Anime & Manga > Kuroko no Basket
Ricorda la storia  |      
Autore: Iria    25/08/2013    2 recensioni
"Punzecchiò con un dito l'omelette, aspettandosi di veder colare qualche liquido verde e pestilenziale dalla crosta dorata, ma tutto ciò che avvertì fu la consistenza dei salumi e del formaggio all'interno."
Una AoKaga breve e leggera, nata dopo aver richiesto un prompt su Facebook!
Grazie ad Elisabetta e alla sua "Colazione all'americana"! ;)
Buona lettura!
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Daiki Aomine, Taiga Kagami
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Colazione all'americana

Kagami aprì un occhio con aria ancora mortalmente assonnata.
Sbadigliò rumorosamente, senza neanche preoccuparsi di coprirsi la bocca, rigirandosi nel letto con fare disperato.
Cinque minuti, solo un altro po': non chiedeva nulla di impossibile, magari che la sua sveglia interna smettesse di trillare alle sette e mezzo spaccate.
Doveva alzarsi.
La sera prima aveva avuto un... ugh, amico come ospite, e giustamente avrebbe dovuto rimboccarsi le maniche per preparare qualcosa ad entrambi.
Allungò una mano verso il cuscino al suo fianco, giusto per trascinare l'idiota lì vicino lontano dal mondo dei sogni, ritrovandosi, però, a tastare la liscia superficie della federa.
Imprecò sonoramente.
Da quando Ahomine riusciva a scollarsi dal letto prima di lui?!
Si costrinse a sedersi, ancora intontito e riluttante all'idea di dover poggiare i piedi nudi sul freddo pavimento.
Proprio mentre aveva deciso di intraprendere una caccia alle pantofole che, con molte probabilità, si erano sperdute nel misterioso universo parallelo sotto di lui — un giorno avrebbe dovuto pulirci e sterminare le forme di vita aliena che vi si erano formate... —, affacciandosi oltre la sponda del suo bel giaciglio da una piazza e mezzo, avvertì uno sfrigolio ed una serie di parolacce provenire dalla cucina.
Inarcò un sopracciglio.
Subito, la sequela di oscenità venne accompagnata dal fracasso di alcune pentole cadute sul pavimento.
Kagami sollevò anche l'altro sopracciglio.
Rinunciando all'idea di salvare le ciabatte dalle tribù selvagge di acari e polvere sotto al letto — e quasi avvertì il loro grido disperato d'aiuto —, Taiga si precipitò verso la fonte di quei rumori.
Giunto sulla soglia della porta della cucina, si immobilizzò.
Guardò dritto innanzi sé, si strofinò gli occhi, osservò ancora e poi dovette mordersi l'interno della guancia per non scoppiare a ridere.
Aomine era intento a fissare critico due padelle, spostando lo sguardo da queste ultime alle salsicce poggiate sul ripiano, quasi a prenderne le misure.
Il bacon friggeva in un'altra pentola, le omelette già fumavano sulla tavola dove, al centro, spiccava una bella pila di pancakes coperta dallo sciroppo d'acero — erano un po' anneriti sui bordi, in verità, ma probabilmente Kagami avrebbe tenuto per sé quella critica.
Senza farsi notare, Taiga si avvicinò al giovane, che aveva optato per la padella più piccola e già si stava dando da fare.
"Attento, che il bacon sta bruciando." disse con disinvoltura, allungandosi per  spegnere il fuoco, voltandosi, poi, ad incontrare lo sguardo dell'altro.
Si aspettava un'espressione stupita, in realtà, ma giustamente Daiki non avrebbe mai lasciato trapelare una simile emozione.
Quindi, Taiga si accontentò del cipiglio accigliato e quasi infastidito del giovane.
"Lo sapevo benissimo."
Kagami scrollò le spalle con sufficienza, distribuendo la pancetta nei due piatti con l'omelette.
"Per i pancakes ho usato l'impasto già pronto che avevi in frigo."
"Perfetto."
"È finito... un bel po' l'ho rovesciato sul pavimento, un'altra parte l'ho praticamente carbonizzata."
"Ne preparerò ancora."
Cadde il silenzio, mentre le salsicce si doravano ed il profumo di quella colazione stuzzicava l'appetito di Kagami.
A dire il vero, non si aspettava un simile pensiero da Aomine — ancor meno credeva che il ragazzo sapesse cucinare! — e per un po' fissò sospettoso il ben di Dio già servito in tavola.
Che volesse avvelenarlo?
Punzecchiò con un dito l'omelette, aspettandosi di veder colare qualche liquido verde e pestilenziale dalla crosta dorata, ma tutto ciò che avvertì  fu la consistenza dei salumi e del formaggio all'interno.
Il suo stomaco brontolò.
Non sembrava poi tanto male, forse sarebbe sopravvissuto giusto il tempo per raccontarlo o morire nel tentativo... in quel caso, se ne sarebbe andato senza rimpianti.
Nel frattempo, Aomine aveva lasciato rotolare un paio di salsicce nel piatto di Kagami, facendo lo stesso con la propria porzione; aveva poi posato la padella sui fornelli spenti e si era accomodato di fianco ad un Taiga ancora scosso.
"C'è qualcosa che devi dirmi?"
Daiki aveva già iniziato a mangiare la sua omelette con gusto, congratulandosi silenziosamente con se stesso per il buon risultato ottenuto, e alla domanda del compagno scosse la testa con indifferenza.
"Dovrei?"
Taiga non capiva.
C'era un'indefinibile aria surreale in tutta quella situazione e le sue mani non riuscivano ad afferrare la forchetta e il coltello ai due lati del piatto — incredibile che il giovane li avesse trovati: solitamente, quando era con lui, Kagami usava le bacchette.
Aomine non si era mai particolarmente curato di Taiga, raramente gli concedeva una gentilezza e per lo più si parlavano per insulti, alternandoli a frasi di senso compiuto.
Quel gesto, dunque, lo disorientava, lo stordiva: avrebbe preferito un pugno in pieno stomaco, piuttosto che una scena tanto anormale.
"Se non ne vuoi, basta dirlo."
Daiki lo fissava col suo sguardo duro, gli occhi scuri e fermi a scrutare ogni singolo spasmo dei muscoli del ragazzo.
E Kagami si sentì in colpa.
Scosse la testa ed il suo corpo agì d'istinto, allungandosi verso il viso dell'altro.
Fu un bacio insolito e forse non particolarmente bello — d'altra parte, si erano svegliati da poco entrambi! —: sapeva di pancetta e di uova e quel gusto sulla bocca quasi lo affamava.
Taiga morse le labbra di Daiki, lo fece senza tanti complimenti e soprattutto con voracità, mentre lo avvertiva sogghignare appena.
C'era soddisfazione e forse il desiderio di ricevere proprio quel tipo di reazione: Aomine lo trattenne a sé e se non fosse stato per il bisogno d'aria, difficilmente lo avrebbe lasciato andare.
Quando si separarono, Kagami fece scoccare scocciato la lingua contro il palato e, tagliando un angolo della propria omelette, si rivolse ad un corrucciato Daiki con fare beffardo.

"È solo che sarebbe più educato augurare 'buon appetito', prima di iniziare a mangiare."

*Owari*

Avevo voglia di scrivere qualcosa e, chiedendo su Facebook qualche prompts, la cara Elisabetta mi ha suggerito una AoKaga ed una "Colazione all'americana". =)
Non è nulla di particolarmente impegnativo, giusto una leggera Slice of Life!
Spero sia stata una lettura gradita!
Un bacio!
Iria.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kuroko no Basket / Vai alla pagina dell'autore: Iria