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Autore: Seagullgirl    26/08/2013    2 recensioni
" Si sta come i ragni, mio nonno lo diceva sempre "
" E cosa vorrebbe dire?"
" È un modo di dire; si usa per indicare quando si sta bene. Esattamente come un ragno, che al fresco nel suo buco, sta benissimo "
Margaret e Harry sono così diversi all'apparenza, eppure così simili.
Entrambi, hanno sperimentato l'insolita sensazione del riuscire a sentirsi soli in mezzo alla folla.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedico questa storia a Linda, perchè si merita tutto l'amore del mondo,
 e soprattutto che nessuno la lasci mai andare.



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2002


« Ah, che bello, finalmente in poltrona! Senti che freschino, si sta come i ragni! »
« Come i ragni? »
« Sì, è un detto che ho sentito in Italia, non è buffo? Si dice quando si sta bene, come i ragni che nel loro buchino stanno tranquilli e sicuri, al fresco della loro tana. »
 « Ah. Ma prima o poi dovranno uscire, no? Non possono mica stare lì per sempre! »
« Beh... sì, certo, però nel buco stanno meglio, non ti pare? Se escono magari li ammazzano... invece così sono al sicuro. E stanno bene. »


 
                                                                         ***



2013




« Io torno stasera, Margaret » dichiarò con tono piatto Cassidy, mentre raccoglieva le chiavi della macchina dal cestino vicino alla porta.
« Va bene. A dopo » rispose con altrettanta freddezza Meg, anche se la sua voce era decisamente meno ferma di quella della madre.
Senza neanche informare la figlia sull'orario del suo rientro o salutarla con un cenno della mano, Cassie uscì, chiudendosi la porta alle spalle con un tonfo sonoro.
Margaret sospirò, chinando di nuovo la testa sul libro, nascondendo il volto con i capelli. Accanto a lei, una testa a cespuglio la osservava sottecchi, cercando di intuire i suoi pensieri.
Meg alzò gli occhi dalla pagina, e incrociando quelli verdi del ragazzo, lo fissò interrogativa, cogliendolo di sorpresa e facendolo arrossire lievemente sulle guance.
« Scusa » mormorò come colto in flagrante abbassando la testa, mentre i ricci scuri gli ricadevano sulla fronte. Meg sorrise senza smettere di osservarlo, e per l'ennesima volta da quando si erano conosciuti si ritrovò a pensare che non aveva mai visto capelli così belli in tutta la sua vita.
Scosse la testa, ridacchiando tra sé di quel pensiero stupido, e tornò a concentrarsi sulle nozioni di storia che stava disperatamente tentando di immagazzinare.
Eppure, per quanto tentasse in tutti i modi di prestare attenzione alle parole che leggeva, sentiva ancora gli occhi di Harry addosso.

E infatti, quando sollevò nuovamente la testa, lui era lì che la guardava, ben attento a non farsi notare, fingendo di studiare.
« Che ne dici di una pausa? » propose la ragazza, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Harry annuì timido, scostandosi appena dal tavolo e appoggiandosi contro lo schienale della sedia.
« Ti va un thè? » domandò cordiale Meg, alzandosi.
Harry acconsentì con un cenno del capo, mentre l'amica spariva in direzione della cucina.
Il riccio si guardò attorno, osservando curioso la casa. I mobili in legno creavano un'atmosfera piuttosto tranquilla, e su ogni mensola prendevano posto mille soprammobili diversi. Accanto al televisore, poi, se ne stava in bella mostra uno stereo, al quale erano accostati numerosi CD.
Harry si avvicinò, scorrendo con il dito i nomi degli artisti, e ne scelse uno.
Lo inserì nell'apparecchio e premette il tasto play.
Le note si librarono nell'aria con delicatezza, e sul volto del ragazzo si fece largo un sorriso.
« E questa? » all'improvviso una voce femminile ruppe l'incanto, facendolo voltare.
« Era lì, io... spero non ti dispiaccia » tentò di giustificarsi, infilando appena le mani in tasca come faceva sempre quando era a disagio.

« No, no, affatto. È solo che... non l'avevo mai sentita » mormorò appoggiando il vassoio con il thè sul tavolo e avvicinandosi a lui.
Harry la osservò attentamente; aveva sempre pensato che Margaret fosse carina, ma in quel momento, mentre il sole calava illuminando il salotto con un raggio obliquo, Meg era molto più che carina. Era bellissima.
« Ti va di ballare? » mormorò Harry porgendole la mano.
Margaret lo fissò qualche istante, mentre la sua mano si allungava istintivamente verso quella di lui, fino a sfiorarne le dita.
Harry la attirò lentamente verso di sé, posando l'altra mano sul suo fianco e avvicinandola al suo petto. Meggie sorrise; nessun ragazzo prima di allora l'aveva trattata così dolcemente, come se avesse paura di farle male stringendola troppo. Appoggiò la testa sulla sua spalla, allacciandogli le braccia dietro al collo e inspirando profondamente.
Profumava di buono, e la vicinanza con il suo corpo e il calore che emanava fecero aumentare il suo battito cardiaco.
Harry appoggiò la guancia contro i capelli della ragazza, mentre la musica continuava ad andare lenta e il suo cuore iniziava ad accelerare.


Now you were standing there right in front of me
I hold on it’s getting harder to breathe
All of a sudden these lights are blinding me
I never noticed how bright they would be


Il sole calava sempre di più, e riflettendo sul pavimento illuminava i capelli di Margaret, donando loro un riflesso rossiccio.
Harry non riusciva a spiegarsi perché il suo cuore stesse facendo le capriole; non gli era mai successo con nessuna ragazza, anche se era stato anche più vicino di così a molte di loro. Eppure, Meg gli donava una sensazione completamente diversa.

I saw in the corner there is a photograph
No doubt in my mind it’s a picture of you
It lies there alone on its bed of broken glass


Guardò oltre la sua testa, in un angolo, e notò una fotografia.
Anche se era lontana, riusciva a riconoscere i lunghi capelli della ragazza e il suo sorriso.
Il vetro era incrinato, e si vedeva che era stato rimesso lì senza che nessuno si preoccupasse di ripararlo.

« Cos'è successo alla tua fotografia? » domandò senza riuscire a tener a freno la lingua. Meggie si scostò appena dal petto del ragazzo, tenendo gli occhi fissi a terra.
« Mia madre l'ha fatta cadere » rispose, ma Harry le leggeva negli occhi che mentiva.

« L'ha fatta cadere o l'ha buttata in terra? » domandò in un sussurro.
Per un istante sperò che la ragazza non l'avesse sentito, ma quando lei si irrigidì tra le sue braccia, si maledisse per essere stato così invadente.
« Scusa, non volevo » si affrettò a scusarsi, stringendo i denti mentre si dava mentalmente dell'idiota.
Margaret scosse la testa, senza alzare mai lo sguardo su di lui.
« No, non importa » rispose in fretta, « sì, l'ha buttata in terra » ammise, sorridendo mesta.
« Litighiamo spesso ultimamente » mormorò con voce sottile, e per un attimo Harry desiderò farla tacere stringendola in un abbraccio soffocante. Sapeva che Meg non aveva un buon rapporto con sua madre, ma non credeva fossero arrivate a tanto.


Quando l'aveva conosciuta, Margaret non aveva molti amici.
A dire il vero, esclusa la sua migliore amica Abigail, Harry era l'unico che si interessasse davvero a lei. Certo, tutti facevano la coda per copiare i compiti di Spagnolo, ma a parte quello si poteva dire che nessuno le rivolgesse la parola, a scuola.
A casa, poi, la situazione non era molto diversa. Sua madre ce l'aveva con lei da un anno a quella parte perché non sopportava l'idea che volesse andarsene di casa, appena finito il liceo, e usava qualunque scusa per farla sentire egoista e ingrata. Meggie non era affatto ingrata, e lo sapeva bene, ma il fatto che neppure sua madre la appoggiasse la faceva sentire tremendamente sola. Suo padre, d'altra parte, era sempre fuori per lavoro, e quando tornava a casa era così stanco che non avevano mai molto tempo per parlare. Se non altro, però, almeno lui non la faceva sentire indesiderata. Il fratello di Meg, Christopher, invece, era anche peggio di sua madre. Utilizzando quella particolare ironia – e cattiveria - che solo i ragazzini hanno, si inventava ogni giorno un modo nuovo per offendere la sorella, senza preoccuparsi affatto della sua reazione.
“ Tanto non puoi farmi nulla! “ ribadiva ogni volta, e aveva ragione.
Non poteva, o sua madre l'avrebbe rimproverata un'altra volta.
Era per quello che Margaret desiderava così tanto andarsene da Holmes Chapel.
Quella città era troppo piccola e ottusa per lei, le stava stretta.

Tolta Abby, non c'era nessuno che la capisse o che almeno provasse a farlo.
Harry la conosceva da relativamente poco – qualche mese soltanto -, ma aveva già capito più cose su di lei di quante non ne avessero capite gli altri in molti anni. Da quando aveva scoperto che le piaceva cantare – e che era davvero brava a farlo – l'aveva più volte incoraggiata a coltivare la sua passione, senza arrendersi né ascoltare le critiche altrui.
Se adesso Meg voleva andarsene, si diceva il ragazzo, forse era anche un po' merito suo.
Lui l'aveva spinta a credere in se stessa, ad avere progetti più ambiziosi che andassero oltre le mura di quella città, a sentirsi libera.

Perché era così che lei si sentiva, ogni volta che Harry le era vicino.
Libera. In un certo senso, si poteva dire che l'avesse salvata.
O meglio; che l'avesse aiutata a salvarsi.


« Sai, mi mancherai quando te ne sarai andata » le mormorò all'orecchio il riccio, facendole venire brividi lungo tutto il corpo. Meg sentì le guance imporporarsi, ma nascose il viso nell'incavo della spalla di lui.

Inspirò il suo profumo, leggero e delicato come una brezza mattutina, e chiuse gli occhi.
 « Anche tu »

Parlò così piano che per un attimo pensò che Harry non l'avesse sentita, ma  poi la mano del ragazzo si mosse lungo la sua schiena, e improvvisamente si trovò faccia a faccia con lui, che la fissava intensamente negli occhi.
Se glielo avessero detto, non avrebbe mai creduto che un solo sguardo potesse farla sentire così nuda, eppure in quel momento si sentiva come una piuma in balia del vento, preda delle correnti d'aria.
Harry sbattè le ciglia, lasciando che i suoi occhi castani riflettessero nel verde delle proprie iridi, e gli angoli delle sue labbra si incurvarono di qualche millimetro, in un sorriso quasi triste.


I’ll keep my eyes wide open
Don’t let me go
‘Cause I’m tired of feeling alone



La musica continuava ad andare ed Harry scrutava il volto di Margaret. Sentiva gli occhi pungergli e il cuore correre all'impazzata, mentre faceva saltare gli occhi da una parte all'altra del viso della ragazza, soffermandosi qualche secondo in più sulle labbra, così rosee e piene che sembrava quasi uno spreco non baciarle.
A scuola, al contrario di Meg, lui era sempre stato circondato da persone desiderose di entrare nella sua cerchia, di farsi vedere in giro con lui.
Aveva un codazzo infinito di ragazze che gli sbavavano dietro, esattamente come ci si aspetterebbe da un giocatore di basket, eppure a lui non era mai interessata nessuna di loro, così come non gli era mai importato di tutte le persone che si fingevano sue amiche solo per poter attirare gli sguardi ed avere popolarità.
Si era sempre sentito come un pesce fuor d'acqua; circondato da persone che fingevano di interessarsi a lui, in vita sua era riuscito a provare la sensazione peggiore di tutte: sentirsi solo persino in una stanza affollata.
Poi, un giorno aveva incontrato Meg. Lei era così diversa dalle persone che vedeva di solito; timida, silenziosa e davvero davvero carina.
Aveva quella bellezza semplice che molti ignoravano, ma che in Harry aveva suscitato fin da subito una grande attrazione.
L'aveva osservata a lezione, così impegnata a prendere appunti cercando di tenere a bada le ciocche di capelli che le ricadevano sul viso, e aveva subito sentito l'irrefrenabile desiderio di parlarle, vedere come avrebbe reagito e cosa gli avrebbe detto.
Le prima volta che le aveva rivolto la parola era arrossita fino alla punta dei capelli e Harry l'aveva trovata davvero adorabile.
Con il passare del tempo, poi, aveva scoperto in lei un'amica sincera e una persona magnifica, della quale si era pian piano invaghito sempre di più.
Sospettava che anche per Margaret fosse lo stesso, ma non poteva averne la certezza.
Lei arrossiva, balbettava e lo guardava di sottecchi, ma nulla di più. E in quel momento, mentre la teneva stretta tra le braccia muovendosi a tempo di musica assieme a lei, sentiva dentro di sé che se lei se ne fosse andata, lui sarebbe tornato ad essere solo.

Avrebbe voluto chiederle di rimanere, ma sapeva che non sarebbe stato giusto.
Dopotutto, era stato lui a convincerla che lasciando quella città avrebbe potuto avere grandi possibilità; era stato lui a farle credere in se stessa, a supportarla, e se adesso le avesse chiesto di rimanere, sarebbe stato non solo ipocrita, ma anche egoista.



I promised one day I’d bring you back a star
I caught one and it burned a hole in my hand oh
Seems like these days I watch you from afar
Just trying to make you understand
I’ll keep my eyes wide open yeah



Harry sapeva, che era giusto così. La guardava negli occhi e sentiva un buco nel suo cuore allargarsi, ma non poteva parlare.
Non poteva dirle “ non lasciarmi”, non poteva dirle “ ti amo “.

Non poteva costringerla a stare con lui, e non poteva rischiare di farla rimanere lì, per poi farla sentire in trappola, esattamente come si era sentito lui fino al giorno in cui si erano conosciuti.

« Sai, prima di conoscere te stavo come i ragni »
La voce di Margaret lo distolse dai suoi pensieri, cogliendolo di sorpresa.
Aggrottò le sopracciglia, senza capire il senso di quella frase.
« Ovvero? »
Lei sorrise, perfettamente consapevole del fatto che ciò che aveva detto era piuttosto bizzarro. « È un detto. Quando ero piccola mio nonno lo diceva sempre. “ Si sta come i ragni” »
« E cosa vorrebbe dire? »
« Me lo chiedevo anche io, all'epoca. Mio nonno diceva che era un modo per dire che si sta bene. »
Harry continuava a non capire. « E cosa centra con i ragni? »
« Perché i ragni di solito stanno negli angoli freschi, e specie d'estate, se dici che si sta come i ragni vuol dire che si sta bene » spiegò Meg, mantenendo le mani allacciate dietro al collo del ragazzo.
« È un po' assurda come affermazione, in effetti. Non credo che i ragni stiano così bene, dopotutto. Sempre costretti a stare nel loro buco, al buio... staranno anche bene lì dentro, ma non possono uscire. Non possono essere liberi. Sono lì, soli soletti... »
Mentre parlava, la sua voce si affievolì, come se stesse pensando.
E in effetti era vero; Meg stava pensando.
Pensava che lei si era sempre sentita esattamente come i ragni del detto di suo nonno; sola, spaventata da ciò a cui poteva andare incontro uscendo dal suo buco sicuro, dove stava così bene ma allo stesso tempo così male.
« Anche noi eravamo un po' come i ragni, allora » osservò Harry come se le avesse letto nel pensiero. Lei abbassò la testa, sempre più pensierosa. « Già »
Eravamo. Era merito del caso se si erano trovati, o del destino?
In ogni caso era grazie a quello se adesso Meg aveva trovato la forza per tentare di uscire dal buco.

Mentre pensava, sentì la fronte del ragazzo appoggiarsi alla sua, e il suo respiro più vicino.
Il cuore le batteva di nuovo all'impazzata, minacciando di uscire dal petto, e l'unica cosa a cui riusciva a pensare era la vicinanza di Harry e delle sue labbra.
« Vorrei che tu non dovessi lasciarmi » mormorò lui con una voce che sembrava sul punto di spezzarsi.
« Vorrei chiederti di non lasciarmi andare » continuò, chiudendo gli occhi e cercando di trattenere le lacrime.
Margaret alzò la testa, scostando la fronte dalla sua, e lo guardò intensamente negli occhi, esattamente come aveva fatto lui fino a pochi istanti prima.
« Non c'è bisogno che tu lo chieda » sussurrò, mentre le loro mani si stringevano tra loro, come se cercassero di essere un salvagente l'uno per l'altro.

Passò qualche secondo, e a Meg sembrò un'eternità.
Il silenzio avrebbe potuto distruggerla, se Harry non avesse detto nulla.

Sul volto del ragazzo si allargò uno splendido sorriso, il più bello che Meg avesse mai visto. Due fossette lo incorniciavano, e i suoi occhi verdi sembravano brillare come smeraldi.
I ricci scuri ricadevano leggeri sulla fronte, e più lo guardava, più le sembrava un angelo.

E lo era; era il suo angelo.
Quello che l'aveva salvata, che le era stato vicino fin dall'inizio senza neanche conoscerla.

L'unico che l'aveva fatta sentire meno sola.



Harry lasciò la mano di Meg, spostandola delicatamente alla base del suo volto, per sollevarle il mento mentre cercava di abbassare lo sguardo.
La musica stava finendo, mentre l'ultimo ritornello si ripeteva di nuovo, più lentamente, e i cuori dei due ragazzi battevano all'unisono, veloci e liberi come entrambi si sentivano in quel momento, insieme.
Harry inclinò la testa, attirando le labbra di Meg verso le sue ed espirando contro la sua pelle. Lei si alzò in punta di piedi, cercando di colmare la differenza di altezza, mentre le dita del ragazzo si intrecciavano ai suoi capelli, alla base della nuca, e con l'altra mano le stringeva i fianchi, tenendola stretta a sé.
Nella testa di Margaret mille pensieri si accavallavano, nessuno con un senso compiuto, i quali venivano poi immediatamente spazzati via dal profumo di Harry che le penetrava nelle narici, facendole girare la testa.
Non seppe dire per quanto tempo rimasero così, fermi in mezzo alla stanza con la musica che faceva loro da sottofondo, mentre le loro lingue si accarezzavano dolcemente, cercandosi come le loro anime avevano fatto inconsapevolmente per tanto tempo, ma quando i loro volti si allontanarono, Meg sentì una morsa allo stomaco, come un buco che si stava riaprendo subito dopo essere stato riempito.
Di nuovo, il contatto fra i loro occhi esprimeva più di mille parole.
« Non lasciarmi andare neanche tu » ripeté a sua volta lei, mentre i suoi occhi si inumidivano, talmente colmo di felicità e tristezza era il suo cuore in quel momento.
Harry non avrebbe mai pensato di sentirle pronunciare quelle parole; era convinto di essere lui quello terrorizzato all'idea di separarsi dall'unica ragazza di cui si era mai innamorato, ma a quanto pare si sbagliava.
Quegli occhi, così profondi e sinceri, lo osservavano come se lo stessero pregando, e lui avrebbe solo voluto stringerla di nuovo a sé e giurarle che non l'avrebbe mai lasciata andare, per nessuna ragione al mondo, ma le parole non gli uscivano.
« Mai » fu tutto ciò che riuscì a dire, con voce spezzata dall'emozione.
La vista di Meg si appannò, mentre anche gli occhi di Harry si facevano lucidi e rossi, come se fosse sul punto di piangere.

« Ti amo » sussurrò lui, così piano che per un istante Margaret credette di esserselo immaginato. Eppure, aveva seguito le sue labbra piene mentre si muovevano, e poteva giurare di averlo davvero sentito pronunciare quelle due parole.
E poi, anche se fosse stata solamente la sua immaginazione, si diceva, le andava benissimo così. Nessun sogno sarebbe potuto essere migliore di quello.
« Ti amo » ripetè, un secondo prima che Harry facesse scontrare nuovamente e con più veemenza le labbra di Meg con le sue, calde e morbide.



Don’t let me
'Cause I'm tired of feeling alone
Don’t let me go
‘Cause I’m tired of sleeping alone...




No, non si sarebbero lasciati andare. Nessuno dei due avrebbe lasciato l'altro, perché entrambi si erano trovati in mezzo alla folla, in silenzio, stretti a loro stessi in un angolo, e si erano salvati a vicenda.
E anche se un giorno, molto presto, Margaret se ne sarebbe andata, sarebbe stato uguale. Loro lo sapevano bene; le distanze non le fanno i chilometri, ma i cuori.
E i loro, ormai, erano legati.

Non sarebbero stati soli mai più.
Mai più.







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Note autore_

Solo poche parole stavolta, giuro.
Questa OS è nata come un regalo, ed è questo che rimarrà.
Un regalo ad una persona speciale che mi sostiene e mi sopporta, e senza il cui aiuto non saprei davvero come fare, certe volte.
Lei è la bellissima ragazza che vedete nel fotomontaggio qui sopra, e sinceramente, non per fare preferenze, ma devo dire che io li trovo incredibilmente carini, insieme, lei e Harry.

Ti auguro tutta la felicità del mondo, e spero che questa storia ti sia piaciuta Lilly.
Ti voglio bene.
Un bacio, El.


   
 
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