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Autore: Dangerous_    25/08/2013    0 recensioni
"Darren era immobile, con le mani affondate nei ricci scuri, ed osservava quel ciclone di risate che si abbatteva senza pietà sulle pozzanghere."
AU con CapoScout!Darren ovvero Darren Criss alle prese con un "branco" di bambini.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Darren Criss
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Di camicie stropicciate, fazzolettoni inzaccherati e canzoni stonate.

 



E' scientificamente provato che quando ci si trova davanti ad un bivio la strada giusta è sempre quella in salita.

 

Un bivio, Darren, con un branco di piccoli bambini al seguito, si trovava davanti ad un bivio.

Camminavano su una stretta strada secondaria circondata da alberi imponenti e rigogliosi, con piccoli zainetti sulle spalle, pieni di panini al prosciutto e snack al cioccolato fatti apposta per sciogliersi sotto quel sole ed impiastricciare le piccole mani dei lupetti; la fila blu e azzurra, a tratti disordinata e ridanciana, procedeva con lentezza e con allegria, quell'allegria chiassosa che solo un piccolo gruppo di bambini può portare ad una piccola strada di campagna.

Darren si sentì strattonare delicatamente per la manica della camicia: “Akela,” due grandi occhioni dello stesso colore del bosco che li circondava lo fissavano pieni di fiducia ed aspettativa “dobbiamo girare a destra vero?”, cercò con lo sguardo la traccia gialla che segnalava il loro percorso e vide che marcava la deviazione a sinistra, quella che volgeva in un impervia e sconquassata salita.

Tornò a guardare quella massa disordinata di ricci scarlatti e si piegò per guardarlo dritto negli occhi, “Sai Nath, spesso nella vita ci troviamo davanti ad un bivio, una è la strada facile ed in discesa l'altra è quella più faticosa ed impegnativa, sta a noi scegliere quale percorrere. Dimmi, tu preferiresti scegliere quella semplice e senza soddisfazioni o quella più difficile ma che alla fine vestirà il tuo cuore di felicità?”, il piccolo Nath, senza proferire parola, s'incamminò con decisione verso la strada a sinistra, lasciandosi alle spalle un Darren orgoglioso e sorridente.

 



Il fumo finisce sempre nei tuoi occhi, e per quanto tu possa spostarti verrà sempre dalla tua parte.

 

Un fumo denso e soffocante lo avvolgeva in un abbraccio e sembrava non volerlo lasciare andare per nessun motivo, per quanto Darren provasse a spostarsi continuava ad inseguirlo, come un cucciolo giocherellone affezionato al suo padrone. Non riusciva a scorgere nulla, ma sentiva gli schiamazzi dei piccoli lupetti che giocavano nel vasto prato che li ospitava.

Stava cercando di accendere il fuoco nel grande braciere arrugginito; passare una serata di fine settembre a cantare davanti ad un fuoco scoppiettante era una delle cose che preferiva. In quel momento si rese conto che regnava un silenzio sospetto nel grande prato.

Agitando le braccia si divincolò da quell'abbraccio opprimente e fumoso e si trovò davanti ad un groviglio di bambini dall'espressione colpevole. “Cosa avete combinato questa volta?” disse, dolce ma inflessibile. Ci fu un rapido scambio di sguardi e poi Bryan, un bambino che con i suoi occhi neri come la pece e i capelli colore del grano gli ricordava il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry, fece una passo avanti. Teneva le mani dietro la schiena e lo fissava con un po' di timore e colpevolezza, “Akela, io... io non volevo.” disse e scoppiò a piangere, in quel modo buffo e tenero che hanno i bambini. Darren lo fece sedere sulle sue ginocchia porgendogli un fazzolettino e gli accarezzò la schiena delicatamente aspettando che si calmasse. Dopo qualche istante scorse un oggetto di plastica ormai deformato ed infangato abbandonato a terra, allungò un braccio e lo raccolse, riconoscendo in quell'ammasso ormai senza forma il pallone nuovo che aveva regalato da poco al branco. Guardò il piccolo Bryan e gli sorrise “Quindi è questo il misfatto che avete cercato di nascondermi?”, il piccolo lupetto rispose con voce tremante e lacrimosa “Io... Sì. Mi dispiace, non volevo. Per sbaglio l'ho lanciato nei rovi e quando ho cercato di recuperarlo era ridotto così.”

Questi erano i momenti in cui rischiava si scoppiare a piangere come un bambino; o a ridere, non avrebbe saputo dirlo. Era un tipo molto emotivo Darren.

 



Qualunque pozzanghera nel raggio di un chilometro si asciuga al passaggio di un branco di lupetti.

 

Quel pomeriggio splendeva il sole, il cielo era completamente sgombro dalle nuvole ed era di quell'azzurro che ti fa rasserenare il cuore solo a guardarlo. Il branco era riunito in tana ma se l'avesse trattenuto al chiuso ancora a lungo avrebbe rischiato la completa distruzione di quella piccola stanza, quei bambini erano bombe ad orologeria pronte ad esplodere da un momento all'altro; quindi, ingenuamente, aveva scelto di farli uscire. D'altronde aveva pensato “Cosa c'è di male a lasciarli vagabondare un po'?”.

Di male c'era che aveva appena piovuto, ed il terreno era ancora dissestato e pieno di pozzanghere. E fango, soprattutto quello.

Tutto era accaduto in un istante, varcata la porta era scoppiato il caos più totale nel piccolo giardino sul retro.

Bambini grondanti d'acqua e altri ricoperti di fango correvano dappertutto, senza alcuna remora. Quelle che una volta erano state camicie azzurre, stirate ed immacolate, ora avevano enormi macchie verdi e marroni sparse un po' ovunque, come una decorazione fantasiosa, sui pantaloni blu di velluto c'erano divertenti ghirigori creati da un miscuglio di fango ed acqua.

Darren era immobile, con le mani affondate nei ricci scuri, ed osservava quel ciclone di risate che si abbatteva senza pietà sulle pozzanghere.

Con quel piccolo barlume di razionalità che gli restava decise di intervenire e fermarli prima che accadesse l'irrecuperabile.
Un passo, un solo passo, e si trovò per terra, bagnato da capo a piedi e ricoperto di fango. Con un'espressione perplessa sbatté le ciglia un paio di volte, si trovò davanti a un'accozzaglia di bambini fradici e felici e scoppiò a ridere.

 

 



L'attività può dirsi riuscita quando sulla carta finisce più colore che sui lupetti.

 

Fare un cartellone era l'obbiettivo di quella giornata, trasformare i lupetti in piccoli arcobaleni variopinti era la conseguenza.

Quando Darren aveva tirato fuori la scatola dei pennarelli avrebbe dovuto sapere cosa sarebbe accaduto. Tutto era iniziato con una piccola zuffa per il pennarello dal colore più bello, afferrato prontamente dalla piccola Abigail e custodito con cura nella baraonda creatasi intorno a lei dopo quel gesto fulmineo.

Dopo questa piccola baruffa l'ordine era tornato e il grande cartoncino bianco al centro della stanza aveva cominciato a riempirsi di ghirigori e arzigogoli bizzarri, diventando un intruglio di colore e fantasia.

Tutto era andato bene finché i colori erano rimasti sulla carta, poi nasi, guance e mani avevano cominciato ad impiastricciarsi di inchiostro colorato, ed era allora che Darren aveva capito che sarebbe finita come ogni volta.

Alla fine si era trovato con degli occhiali tondi appoggiati sul naso, un mantello legato sulle spalle, una cicatrice colorata sulla fronte e con una chitarra in mano a cantare a squarciagola con quel piccolo branco di lupetti scalmanati.

Qualche anno prima se qualcuno gli avesse detto che sarebbe finito così sarebbe scoppiato in una grossa risata; pensare che lui voleva fare il cantante.



Angolo dell'autrice:
Questa piccola OS è frutto di un idea messami in testa da olor de libros che non sono più riuscita a togliermi dalla testa, proprio ieri mi ha scritto dicendomi: "Immaginati Darren come capo scout, sarebbe perfetto." e da lì è partito tutto questo. Grazie per l'ispirazione e per aver avermi sopportato nel dopo stesura betando questa piccola cosetta.
Gli scout qui descritti sono ispirati a quelli dell'agesci, sia come divisa che come organizzazione delle branche (qui vediamo solo il branco ed il nome che prende Darren come capo scout, ovvero Akela, preso dal libro della giungla), non ho idea di come funzionino le altre associazioni scoutistiche e tanto meno quelle americane, quindi perdonatemi.
Grazie per l'attenzione,
Dangerous_

  
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