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Autore: annabll    26/08/2013    1 recensioni
Mi dispiace non avertelo detto prima, ma avevo paura. Avevo paura? Si, ma non per me, per te. Ti avrei solo potuto portare scompiglio, rovinare tutto, perché io sono il genere di persona sempre accompagnata da una bella dose di distruzione, e no, certo non potevo lasciar cadere una pioggia di piombo su un castello di carte.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ancora Una Parola

 



Cammino su dei ciottoli, mentre il mare mi bagna i piedi; forse lo farà per l’ultima volta.
Chissà se te ne sei accorto? Se t’importa? Se cercherai il mio volto tra la folla ora che non puoi più vedermi?
Io ero seduta proprio lì di fronte e ti guardavo lavorare; il giorno successivo mi hai sorriso.
Allora mi hai notata? Mi hai guardata? Hai posato quei tuoi magnifici occhi di pece sul mio volto abbronzato?
Ho camminato, corso, sfilato su quel viottolo per poter scrutare le tue espressioni. Immaginavo cosa potessi pensare di me. E i piedi doloranti non mi nuocevano, né il vento gelido, né lo sguardo degli altri: a me importava solo del tuo. Quell’odore misto di mare e arrosto ancora mi riempie il cuore, e, chiudendo gli occhi, ancora riesco a ballare al suono di quella musica jazz che proveniva ogni sera da quel locale lì vicino: dimmi un po’, come fai a sopportare continuamente le stesse canzoni?
Ricordi la prima volta che ci siamo incontrati? Io mi sono seduta ad un tavolo, e tu, con fare frettoloso e sufficiente ti sei precipitato da me, senza nemmeno guardarmi in volto. Lo capisco. C’era troppa folla. Però, non appena il tuo sguardo ha incrociato il mio, non hai più smesso di guardarmi negli occhi, come se in questo modo tu riuscissi a vedere la mia anima nuda; così, io cercavo di evitarlo, perché la mia anima è rachitica, piena di cicatrici . . . insomma! Non è per nulla un grande spettacolo! Eppure mi hai fatto sentire come se avessi l’anima più pura e pulita del mondo, mi hai fatta sentire perfetta, per la prima volta nella mia vita. È stato allora, in quell’unico e primo momento in cui ho davvero amato me stessa, che ho capito di amare anche te. Mi dispiace non avertelo detto prima, ma avevo paura. Avevo paura? Si, ma non per me, per te. Ti avrei solo potuto portare scompiglio, rovinare tutto, perché io sono il genere di persona sempre accompagnata da una bella dose di distruzione, e no, certo non potevo lasciar cadere una pioggia di piombo su un castello di carte.
Allora preferisco starti vicino, ma di nascosto. Lo so. Tutto ciò ti confonde immensamente, ma ogni cosa che mi riguarda è confusione.
Sai, ti ho scattato una foto. Non te ne sei accorto, stavi lavorando, ma eri così bello che non potevo non immortalarti in quel momento: così incerto, dubbioso insicuro . . . vorrei poterti cullare tra le mie braccia e dirti che andrà tutto bene. Ma sai che non posso . . . anzi, non lo sai, e forse dovresti saperlo: mi avevano appena dato pochi ulteriori mesi di vita quando le nostre strade si incrociarono all’inizio dell’estate.
Tu non puoi amarmi, non devi! Quando mi dicesti quella notte sulla spiaggia quelle tre magiche parole che nessuno prima mi aveva mai dedicato, mi pianse il cuore, anche se i miei occhi rimasero impassibili nel guardarti andar via dopo il mio rifiuto.
Ma tu non puoi amarmi, non devi! Dimenticami, e in fretta penserai a me solo come ad una ragazza, di cui non ricordi precisamente il nome, con la quale hai trascorso un’amorevole estate. Lo racconterai ai tuoi figli, per dimostrar loro che anche tu sei stato giovane, poi lo racconterai ai tuoi nipoti, e ai tuoi pronipoti, vivendo una vita lunga e felice al fianco della tua futura numerosissima famiglia. Fidati. È molto meglio così.
Cammino su dei ciottoli e il mare mi sta bagnando i piedi. Adesso so che è stato per l’ultima volta.

  
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