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Autore: Fujikofran    25/08/2013    1 recensioni
Questa ff è il seguito de "Un insolito dialogo", ma non è necessario averla letta.
Jigen e Fujiko, convinti che Lupin, arrestato, possa evadere molto presto, lo attendono in un rifugio raffazzonato, a ridosso di una spiaggia deserta. Tra dialoghi, battibecchi, riflessioni e situazioni che li metteranno un po' in imbarazzo, i due saranno alle prese con un'evoluzione del tutto naturale della giornata trascorsa insieme. I fan di Jigen apprezzeranno di sicuro, ma anche quelli di Fujiko ;-) Brano da ascoltare durante la lettura: "I wanna know what love is" dei Foreigner
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fujiko Mine, Jigen Daisuke, Lupin III
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Ti odio, ma ti voglio'
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Questo è il seguito de “L’insolito dialogo”.

Jigen e Fujiko avevano appena terminato di cenare e si incamminarono verso il loro rifugio raffazzonato, anche se non nutrivano una gran voglia di tornarci: temevano che qualcuno li riconoscesse e li facesse arrestare, ma non potevano andare via da lì, dato che Lupin sarebbe potuto evadere dal carcere poco lontano, da un momento all’altro, e loro dovevano assolutamente aspettarlo. Jigen si accese una sigaretta e notò che nel pacchetto ne erano rimaste tre. Una la chiese Fujiko, lui non voleva porgergliela, ma poi cedette; del resto fumare in compagnia non gli era mai dispiaciuto. La luce dei lampioni –pochi- era quasi sovrastata dal buio che regnava in quel luogo e, se non fosse stato per la luna e per le lontane case illuminate, l’atmosfera sarebbe stata spettrale.

 - Quella maledetta 500…Se fosse partita avremmo potuto cambiare zona, almeno per fare un giro, mi stanno saltando i nervi a stare qui- affermò Jigen, dopo aver spento la sigaretta.

 - Se potessimo trovare un po’ di benzina, dovresti dire- commentò Fujiko –siamo rimasti totalmente a secco. Quella macchina orrenda, se ne avessimo una diversa…-

 -  Beh, non siamo mica i ricconi corrotti che frequenti tu, Arsene e io!-

 - Sciocco, avrei voluto solo un’automobile migliore, tutto qui-

Poco dopo si diressero verso la spiaggia e, appena arrivati, notarono che il vento prima presente aveva ormai cessato di soffiare e il mare era calmissimo.

-          Che bell’acqua, sarà calda – affermò Fujiko, avvicinandosi al bagnasciuga.

-          Ok, fai un bagno a quest’ora, a stomaco pieno, così muori e io mi annoierò senza avere nessuno con cui aspettare Arsene-

-          Mi vorresti in vita solo per questo, vero?-

-          E se fosse così? Hai qualcosa da ridire?-

-          Non mi meraviglierei, con uno come te-

Anche se Jigen aveva scherzato, Fujiko sembrava essersela presa e per qualche istante sembrò ignorarlo.

-          Andiamo al rifugio?- domandò lui, ma non ricevette risposta –Senti, provo a cercare qualcuno per chiedergli se ha un po’ di benzina?– niente…nessuna risposta da parte della donna.

 Jigen le si avvicinò e le mise una mano su una spalla, cercando di scusarsi per prima.

-          Ehi, se te la prendi per le mie battute cretine dovrei dubitare della tua intelligenza, Fujiko?-

- Ahahhaahha, ci sei cascato, eh? Guarda che non me la sono presa affatto. Certo che se avessimo la benzina…io però non me ne andrei da qui: questo posto è magico-

-  Magico? Hai intravisto un unicorno?-

Dopo aver riso per un po’, i due si sedettero sulla sabbia, ma avevano lasciato l’umido e freddo bagnasciuga. I grilli, nascosti nelle siepi lì vicino, spezzavano il silenzio del luogo e della notte incombente.

-Stavo pensando: se Arsene riuscisse a evadere tra un mese? Perché stiamo dando per scontato che ce la possa fare presto?- domandò Fujiko.

-Perché ce la farà presto- la rassicurò Jigen, che poi le fece cenno di dirigersi con lui verso il rifugio, una sorta di capanna.

Una volta lì, fecero il punto della situazione su ciò che avevano portato via dalla Fiat 500 di Lupin e si resero conto di avere ben poca roba.

-Due zainetti quasi pieni, la mia borsa, una bottiglia di acqua piena fino a metà e questa specie di sacco a pelo. Ecco che cosa abbiamo- si
lamentò Fujiko –e se quello non riuscisse a evadere subito mi dici come diavolo dobbiamo fare? Non ci sono nemmeno luce e acqua, qui dentro-

- Se avessimo dei soldi potremmo per lo meno cercare un albergo…a me è rimasto poco, in tasca…se la 500 avesse avuto la benzina, avresti potuto prenderla tu, ti avrei dato quel poco denaro che ho, così almeno tu avresti potuto dormire decentemente se…-

- La smetti di parlare coi periodi ipotetici? “Se, se, se…” Non abbiamo niente, ci arrangiamo. Zero benzina, pochi soldi, poco di tutto. Punto e basta. Vuol dire che me ne andrò a dormire in macchina e tu resterai qui-

-In macchina? Da sola in mezzo alle sterpaglie? Potrebbe essere pericoloso. Verrò anche io-

-Allora tu vai in macchina e io resto qui-

-Vale lo stesso discorso-

-Allora andiamo in macchina insieme, uffa!-

-Stai diventando nervosa? Non vedi che potresti peggiorare le cose comportandoti da isterica? Rimaniamo qua, ok? In macchina saremmo più esposti a eventuali pericoli. Facciamo così: tu dormirai nel sacco a pelo e io per terra-

- No, dai, mi dispiacerebbe, non sei mica la peggiore bestia da doverti arrangiare in questo modo-

- Allora nel sacco a pelo entriamoci in due, è abbastanza grande. Certo, non tantissimo…staremo scomodi, ma…non so, decidi tu, non voglio obbligarti a sentirti a disagio-

- Obbligarmi a sentirmi a disagio? Ma come diamine parli? Ok, infiliamoci qua dentro e non se ne parla più–

I due, però, esitarono sul da farsi, avvertivano un certo imbarazzo, ma Jigen si mosse per primo, spogliandosi e rimanendo in boxer.

-Che cavolo fai, Daisuke?-

- Perché, tu dormi vestita, di solito?-

-In camicia da notte, barbaro-

-E allora mettitela!-

-Non ce l’ho, nello zaino, volpe! Quando scappo, secondo te penso alla camicia da notte? E poi in questo periodo rimango con la biancheria intima, fa caldo. O quasi-

-Ora so più cose di te…dai, vieni qui, se non vuoi tu dormire per terra-

-Come vorrei essere su Marte, in questo momento, piuttosto che con te in una situazione del genere!-

-E allora mi metto per terra io. Insomma, accidenti, dobbiamo andare avanti così per tutta la notte? Se vuoi dormire, dormi, e non farti problemi se ti fa schifo stare con me!-

Fujiko si scusò ed entrò nel sacco a pelo con il suo amico. L’imbarazzo sarebbe stato superato dalla stanchezza e dalla situazione di emergenza, che non lasciava altre soluzioni se non quella di dormire quasi l’uno addosso all’altro.

-Però, dai, pensavo peggio: non si sta così male con te!- esclamò Fujiko, divertita.

-Che sorpresa!- rispose Jigen col suo solito tono cinico.

-La tua barba mi fa il solletico-

-Non ho la possibilità di tagliarmela, in questo momento. Prova a girarti, così non mi stai addosso. Oppure potrei mettermi di spalle, però la manovra è difficile. Che hai da ridere?-

-Niente, niente. Comunque, non mi dà fastidio la tua barba, è morbida-

- Non è un giocattolo-

-L’acidità della tua risposta mi sembra inversamente proporzionale alla morbidezza della tua barba. Se continuo a giocarci potrebbe anche venirmi sonno, come accade a certi bambini che si addormentano abbracciando un peluche-

- Ma finiscila!-

-Dai, scherzavo. Notte!-

I due, cercando di dormire, restarono abbracciati e, sebbene il sonno tardasse ad arrivare, nel luogo angusto dove si trovavano regnava il silenzio, in mezzo al buio spezzato dalla luce della luna. Anche i grilli avevano smesso di frinire, non si udivano più. Jigen avvertiva una strana inquietudine o, semplicemente, non voleva riconoscere di sentirsi turbato dalla presenza di Fujiko, che, al contrario suo, sembrava essersi assopita. Ma non era così: anche se rilassata, la donna era sveglia e non mancò di far notare al suo amico di essersi accorta del suo stato di tensione.

-Sei nervoso?- gli domandò –stavi sbuffando-

- Forse…nonostante mi senta stanco, non riesco proprio a dormire. Sai che cosa mi metto di solito a fare in circostanze come questa?-

-Vorrei non saperlo- rispose ironica Fujiko, come se volesse stemperare un’atmosfera di insofferenza.

-E invece te lo dico. Mi metto a pensare a come poteva essere la mia vita se non fossi stato un malvivente. Inizio a immaginare di essere rimasto sempre nello stesso posto, nella stessa casa, negli Stati Uniti; senza aver mai cambiato il mio nome, innanzi tutto. A volte mi immagino con una donna fissa, magari una moglie, una famiglia, una vita noiosissima, ma tutto sommato tranquilla-

-E magari ti faresti anche crescere i baffi-

-Può darsi. Oppure immagino tutto il contrario, ad esempio di condurre un’esistenza onesta, ma totalmente on the road. Un’armonica al posto della mia Magnum, una Harley Davidson invece che quella carretta di 500, che non è nemmeno mia. E magari non sarebbe male avere ragazze un po’ ovunque e due amici buontemponi e un po’ scemi, non astuti come Arsene o complicati come Goemon-

-E soprattutto non dovresti aver mai conosciuto una donna come me-

-Brava, hai indovinato-

-Uhm…Perché parli come se avessi chissà quale età avanzata? In fondo sei ancora giovane e in tempo per cambiare vita-

-Non credo. Anche se spesso mi metto a pensare per capire che cosa potrei cambiare di me, mi rendo poi conto che il mio destino è quello di vivere con la Magnum infilata sotto la giacca-

-E pensando a tutte queste cose ti arriva il sonno?-

-No, non arriva. Comunque, non ho nulla contro di te: stavo scherzando, prima. Ti ammiro, sai? Anche se spesso ci tradisci sei in gamba, la vera donna emancipata. E poi…non ti dà fastidio rimanere qui con me –

-Non è questione di essere emancipata, sono solo una donna contenta di me stessa e della mia indipendenza. Anche io ho avuto ripensamenti, a volte; però, al contrario tuo, non ho mai usato la notte per immaginare una vita diversa da quella che conduco: rimarrà sempre com’è, perché deve essere così. Non è semplice essere Fujiko Mine, solo io posso capire chi sono veramente, non provare a farlo tu, anche se una cosa l’hai intuita: non mi dà affatto fastidio stare qui con te, né ora né in altri momenti, amico mio-

I due rimasero per un attimo in silenzio, la luce lunare che illuminava quella specie di capanna rendeva i loro volti non ben distinguibili nell’oscurità, eppure Jigen riuscì a scorgere quello della sua amica per farle una carezza, per sentire meglio il contatto con la sua morbida pelle e concentrarsi esclusivamente su di esso. Non aveva dimenticato che, prima di andare a cenare, si erano baciati ed erano stati sul punto di andare oltre. Si rese conto di essersi eccitato, pensando fortemente a quella bellissima donna che stava abbracciata a lui, e doveva far sì che il suo turbamento cessasse, una volta per tutte. Doveva finire, non aveva ragione per continuare a non reagire, non ne poteva davvero più. Girandosi a fatica, non ebbe, quindi, alcuna esitazione né rimorso a trovarsi su di lei e a riprendere ciò che ore prima avevano interrotto, deciso, stavolta, ad andare fino in fondo. Fu quello il momento in cui a loro non importava di essere amici o “colleghi”, rivali o complici: erano semplicemente un uomo e una donna che, in un posto isolato e semibuio, stavano per trascorrere il tempo nella maniera più naturale possibile. E quando ebbero finito, il sonno finalmente li colse, esausti. La mattina successiva, Fujiko, svegliandosi, si rese conto di essere da sola e, temendo di essere stata abbandonata da Jigen dopo quella particolare notte d’amore, si rivestì in fretta e uscì, ma la sua angoscia fu presto smorzata: lui era sulla spiaggia, in riva e in boxer, a fumare l’ultima sigaretta che gli era rimasta.

-Buongiorno…Non ne hai nemmeno una,eh?- le disse indicando la sua sigaretta e lei, affermando di esserne sprovvista, gli si avvicinò; vedendolo bagnato, gli chiese se fosse entrato in acqua e lui annuì.

-È stato un’ora fa e questa è la terza volta che mi butto –riprese a parlare Jigen –Che meraviglia! Tu eri ancora nel mondo dei sogni e non volevo svegliarti, ma ti sarebbe piaciuto. Sai, ha ragione Goemon quando dice che fare il bagno in mare la mattina presto, quando l’acqua è fredda, serve a purificarsi da tutti i pensieri che possono tormentarci. E pensare che l’ho sempre preso in giro ogni volta che si tuffava nei momenti più impensabili-

-Da cosa stavi cercando di purificarti…da me, per caso?- gli domandò la donna, incupendosi.

-Ma piantala! Non pensarlo minimamente- le rispose lui, dandole poi le spalle e lanciando in mare il mozzicone di sigaretta. Ebbe un sussulto quando Fujiko lo abbracciò da dietro e rimase in silenzio, immobile.

-Bagnato sei eccitante, lo sai?- gli disse lei.

-Anche tu- le rispose Jigen maliziosamente e abbozzando un sorriso.

-Io non ho ancora fatto il bagno…ehi, ma…porco!- esclamò Fujiko, dando uno schiaffo amichevole sul braccio dell’amico, che si girò per darle un bacio, invitandola a entrare in acqua con lui.

Poco dopo, mentre il mare stava per assistere alla replica di ciò che era accaduto tra i due durante la notte, Fujiko notò che, in un punto più lontano della spiaggia, l’acqua aveva restituito un corpo. Quando si avvicinarono notarono che non si trattava né di un cadavere né di un moribondo, ma solo di un uomo affaticato per via di una lunga attraversata in mare, dal carcere alla riva: Lupin, che fu subito soccorso e aiutato a raggiungere la capanna, dato che si muoveva a fatica. Arrivati lì, Fujiko si prese subito cura di lui, mentre Jigen uscì fuori per controllare che non ci fosse nessun altro eccetto loro.

-Mi dici come hai fatto? Ne sai una più del diavolo, come sempre- domandò Fujiko all’infallibile ladro.

-Non c’è prigione che mi resista, lo sai, cherie. Mi passi l’acqua? Sto morendo di sete- rispose Lupin –Voi due come state? Daisuke mi è sembrato strano, mentre tu sei in forma come sempre, mon amour-

-È stanco, non ha dormito- Fujiko, che rispose imbarazzata, cercò di sembrare credibile.

-E tu hai dormito, invece?- le chiese l’altro, con fare indagatore e quasi malizioso.

-Sì…ora riposa, su. Sei a pezzi, è inutile che cerchi di sembrare vispo-

Poco dopo Lupin si addormentò e Fujiko uscì per raggiungere Jigen, che la guardò con un’espressione quasi malinconica.

-Mi mancherai- le disse.

-Non sto mica andando via!-

-Mi mancherà la Fujiko della giornata passata insieme ieri, di questa notte, di poco fa… Arsene continuerà a starti incollato, tornerà Goemon, che…lo so che tu e Goemon…va beh, lasciamo perdere….Senti, io…ti voglio bene!-

-Anche io e quella Fujiko tornerà presto, sono io che voglio farla tornare. Non potrei stare senza di te…senza di voi…perché sono una ladra e non smetterò mai di rubare tutto ciò che c’è di bello al mondo, soprattutto i vostri sguardi, il vostro sorriso e i vostri cuori-
 
Fujikofran © 2013
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 photo 781d5ad3-8c1b-460a-8b40-cc03f3a1a7a3.jpg disegno originale by Monicasuke

Fujikofran (c) 2013 https://www.youtube.com/watch?v=raNGeq3_DtM
   
 
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