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Autore: JessL_    25/08/2013    4 recensioni
Per uno strano scherzo del destino – o forse di Sandra – Alex e Elise si incontrano in quello che per lui è una semplice uscita con gli amici.
Alex rimane affascinato dalla presenza di lei e non ne capisce il perché, d’altronde che cosa può mai fare un bel viso e un bel corpo a un dongiovanni? Di tutto e di più se si tratta di Elise – ragazza misteriosa e simpatica che riesce a far prendere, in tutti i sensi, il nostro protagonista sexy.
Ecco i pensieri del protagonista maschile di “Overwhelms me – Travolgimi”, il primo incontro tra i protagonisti, ma visto con gli occhi di lui... e non solo.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Travolgimi'
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Introduzione: 
So perfettamente quanto tempo è passato: poco più di un anno. Sono una merda, lo so.
Non cercherò di giustificarmi, posso solo dire che ora sono qui.

Ieri ero seduta al computer e tutt’un tratto Alex ha bussato al mio folle cervellino. E oggi ho finito il capitolo. Un capitolo che è stato complicato anche solo pensare, in questo lungo anno, perché si tratta del momento in cui Elise, dice ad Alex di amarlo.
Come qualcuno avrà notato, ho cambiato nickname, ma sono sempre io: JessikinaCullen.
Detto questo... vi lascio al capitolo, che si basa sul 29 di Travolgimi. Buona lettura. Sempre se qualcuno leggerà xD


 

 


 ~ La paura è bastarda.La paura non ti fa credere a niente.

    Nemmeno alla persona che ami e che ti ama.







<< Fammi capire bene... domani conoscerai i parenti di Elise? >> Mi chiede Gigi, mentre cerca di non ruttarmi in faccia. Trattengo un sorriso e annuisco semplicemente.

<< In realtà ci conosciamo già. Domani diremo, o meglio, faremo capire che stiamo insieme. >>
Ci troviamo a casa di Sandra, abbiamo passato qui le ultime serate, poiché continua ad avere casa libera, ma domani mattina io ed Elise dobbiamo svegliarci presto per andare al Battesimo della piccola Alessia.
<< Non sei agitato? >> Mi chiede dopo qualche attimo, Gigi, dopo essersi scolato il bicchiere che aveva in mano. << Io se fossi in te lo sarei... voglio dire... quelle non sono persone normali! >> Scoppio a ridere e mi passo una mano tra i capelli, sedendomi sulla ringhiera del balcone di Sandra.
<< No, in realtà... sono più agitato per come potrebbe reagire Elise, a qualsiasi cosa. Secondo me lei, fino ad ora, li ha sempre visti come i cattivi della situazione senza analizzare i perché di determinati comportamenti. >>
<< Vuoi veramente parlarmi in modo così complicato mentre sono ubriaco? >> Scoppio a ridere e mi tocca dargli ragione.
<< Ok, te la faccio semplice. >> Dico sporgendomi verso di lui. << Elise ha passato un brutto periodo, e nessuno nega che sia stata anche colpa delle sue cugine, ma lei è uscita da un buco nero, di conseguenza non si è mai chiesta i perché di determinati comportamenti... e ora ha paura ma cerca di affrontare tutto. Magari queste cugine non sono così terribili come crede. >>
<< O almeno non lo saranno di fronte a chi non conoscono. >> Dice puntandomi un dito contro. Annuisco dandogli ragione. << È per questo che sei tranquillo? È una cosa importante quella che accadrà domani... eppure sembra che dobbiate andare a fare una scampagnata. >>
<< Devo essere forte per lei. Non può reggere le mie paranoie e le sue. >>
<< E tu invece? Ce la fai a tenere quelle di entrambi? >> So che Gigi mi vuole bene, è il mio migliore amico, ma quando c’entra così perfettamente il punto... diamine! Vorrei picchiarlo.
<< Devo farcela. >> Dico sviando il suo sguardo e puntandolo su Elise che ride spensierata con Sandra.
 
Scendo dall’auto prendendo aria, battibeccare con Elise per ogni cagata mi ha tranquillizzato un attimo ma ora che ci troviamo di fronte alla Chiesa dove si svolgerà il battesimo della piccola Alessia... beh sono un fascio di nervi; Elise ha un piccolo broncio a incorniciarle le labbra, ma la trovo adorabile. Devo solo tenere a mente che lo sto facendo per lei, e soprattutto che possiamo farcela. Di certo i suoi parenti non possono mangiarci... vero?
<< Quello non è Leo? >> Le chiedo affiancandola, segnando il compagno di sua cugina Mary che parlano non tanto distanti da noi. Lei annuisce e mi guarda con gli occhi spiritati.
<< Ho il cuore che batte a mille. >> Ammette per poi fare un paio di grossi respiri. Le accarezzo le spalle e le sorrido cercando di calmarla.
<< Andrà tutto bene. E poi... per qualsiasi cosa sono qui, ok? >> Apre bocca per dire qualcosa ma infine sorride annuendo.
Cosa volevi dirmi, Elise? Perché riesco a leggere i tuoi occhi, ma tu non fiati? Perché non riesci ancora a dirmi che mi ami?
 
<< Quindi... non sei solo un amico. >> Afferro la palla da basket che Leo mi ha lanciato e l’osservo mentre sorride divertito. Ama il pettegolezzo, questo l’ho capito ma non mi aspettavo che avrebbe preso lui... come dire... la palla al balzo aprendo il discorso.
Ci troviamo fuori dall’oratorio, dove si terrà la festa. Abbiamo abbandonato la Messa poco dopo che la bambina è stata battezzata. Mary ed Elise sono dentro a disporre il cibo sui tavoli e ad attaccare gli ultimi palloncini, mentre noi... beh cazzeggiamo dopo aver finito di attaccare l’impianto stereo e il computer.
<< Ehm... no. Sono il suo ragazzo. Ma penso che oramai sia palese. >> Ridacchia annuendo. Gli lancio la palla e lui cerca di fare canestro, non riuscendoci.
<< È da tanto che... >> Mi chiede seriamente una volta che riprende la palla.
Scrollo le spalle. << In realtà sono solo tre mesi. >> Leo si perde un attimo tra i pensieri e infine ridacchia.
<< Quindi ogni volta che non era a casa o doveva uscire... era con te. >> Sorrido.
<< Quasi. Non ha solo me nella sua vita. Ha degli amici, delle amiche... ha una vita sociale. Certo, da quando sta con me, forse, è aumentata ma l’ha sempre avuta. >> Non so perché stia difendendo così tanto ferocemente Elise... non dovremmo giustificarci con nessuno, ancor di più con Leo che alla fine non fa nemmeno proprio parte della famiglia ma... magari capendo il tutto, metterà a tacere lui stesso Mary e le altre. Chi lo sa.
<< Sei un bravo ragazzo, ed Elise aveva bisogno di qualcuno che le desse uno scossone. >> Mi lascia una pacca sulla spalla superandomi. Mi volto, continuando a guardarlo, e prima che entri dentro la sala, si gira nuovamente. << Benvenuto in famiglia, Alex. >>
 
La festa sta proseguendo bene, Elise dopo un po’ è riuscita ad abbandonare il mio braccio e a lasciarsi andare, parlando, scherzando e cantando con le sue cugine... quindi a un certo punto sono andato fuori e mi sono ritrovato attorniato da altri suoi cugini e un suo zio... ma sinceramente? Mi sono trovato bene. Suo zio è un grande, fa anche lui il meccanico e mi ha preso in simpatia, la stessa cosa il fratello di Mary, che oltre ad essere un burlone non ha fatto altro che osservarmi per capire se fossi o meno un surrogato di fidanzato in affitto. Quando me lo ha chiesto direttamente sono scoppiato a ridere e Angelo, un amico di famiglia, scherzosamente ha fatto intendere all’amico che Elise di certo non ha bisogno di pagare nessuno per uscire o trovarsi un fidanzato. Mi sono divertito e lo ha capito anche Elise una volta che è riuscita a scappare dalle grinfie degli altri parenti. Mi è parsa piuttosto contenta della cosa, ma ora... beh la trovo un po’ stranita. Non capisco perché.
<< Che è successo? >> Le chiedo una volta che ci siamo un po’ allontanati dalla folla, incrociando le braccia al petto.  
<< Beh... ho parlato di te con alcuni parenti... ho riso, scherzato, ho sorretto i capelli di Giulia mentre vomitava, volevo dare un cazzotto a Renata per non avermi nemmeno ringraziato e... beh mi sono abbuffata, insieme a Leo, delle patatine mentre predavamo in giro chi cantava. E questo solo perché mi sarei annoiata a parlare di motori. >>

<< E avresti fatto altrettanto se io non ci fossi stato? >> Le chiedo incuriosito. 
<< No. Probabilmente non sarei venuta, e se invece lo avessi fatto, sarei stata tutto il tempo fuori, magari evitando tutti. >> Le accarezzo una guancia sorridendo. 
<< Sono contento di essere qui. >> E sono sincero. Non potrei mai mentire su una cosa simile. Nel mio folle cervellino, il fatto che lei mi abbia chiesto di presentarmi con lei, è come se mi avesse detto “ti amo”. Suvvia, non s’invita a un Battesimo un ragazzo di cui alla fine non te ne frega niente, no?

Elise mi abbraccia appoggiando il viso sul mio petto.
<< Anch’io sono contenta che tu sia qui. >> Le poso un bacio tra i capelli e approfondisco il bacio una volta che Elise alza il viso per far sfiorare le nostre labbra. 
Sorridendo, dopo un paio di minuti, Elise si allontana con un sorriso furbo e afferra la palla da basket abbandonata affianco al canestro.
<< Che intenzioni hai? >> Ridacchia alla mia domanda e corre sui tacchi per poi lanciare la palla nel canestro. Sbagliando, tra l’altro.

<< Ci ho tentato. >> Mormora facendomi ridacchiare.
<< Non dirmi che non ci sai giocare?! >> 
<< Non sfottermi! E comunque... dipende. >> Rido ancora di più per poi andare a prendere la palla.

<< Dipende? O ci sai giocare, o no. >> Detto questo, mi metto in linea con il canestro, alzo le braccia e mi volto verso Elise, tirando subito dopo la palla e facendo canestro.
Elise sbuffa scuotendo la testa e io rido avvicinandola a me afferrandola per i fianchi.
<< Ti piace vincere facile, eh? >> Mi provoca, per poi allontanarsi e afferrare la palla. Si concentra, lo giuro, ma alla fine, quando lancia la palla, non riesce comunque a fare canestro.
<< Vincere facile, eh? Beh finché si tratta di queste cose, posso anche dirti di sì. Ma se si tratta di te, di sentimenti... no. Se mi piacesse vincere facile non avrei mai corso il rischio di avvicinarmi a te e rimanerci secco. >> Non so perché io sia stato così sincero, e mi pongo il problema solo quando la vedo irrigidirsi ma pochi istanti dopo si volta sorridendomi strafottente.
<< E ti sei prefissato qualcosa? >> Mi avvicino confuso.
<< Che cosa intendi? Se sapevo che c’era il rischio di rimetterci, invece che di vincere? >> Annuisce lentamente ma senza più sorridere. È seria al momento.
<< D’altronde ho detto tante volte che sono un caso perso. >> Perché di nuovo questo discorso? Non voglio affrontare queste cazzate. Per quanto sia una ragazza complicata, di certo non è un caso perso.

<< Quindi... Renata non ti ha nemmeno ringraziato di aver aiutato sua figlia a vomitare? E poi perché ha vomitato? >> Sbatte le palpebre frastornata.
<< Puoi smetterla di dire la parola “vomito”? >> Mi chiede divertita, tornando ad appoggiarsi a me. << Comunque Giulia aveva bevuto l’acqua ghiacciata, poi ha corso, sudato... e... beh ha fatto l’Esorcista. E per Renata non c’è mai fine al peggio... però ho capito una cosa. >> Alza il volto per guardarmi meglio. << Non m’interessa. Se ha intenzione di tenermi il muso per chissà quale motivo, se vuole trattarmi male, parlarmi dietro, fare l’indifferente quando le fa comodo... non m’interessa. Ho capito che non serve stare male per persone che non riescono a stare male per se stesse, e che quindi preferiscono puntare il dito verso gli altri. Ho smesso di preoccuparmi per quel tipo di persone, che pensino quello che vogliano. >> Vorrei ridere, lo giuro... avete presente quando entrate in una stanza e accendete la luce? E di conseguenza tutte le cose all’interno della camera si vedono perfettamente? Ecco, è come se fosse successo questo ad Elise. O meglio, come direbbe lei, ha finalmente fatto un enorme passo avanti. E io sono così orgoglioso di lei. Le afferro il viso tra le mani e le poso un bacio sulle labbra. Elise mi si avvinghia contro e di certo non mi tiro indietro, continuo a stringerla a me e imperterrito la bacio. Sento il battito del mio cuore nelle orecchie.  
<< Ti amo Alex. >> Le nostre labbra continuano a sfiorarsi ma quando la mia mente, finalmente, recepisce quello che mi ha detto, non posso non irrigidirmi. Elise si allontana e mi sorride, raschiando subito dopo la gola.

Mi sento un pezzo di ghiaccio.
Perché me lo ha detto ora? Perché in questo frangente?
C’era bisogno di Renata per farle ammettere quello che provava per me? Come posso crederle?
 << Ti amo e mi sembra quasi impossibile che io ci abbia messo un’eternità per crederci. Non lo dico solo perché siamo qui e per farti stare buono... lo dico perché lo penso e perché il mio cuore... lo urla ogni volta che ti vedo e che mi sei accanto. >> Si sta giustificando. E non riesco più a guardarla negli occhi.
Lei non mi ama. Non davvero perlomeno. Lo crede adesso, ma non è così. Mi sta esattamente dicendo quello che vorrei sentirmi dire, tutto qui.
Non sento più il battito del mio cuore, non sento più niente. Mi rendo a malapena conto di aver abbandonato ogni contatto fisico con lei, solo quando mi riacciuffa le mani, stringendomele.
Mi sento una statua di sale. 
<< So di... di averti preso in contropiede. So anche che magari non ci speravi nemmeno più... ma sono sincera. >> I nostri occhi non si allontanano ma non riesco ad aprire bocca. Vedo nitidamente il terrore possedere i suoi occhi, ma non riesco a dire nulla. Vorrei semplicemente andarmene.

<< Allora ragazzi, tutti interi? >> Gigio ci affianca, e cerco di riprendere conoscenza. Gli sorrido ma nota anche lui che c’è qualcosa che non va, soprattutto quando vede Elise con gli occhi lucidi e più pallida di quanto lo sia già solitamente. Proprio come me.
 
<< Ehi! >> Sobbalzo quando sento l’urlo di mia madre, mi blocco in mezzo al corridoio e la guardo ad occhi sgranati. << Ma ti pare il caso di chiudere così la porta? >> Mi chiede con uno sguardo severo poiché ho letteralmente sbattuto la porta. Sospiro e non rispondendole mi vado a chiudere in camera.
So perfettamente che vorrebbe farmi mille domande, ma grazie al cielo capisce che non è il caso e se ne torna in cucina.
Mi spoglio rimanendo in boxer e mi rigiro tra le mani il mio cellulare.
Elise ha detto di amarmi.
... dovrei dirlo a Gigi. No, meglio di no. Non voglio sentirlo felice per me. Non quando Elise in realtà non pensa quello che ha detto.
Non può pensarlo veramente.
Non può aver veramente creduto che avrei accettato una dichiarazione dopo avermi detto che del parere degli altri non gliene frega niente e che vuole solo vivere la sua vita. È come se... lo avesse detto per ribellione. Per fare un altro stupido passo avanti.
Peccato non abbia preso in considerazione i miei sentimenti.
 
<< Nipote, io ti voglio bene ma tu... beh sembra che oggi tu stia vivendo su un altro Pianeta! È successo qualcosa? Hai una scusa abbastanza credibile? >> Sbuffo e alzo lo sguardo dal monitor del pc.
<< Ho per caso fatto qualche danno? Ho consegnato qualcosa in ritardo? Non ho ritirato la merce giusta? Ho sbagliato a scrivere qualche scontrino? >> Sono tranquillo. Non gli ho urlato contro ma lo sguardo di zio Mario... beh penso di averlo lasciato senza parole.
<< Ehm... no, non hai sbagliato nulla – appunto -, ma non hai scambiato due parole con nessuno qua dentro, me incluso. A parte ora, ovviamente. >> Si stoppa un secondo e infine incrocia le braccia al petto. Se pensa d’incutermi, non ci riesce. << Non ti ho visto nemmeno un attimo col telefono in mano. >>
<< L’ho dimenticato a casa. >> Mugugna e io non lo guardo negli occhi. È ovvio che io non me lo sia dimenticato. L’ho lasciato di proposito e sono certo che lo abbia capito anche lui.
<< Tua madre ha detto che non sei uscito ieri sera. >> Lo fulmino con lo sguardo e lui non fa una piega.
<< Non ne avevo voglia. Ero stanco. Ho dormito poco questo weekend. >> Oh! Nemmeno una bugia. Faccio progressi.
<< Tu stanco? >> Mi chiede incredulo.
<< Già, strano, vero? A volte capita anche a me. >> Zio Mario sospira e mi si avvicina, appoggiando una mano sul monitor del computer.
<< Che cos’è successo? >> Incontro i suoi occhi e rimango un attimo senza respirare.
Potrei dirglielo. Dovrei dirglielo ma non ne ho la forza.
Non posso veramente raccontargli come mi sono comportato di merda con Elise, una volta usciti da quel benedetto Battesimo; mi picchierebbe, anzi, mi massacrerebbe di botte.
<< Diciamo che ho fatto... un passo falso. >> Mormoro guardando assorto il monitor.
<< Nel senso che hai tradito Elise? >> Mi chiede seriamente, senza dare giudizi.
<< Certo che no! >> Esclamo con un tono fin troppo alto.  << Ho... mi sono comportato di merda. Ma non sapevo che altro fare. Ora... se permetti, torno a lavorare. >>
<< No, ora, alzi il culo da quella sedia e te ne vai da qui. >> Lo guardo meravigliato ma lui non batte ciglio. Dice sul serio, e la cosa mi terrorizza.
<< In che senso? >>
<< Hai vent’anni, Alex, e sei nel bel mezzo di una crisi di coppia... non so cosa tu voglia fare, ma ti darò un consiglio: se la ami veramente, chiedile scusa. >> Se ne va, lasciandomi con ancora più dubbi e pensieri.
 
<< Allora sei vivo! Porca puttana, mi hai fatto spaventare! >> Gigi mi colpisce a una spalla e io alzo gli occhi al cielo, cercando di non rispondergli male: prendermela con lui non servirebbe assolutamente a nulla.
<< Ciao anche a te, mio caro amico. >> Dico ironicamente, facendolo entrare in casa.
<< Mi spieghi che cos’hai fatto? >> Mi chiede una volta che si è seduto sulla mia sedia del computer. Mi sdraio sul letto e non spiccico parola.
<< Intendo con Elise. >> Fremo ma continuo a tacere.
<< Senti... so che probabilmente ho sbagliato ma... >> Non lo faccio continuare perché mi sono seduto sul letto.
<< Che cos’hai fatto? >>
<< Dovrei chiederlo io a te! Sono passato a lavoro, non trovandoti, ho pensato che fossi con Elise, ma quando... quando l’ho chiamata, ho capito che c’era veramente qualcosa che non andava perché... tu non dimentichi il telefono a casa. Spento, tra l’altro. >> Mi passo una mano tra i capelli e torno a sdraiarmi, ma nello stesso tempo inizio a raccontargli tutto: della festa, dei parenti di Elise, di quello che è successo con Renata, del “ti amo” di quella che in teoria è ancora la mia ragazza, della litigata sotto casa sua e infine di come ho deciso di spegnere il telefono una volta tornato a casa e di come io non lo abbia ancora acceso.
Gigi è rimasto in silenzio tutto il tempo, mi ha semplicemente ascoltato.
<< Sei un emerito coglione, lo sai, vero? >> Detto ciò, si è alza e se ne va. Lasciandomi con un macigno sullo stomaco. Se anche il mio migliore amico mi sta dicendo di aver sbagliato... magari è vero.
Mi alzo e afferro il cellulare, lo accendo e in men che non si dica vengo sommerso di messaggi. Elise ha provato a chiamarmi almeno una ventina di volte. Dovrei richiamarla?
Il telefono mi vibra tra le mani e sullo schermo appare una foto di Elise.
Deglutendo a fatica, sommerso dal panico, stacco la chiamata.
Mi passo nuovamente una mano tra i capelli e butto il telefono sul letto.
Ha ragione Gigi: sono un emerito coglione.
   
 
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