Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Kastel    24/08/2013    2 recensioni
“Se solo sapessero della tua ossessione per la pulizia la loro stima nei tuoi confronti calerebbe.”
Se solo sapessero, probabilmente, smetterebbero di ammirarmi.

[Rivaille center]
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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Se solo sapessero della tua ossessione per la pulizia la loro stima nei tuoi confronti calerebbe.”
Se solo sapessero, probabilmente, smetterebbero di ammirarmi.

 

 

Correre tra le pozzanghere lasciate da un violento temporale di metà autunno non aiuta a scappare. Non importa quanto ci provi, non le posso schivare tutte. Eppure dovrei, perché mi rallentano nella fuga.
Sto scappando dalla mano dell'uomo che vuole la mia pellaccia. Non ho colpe, se non quella di aver rubato una mela. Una piccola, succosa, innocente mela rossa. Come il sangue di chi avrebbe dovuto crescermi ed invece è stato ucciso dalla fame e dalle malattie. Se sei povero non puoi fare altro che annaspare disperatamente, anche se sai che è un gesto inutile.
Fuggo tra le stradine di un borgo chiuso dentro delle mura impenetrabili. Sono le nostre Dee, eppure per me non rappresentano nulla. Non prego loro per aver salva la vita, perché so già che sentirei una risata ad ogni mia sillaba. Del resto cosa posso aspettarmi da divinità che per salvarci dai nostri nemici ci hanno messo in trappola come topi?
Alla fine, però, poco mi importa. Devo solo scappare e raggiungere il mio nascondiglio.
Correre finché il fiato non finirà e continuare lo stesso perché io, di morire, ne ho veramente poca voglia.
Andare e andare, perché altrimenti...
Preso!”
Altrimenti non saprei cosa fare.
Anche questa però è una bugia. Io so cosa devo fare. Lo so benissimo.
Mi lascio sfuggire la mela di mano, portando la mano verso il coltello che ho nella tasca dei pantaloni. L'uomo che ancora mi blocca non se ne accorge neanche, è troppo impegnato a bestemmiare per la merce rovinata.
E' allora che lo colpisco.
Un colpo al viso, dove la bocca è ancora schiusa e piena di parole scelte per insultarmi.
Uno al collo, che si apre docilmente, schizzando il sangue che macchia maggiormente i miei abiti sporchi di merda e polvere.
E l'ultimo al cuore, un vezzo di un bambino, che il suo l'ha perso da troppo tempo.
Crolla su se stesso e io con lui, ritrovandomi per terra, il coltello gocciolante che mi sfugge di mano e si affianca alla mela, sporca anch'essa.
Alzo lo sguardo su quello spettacolo, affascinato dal gusto macabro. E per la prima volta, voglio lavarmi.
Via, a lavare quel sangue che si è attaccato ai miei vestiti come la fame al mio corpo.
Via, a cercare pace in un qualcosa di trasparente e luminoso, che sa di pulito.
Via, a provarci a rendere la propria anima pulita, almeno un pochino.
La colpa di aver ucciso qualcuno, probabilmente, non mi abbandonerà più.
Si è attaccata al mio animo come il peggiore degli sporchi, come se fossi io stesso una tela che merita solo una pennellata di merda sopra.
Per questo ho bisogno di lavare tutto, persino me stesso.
Prima o poi sarò abbastanza pulito da meritare il perdono.
Oppure sarò ucciso da Giganti, schifosi esseri che sono nati sporchi.
Qualunque sarà il mio destino lo affronterò lottando.
Almeno potrò dire di averci provato, ad essere un uomo migliore.

 

 

 

Note.

E tutti direte, “Ma non ti sei ancora stufata di scrivere sopra Rivaille?”
La risposta è, ovviamente, no. Sennò che gusto c'è nel farlo?
Fic che nasce buona parte su esperienze autobiografiche. Perché non c'è gusto ad essere stata una ex-maniaca della pulizia senza approfittare di quello che si è appreso. 

   
 
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