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Autore: f9v5    25/08/2013    2 recensioni
Un potente artefatto creato agli inizi dell'universo, l'Elacubo, è stato trafugato dal luogo in cui era custodito. Ma il misterioso ladro, Nox, non ha mai fatto avere sue notizie dopo quell'evento. Sono passati ormai duecento anni e tre ragazzi, così diversi, ma anche così simili, partiranno per l'ignoto al solo scopo di provare il brivido dell'avventura. Mai avrebbero immaginato di incrociare i loro cammini e di restare coinvolti in un'avventura che avrebbe deciso le sorti di tutto il mondo in una grande lotta contro il tempo.
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Storia su Digimon Tamers ma con grandi spunti presi dalla serie francese di proprietà della Ankama "Wakfu".
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Takato Matsuda, Un po' tutti | Coppie: Jianlinag Wong/Henry, Ruki Makino/Rika
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ormai era giunta la notte, era meglio fermarsi per il momento.
Ritenendo che non fosse un’idea saggia addormentarsi per terra, con tutte le creature che avrebbero potuto girare per quella foresta, il ragazzo preferì arrampicarsi su un albero spoglio e accomodarsi su un ramo abbastanza grande su cui poter dormire.
Si slegò la lancia dalla schiena e la legò ad un ramo accanto, in modo che non gli creasse ingombro.
Se il suo maestro fosse stato lì, gli avrebbe voluto chiedere perché gli avesse voluto regalare proprio quell’arma, ma ormai le cose stavano in quel modo, quindi era inutile recriminare.
-Bene, non dovrebbero esserci problemi se mi sistemo su quest’albero per la notte, spero che non ci voglia tanto per raggiungere la prossima città, almeno potrò comprare un po’ di cibo.-
Si soffermò per qualche istante ad osservare le stelle, una delle poche volte che lo faceva, non perché la cosa non gli piacesse, piuttosto perché o si scordava o il sonno lo prendeva talmente in fretta da non dargli il tempo di farlo.
Per fortuna quello non sembrava essere uno di quei casi, Takato poteva finalmente godere della vista del manto stellato.
Poi l’albero cominciò a tremare.
Il ragazzo sobbalzò, sorpreso da quell’improvviso movimento, non accennava a diminuire, anzi continuava ad accentuarsi.
Poco dopo sentì un rumore di strappo, come se qualcosa fosse uscito da sotto terra, guardò verso il basso e potè constatare che erano le radici stesse dell’albero.
Afferrò di corsa la sua lancia e saltò giù, preparandosi al peggio.
-Cavolo, forse avrei dovuto aspettarmelo… non devo permettermi di abbassare la guardia.- si raccomandò, ma se ci fosse stata l’occasione, avrebbe tentato di scappare per evitare una lotta immotivata.
Mentre il ragazzo mostrava la lancia e il misterioso essere gli si parava davanti, un Searchmon, un  digimon insetto, si appollaiò su un ramo li vicino, come unico spettatore di quel combattimento imminente.
 
 
La mattina giunse imminente.
Una figura avvolta in un mantello a cavallo di un Unimon andava veloce per il sentiero, sperando non mancasse troppo per la città più vicina.
Aveva preferito proseguire a lato della foresta piuttosto che all’interno di essa per evitare spiacevoli incontri, non che avesse paura, anzi, avrebbe affrontato con piacere chiunque avesse osato sbarrarle la strada… semplicemente non voleva avere troppi impicci.
Le sue preghiere sembrarono essere esaudite, poiché quando giunse sulla cima di una collina potè notare un villaggio non molto lontano da lì.
Bene, sarebbe stata la sua prossima destinazione.
La ragazza ordinò al suo destriero di fermarsi un attimo, aveva sentito qualcosa.
C’era un digimon, un Searchmon, che la fissava da sopra un masso.
La ragazza alzò un sopracciglio, poco convinta dal piccolo insetto.
La stava fissando con troppa intensità, come se non si trovasse lì per caso, ma ci si trovasse di proposito.
Tirò fuori dal mantello il suo bastone dorato, portando gli anelli di esso a tintinnare, rapidamente lo puntò contro l’insetto e dall’anello centrale partì un raggio d’energia giallo che andò a distruggere il masso, costringendo il digimon a darsi alla fuga.
-Tsk, moscerino insignificante.-
Con un gesto noncurante, Ruki risistemò il bastone e riprese a cavalcare verso il villaggio.
Ma avrebbe continuato a riflettere su quel breve incontro.
 
 
Correndo agilmente fra gli alberi della foresta, un ragazzo si fece rapidamente strada verso l’uscita di quel luogo infernale.
Una volta resosi conto di aver seminato i suoi inseguitori potè tirar un sospiro di sollievo, non che non fosse in grado di sconfiggerli, ma non voleva combattere senza motivo.
-Eppure credevo che i Palmon fossero Digimon pacifici, che cosa potrebbe spingerli a comportarsi in modo così aggressivo. Non penso che abbiano agito senza motivo.- e se fosse stato così, allora avrebbe aggiunto un altro motivo al perché quella foresta veniva chiamata “Foresta proibita”.
Per lo meno ne era fuori ormai, quindi non era più necessario preoccuparsi di loro, magari l’avevano visto come un intruso e volevano difendere il territorio, ecco tutto.
Ma non era quello a preoccuparlo seriamente, quanto il fatto di essersi sentito osservato per tutto il tempo, dalla sera precedente, e quella sensazione non sembrava voler diminuire.
Cercando di sembrare naturale, il ragazzo finse di stiracchiarsi le braccia, ma nel frattempo diede un rapido sguardo dietro di sé: c’era qualcosa nascosto fra le fronde di un albero.
Dovette rigirarsi per non far sospettare nulla, ma da quel momento sarebbe stato più guardingo.
Jianliang si rimise in cammino, gli era sembrato di vedere una città, non molto distante… il Searchmon nascosto continuò a pedinarlo, non sapendo di essere stato scoperto.
 
 
-Quei tre sembrano dei possibili problemi, percepisco un alto potenziale di energia in loro. Sarà meglio continuare ad osservare le loro mosse, se dovessero rivelarsi una potenziale minaccia provvederò a sistemarli… personalmente. AHAHAHAHAHAHAH!-
 
 
Il villaggio di Kramar era un paese di modeste dimensioni, non era uno dei più importanti del continente, ma non era neanche sconosciuto.
Il buon commercio e le ottime voci che circolavano sui suoi prodotti culinari gli avevano permesso di farsi un certo nome nelle zone circostanti.
I luoghi di ritrovo maggiormente frequentati erano le taverne e le tavole calde.
Il giovane Takato, in quel momento, si stava muovendo per le strade della cittadina rurale in tutta tranquillità, ogni tanto veniva salutato dalle persone che incrociava e ricambiava con la stessa educazione.
La gente dalle quelle parti sembrava essere molto cordiale anche con gli stranieri a quanto pareva, la cosa gli faceva piacere.
Addirittura qualcuno aveva mostrato preoccupazione per la ferita, seppur lieve, che torreggiava sulla sua spalla destra, ma lui aveva sempre minimizzato la cosa, dicendo che non era nulla di grave e che sarebbe guarita entro breve.
Alla fine non era stato difficile sconfiggere il suo misterioso assalitore, osservandolo bene, seppur fosse notte, era riuscito a capire che si trattava di un Woodmon, un digimon identico ad un albero, solo privo di foglie.
Il problema fu che quel digimon non era da solo, evidentemente quella zona doveva essere un loro territorio, visto che ne arrivarono di seguito molti altri.
Non ne aveva ucciso nessuno, si era limitato a tramortirli e a cercare una via di fuga, ma durante il tentativo un Woodmon lo colpì alla spalla.
Ormai il dolore era quasi del tutto sparito.
Poi Takato sentì il suo stomaco brontolare… c’era un altro tipo di dolore di cui preoccuparsi.
Grazie al cielo c’era una tavola calda lì vicino, aveva abbastanza soldi per pagarsi il pranzo e comprare le scorte per i giorni successivi, quindi non aveva di che preoccuparsi.
Poco prima di entrare notò un Unimon legato ad un palo li vicino.
“Però, un Unimon non si vede proprio tutti i giorni, non sono certo in molti a possederne uno.”
Direttosi al bancone, il ragazzo aspettò pazientemente l’arrivo del cuoco per fare la sua ordinazione.
-Allora ragazzo, che posso servirti?- chiese educatamente l’uomo una volta raggiuntolo dall’altro lato.
-Ho sentito che lo stufato che preparate da queste parti è molto rinomato, vorrei una porzione di quello per favore.-
-Ha, hai fatto una buona scelta ragazzo, posso garantirti che il tuo stomaco non resterà deluso.- assicurò cordialmente l’uomo, per poi disparire in cucina per preparare il piatto ordinato.
Nell’attesa, il castano si diede un’occhiata intorno: il locale era praticamente pieno, sarebbe stato difficile trovare un tavolo libero, molte persone avevano con sé sacche da viaggio o borsoni, quasi sicuramente erano anche loro viaggiatori.
In seguito notò una figura avvolta in un mantello, seduta isolata in un tavolo all’angolo, che mangiava in silenzio e senza fiatare, chissà chi era e perché non si toglieva il mantello neanche al chiuso.
-Ecco a te, ragazzo, buon appetito.- il cuoco era tornato porgendogli un abbondante vassoio fumante, l’odore prometteva bene.
-Oh, la ringrazio.-
L’uomo in seguito notò il simbolo sulla maglietta del ragazzo, non potè nascondere di essere sorpreso.
-Ehy, riconosco quel simbolo, fai parte dell’ordine dei “Cavalieri Erranti”, vero? Però, è da parecchio ormai che non ne incontravo uno. Sai, ormai, da quanto ho capito, non siete rimasti in molti. Mi sorprende anche il fatto che un ragazzo della tua età sia già riuscito ad entrare in quel gruppo, da quanto ne so solo i guerrieri più esperti riescono a entrarci, è necessaria molta abilità e forza interiore per poter essere uno di loro.-
A quella dimostrazione di stima, il ragazzo si sentì leggermente in imbarazzo.
-Bé, non sono certo il più forte, diciamo che in qualche modo riesco a cavarmela, devo tutto agli insegnamenti di mio padre e del mio maestro. In realtà non mi considero pienamente uno di loro, non ho nessuno da controllare attualmente.-
-Davvero? Forse è solo questione di tempo ragazzo, dopo tutto badare a quei bestioni non è roba da poco, è giusto che tu abbia un certa età. Eh, certo che oggi ne ho viste di cose rare: prima una figura ammantellato che aveva con se un Unimon e adesso un cavaliere errante. Magari posso aspettarmi qualcosa di assurdo adesso, tipo un asino che vola. Ahah, lasciamo stare, di nuovo buon pranzo ragazzo.-
Takato prese il suo piatto e andò a sedersi in uno dei pochi tavoli liberi rimasti.
Una volta assaggiato lo stufato, capì perché la cucina di Kramar era ben nota da quelle parti, raramente la sua bocca aveva assaporato qualcosa di tanto buono.
-Scusami, ti da fastidio se mi siedo qui? Gli altri tavoli sono tutti occupati.-
Quando Takato si voltò potè vedere che a porgergli la domanda era stato un ragazzo suo coetaneo.
Dando una rapida occhiata in giro, notò che era vero, ormai tutti i tavoli non avevano più posti liberi, la figura avvolta nel mantello se n’era andata e il suo tavolo era in quel momento occupato di nuovo.
Non vedendoci niente di male gli diede il suo assenso e questi gli si sedette di fronte.
-Molto piacere, Jianliang.- si presentò questi porgendogli la mano.
-Takato, piacere mio.- rispose stringendogliela cordialmente.
Come accaduto anche in precedenza con il cuoco, anche il ragazzo dai capelli scuri notò la maglietta di Takato.
-Non ci credo, sei un cavaliere errante.-
-Ehm… già, esatto.-
Subito dopo il ragazzo tirò fuori dalla sua sacca un rotolo che aprì e su cui cominciò a scrivere.
-Ehy, posso chiederti cos’è, se non sono indiscreto s’intende?-
Quest’ultimo non sembrò affatto disturbato dalla sua domanda.
-Nessun disturbo. Possiamo dire che è una sorta di diario di viaggio in cui annoto tutte le cose che reputo interessanti. Incontrare un membro di un gruppo quasi estinto non è certo roba da poco. Spero non ti dispiaccia.-
-No, non preoccuparti.- anzi, lui si sentì lusingato che qualcuno reputasse interessante l’averlo incontrato, seppur non pensasse di meritare tutto quell’interesse.
 
 
Consumato il pasto e usciti dal locale, i due giovani si erano fermati a parlare sotto l’ombra di un albero (Takato prima però aveva insistito per dargli qualche colpetto con la lancia per assicurarsi che non facesse scherzi).
Quei pochi attimi erano bastati ad entrambi per ottenere fiducia reciproca, in quel momento parlavano quasi come due vecchi amici.
-…E quindi hai deciso di viaggiare per rispettare quello che alla fine è l’obiettivo del tuo gruppo, aiutare chi è in difficoltà, ho capito bene?-
-Esatto, il gruppo dei Cavalieri Erranti ha sempre dato la sua forza per aiutare il prossimo e non ha mai cercato di abusare della cosa. Sarà per questo che vedevo in mio padre e nel mio maestro due grandi modelli di riferimento, anche se quest’ultimo era un tantino stravagante. Chissà, forse un giorno riuscirò ad essere un cavaliere forte e abile almeno la metà di loro.-
Jianliang sorrise lievemente nel sentire quella che si poteva ritenere la speranza per il futuro del suo nuovo amico.
Gli sembrava però che Takato si sottovalutasse, quello forse avrebbe potuto rivelarsi un punto a sfavore per lui.
-AAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHH!-
I due ragazzi scattarono come razzi al sentire quell’urlo, rimanendo scioccati di fronte allo spettacolo che gli si parò davanti: un gruppo di Palmon aveva invaso il villaggio.
La cosa veramente spaventosa però stava nel fatto che chiunque venisse toccato dalle liane dei digimon vegetali si trasformasse in pianta.
-Non ci posso credere, sono arrivati fin qui.- quando Takato si voltò confuso verso di lui, Jianliang si affettò a spiegargli di quando, quella mattina, era stato attaccato da quegli stessi digimon che in quel momento stavano trasformando gli abitanti.
-Dobbiamo nasconderci, o verremo trasformati anche noi.-
I due ragazzi cominciarono a correre per le vie, ma ovunque andassero c’era sempre almeno un Palmon pronto ad attaccare.
Sembrava che quelle piccole piante semoventi avessero invaso tutta la zona, non c’era più alcuna via di fuga.
Quando i due ragazzi si ritrovarono in un via, bloccati da ambo le direzione, non videro altra soluzione.
-Jianliang, mi sa che l’unica scelta è combattere. Preferirei evitarlo, onestamente, ma l’alternativa è diventare piante.-
-Allora cerchiamo di aprirci un varco senza troppe cerimonie.-
Takato imbracciò la sua lancia, Jianliang tirò fuori dalla sua sacca due guanti metallici neri, attorniati da un rivestimento circolare verde che presentava dei buchi sul davanti, che si affrettò ad indossare.
-Ehy, cosa sono quelli?-
-Degli speciali guanti che io stesso ho creato… e prima che tu chieda, ecco a cosa mi servono.-
Li puntò contro i digimon e dalle fessure circolari uscirono dei mini razzi che si schiantarono al suolo vicino ad essi.
Alcuni Palmon cominciarono a disperdersi, ma molti ancora restavano fermi e saldi al loro posto.
-Grande. Tuttavia non intendo stare fermo qui, farò anche io la mia parte.-
E così anche Takato si gettò nella mischia colpendo tutti i nemici che gli capitavano, ma stando ben attento a non andare mai in affondo, limitandosi a colpire col corpo della lancia.
Alla fine quella lotta non si stava rivelando difficile, bastava evitare le liane dei Palmon e il resto era semplice, non disponevano di altri modi per attaccare.
Con grande agilità i due ragazzi riuscirono a farsi strada fino al limitare della città, però dovettero bruscamente rallentare quando videro di essere giunti in un vicolo cieco e i Palmon avevano bloccato la strada, rendendo di fatto impossibile tornare indietro.
A quel punto le soluzioni erano due: o farsi trasformare in piante, o uccidere i loro aggressori, seppur avrebbero preferito evitarlo, e liberare la strada.
-Takato, purtroppo non abbiamo alternative, neanche io vorrei stroncare delle vite, ma non possiamo fare altro.-
Tuttavia la soluzione al problema venne da sola: dal cielo cominciarono a piovere dei raggi azzurri che andarono a colpire i Palmon, con quest’ultimi che vennero congelati all’istante.
I due ragazzi uscirono dal vicolo ma restando sull’attenti, non avevano nessuna certezza che chi fosse intervenuto fosse un alleato.
Takato fu ancora più sorpreso nel vedere che li aveva aiutati era la stessa figura ammantellata che aveva visto di sfuggita prima.
Era a bordo del suo Unimon e teneva in mano un bastone dorato il cui cerchio finale crepitava ancora di energia.
-Grazie per l’aiuto, c’è la saremmo vista brutta senza di te.-
Ma la figura non rispose, si limitò a dare un lieve strattone al suo digimon che prese a camminare lungo la strada, in direzione della foresta.
-Non è una persona molto socievole a quanto pare.- commentò il diciassettenne, Takato invece gli si affiancò, cercando di stare al passo.
-Scusa, non per impicciarmi nei fatti tuoi, ma perché vai nella stessa foresta da cui sono venuti coloro che ci hanno attaccato? Potrebbe essere rischioso.-
-Come si vede che non sei abituato ad usare il cervello.- lo ribeccò freddamente la figura, al sentire la sua voce Takato capì che doveva trattarsi di una ragazza.
-Cosa? Perché?-
-Se ci riflettessi, capiresti che delle creature come i Palmon non avrebbero mai il coraggio di spingersi fuori dalla loro foresta, a meno che non siano comandati da qualcuno. Quello che intendo fare è scovare il loro capo e distruggerlo prima che mandi altre di queste seccature. Ci si vede.-
Takato si fermò, lievemente scosso dal tono distaccato della ragazza.
Jianliang lo affiancò -Allora, che pensi di fare?- anche se aveva già in mente quale avrebbe potuto essere la sua risposta.
-Ha ragione, se fermiamo colui che ha mandato qui i Palmon forse riusciremo anche a salvare coloro che sono stati trasformati. Dobbiamo andare anche noi. Ovviamente, se tu sei d’accordo Jianliang, non voglio obbligarti a seguirmi.- si affrettò a spiegare il giovane, sperando di non essere sembrato arrogante.
L’altro ragazzo, per tutta risposta, gli poggiò una mano sulla spalla con fare amichevole.
-Non ci penso proprio ad abbandonare un amico, io vengo con te.- annunciò deciso.
Takato gli sorrise grato.
I due seguirono la ragazza a cavallo dentro la foresta.
 
 
-Hm… intrusi. Gli umani hanno già causato troppi guai, non gli permetterò di aggravare ancora le cose. Andate amici e fermateli con ogni mezzo a vostra disposizione.-
 
 
Ruki scese a terra e legò il suo Unimon ad un albero, intimandogli di restare buono.
La foresta diventava troppo intricata da quel punto, le ali di Unimon lo avrebbero solo intralciato, era meglio lasciarlo lì, lo avrebbe recuperato dopo.
Si tolse il mantello dalla testa, in quella foresta c’era un’aria opprimente.
L’orecchio della rossa era sempre vigile, sentì all’improvviso un fruscio alle sue spalle… rapida puntò il suo bastone e lanciò una freccia d’energia in quella direzione.
Dalla boscaglia uscì un ragazzo dai capelli castani che, vedendo la freccia, urlò allarmato, ma fu rapido a prendere la lancia sulla sua schiena e deviare il colpo che andò a distruggere un tronco d’albero incenerendolo.
-Cavoli, c’è mancato poco.- il ragazzo si voltò verso di lei, non capendo il motivo di quell’attacco ingiustificato.
Lo riconobbe subito, lui e quell’altro che arrivò subito dopo: erano quelli che aveva salvato prima.
Che ci facevano lì quei due?
La ragazza si limitò a sbuffare e incamminarsi.
I due però la affiancarono subito.
-Che cosa volete voi due, perché mi seguite?-
-Non ti stiamo seguendo, solo che anche noi vogliamo risolvere la situazione.- le rispose il ragazzo più grande.
-Scusa se te lo chiedo, perché prima ci hai aiutati?-
-Tsk, mi facevate pena, tutto qui.-
Il due furono leggermente contrariati da quella risposta, pregarono di non essere in cospetto di una montata arrogante.
Il ragazzo castano le sbarrò la strada, obbligandola a fermarsi.
-A proposito, non ci siamo neanche presentati. Io sono Takato, lui è Jianliang.-
-E allora?- replicò sgarbata prima di risuperarlo.
Non riusciva a capire, perché era così scostante?
-Senti, io non voglio sembrare pedante, volevo solo essere educato, anche perché…-
All’improvviso un nutrito gruppo di Palmon e Woodmon sbarrò la strada ai tre, si erano disposti come a voler proteggere qualcosa.
-Il loro capo è qui vicino, non si sposteranno certo con le buone.- la ragazza tirò nuovamente fuori il bastone e cominciò a bersagliare tutti i digimon che le stavano davanti.
Vedendo quei Woodmon Takato capì perché la sera prima era stato attaccato, rimediandoci la ferita sulla spalla (incredibile che si fosse già cicatrizzata e ormai prossima a sparire), se prima non aveva motivo per volerli combattere, in quel momento c’è l’aveva; afferrò la lancia e si gettò nella lotta, seguito da Jianliang.
Un Searchmon osservava indisturbato lo svolgersi degli eventi, dietro di lui un intero gruppo di medesimi digimon azzannava con le fauci gli alberi del bosco.
Dopo pochi secondi, gli alberi appassivano e morivano, e i Searchmon passavano ad un'altra zona.
Il trio non trio, intanto, continuava a sbaragliare i propri avversari senza difficoltà: Jianliang, con i suoi guanti metallici, colpiva forte il terreno, inviando scosse che bloccavano temporaneamente i loro nemici, che venivano o congelati da Ruki o stesi da Takato.
La situazione andava bene, pensò Takato, li avrebbero dovuti sbaragliare entro poco, anche se poi furono i Woodmon a farsi avanti.
Vedendo che gli altri due se la cavavano senza problemi, il castano si gettò addosso al primo albero vivente e gli tagliò di netto una gamba, facendolo sfracellare addosso ad un altro.
In breve i Palmon vennero tutti messi fuori combattimento e anche la rossa e il blu poterono andare a dare manforte.
 
 
-Fiuuu, alla fine ci siamo riusciti.- Takato tirò un sospiro di sollievo alla vista dell’ultimo Woodmon che cadeva al suolo stremato.
Alla fine era stata più una questione di resistenza, i loro nemici non erano molti forti, bensì numerosi.
-Ehy ragazzi, voi state bene, niente di rotto?-
Jianliang gli fece cenno che era tutto a posto, Ruki si limitò a rivolgergli un verso di stizza, a indicare che ci voleva ben altro per impensierirla.
All’improvviso sentirono un boato, un rumore di passi che si avvicinava, passi molto pesanti.
Un altro albero si fece strada fino ad occupare l’intera visuale dei tre, ma stavolta era molto più grande di un Woodmon, sembrava un enorme ciliegio e si reggeva con un bastone, era uno Cherrymon.
-Maledetti umani, come avete osato fare del male ai miei amici?-la sua voce rimbombò potente, dandogli un forte tono autoritario.
-Senti un po’, pezzo di legno marcio, se i tuoi amici non avessero cominciato, nulla di tutto questo sarebbe successo, se vuoi prendertela con qualcuno va a biasimare loro.- ribattè acida Ruki.
Il possente albero grugnì infastidito.
-Voi umani siete sempre stati una grande piaga, ma mai avevate raggiunto tali livelli di crudeltà nei nostri confronti. Con che coraggio vi presentate qui dopo il male che ci avete arrecato?-
-Ma scusa, si può sapere di che stai parlando, perché c’è l’hai con gli esseri umani, forse se c’è ne parlassi potremmo cercare una soluzione.- cercò di farlo ragionare Jianliang, ma il grosso albero non sembrava intenzionato a dare spiegazioni.
Nel frattempo, un Palmon rimasto in piedi si avvicinò quatto ai tre, mentre Cherrymon riprese a parlare.
-Parlare è ormai inutile. Dovete pagare!-
Il Palmon scattò in avanti e lanciò le sue liane verso i ragazzi, questi se ne accorsero e schivarono rapidamente, ma Jianliang venne sfiorato sul braccio.
Ruki distrusse prontamente il digimon prima che attaccasse di nuovo.
-JIANLIANG.- Takato si recò al capezzale dell’amico, sperando di poter fare qualcosa per lui, ma ormai il corpo del giovane aveva iniziato a ricoprirsi di rampicanti.
-Takato, dovete fermarlo, temo che sia l’unica possibilità che resta per…- il ragazzo divenne una pianta, non era stato possibile impedirlo, il suo avvertimento però era chiaro.
Takato imbracciò saldamente la lancia voltandosi verso il loro nemico.
-Stolti umani, osate ancora opporvi, non avete visto la fine che ha fatto il vostro amico? Tranquilli, tra breve la stessa sorte toccherà anche a voi.- le ciliegie tra le fronde del digimon cominciarono a volare in direzione dei due, che si scansarono ciascuno da un lato.
Rimasero sorpresi quando videro che, una volta toccato il suolo, le ciliegie esplosero, lasciando il terreno annerito e morto lì dove erano cadute.
Ruki puntò il bastone verso il digimon e lanciò una freccia congelante verso la sua testa, congelandola e impedendogli di lanciare altre bombe.
-Maledetta, come ti sei permessa, te la farò pagare.-
Fece scattare una delle sue enormi mani verso di lei, ma la ragazza schivò il pugno saltando all’indietro.
Takato, approfittando della sua distrazione, lo colpì al fianco, staccando parte della sua corteccia dalla quale uscì uno strano liquido giallo-arancio, doveva essere resina.
Quello che non aveva previsto era che il liquido sarebbe schizzato verso di lui, come armato di vita propria, colpendolo e spingendolo verso un albero, bloccandolo.
Il ragazzo cercò di liberarsi, ma la consistenza vischiosa di quella sostanza gli impediva ogni movimento.
-Preparati umano, è giunta la tua ora.- Cherrymon puntò su di lui, alzando il pugno pronto a colpire.
Ma prima di poter agire, Ruki scagliò un’alta freccia, stavolta rossa, che colpì il braccio sinistro di Cherrymon staccandolo di netto e strappandogli un urlo di dolore.
In seguito congelò la resina in cui era intrappolato Takato, che si ruppe in pezzi liberandolo.
-Grazie, è già il secondo favore che ti devo.-
-Tsk, parliamone quando avremo sbaragliato questo tizio, se non ti dispiace?- replicò seccata.
Cherrymon, cercando di resistere al dolore, puntò nuovamente il suo sguardo sui due, ribollendo di rabbia.
-Senti, Takato hai detto di chiamarti giusto? Se vogliamo riuscire a sconfiggerlo non abbiamo scelta che collaborare, non che la cosa i entusiasmi, ma non mi pare ci siano altre soluzioni. Ascoltami bene, è piuttosto semplice in realtà: io lo distraggo e farò in modo che si concentri su di me, quando ti darò il segnale tu scatterai e lo taglierai in due con quel tuo stuzzicadenti gigante. Pensi di poterlo fare?- gli chiese retoricamente, sperando che non fosse un codardo che aveva paura di rischiare.
-Bé, se non riuscisse sarei in grossi guai, ma lo hai detto tu stessa, è l’unico modo. Va bene, penso che si possa fare. Allora aspetto il tuo segale, no?-
Senza dire una parola la ragazza gettò via il mantello e cominciò a sparare dei raggi di energia contro Cherrymon, colpi lievi che a malapena potevano scalfire la sua corteccia, ma ottennero l’effetto di farlo concentrare solo sulla rossa, che cominciò a correre in cerchio continuando a colpirlo.
Sempre più infastidito, il digimon cercò di colpirla col suo bastone, ma la ragazza schivava agilmente ogni affondo del grosso albero, continuando a correre fino a farlo completamente voltare verso di lei.
-MUOVITI.- capendo che quello era il segnale, il ragazzo spiccò un salto, brandendo la lancia con entrambe le mani.
Cherrymon ebbe solo il tempo di voltarsi, prima un fendente tranciasse orizzontalmente in due il suo corpo.
-Ma…maledetti umani, come… come è stato…possibile?.- e con un gran fracasso, la parte superiore del suo corpo si schiantò al suolo.
Il corpo del digimon si illuminò per un istante di luce verde, un attimo dopo Takato e Ruki poterono vedere il corpo d Jianliang illuminarsi dello stesso colore.
In pochi secondi le liane si dissolsero per rilasciare posto alla palle, il ragazzo era tornato normale, guardandosi intono, per un istante sorpreso, poi si ricordò cos’era accaduta.
-Ci siete riusciti ragazzi, ottimo lavoro!- disse entusiasta.
Takato dal canto suo, era diviso tra il sollievo e il dispiacere: sollievo nel sapere che, così come Jianliang, anche gli abitanti del villaggio di Kramar erano tornati normali, dispiacere per il fatto di aver appena stroncato una vita, ma suo padre e il suo maestro l’avevano avvisato più volte che un cavaliere, per quanto non vorrebbe, a volte è costretto ad uccidere.
Cercando di non penarci, il ragazzo fece un sorriso lievemente tirato -Già, ci siamo riusciti, comunque dobbiamo ringraziare…-
La ragazza sospirò -Ruki, mi chiamo Ruki.- tanto aveva capito che quei due non avevano capito chi fosse, poteva rivelargli il suo nome.
-Ah… dicevo, dobbiamo ringraziare la qui presente Ruki che ha avuto l’idea per permetterci di sconfiggerlo.-
 
 
Finalmente erano fuori da quella dannata foresta, per un po’ non ne avrebbero voluto sapere di entrare in un ‘altra.
-Bé, sembra che dobbiamo salutarci ragazzi.- annunciò solennemente Takato.
Doveva ammettere che la cosa gli dispiaceva, ma dopo tutto, nessuno dei tre aveva motivo per viaggiare con gli altri due, tanto valeva separarsi già lì.
-In fondo è stata una bella avventura, seppur breve. Chissà forse un giorno ci rivedremo.-
-Tsk, non contateci troppo voi due.- replicò la ragazza.
Sembrava proprio che le loro strade fossero destinate a separarsi a quel bivio.
-Salve.-
I tre si voltarono verso la voce che aveva parlato; dinanzi a loro stava un digimon dalle caratteristiche umanoidi, ricoperto da una sorta di armatura metallica nera, che lasciava scoperta solo la bocca: un HiAndromon.
-E questo qui chi è?- Chiese seccata Ruki, scendendo dal suo Unimon e imbracciando la sua arma per sicurezza; per quel giorno sentiva di averne già abbastanza di sorprese.
-Oh, giusto, che scortese che sono, non mi sono presentato, permettetemi di rimediare.-
Il misterioso digimon sparì dalla loro vista, solo per riapparire in mezzo ai tre e scaraventarli via solo con un onda d’urto scaturita dalle mani alzate parallelamente alle spalle.
In seguito fece un inchino che, vista la situazione, era più per derisione che per educazione.
-Mi presento, il mio nome è Nox!-
I tre ragazzi sgranarono gli occhi al sentire: Nox, proprio quel Nox, l’essere umano che aveva trasformato il suo corpo e che aveva cercato di controllare l’Elacubo di cui parlava la leggenda?
-Non è possibile, non puoi essere Nox, sono passati duecento anni, nessun essere umano può sopravvivere così a lungo.- disse Jianliang scettico, cercando di rimettersi in piedi, ma venne prontamente rimesso al tappeto con un calcio nello stomaco.
-Credimi, ragazzo mio, ci sono tante cose che potresti giudicare impossibili, ma la logica è così noiosa.- mentre il robot parlava, Ruki cercò di colpirlo alle spalle, ma questi si teletrasportò alle sue spalle cogliendola di sorpresa.
-Non sei una che perde tempo, ragazza mia, ma ti consiglierei di non tuffarti in battaglie già perse in partenza, potresti farti molto male.- e la scagliò via con un’altra onda d’urto.
Takato cercò di colpirlo con un affondo frontale, ma l’androide bloccò il colpo con una lancia a forma di lancetta d’orologio.
-E tu, invece, cavaliere, sei troppo esitante, anche in questo momento hai agito con dubbio, magari se fossi stato più sicuro mi avresti anche potuto ferire un po’.- continuò in tono derisorio
E anche il castano venne scagliato via.
I tre cercarono di rialzarsi, seppur le speranze di uscire vivi da quello scontro non premeditato fossero scarsissime.
L’HiAndromon portò le mani davanti al petto e congiunse i medi coi pollici, all’improvviso i ragazzi rimasero immobili, incapaci di muoversi o anche solo di parlare, ma erano coscienti di ciò che accadeva intorno a loro.
-Sorpresi?! Magia temporale, uno dei poteri che l’Elacubo mi ha concesso, ma non siamo qui per parlare di me, tanto conoscerete già la mia leggenda. Presumo però che vogliate sapere perché sono qui e perché vi ho attaccati, considerato che sono un gentiluomo, non vedo perché non soddisfare l’ultima richiesta della vostra vita. In realtà è alquanto semplice: i miei Searchmon vi stavano tenendo d’occhio già da qualche tempo, in quanto hanno la capacità di percepire l’energia interiore delle persone, e voi ne avete parecchia, potevate essere una minaccia per i miei piani, quindi ho deciso… di eliminarvi. E voglio togliervi un’ultima curiosità, oggi voglio essere buono: sapete perché lo Cherrymon che avete annientato non più di un’ora fa ha attaccato il villaggio di Kramar? Semplice, i miei Searchmon sono, come dire, non molto normali, io ho stesso ho provveduto a modificarli, affinché succhiassero energia e tutti gli esseri viventi ne possiedono, piante non escluse. Riconoscendo lo zampino di un umano, anche se, bé, non so se posso ancora definirmi umano, ha deciso di reagire. Poverini, avete ucciso un digimon che voleva solo proteggere i suoi simili… HAHAHAHAHA.- concluse il suo discorso con una risata folle, era chiaro che quel tipo fosse pazzo.
-Bene, ora vediamo, chi faccio fuori per primo? Ma sì, credo che comincerò da te… cavaliere.- si avvicinò a Takato a passo tranquillo, tanto i tre ragazzi erano immobili e impossibilitati a difendersi, non c’era bisogno di essere frettolosi.
Puntò la lancia verso il viso del ragazzo, questi poteva solo osservare immobile e attendere che lo uccidesse.
Eppure il ragazzo si sentiva inquieto per un altro motivo: aveva ancora la lancia in mano, essendo fermatosi il tempo, ma sentiva come se ardesse di energia, un’energia oscura, che poteva essere?
-Bene, cavaliere, è giunta l’ora di salutare questo mondo.-
-SI… PER TE!-
Nox rimase leggermente sorpreso nel sentire quella voce, era la prima volta che la sentiva, ma sembrava quasi che sapesse a chi appartenesse.
No, impossibile, lui era morto, lo aveva ucciso lui stesso.
In quel momento però notò che sulla lancia di Takato, alla base, era apparsa una sorta di gemma rossa circolare con un occhio rosso al centro di essa.
Nox ebbe un fremito di sorpresa quando l’occhio si voltò nella sua direzione. -CIAO NOX, CI RINCONTRIAMO.-
-No, no non è possibile, tu sei morto, io ti ho ucciso, che ci fai nella lancia di questo ragazzo?- i ragazzi avrebbero voluto fare un’espressione sorpresa in quel momento, sembrava quasi che nella voce dell’androide ci fosse un accenno di paura.
-CREDIMI, E' SOLTANTO ORA CHE COMINCIA DAVVERO.- e ci fu un esplosione di luce che sbalzò via Nox annullando il suo incantesimo, permettendo a Ruki e Jianliang di riacquistare le proprie facoltà motorie.
Ma che ne era stato di Takato? Era dentro quel polverone.
Un ruggito feroce si levò all’interno di esso, Nox per un attimo temette che quel solo ruggito gli avrebbe spazzato via l’anima.
Perché, si chiedeva, perché aveva paura di affrontarlo? L’altra volta, duecento anni prima, non aveva avuto la minima esitazione ed era uscito vincitore pure senza troppe difficoltà, allora perché si sentiva impaurito.
La polvere si diradò, da essa uscì una creatura dalle sembianze di dinosauro, completamente nera: sembrava un Growlmon, ma era nero, alto poco più di un essere umano e, oltre ai due soliti occhi gialli, vi era  la gemma con l’occhio rosso al centro della testa che si muoveva convulsamente.
-OH, A QUANTO PARE QUANDO PRENDO POSSESSO DI QUESTO CORPO, ASSUMO QUEST’ASPETTO, POCO IMPORTA, NIENTE MI IMPEDIRA’ DI DISTRUGGERE TE, NOX, E TUTTO CIO’ CHE MI STA INTORNO, PORTERO’ LA DISTRUZIONE E IL CAOS IN QUESTO MONDO!-
I due ragazzi non capirono che intendesse con prendere possesso di un corpo, ma compresero quando videro che il digisauro indossava gli stessi vestiti di Takato.
In quel momento Jianliang capì perfettamente -Ruki, dobbiamo stare attenti, il demone rinchiuso nella lancia di Takato ha preso il controllo del suo corpo, deve aver approfittato del fatto che Takato fosse impossibilitato a reagire.-
-E che possiamo fare per farlo tornare come prima?- chiese questa seccata, ma lasciando trasparire un certa preoccupazione.
-L’unico modo è rimuovere la gemma al centro della testa, così ritornerà ad essere una lancia e Takato riacquisterà le sue sembianze e il controllo di sé.-
Ma in quel momento il ragazzo posseduto era concentrato su un Nox inerme.
No, non avrebbe permesso che venisse ucciso, era troppo vicino al completamento del suo piano per farsi ammazzare da un ammasso di muscoli privo di cervello.
Peccato per lui che l’ammasso di muscoli privo di cervello avesse caricato una potente fiammata nella sua bocca e l’avesse scagliata contro di lui, colpendolo in pieno.
Nox si ritrovò sfinito in una trincea di terra scavata dall’impatto, molte parti del suo corpo erano liquefatte o danneggiate.
-Ma-maledetto demone, ti è andata bene perché mi hai colto di sorpresa, ma non appena ne avrò occasione tornerò per sbarazzarmi di te e del tuo corpo ospite… e mi occuperò anche degli altri.- e si teletrasportò via.
-SI BRAVO, SCAPPA CODARDO, RINGRAZIA CHE NON ABBIA FATTO SUL SERIO L’ALTRA VOLTA, PERCHE’ SE L’AVESSI FATTO, NON SARESTI QUI A INGIURIARE CONTRO DI ME.- il dinosauro nero si distrasse e Jianliang fu lesto a saltargli sulla schiena, portando le mani in avanti per cercare di prendere la gemma sulla testa.
-NON TI AZZARDARE MOCCIOSO, HO ASPETTATO TROPPO A LUNGO PER FARMI FREGARE COSI’.- e cominciò a dimenarsi nel tentativo di togliersi il ragazzo di dosso.
Dopo qualche istante, BlackGrowlmon puntò le zampe e sbalzò Jianliang in avanti, questi approfittando della cosa, mollò la presa sulla maglietta e afferrò la gemma, tirandola forte e riuscendo a staccarla.
-NO, MALEDIZIONE.-
Il suo corpo cominciò a rimpicciolirsi e il colore della pelle schiarì, Takato crollò al suolo svenuto.
Jianliang era seduto a terra nel cercare di riprendere fiato e Ruki si limitò a fissare il castano svenuto a terra.
-Per la miseria.- fu tutto quello che riuscì a dire.
Ne erano successe di cose in quella giornata, fin troppe.
 
 
 
 
Angolo dell’autore:
Dunque, è passato un po’ prima che riuscissi ad aggiornare, ma d’altronde avevo detto che non davo garanzie, in ogni caso mi scuso per averci messo parecchio… mi sa che dovrò rinnovare le scuse anche quando pubblicherò il capitolo tre.
Allora, onestamente, io non mi sento soddisfatto da questo capitolo, ho il presentimento di averlo gestito male, forse l’ho fatto troppo lungo, o magari ho dettagliato troppo certe scene, o magari ne ho dettagliate poco altre.
Insomma, io non mi sento convinto, in ogni caso spero che voi lettori lo troviate almeno decente, altrimenti mi sentirei in colpa per avervi fatto scomodare a leggerlo.
Spero possa piacervi, ci vediamo.
  
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