Lui è li.

 

Ma non guardava mai quella falsa luna.

 

Non l’ha mai guardata, e capito la sua bellezza.

 

Non l’ha mai fatto e non vuole ancora.

 

Voltò le spalle alla luna e sospirò.

 

Lui voleva la luna tra le nubi. La vuole sotto la pioggia, luci verdi a illuminare il cielo. Lui voleva andare fuori e sentire la pioggia. Sentirla, e ricordarsela. Provare a dimenticare e a ricordare. Vedersi volare nel cielo, e ricordarsi che una volta quello era lui, ricordarsi che una volta era qualcuno, ricordarsi che era forte una volta.

 

Lui voleva volare, diventare un tutt’uno con la pioggia. Permettergli di cadergli addosso e di bagnarlo. Voleva sentirla cadere sopra il reale. Voleva che cadesse sugli occhi del signor Anderson. Lui voleva galleggiare nel cielo con tutto questo.

 

Voleva andarsene.

 

O forse avrebbe voluto andarsene.

 

Riguardò fuori dalla finestra, forse anche solo camminare fuori, andarsene dall’Oracolo. Andarsene dall’unico programma che sa tutto, ma ancora così poco su di lui.Camminare fuori in Matrix, nascondersi all’interno come ha sempre fatto.

 

Andare via, il più lontano possibile da quegli odori.

 

L’ex-Virus stese il braccio e allungò la mano, per raggiungere quel mondo.

 

Se non potè andarsene, allora lascia che viva da solo.

 

Guardava fuori dalla finestra, il mondo gli era così vicino. Cominciò a camminare. Camminava lentamente, penzolando, poi  un passo perfetto che affermo la sua forza. Le sue gambe cominciavano a fargli male. Cadde e si afferrò al mobile che c’era in cucina, aprì il cassetto.

 

Cercò di tirarsi su, ma presto cadde per terra, e  strisciò all’angolo. Si chinò al fianco del mobile, e colpì la testa, vergognandosi di se stesso. Non potè nemmeno fare cinque passi. Una debolezza che lo fece meravigliare di essere ancora vivo.

 

Stava li nell’oscurità, stando sulle piastrelle del pavimento. Ma qualcosa attirò la sua attenzione. Guardò dentro il cassetto aperto. Arrivato lì, tirò fuori un coltello. Un coltello ben affilato. Smith apri la bocca leggermente, forse per felicità, forse per i ricordi di Bane.

 

Teneva il coltello con abilità e esperienza. Smith si ricordò i sentimenti avvertiti dalla sua copia, la sensazione di quello che la copia stava facendo. Si ricordò la sensazione del sangue quando colava giù dal suo braccio. Come un fragile pezzo di pelle, così facile da danneggiare. Smith guardò il coltello.

 

Fece rotolare i polsini, mostrando il polso e il braccio. Si accarezzò il braccio, per sentirla come carne umana, ma non era altro che codice verde. Aveva il coltello, così cominciò a tagliarsi al lato del braccio. Non sentiva il dolore come lo avrebbe sentito un umano, solo un piccolo dolore. Si fermò, e guardò come il sangue scendeva giù dal braccio e sul pavimento.

 

Aggrottò le ciglia.

 

Non era come il sangue nel mondo reale. Solo un pezzo del suo codice che usciva fuori. Non sentiva il sangue che gli portava la sensazione che qualcosa stesse uscendo da lui. La sensazione che era così diverso. Quella sensazione l’aveva quasi divertito. Forse è per questo che quando trinity gli ha tagliato la faccia lui non si asciugò.

 

Sospirò

 

Afferrò il coltello strettamente con l’altra mano e si tagliò ancora. Era qualcosa. E quel qualcosa era tutto diò che ha fatto.

 

Non aveva nulla ora. Nessuna potenza, nessuna pistola, ne un paio di occhiali, solo il coltello che teneva in mano. Il sangue che gocciolava giù dal braccio non era suo. Il Mainframe l’aveva creato, il Mainframe gli aveva dato il sangue. Era il loro. E anche lui lo era.

 

Ora non era nulla.

 

Smith chiuse gli occhi, e comincio a tagliarsi, ancora, ancora e ancora.

 

 

 

  
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