Un
Raggio di sole nell’abisso.
“Di
quel che successe dopo,
ricordavo molto poco… dopo aver svelato ad Eric la mia vera
identità non è
cambiato nulla. Ha deciso di sposare ugualmente lei . Mi tuffai in mare
e
ritornai dalla mia famiglia, le mie sorelle, mio padre, Sebastian,
Flounder…
Rimasi nella mia stanza a piangere credo per settimane.
Ma poi capii che anche nel profondo del mare, arriva un raggio di
sole..”
–“è
dura quando ti spezzano il cuore, eh?”-
diceva mia sorella maggiore Arista
-“lasciala stare Arista! non vedi che sta
soffrendo?” - disse
Acquata
– “forza prendi le tue cose e andiamo”
– l’esortò
– “Ariel, sei sicura di non voler venire? Cambiare
acqua ti farà bene, non puoi
rimanere sempre chiusa in questa stanza! E poi i concerti ti sono
sempre
piaciuti!”-
–
“ no grazie…” – rispose Ariel
con gli
occhi rossi. Si perché le sirene non piangono, singhiozzano
e si lamentano, ma
piangere è per loro una rarità, quasi
impossibile.
Acquata salutò la sorella ed uscì fuori con le
altre, lasciando Ariel
completamente sola in quel grande castello; tutti infatti erano andati
al
grande debutto di Sebastian come compositore e a parte qualche vecchio
tritone,
tutti gli abitanti di Atlatica erano andati ad assistere
all’evento.
Ariel si alzò dal letto e nuotò verso la
finestra, si sedette sul davanzale e
iniziò a pettinarsi i capelli intonando una melodia talmente
straziante che
avrebbe fatto piangere persino i sassi, consapevole di potersi sfogare
senza
essere sottoposta a nessun giudizio. Assorta nei suoi tristi pensieri
in un
istante di distrazione le scivolò di mano il pettine.
-”ahi” – si sentì da un
cespuglio
–“ cos’è stato?”
– disse Ariel affacciandosi. Non vedendo nulla decise di
scendere a riprendersi il pettine, e con uno slancio si
tuffò dalla finestra.
Dietro il cespuglio c’era un’ombra, -“Chi
c’è?”- chiese avvicinandosi intimorita.
–“scusa…”
– uscì da dietro il cespuglio un
giovane tritone, dalla coda blu oltremare i capelli biondi come il sole
e gli
occhi verdi smeraldo – “non volevo
origliare…” – disse togliendosi qualche
foglia rimasta incastrata tra i suoi capelli. –“
credo ti sia caduto questo” –
le porse il pettine molto imbarazzato.
“grazie”
– Ariel lo prese distrattamente –“
credevo fossero tutti al grande concerto…
come mai tu eri qui?” –
“
oh
beh, io ci stavo andando quando ho sentito una così bella e
triste melodia e ho
perso la cognizione del tempo…” –
Ariel
lo guardava incuriosita, -“hai perso la cognizione del tempo
e ti sei… nascosto
dietro un cespuglio??”-
-“Ok
ok,”- disse il giovane alzando le mani in segno di resa.
–“volevo scoprire chi
stava cantando”- ammise.
Ariel
gli sorrise, i suoi occhi, i suoi begl’occhi verdi le
ricordavano i prati e le
colline del mondo di sopra.
–
“
Come ti chiami?” – gli chiese
–
“Arren è il mio nome, e il tuo?”-
“Ariel”-
sussurrò lei
–
“ ohh
ma tu sei… cioè voi siete la principessa
Ariel!?” – s’inchinò subito al
suo
cospetto – “scusatemi! Non avevo intenzione di
offendervi” – rivolse il suo
sguardo verso il basso per celare il suo volto che stava visibilmente
arrossendo
–
“Non
merito tutte queste cerimonie, vorrei solo che mi trattassi
normalmente, e che tu dimenticassi chi
sono…” – Ariel
s’interruppe e guardò Arren con lo sguardo di chi
aveva bisogno di un po’ di
affetto, di qualcuno con cui parlare
–
“posso…” - esitò
–“ posso farti una domanda, Ariel?”
– lei lo guardò e gli
rivolse un segno di assenso
– “è vero che fuggisti per un
umano?” –
Ariel e
Arren iniziarono a nuotare conversando di argomenti banali, Ariel aveva
deciso
di dirgli che si, era scappata per un umano, ma gli disse anche che non
era
ancora pronta per parlarne con qualcuno; la ferita nel suo cuore era
ancora
troppo fresca, e d'altronde lei non lo conosceva nemmeno.
Più Ariel parlava con
quel ragazzo più si rendeva conto che era davvero facile
poter conversare con lui,
apparentemente non lo conosceva però era come se fossero
stati da subito in
sintonia. Come tutte le cose belle prima o poi finiscono, e la sera
calò anche
sui due ragazzi
–
“ l’acqua sta diventando più fredda,
sarà meglio rientrare…” –
disse Ariel tenendo ancora stretto il suo pettine,
diventato il simbolo di quel fortunato incontro. Giunti nuovamente al
balcone
Ariel vide che le sue sorelle erano rientrate e la stavano cercando.
– “devo andare,”
– disse –“ grazie del bel pomeriggio
passato assieme,” – lui le sorrise. Salì
verso la finestra e mentre stava per entrare le cadde accidentalmente
il pettine di mano.
Arren lo recuperò ancora una volta –“
Ariel ! ti è caduto il pettine!” –
La ragazza dalla chioma fulva si sporse– “ lo so,
così domani avrai una scusa
per ritornare”. – poi sorridendo scomparve
all’interno.
Angolo
autrice: Salve a tutti i lettori, vecchi o nuovi, la storia non ha
subito
grandi variazioni ma adesso che ho più esperienza mi sto
impegnando a risistemare
tutti i capitoli sia dal punto di vista del Layout che della scrittura
in se tentando di mantener einalterata la stesura originale.
Vi augura buona lettura.
Clara