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Autore: Portuguese_D_Ace    26/08/2013    1 recensioni
A Sydney sembra tutto normale.
Ace, Ace Harlem vive tranquillo la sua adolescenza. Ace è popolare, bravo a scuola, gioca a rugby, ha buoni amici, non sopporta le ingiustizie, va d'accordo con i suoi genitori.
Un normale ragazzo. Ma la normalità è davvero ciò che sembra?
O è solo una copertura, un'apparenza?
Un giorno, verranno a mancare tutte le sue sicurezze, tutto crollerà. Quel muro che è la vita e che noi, ogni singolo giorno, costruiamo, mattoncino per mattoncino, crollerà. Solo alcuni pezzi rimarranno interi.
Ace aveva sempre pensato che il fuoco fosse un fenomeno interessante, affascinante.
Eppure non avrebbe mai immaginato di essere capace di cose del genere.
Non avrebbe mai pensato di essere un Racane.
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 13

 

** Ph. Una bravissima fotografa **


Adesso devo solamente tornare a casa.
Che depressione. Chissà cosa mi aspetta.
Sono le sette e sono a pochi metri da casa mia. In poche parole devo solo attraversare il giardino anteriore.
Dopo aver finito “l’allenamento” sono passato a casa di Ran per prendere la macchina fotografica e l’ho salutata. Ho scoperto che posso creare, oltre che a delle palle di fuoco vere e proprie, anche delle fiamme che crescono di grandezza a seconda del mio volere. Non ho messo a fuoco niente (ci è mancato poco però) e Ran si è anche fatta delle sane risate perché devo ammettere che mentre cercavo di controllare le fiamme, molto difficili da domare, sembravo un imbranato completo.
Sfilo le chiavi dallo zaino e apro il cancelletto e, successivamente, la porta di casa. Mi guardo intorno guardingo; a quanto pare non c’è nessuno. Poso, come al solito, le chiavi sul tavolino nell’entratina e lo zaino ai suoi piedi. Entro in cucina e mi avvio verso il frigorifero, con l’intenzione di prendere una bottiglia di acqua fresca.
“Ace!” Sobbalzo e mi volto. I miei genitori sono nel salone, proprio come ieri. Mia madre sta venendo verso di me.
Noto le occhiaie scure e profonde sotto i suoi occhi marroni e il volto segnato dalla stanchezza. Un grande senso di colpa fa capolino in me e improvvisamente vorrei solamente abbracciarla, come facevo quando avevo cinque anni ed ero caduto, sbucciandomi un ginocchio. Lei mi stringe forte a sé, in un abbraccio che ha il familiare calore di casa e di mamma, che racchiude in sé solamente affetto e apprensione. Ci stacchiamo e le sorrido rassicurante.
Intanto, anche mio padre si è avvicinato. Lo guardo serio e lui fa lo stesso. Noto la preoccupazione nei suoi occhi, e noto anche che sta cercando di nasconderla a me con tutto se stesso. Ho sempre detto che mio padre è un tipo piuttosto giovanile, ma so che è severo e che non si vuole mai mostrare debole davanti agli altri. Mai. Improvvisamente vedo che alza la mano destra che finisce inevitabilmente sulla mia faccia. Uno schiaffo bello e buono.
Abbassa la mano e io non do nemmeno l’impressione di essere ferito, anche se un po’ lo sono, ma non fisicamente, più che altro interiormente.
Mia madre mi è venuta incontro, abbracciandomi, facendomi capire che le ero mancato più di ogni altra cosa. Lui, invece, si è limitato ad uno schiaffo; duro, serio, severo.
Gli rivolgo uno dei miei peggiori sguardi, carichi di rancore e rabbia nei suoi confronti, quando alla fine so che mi è passata.
Che sia il desiderio di fargli capire che le sue parole mi hanno colpito molto più di quanto avrebbero dovuto fare?
In realtà, non credevo nemmeno di essere capace di guardare mio padre in un modo simile. Non che nei miei occhi ci sia odio verso di lui, dopotutto non potrei mai odiare mio padre. Mi volto e me ne vado nella mia stanza, sbattendo violentemente la porta alle mie spalle.  
Li sento discutere.
“George, comprendilo! Ace ha sempre detto la verità, anche ieri lo ha fatto!” Mi avvicino alla porta e appoggio l’orecchio contro la superficie fredda. Allora mia madre mi crede! E’ mio padre che è ancora titubante. Come può esserlo? “Ti sei comportato male nei suoi confronti.” Dice ancora mia madre.
“Certo, meglio fare come hai fatto tu? Abbracci e sorrisi…come se non fosse successo niente?” Wow, è davvero arrabbiato.
“Io so che non è successo niente. Ma so anche che ieri sera se n’è andato perché non ne poteva più. E’ un ragazzo, George. A te non è mai capitata una giornata storta?” Apro un po’ la porta, per sentire meglio quello che si dicono. Sento mio padre sospirare.
“Ellis…non voglio che prenda una strada sbagliata.” Ingoio rumorosamente.
“ E non la prenderà, George. Lo abbiamo educato bene ed è diventato un ragazzo fantastico.” Il tono di mia madre è dolce e carezzevole. “Buono, giusto e capace. Ricordi quando eravamo fidanzati e tu mi raccontavi che avresti voluto un figlio bravo e generoso?” Un minuto di silenzio. Non mi avevano mai raccontato una cosa del genere. “Ace è l’incarnazione di tutti questi pensieri.”
“Ace è molto di più.” Finalmente parla mio padre e non posso negare di sentirmi altamente lusingato a causa delle parole dei miei genitori. “Quando eravamo fidanzati e io ti dicevo cose del genere più che altro per far colpo su di te...” Si sente una piccola risatina. “...non pensavo che avrei avuto un figlio così. E sono fiero di lui, di quello che sta diventando, di come sta maturando e crescendo. Per lui voglio solo il meglio.”
“Però?” Gli domanda mia madre.
“Però, alcune volte sento di dover essere più severo con lui.” Sento il rumore dei piedi di una sedia strisciare sul pavimento. “Ma a quanto pare, ieri ho sbagliato di grosso.” La sua voce è triste e io, senza pensarci due volte, esco dalla mia stanza e scendo le scale. Mia madre e mio padre mi guardano come se fossi un ufo appena atterrato sulla Terra.
“E non guardatemi così!” Scuoto la testa e guardo mio padre negli occhi. “Papà, tu con me non hai mai sbagliato niente, non demoralizzarti. Per ieri…non fa niente, davvero. Sono stato un po’ troppo avventato, ma era stata una giornata davvero pesante.” Diciamo che è proprio il periodo ad essere pesante. Mi trattengo a stento da aggiungere anche questa frase. “Mi dispiace di aver risposto in quel modo alla professoressa, anche se se lo meritava pienamente.” Mi osserva storto e io mi schiarisco la gola. “Le chiederò scusa.”
“Non si tratta di questo, Ace.” Comincia lui. “Sono io a doverti chiedere scusa.” Quanto è strano che sia un padre a chiedere scusa al figlio? Tanto. “Non avevo motivo di non crederti.”
Gli sorrido, contento che questa situazione si sia chiarita. “Va tutto bene, papà.” Ci battiamo il cinque ridendo, come facciamo al solito. Mia madre sorride, felice.
“Che ne dite se stasera andiamo a cenare fuori?” Propone mio padre.
“Ma che magnifica idea!” Mia madre dà un bacio sulla guancia a mio padre. E' straordinario quanto si amino, nonostante siano passati parecchi anni. “Vado a prendere la borsa.” E non posso fare a meno di tralasciare il pensiero che ho davvero una fantastica famiglia.


***
 

La luna piena splende in cielo, accompagnata da miriadi di stelle. Grazie a questo magnifico spettacolo, perfino le strade deserte di notte sembrano più rassicuranti. Ma questo non importa, perché quel vicolo non potrà mai trarre vantaggio da qualcosa di bello; resterà sempre buio e abbandonato. Sembra quasi farsi beffe, in questa notte, di quest’atmosfera così misteriosa, così magica. Dopotutto, come può un albero maturare se non viene cresciuto con le debite cure e trattato con dei validi prodotti? Non esiste risposta a questa domanda, poiché i frutti dell’albero appassirebbero ancor prima di poter rivelare la loro vera bellezza. Così è per questo posto. Aldilà di questo muro, imbrattato di scritte insignificanti, che chiude il vicolo, chissà cosa si estende? Un campo, un panorama mozzafiato, una piccolo bosco? Non si saprà mai, questo luogo resterà per sempre così com’è, senza riportare miglioramenti. Rimarrà rifugio di chi, ormai, non ha che infimi fini e di chi, presta servigio per soddisfazione personale.
Un mantello nero striscia sul pavimento ormai pieno di cartacce. La persona che lo indossa ridacchia piano, come se avesse ottenuto quello che voleva.
“Sono giorni che non mi porti notizie. Come va l’osservazione?” E’ proprio in questo momento che si nota un'altra persona, sempre coperta da quel mantello nero, appoggiata sempre a quello stesso muretto, persa nei suoi pensieri.
“L’osservazione procede al meglio. A quanto pare, il ragazzo vuole allenarsi, vuole rafforzare i propri poteri.” L’altra persona ride, maleficamente e con gusto.
“Ma che dolce, davvero.” Sospira, fiera della propria ironia. “Come sono i suoi poteri? Hai visto cosa sa fare, o no?”
“Certamente. Fiamme, palle di fuoco, di luce gas e fuoco insieme…possiede dei poteri davvero straordinari.” Si avvicina all'altra con nonchalance.
“Proprio quello che mi occorre.” Adesso, le due figure sono faccia a faccia. Sembra quasi che si stiano sfidando, in una muta gara di sguardi taglienti. “Non preoccuparti. Ricordo il patto. Alla fin fine, è proprio l’odio e il ribrezzo verso i Racane che ci accomuna, no? Sarà eliminato, questo è garantito.”
“Bene. Ma io non sono una pedina, imprimitelo bene in mente.”
“Non ti avevo mai sentito rivolgerti a me utilizzando questo tono autoritario. E’ successo qualcosa?” La persona che prima era appoggiata al muretto si scosta e dà le spalle all’altra.  
“Non è successo niente. Mi piace solo chiarire questo concetto, ogni tanto.” Comincia a muoversi, sta per andarsene, ponendo fine a questo discorso.
“Tieni d’occhio il ragazzo. Ora più che mai. Ci vediamo tra tre settimane.” La figura che sta camminando annuisce e rivolge all’altra un gesto di saluto. All’improvviso, si ferma e si volge per l’ultima volta. “Perché da qui non si vede mai la luna?”
“A quanto pare noti ogni particolare. Eppure è strano che tu non conosca la storia.” Incrocia le braccia. “Dodici anni e mezza fa, proprio in questo vicolo fu assassinato Damon Grey. Era una notte di eclissi lunare, e si dice che da quella notte, la luna non riesca più ad essere avvistata da questo punto della città. Allo stesso tempo, però, questo vicolo ha sempre avuto un nome attinente a questa cosa.”
“Ovvero?” Ma ormai era troppo tardi. Quella figura, fino a pochi secondi fa presente, se n’è andata. E’ scomparsa, schioccando le dita, com’è solita fare.
E, inoltre, ha lasciato nel dubbio chi aveva solamente sete di conoscenza. Malgrado tutto, raccontare storie e spiegare le coincidenze non è mai stato e mai sarà compito suo.
Anche l’altra persona si sta allontanando, lasciando che, ancora una volta, quel luogo macchiato in passato da sangue indecente, venga accolto dalle tenebre più oscure.


***
 

Stasera il cielo è davvero fantastico. Ci sono un sacco di stelle e, come se non bastasse, è una notte di plenilunio.
Sono sul letto della mia stanza, con la finestra spalancata, ad ammirare questo spettacolo naturale.
Non ho nemmeno acceso la luce, mi piace stare qui, al buio ad osservare tale immensità.
Alcune volte, quando non riesco a dormire, alzo silenziosamente la serranda e guardo il cielo fin quando non mi addormento. Una notte non mi sono addormentato e ho osservato come la luna tramontava per lasciare spazio al sole e come il cielo cambiava colore. Ho anche fatto delle foto, come non potevo? Sento bussare alla porta della mia camera, che si apre un poco. Nell’oscurità, riesco a distinguere i lineamenti di mia madre.
“Posso entrare?”
“Certo.” Entra nella mia stanza e chiude piano la porta. Non mi domanda nemmeno perché sono al buio; sa come sono fatto. Le faccio spazio sul letto e si siede dietro di me. Restiamo in silenzio per un po’. Poi lei prende parola.
“Ti è sempre piaciuto osservare il cielo. Sin da quando eri piccolo. Sei cresciuto così tanto.” Mi volto appena, per guardarla in viso. Sta sorridendo, malinconica.
“Non così tanto.” Commento sorridendo.
“E invece sì.” Mi scosta un ciuffo di capelli. “Il mio bambino si sta facendo grande.” Sospira. “E io ho l’impressione che il tempo passi fin troppo in fretta.” Si volta verso la finestra e il riflesso della luna prende vita nei suoi occhi.
“Mamma, il tempo passa sempre in fretta. L’importante è non rimanere indietro e camminarci accanto, costanti, senza lasciarci sopraffare.” Sorride e anch’io mi giro ad osservare il cielo.
“Oggi hai sentito la discussione che ho avuto con tua padre, vero?” Sento il suo sguardo su di me e annuisco. “Ace sappi che noi ti ci fidiamo di te. Alcune volte, è normale che dei disguidi creino delle situazioni sgradevoli.”
“Lo so che vi fidate di me. Dovete credermi. Non avrei avuto comunque motivo di mentirvi. Mamma, per quanto fossi nervoso ieri, avrei detto qualsiasi verità in faccia a chiunque.” Ridacchio per allentare un po’ la tensione. 
“A proposito, ma ieri notte dove sei stato? Ho chiamato a casa di Kyle, di Derek e Hugo.” Insomma, ha fatto la maratona delle telefonate.
“Mi ha ospitato Ran.” Sta un attimo zitta, sorpresa.
“Allora devo ringraziare assolutamente i suoi genitori!” Oh cavolo. Dovrei dirle la verità? Dopotutto, la stessa Ran gliel’ha nascosta, quindi forse dovrei rispettare il suo volere.
“Mamma, i suoi genitori erano fuori per lavoro, quindi non sanno niente.” Mi volto verso di lei, più che altro per constatare se ci ha creduto. Odio dire bugie, ma in questo caso devo.
“Capisco. Allora devo ringraziare almeno Ran. Tra tre settimane, nel weekend andiamo dai nonni a Melbourne. Magari puoi invitarla.”
“Andiamo dai nonni?” Saranno mesi che non li vedo. Mamma è originaria di Melbourne, ma ha frequentato l’università qui a Sydney. Così ha conosciuto mio padre. I nonni, però, sono rimasti a Melbourne. Qualche volta li andiamo a trovare.
“Si si. E’ da tanto che non gli facciamo visita e tra tre settimane c’è il compleanno del nonno. Magnifica occasione.” Si alza dal letto e, quando arriva alla porta, dice con tono dolce: “Buona notte, bambino mio.”
E io mi rendo conto che non mi chiamava in questo modo da tantissimo tempo. 






Lo stupido angolo dell'autrice 


Hola chicas! (E chicos, in caso ce ne dovessero essere :') )
¿Cómo estás?
Ecco a voi il nuovo capitolo!
Un po' più corto del solito, ma rimedierò nel prossimo :)
Ace ritorna a casa!
E prima di questo, finalmente decide di rafforzare i propri poteri, di
vedere di cosa è capace. 
Quella casa abbandonata è ancora una volta lo sfondo
di un evento importante della vita di Ace.
Un'altra volta una nuova scena tra quelle figure incappucciate,
nel solito vicolo cieco e buio. Un mistero che diventa 
sempre più fitto. (??)
Sì, la me che cerca di farvi incuriosire, non può resistere
in nessun caso ahahuahuauha
E, infine, Ace che fa pace amorevolmente con i suoi genitori. 
Loro sono convinti che Ace dica sempre la verità, anche se 
qualche volta tendono a non crederlo, dopotutto anche 
lui è un ragazzo. Eppure, Ace dice sempre la verità?
EHEHEHEHEHE
Ok, basta. 
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e ringrazio
tutti quelli che seguono e recensiscono la mia storia,
quelli che l'hanno inserita tra le preferite, e quelli che 
l'hanno aperta anche solo per sbaglio.
Grazie :3
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Ciaooooo

P.S. Avete visto quant'è bella la foto ad inizio capitolo?
        L'ha fatta una mia cara amica.
        Grazie Vale :3

   
 
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