Fanfic su artisti musicali > Super Junior
Ricorda la storia  |      
Autore: infinity    24/08/2013    1 recensioni
La storia d'amore di Henry ed Amber si costruisce piano piano, ad accompagnare ogni fase, un passaggio della canzone.
HenBer~
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Henry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

She said, I was seven and you were nine
I looked you like the stars that shine in the sky
The pretty lights..

And our daddies to joke about the two of us.
Growing up and falling in love.
And our mamas smiled, and rolled their eyes.
And said “Oh my, my, my”.



La prima volta che Amber incontra Henry è in un assolata giornata di settembre, lei ha da poco compiuto i sette anni e per regalo, oltre a quelli ricevuti il giorno stesso, il padre ha deciso di portarla in azienda; certo, un azienda di ceramiche era cosa poco interessante per una bambina, ma Amber con occhi da bambina e sorriso sdentato guarda con curiosità ogni piccola mattonella in esposizione ed ogni pratica che passa sulla scrivania del genitore; aiuta anche, nel suo piccolo, il padre passandogli la spillatrice o andando a dire alla segretaria che vuole del caffè.
Proprio quando il padre gli comunica che, da dieci minuti buoni, è iniziata la pausa pranzo la bambina gli sorride, si alza dalla sedia affianco al padre e sgualcisce pieghe inesistenti sul pantaloncino largo, sistema meglio la maglietta di Dragonball e gli chiede dove andranno a pranzo. Il padre gli sorride e mentre sta per rispondergli la porta si apre, entrambi si girano a guardarla stupiti, poi vedono far capolino da essa il viso di un uomo sulla trentina e, sopra di esso, il viso di un bambino.
Amber sente il padre sussurrare qualcosa prima di avvicinarsi velocemente e stringere l’uomo in un abbraccio, il bambino scende velocemente dalle spalle del padre e si inchina presentandosi.
Amber in tutta la scena è rimasta in mobile con la bocca chiusa.
« Tesoro, saluta sono amici di mamma e papà » Gli sorride il genitore, la bambina si scompiglia gli scuri capelli corti e sorride raggiante.
« Salve a tutti, io sono Amber, piacere di conoscervi! » Si inchina come ha fatto precedentemente il bambino, Henry ha detto di chiamarsi.
« Stavamo per andare a pranzo, avete mangiato? » Domanda all’uomo, quello scuote la testa in senso negativo e il padre di Amber gli propone, prontamente, di pranzare insieme.
Non ricorda precisamente come si è ritrovata ad addentare patatine fritte Amber, ricorda soltanto che Henry ha detto qualcosa in inglese e nel giro di due secondi erano seduti al tavolo del fast food a venti metri dall’azienda.
« Allora, cosa vi porta qua? » Il padre di Amber sorride e lei sorride di conseguenza.
« Torniamo, visto che la banca per cui lavoro ha aperto una filiale in città, mi è stato proposto di venire a lavorare qui »
« Quindi state cercando casa! »
« Si, ma ancora non abbiamo trovato niente »
« Perché in tanto non venite a stare da noi? »
Amber distoglie l’attenzione dagli adulti non appena riceve un colpo sulla gamba pallida, si volta e davanti a lei Henry gli sorride.
« Ma tu sei davvero una femmina? » Gli chiede, la bambina storce il naso.
« Certo! » Risponde fiera.
« Ma sembri un maschietto! »
« E te una femminuccia, ma non sono così scortese da dirtelo! » Il bambino scoppia a ridere, Amber mette su un adorabile broncio e mastica stizzita l’ennesima patatina fritta.
« Amber – la bimba sussulta quando sente Henry chiamarla – sei simpatica » Amber alza un sopracciglio e scuote il capo.
« Certo che sono simpatica, per chi mi hai presa » Dice altezzosa, il bambino ride e torna a mangiare; dopo un poco un calcetto colpisce il polpaccio del bimbo e, un sussurrato, “neanche te sei così male” gli arriva alle orecchie.

Quando alle sette del pomeriggio il papà di Amber stacca dal lavoro e si avvicinano alla loro auto, la bimba si stupisce di trovarci Henry vicino.
« Che ci fai qui? » Domanda.
« Sono qui con il mio papà »
« Ovviamente, i bambini mica vanno in giro da soli! » Ribatte, un ghigno strafottente sulle labbra e un barlume di divertimento negli occhi.
« Io sono grande! » Urla Henry, i padri li guardano divertiti.
« Certo! Oh grande Henry, perdona questa bambina più alta di te » Ironizza con un arguzia che pare non appartenere ad una bambina di appena sette anni.
« Papà! – si lamenta – Amber dice che sono piccolo » Piagnucola, il genitore sorride intenerito.
« Sei un ometto – lo rincuora il genitore – diventerai più alto man mano che cresci » Lo incoraggia, ma il sorriso che gli incornicia le labbra non rincuora troppo il bambino.
« Quindi cosa ci fai qui? » Insiste la bambina stizzita per essere stata ignorata sia dai genitori che dal suo “amichetto”.
« Papà dice che veniamo a stare per un po’ da voi » Gli risponde con sorriso a trentadue denti, la bambina non ha il cuore di dirgli che già lo sapeva.
« Quindi a me che interessa? » Risponde invece, il tono di voce derisorio.
« Ma.. » Gli occhi del bambino si riempiono velocemente di lacrime, appena Amber le vede gli si avvicina e gli abbraccia il collo tirandoselo vicino.
« Stavo scherzando – sussurra – sono contenta » Conclude, il bambino solleva il volto e sorride, Amber pensa che gli occhi lucidi del bambino assomiglino proprio a quelle stelle che tanto ama osservare la sera.

Quando più tardi torneranno a casa, entreranno mano nella mano e i genitori sorrideranno complici, i bambini non si spiegheranno il perché.

Take me back to the house in the back trees.
You said you’d beat me up, you were big then me.
You never did, You never did.

Take me back when our world was one block wide.
And I dared to kiss me and ran when you tried.
Just two kids. You and I.

Oh my, my, my…


Henry ha dodici anni quando si ritrova a correre per il giardino della casa di Amber, stanno giocando a nascondino con altri bambini che abitano nei dintorni; deve sbrigarsi e nascondersi alla svelta, perché la bambina che sta contando ora è velocissima e lo troverà in fretta. Si nasconde dietro un cespuglio e indietreggia lentamente fino a cadere rovinosamente su di un corpo morbido.
« Alzati deficiente, pesi » La voce di Amber troppo alta lo riporta alla realtà.
« Shh, fai silenzio, se Xixi ci sente siamo fritti! » La riprende.
« Si ma alzati » Il bambino ubbidisce all’amichetta e questa si rialza spolverandosi i pantaloni di tuta dall’erba che ne è rimasta attaccata.
« Nasconditi in un altro posto! » Se ne esce all’improvviso lui, Amber lo guarda di traverso.
« Non vorrei dirti niente, ma sono qui da prima di te » Puntualizza la bambina, un sopracciglio alzato, nella voce velata ironia.
« Sono più grande – si impunta – dovresti portarmi rispetto » Amber ridacchia sprezzante e gli indica un altro cespuglio.
« Nasconditi lì, visto che sei più grande hai anche le gambe più lunghe no? Oppure quelle ti sono rimaste corte come da bambini? » Lo prende in giro colpendolo nell’orgoglio, Henry ha un pericoloso tic al sopracciglio, poi gira i tacchi e corre verso il cespuglio.
« Tana per Henry! » Urla la bambina appena lo vede passare; il ragazzo sospira e si alza, Xixi si gira e continua la sua ricerca.
« Cosa vuoi ancora? Sei stato trovato, dovresti andare alla tana e sperare che qualcuno ti liberi » Lo prende in giro.
« Sai Amber ti diverti tanto a prendermi in giro, se solo volessi potrei picchiarti » Si vanta, la bambina alza nuovamente il sopracciglio e ghigna con la sfrontatezza che la contraddistingue.
« Ah si? E allora fallo, cosa aspetti? » Lo sfida porgendogli una guancia in un chiaro invito per un pugno; il ragazzo non se lo fa ripetere, serra il pugno ed è deciso a infrangerlo sulla gota morbida, tuttavia si ferma a pochi millimetri dalla guancia lattea e il pugno si trasforma in una carezza leggera che lascia stupiti entrambi, poi Henry si alza e chiama a gran voce Xixi.
« Amber è qui dietro » Gli spiffera. Il pugno arriva a lui.

Henry ha ormai quattordici anni e di giocare a nascondino non ha ne la voglia ne il tempo, le sue giornate sono riempite dalle lezioni di violino e lo studio, quindi l’idea di andare a ridere e a passeggiare con gli amici è solo un lontano miraggio.
« Hen » Si gira quando la madre lo chiama affettuosamente.
« Si mamma? » Chiude il libro di geometria, perché adesso di studiare i vari teoremi non ne ha proprio voglia.
« Potresti andare a comprare le verdure? Stamattina le ho dimenticate » Il ragazzo sorride e si infila velocemente un paio di pantaloni e una maglia pulita.
« Dimmi cosa devo prendere » Gli sorride mentre si infila le scarpe e sistema i capelli schiariti.
« Ti ho scritto una lista, la trovi insieme ai soldi »
« Okay, torno subito »
« Grazie tesoro » Henry gli sorride ancora prima di chiudersi la porta alle spalle ed infilare il denaro in tasca insieme alle chiavi.

« Henry! » Si gira quando si sente chiamare e vede Amber corrergli incontro.
« Hey! Dove eri finita, ti ho cercata l’altro giorno ma tua madre ha detto che non eri in casa » Gli sorride.
« Si, infatti ero a lezione di chitarra, te lo avevo anche detto, testone. »
« Scusami » Ride, la ragazza ride a sua volta.
« Dove stai andando? »
« Vado a fare delle commissioni, hai da fare? »
« Ovviamente no »
« Vieni con me? » Propone, Amber annuisce.

« Allora cosa mi racconti? » Gli chiede mentre soppesa con lo sguardo le carote che deve comprare. La ragazza scuote la testa e infila il sedano in una busta.
« Niente, ci vediamo tutti i giorni, non ho sempre qualcosa da raccontarti » Ride.
« Come no, sei sempre stata una chiacchierona, è ovvio che hai qualcosa da dirmi! »
« E invece n- aspetta! Eccome se ce l’ho qualcosa da dirti! »
« Adesso ti riconosco » La prende in giro.
« Hai presente Xiam? »
« La tua amica che ama i capelli tinti, le ciglia finte e i vestiti corti? » Chiede, la ragazza conferma.
« Ieri ci ha rivelato di essere fidanzata! » Dice eccitata, il ragazzo sorride.
« Meglio per lei »
« Sono invidiosa! » Sbuffa divertita.
« Come sei invidiosa? »
« Certo che sono invidiosa, lei ha un ragazzo e io non ho ancora dato il mio primo bacio » Henry deglutisce e infila distrattamente i pomodori nella busta.
« Ah » Esala.
« Henry – lo chiama – te hai mai dato un bacio? » Il ragazzo deglutisce e le gote chiare si tingono di un delicato rosa.
« C-certo che si » Mente.
« Allora non è un problema se mi baci » Henry si strozza con la sua stessa saliva, lascia cadere le mele che aveva in mano.
« Cosa? »
« Hai sentito bene, non è un problema no? Così io ho quello che voglio e tu.. »
« E io? »
« E tu.. qualcosa ci rimedierai no? » Henry sospira e raccoglie le mele, cerca di ricomporsi e si avvia alla cassa senza rispondere; paga ed esce, Amber lo segue, il viso basso e il labbro inferiore morso, ad un tratto sbatte contro la schiena del maggiore. In poco tempo, senza sapere come, Henry la spinge al muro e si avvicina pericolosamente.
« Vuoi un bacio » Esala piano fissando, ad intervalli regolari, le labbra e gli occhi della ragazza; lei annuisce.
« Va bene » Sussurra avvicinandosi, le labbra sono a pochi centimetri di distanza, i respiri si scontrano a metà strada quando Amber si abbassa all’improvviso e sgattaiola da sotto le braccia che la hanno imprigionata.
« S-stavo scherzando » Balbetta, Henry deglutisce a vuoto e si da un contegno.
« Anche io » Gli sorride.
Tornano a casa chiacchierando tranquillamente.


Well I was sixteen when suddenly. I wasn’t that little girl you used to see.
But your eyes still shined.
Like pretty lights.

And our daddies used to joke about the two of us.
Never believe we would fall in love.
An our mamas smiled and rolled their eyes.

And said “Oh my, my, my”


Amber ha sedici anni quando una mattina si sveglia e si rende conto che un ragazzo lo vuole davvero, scende in cucina e la madre gli accarezza i corti capelli tinti di biondo.
« Qualcosa ti turba amore? » Chiede retorica, perché già sa che qualcosa preoccupa la sua bambina, lo può notare dal movimento delle bacchette mentre afferra il riso, o dal labbro inferiore torturato dai morsi continui.
« Niente » Mente, riempie la bocca con del riso e torna a mangiare.
« Non mi prendere in giro, sai che puoi dirmi tutto » Continua ad accarezzargli i capelli biondi e la ragazza sospira.
« Non ho un ragazzo » Borbotta.
« Non vedo dove sta il problema, ci sono tanti ragazzi che si fanno avanti »
« Non ho il ragazzo che voglio » Specifica.
« Oh, e ti va di parlarmene? » Si siede affianco alla ragazza che prende un sorso di succo di frutta all’arancia.
« Beh.. lui è molto bello, ha la pelle bianca, degli occhi bellissimi, sai sembrano stelle, sono ancora più belli quando sorride e si sollevano con le labbra.. » Si ferma dei secondi esitanti, lo sguardo si perde oltre la finestra.
« Il suo sorriso mi fa battere il cuore, è gentile, bello, simpatico.. è anche più alto di me » Ridacchia all’ultima affermazione, la madre sposta lo sguardo dove la figlia sta guardando e capisce.
« Non sarò mai niente per lui » Sospira tornando a pizzicare distrattamente il riso.
« Tesoro.. » Sussurra la donna, la mano che ancora gli accarezzava il capo è sceso a strizzargli la guancia.
« Provaci, magari qualche possibilità c’è »
« Non credo »
« Dai retta agli adulti, da piccola lo facevi sempre! » Amber ridacchia.

_


« Hen? »
« Mh? »
« Cos’hai ultimamente? »
« Niente »
« Suvvia, sono tuo padre, potrai anche mentire al mondo, ma a me non sfugge nulla » Henry chiude il giornalino che sta leggendo e se lo poggia sulla pancia, sospira e chiude gli occhi.
« Penso di essere innamorato » Esala.
« E lo dici così? » Si stupisce.
« Non è una cosa positiva. »
« Certo che lo è! Chi è? » Si impiccia.
« Mmh, lasciami stare – si lamenta – non la conosci! »
« Descrivimela! »
« Poi mi lascerai in pace? »
« Promesso »
« è una ragazza più piccola, è stupida, altezzosa e capricciosa, è un maschiaccio, ha la pelle più bianca che io abbia mai visto, ed è bellissima, i suoi occhi sono scurissimi e mi ci potrei perdere, adora suonare la chitarra e il suo sorriso mi piace da impazzire inoltre è irrispettosa da morire. »
« Hen? »
« Si? »
« Per me ad Amber piaci e- »
« Non sto parlando di lei! » Urla interrompendolo, il cuore a mille e le gote rossissime.
« Ah, okay scusa » Ridacchia il padre divertito.
« Comunque non sarò mai niente per lei » Borbotta, l’uomo scuote la testa, due testoni, ecco cosa sono.
_

To: Am
From: Henry

Ti devo parlare.



To: Hen
From: Amber

Anche io.

_

« Allora che dovevi dirmi? » Amber si tortura le mani e sorride impacciata, stende delle pieghe inesistenti sul jeans chiaro e infila me mani nelle tasche della felpa.
« Hem.. io »
« Allora? Il gatto ti ha mangiato la lingua? Mi pare che non ci siano gatti nei dintorni » Lo sfotte con aria superiore.
« Oh, al diavolo ed io che volevo dirti che mi piaci, Amber sei una guastafeste, uno non può neanche essere in imbarazzo con te! » La ragazza spalanca gli occhi.
« Che hai detto? »
« Uno non può essere neanche in- »
« No – lo interrompe – prima! »
« Sei una guastafes- »
« Prima »
« Al diavolo ed- Ooh » Henry apre la bocca in un espressione sorpresa, Amber lo segue.
« L’ho detto? » Chiede.
« L’hai detto » Conferma.
« E allora? »
« Allora cosa? »
« Che mi dovevi dire? Cosa ne pensi? Qualcosa! »
« Oh, d-dovevo dirti la stessa cosa »
« Davvero? »
« Beh si.. »
« Ah, quindi adesso cosa siamo? »
« Stiamo insieme? »
« Stiamo insieme » Conferma Henry « Quindi adesso posso baciarti oppure scapperai? » Amber ride prima di prenderlo per la felpa, tirarselo vicino e baciare velocemente le sue labbra.
« Puoi baciarmi » Ride.
Passano in pomeriggio a baciarsi.


Take me back to the creek bends we turned up
Two A.M, riding in your truck.
Yet all I need, is here next to me.

Take me back to the time we had very first fight.
Slamming our doors instead off kissing goodnight.
You stayed outside ‘till the morning light.

Oh my, my, my...


Henry e Amber sono fidanzati da tre mesi quando finalmente riesce a superare l’esame per prendere il motorino; corre dalla ragazza e la abbraccia di slancio.
« Ce l’ho fatta – ride – ce l’ho fatta » La ragazza ride e gli abbraccia il busto poggiando la testa sull’incavo del collo.
« Sei stato bravissimo – gli assicura – il migliore » Gli dice baciandogli il collo e ricevendo in risposta un bacio sulla fronte.
« Per festeggiare domani andiamo al mare, ti va? » Sussurra, la ragazza annuisce.
La loro prima volta è su una spiaggia, hanno paura e sono tremendamente inesperti, ma rimarrà impressa nella loro mente come il ricordo più bello del mondo, le labbra che si scontrano, le mani che si cercano, le battute sarcastiche e l’imbarazzo.
Quella stessa notte dormiranno sulla spiaggia a guardare le stelle, entrambi con la consapevolezza che la loro vita non potrebbe essere migliore.


«Hen, hai visto quella? » ZhouMi gli indica una ragazza che è appena passata e lui, stupidamente si gira a fissarla.
« Hen » Lo richiama Amber, il tono preoccupato e timoroso.
Perché ultimamente si sente troppo poco per Henry.
« Si scusa, stavamo dicendo? » Riprende a parlare, l’attenzione ancora rivolta verso il fondoschiena fasciato dal vestito corto della ragazza.
« Hen? » Lo chiama ancora, la voce lievemente incrinata. Henry neanche risponde.
« Henry » è un vero e proprio sussurro quello di Amber, prima di alzarsi e andarsene.
« Che gli è preso? » Domanda ZhouMi.
« Gli ha preso che sono un idiota » Sussurra Henry alzandosi.
« Scusami » gli dice prima di correre dietro ad Amber.

« Am » Chiama.
« Amore » Tenta ancora, la ragazza prosegue la sua strada imperterrita.
« Ehi, fermati » L’afferra per un polso fermandola, la ragazza si gira, le lacrime agli occhi e le labbra piegate in una smorfia severa. Si libera dalla presa e torna a casa, entra e sbatte la porta accasciandocisi contro.
« Amber, ehi, apri »
« Vai da quella Lau, visto come era bella e femminile perché sei qui? »
« Ma cosa? »
« Vattene, chi preferirebbe una ragazza così bella ad un maschiaccio come me » Singhiozza, ad Henry si stringe il cuore e si accascia contro la porta a sua volta.
« Fammi entrare » Sussurra.
« No » Gli risponde secca.

« Sei ancora qui? » Gli chiede Amber da dietro la porta, sono le sei di mattina e le luci dell’alba gli solleticano gli occhi.
« Si »
« Perché? » Domanda.
« Perché ti amo e sei la donna più bella e femminile che conosco, sei anche la più meravigliosa e dolce, non potrei desiderare nessun’altra tranne te. »
« Davvero? »
« Davvero »
« Lau, se mi prendi per il culo ti impedisco di procreare » Lo minaccia mentre si alza dal pavimento e apre la porta.
« Chiaro? »
« Limpido » Gli sussurra prima di baciarla teneramente.


A few years have gone and come around
We were sitting at our favourite spot in town
Then you looked at me,
Got down on one knee.

Take me back to the time when we walked down the aisle.
Our whole town came and our mamas cried.
You said I do, and I did too.


« Amore? » Henry chiama Amber piano, le mani che giocano tra di loro nervose, il labbro inferiore torturato dai morsi e gli occhi pieni di ansia.
« Si? » Chiede a sua volta la donna.
Ormai hanno ventisette e ventinove anni, stanno insieme da undici anni e si conoscono da una vita. Henry si sente pronto, perché sa che non potrà mai trovare compagna migliore di Amber, qualcuna che lo sopporti come fa lei, che lo consoli e che lo prenda in giro nell’esatto identico modo.
« Sai è una vita che vi conosciamo » Inizia, la donna alza un sopracciglio e tortura il jeans arancione con le dita.
« Vent’anni » Precisa, la gola secca e la voce emozionata, Amber annuisce.
« Mi chiedevo.. » Si blocca per cercare qualcosa nelle tasche del giubbotto. Amber ne approfitta per mangiare una pattina fritta.
È incredibile come a vent’anni dal giorno in cui sono andati a mangiare li per la prima volta con i genitori, quel fast food sia ancora aperto; Henry trova quello che cerca e sorride trionfante prima di piantare i suoi occhi in quelli della compagna.
« Amber Josephine Liu, ti andrebbe di passare il resto della tua vita con me? » Gli sorride, la scatolina in velluto aperta e il fine anello in argento scintillante sotto le luci artificiali, Amber tossicchia perché la pattina gli è andata di traverso.
« Pensavo – annaspa bevendo della cola – che avessi qualche malattia mortale » Ride.
L’uomo la guarda con gli occhi pieni di aspettativa, come anche le persone che li circondano che, alla proposta, si sono girati.
« Certo che ti sposo stupido uomo » Ride, Henry si allunga sopra al tavolo e gli bacia le labbra, le persone che lo guardavano scoppiano in un applauso.
Quando quella stessa sera l’anello brillerà sull’anulare sinistro i loro padri si abbracceranno felici.

Amber ha sempre evitato di indossare vestiti, non gli piacciono e la fanno sembrare un confetto; proprio per questo ha espresso il desiderio di sposarsi in smoking, desiderio, tuttavia, che gli è stato negato.
« Non vedo perché debba spendere tanto in un vestito che metterò una sola volta » Si lamenta, ma cambia idea appena vede come l’abito che ha scelto gli sta indosso, le lacrime gli righeranno le gote e il sorriso si dipingerà sul suo bel volto.

Il giorno del matrimonio Henry sente lo stomaco intrappolato in una morsa stretta. Respira a fatica e cerca più volte di allentarsi la cravatta rossa, senza risultato però perché sua madre gliela ristringe ogni volta che ci prova.
« Oddio e se ci ripensa? Se mi pianta? » Tormenta ZhouMi, il povero testimone.
« Naa, non è così intelligente da scappare » Henry lo fulmina con lo sguardo.
« Cosa intendi dire? » Domanda giocosamente.
« Che se fosse stata più intelligente non ti avrebbe posato » Ride, Henry lo imita poco dopo e ringrazia mentalmente l’amico per aver alleggerito la tensione.
Tuttavia la tensione torna a salire appena la damigella entra e la marcia nuziale parte; si sistema velocemente il giglio all’occhiello e aspetta che la sposa entri. Appena lo fa ad Henry manca l’aria, pensa che potrebbe morire all’instante e sarebbe comunque l’uomo più felice del mondo, perché la sua Amber è la donna più bella dell’universo con il vestito a sirena che la fascia perfettamente e i corti capelli biondi acconciati. Gli sorride quando sono finalmente vicini, le lacrime gli occhi e il sorriso sulle labbra.
« Sei bellissima » Sussurra spostandogli il velo da davanti al viso e accarezzandogli dolcemente il viso.
La cerimonia ha inizio.
« Vuoi tu, Henry Lau, prendere la qui presente Amber Liu come tua legittima sposa e promettere di amarla e rispettarla ogni giorno della tua vita, nella gioia e nel dolore, in salute e in malattia finche morte non vi separi? » Il sacerdote pronuncia quelle parole con un sorriso sul viso rugoso.
« Lo voglio » Risponde.
« Vuoi tu Am- » Inizia.
« Lo voglio – lo interrompe – a qualsiasi costo » Il sacerdote sorride ancora.
« Vi dichiaro marito e moglie » Annuncia. La chiesa scoppia in un boato di applausi mentre gli sposi suggellano la loro promessa di stare insieme con un bacio.

Take me home when we met so many years before.
Where we rock our babies on the very front porch.
After all this time, you and I.

When I’ll be 87 you’ll be 89.
I still look at you like the stars that shine in the sky.

Oh my, my, my…

« Lai-chee! » Amber chiama la bambina, quella gli corre incontro lasciando la mano del babbo.
« Come stai amore? » gli chiede la genitrice, quella con gli occhi furbi e sorriso sghembo gli risponde che sta bene.
« Come ti senti oggi? » Le chiede il marito appena si avvicina, un bacio sulla fronte e una carezza sulla pancia gonfia.
« Sto bene, anche se Ya-lee fa i capricci » Ride la donna.
« Come fai a dargli un nome! Non sappiamo neanche se è maschio o femmina » Ride a sua volta l’uomo.
« Sarà ovviamente una bambina » Dice ovvia la donna.
« La seconda principessa » Sorride l’uomo.
« Ah si? E io cosa sono? » Amber ha il tono sarcastico e il sopracciglio alzato, ad Henry ricorda tanto la Amber bambina.
« La mia regina » Sussurra ovvio prima di abbracciarla.


È una ventilata giornata di settembre e Amber ha appena compiuto gli ottantasette anni, sorride felice mentre stringe la mano del marito.
« Sai, c’è una cosa che non ti ho mai detto » Esordisce lei, l’uomo la guarda stupito.
« è qualcosa di brutto? » Chiede, la donna sorride e si sistema i pantaloni chiari in cotone, in quello che da anni è un suo tic.
« No »
« Allora spara » Gli dice l’uomo con la vitalità che lo contraddistingue nonostante l’età.
« Ho sempre pensato che i tuoi occhi fossero come le stelle » Rivela imbarazzata.
« Cioè? Giganti? » Chiede sorpreso, la donna lo guarda stupida e si passa una mano fra i capelli ingrigiti dalla vita.
« Vedi che sei stupido, aveva ragione ZhouMi, non dovevo sposarti – lo rimbrotta – sono belli come le stelle » Precisa.
L’uomo l’abbraccia e sorride, gli lascia un bacio fra la capigliatura chiara e sospira.
« Penso che tu sia più bella delle stelle » Rivela.
Stanno per dire qualcos’altro ma la macchina che si ferma davanti all’ingresso di casa li zittisce.
« Mamma, Papà » Ya-Lee, perché alla fine era davvero una bambina, scende dall’auto, dietro di lei un uomo.
« La vostra principessa ha trovato il suo principe » Sorride, i genitori sorridono a loro volta felici.








~
Note Autrice:
Hola~ Era da un po che non entravo nella sezione -3-
Sono tornata con una HenBer, perché sono adorabili e bhò. Li vedo benissimo e l'uscita di 1-4-3 è stata una "manna" dal cielo, quando è stato rilasciato il teaser e ho letto che ci sarebbe stata Amber, non lo so, ho sentito gli angeli cantare(?) xD
Comunque la canzone è "Mary's song" di Taylor Swift, che ho conosciuto grazie a Nettlewild, che ringrazio per il supporto e per aver ascoltato gli scleri, grazie ♥

Non ho molto da dire xD Non ho mai molto da dire e anche questa volta non c'è eccezione!
Penso sia stata la one-shot più lunga che mi sia mai uscita, dodici pagine di word e oltre quattromila parole D:
Ultima cosa, non sapevo su quale fandom pubblicare a dire la verità, ho pensato a quello delle f(x), poi siccome ci è finito in mezzo anche Mimi ho optato per quello dei Super Junior xD
Spero che vogliate farmi sapere cose ne pensate, mi piace molto e vorrei sapere se piace anche alle altre persone ^^
Le critiche, come sempre, sono ben accette.
Ringrazio chi ha letto ed è arrivcato fino alla fine di queste noiose note xD
Grazie ♥
infinity~
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Super Junior / Vai alla pagina dell'autore: infinity