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Autore: _Ame_941    25/08/2013    5 recensioni
Quattro ragazzi. Il loro futuro è intrecciato dalla mano del destino.
Le loro storie sembravano essere finite, ma c'è dell'altro. Il male sta iniziando ad espandersi sotto forma di "epidemia", e solo loro, insieme, possono riuscire a fermarla.
E' la mia prima ff su le 5 leggende, e spero che vi piaccia ^-^
Genere: Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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                                                             Prologo
 
Tutti adorano i matrimoni. Tutti amano vestirsi di tutto punto per festeggiare la felicità altrui, mangiare a sazietà e tornare a casa felici e contenti.
Tutti, tranne me.
Mia madre mi tirò l’ennesima ciocca ribelle, strappandomi qua e là qualche capello. –Ahi! Mamma!
-Se ti fossi svegliata prima, mia cara, non dovremmo fare tutta questa corsa per arrivare in tempo alle nozze! – ribatté mentre affondava un’altra volta il pettine nei capelli e tirava con forza.
-Ma io l’ho fatto! Sei tu che ci hai messo anni per prepararti!-
-Come prego?- mise le mani sui fianchi e mi lanciò un’occhiataccia.
-Niente..-
- Elinor, donna, dobbiamo andare, siamo in ritardo!- la voce rauca di Re Fergus rimbombò sulle pareti di pietra del castello. Ringraziai mio padre col pensiero di avermi sottratto a quella tortura. 
-Ma, come in ritardo? Siamo tre giorni di anticipo!- esclamai.
-E’ abbastanza lontano da qui.- rispose la regina, riponendo quell’arnese infernale (il pettine) nel cassetto.
 –E adesso…
-Donna!- tuonò ancora mio padre.
Elinor sbuffò compostamente (solo lei era capace di farlo) e mi infilò velocemente la cosa che odiavo più a questo mondo: la cuffia.
Odiavo sentirmi la testa costretta in questa sottospecie di morsa fatta di tessuto.
 Il vestito questa volta era piuttosto comodo, rispetto a quello che mi ero messa per i pretendenti.
Era di un blu scuro, che faceva risaltare i miei occhi, attorno alla vita era annodato un nastro spesso e d’orato che ricadeva di lato. Le maniche erano lunghe e semplici. Da sotto la scollatura squadrata contornata da nastro oro s’insinuava la cuffia e sul capo portavo la coroncina reale con lo stemma dei Dunbroch.
Salimmo in carrozza. Mi chinai in avanti per non battere la testa e mi sedetti sul sedile libero. Davanti a me vi erano i miei genitori, vestiti elegantemente.
-Ricordatemi perché Harry Hubert e Hamish non vengono…?- feci incrociando le braccia sul petto.
-Ti immagini i tuoi fratelli ad un matrimonio?- chiese retoricamente mio padre. Era buffo vedere un uomo così massiccio e rustico in una piccola ed elegante carrozza, tutto stretto nel vestito da cerimonia. Occupava due terzi della carrozza, e mia madre era rincantucciata in un angolino per lasciare spazio al marito.
Ridacchiai. –E’ vero.-
Così la carrozza partì.
 
Guardai il mio riflesso nello specchio. Finalmente il gran giorno era arrivato. Stentavo ancora a crederci.
L’ultimo mese era volato tra prove dell’abito, sistemare il palazzo a festa, i calmanti per Eugene..
Era passato un anno da quando avevo scoperto la mia vera identità e avevo incontrato i miei genitori per la prima volta. Non era stato facile adattarsi alla vita di corte, ma grazie alla mia anima gemella,insieme, abbiamo superato ogni ostacolo. E ora era il gran momento.
Si sentiva un’insistente brusio provenire da fuori. Mi avvicinai lentamente alla finestra. Gli invitati stavano arrivando, la piazza principale davanti al castello era ingombrata di carrozze chic e persone dagli abiti sfarzosi . La maggior parte di loro non li conoscevo, immaginai che fossero conoscenti dei miei genitori.
Qualcuno bussò alla porta, ma intuii subito chi fosse.
–Eugene, è inutile. Non mi vedrai prima delle nozze.- feci avvicinandomi.
 Qualcuno sospirò scherzosamente dall’altra parte. -D’accordo, mi basta sentire la tua voce. –
Sorrisi tra me e mi appoggiai con la schiena alla porta color crema. –Sembra incredibile, vero? Stiamo per sposarci..
-Già.- “qualcuno”fece una pausa. –Ora devo andare. Ci vediamo tra poco, signora Fitzherbert.
Ridacchiai e ascoltai i passi del mio futuro marito che si allontanavano. Era come un sogno, che pian piano si trasformò in un incubo.
 
 
-Ma chi è che si sposa?- chiese Astrid mentre si sistemava l’acconciatura. Ecco, invitare dei vichinghi pelosi e flatulenti ad un matrimonio elegante non era proprio il massimo. Con un dito cercai di allargarmi il papillon scarlatto con il quale mio padre stava per impiccarmi questa mattina.
-Boh..- feci. –Non ne ho idea.
-Ma allora perché diamine siamo venuti?!- vedere la mia ragazza in abiti tanto eleganti mi faceva morire dal ridere. Si insomma, era o non era Astrid, la più tosta del villaggio? – E poi queste stupide scarpe!
Una lezione che avevo imparato nell’anno di fidanzamento era che se Astrid era arrabbiata, era meglio starsi zitti. Mi sedetti sulla panchina di pietra lì vicino. Osservai le persone che chiacchieravano tutte imbacuccate di pelli costose e collane preziose. Io ero il più inadeguato. Astrid bene o male era a posto,  apparte le oscenità che le uscivano di bocca ogni volta che prendeva una storta con le sue “dannatissime” scarpe che erano costate un occhio della testa. Indossava un abito corto color crema, uno scialle del medesimo colore le ricadeva sulle spalle e sulle braccia. Le trecce che portava sempre erano tirate su da un mollettone con una farfalla stilizzata.
Io, invece, indossavo una giacca scura e leggera e dei pantaloni di mio padre quand’era giovane, e mi andavano parecchio larghi. I capelli erano tirati all’indietro da grasso di maiale, che mi dava un odore nauseabondo di porchetta, apparte un ciuffetto he mi si andava a infilare in un occhio.
Poi notai una ragazzo alto e slanciato dai curiosi capelli bianchi che gironzolava con un ghigno stampato in faccia. Ecco, c’era qualcuno messo peggio di me nel fattore abbigliamento.
Astrid finalmente si decise a smetterla di brontolare e a sedersi vicino a me. Si appoggiò con la testa sulla mia spalla. –Sai dove diavolo siamo, almeno?
- Emh…- mi grattai la testa cercando di ricordare il nome che mi aveva detto mio padre. – No.
 
 
Forte, non mi ero mai imbucato ad un matrimonio. “Imbucato” per modo di dire, dato che le persone non potevano vedermi. Avrei sfruttato l’occasione per combinare qualche casino e divertirmi un po’.
Gironzolai per qualche minuto, poi mi stancai di vedere sempre la stessa gente snob con il naso all’insù  piena di gioielli, così sedetti su un carretto pieno di fiori bianchi, e incominciai a distinguere per gradi le persone presenti. Da quelle “buone”, “discretamente buone” a quelle a cui dovevo fare per forza uno scherzo. 
Una carrozza ritardataria attirò la mia attenzione.  Si stava affrettando a parcheggiarsi con le altre. Aveva uno stemma di una spada incastrata tra delle croci celtiche disegnata sul retro. Mai visto.
La porta di velluto scuro si spalancò con un calcio e ne scese una ragazza. Indossava una ridicola cuffia e un vestito blu. Il viso imbronciato era tondeggiante su cui erano stampate delle chiare lentiggini, gli occhi erano magnetici e verde acqua, mentre un boccolo rosso le ricadeva sulla fronte.
Avanzò tutta impettita tirandosi su il vestito per non inciampare, subito seguita dalla madre, credo, e da un omone grosso quanto la stessa carrozza.
- Merida, dove vai?- le chiese quest’ultimo.
Lei corrugò la fronte. –Devo andare al bagno! – alzò i tacchi (letteralmente) e se ne andò traballando sulle scarpe scomode. Ecco, a lei avrei dovuto fare assolutamente uno scherzo.




Angolo della scrittrice:
Salve! Mi presento, sono _Calamaretta_941! 
Ho deciso di scrivere questa ff perché mi piacciono da morire i Big four e... la Jarida *-*
Ammetto che non è stato facile autoconvincermi di pubblicarla, ma anche gracie a una Freddy lì fuori mi sono detta : perchè no?, e eccomi qui!
Vi faccio già un'avviso già da adesso:I personaggi saranno un pochino più dark di quanto non siano davvero.
Per quanto riguarda l'aggiornamento, non ci saranno problemi, perchè avevo già finito di scriverla da un pezzo XD quindi, ogni domenic aggiornerò senza problemi.
Spero con tutto il cuore che vi piaccia!
Bacini!

_Calamaretta_941

 
  
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