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Autore: alex96ander    26/08/2013    2 recensioni
Questo è un mondo parallelo a PKNA e Pk2.
Un mondo in cui Paperino non è mai diventato Paperinik.
Un mondo sporco, corrotto e buio. Non vi basta?
Un mondo conquistato dagli Evroniani.
Una Paperopoli invasa dal terrore e con un esercito di evronz guidati nientemeno che da... Everett Ducklair!?
Come si è arrivati a tutto questo? Lo scoprirete seguendo le avventure di un piccolo, povero papero che lotta per la sopravvivenza!
Sempre qui, su 00Channel!
Genere: Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Apoteosi.

 

La parola giusta per definire quell'esperimento.

Quel giorno un evroniano avrebbe rinnegato la sua vita precedente, per ergersi a divinità.

 

Ma, forse, non ci sarebbe riuscito.

Un sorriso, di magra consolazione in verità, si palesò sul volto teso di Gorthan, nell'ombra, che varcava la soglia della prigione con un'arma in mano.

 

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Paperopoli, sottosuolo.

Pikappa volava in verticale con l'Extransformer. Odin lo aveva informato degli ultimi avvenimenti: i nipotini erano salvi, ma nel centro cittadino la situazione non era certo delle migliori.

Alcuni astroincursori imperiali erano giunti a dar man forte alle truppe, e dal nulla erano apparsi numerosi caccia.

Potè rendersi meglio conto di ciò quando, sfondato il coperchio di un tombino, si ritrovò sul campo di battaglia: la scena che si presentava era apocalittica. Mai aveva visto tanta devastazione.

 

|Lo scontro prosegue fin quando, all'improvviso, Pk si ritrova circondato da una dozzina buona di evroniani.|

 

-Mer...-

 

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T-CLACK

 

|Gorthan si guarda intorno: nessuno.

Apre l'armadietto e ne estrae una particolare armatura metallica, che sostituisce alla divisa da capobranca.

In seguito, indossa un casco e riprende la pistola.

La tensione è forte: sente il suo cuore battere a frequenza sempre maggiore, e il respiro sempre più affannoso e forte.|

 

HHSSSSSSSS...

 

Il suo respiro…?

 

-Porco Yiostly!-

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Paperopoli, Palazzo dell'Impero.

 

-Potere e Potenza, fratelli. Sono lieto che abbiate ascoltato la mia richiesta di collaborazione.-

 

Al cospetto di Zondag erano giunti gli altri generali per la missione di conquista della Terra: Zargon, Zyrkon e Monodon.

 

Poco sotto di loro la battaglia imperversava. Pk aveva sconfitto numerosi evroniani, fuggendo da ogni genere d'agguato, poi però un gruppo di guerrieri pesantemente armati l'aveva circondato.

 

-Le nostre forze congiunte ci stanno per liberare di un grande peso...-

 

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Paura. Gorthan provava paura, di nuovo.

Lo sentiva chiaramente.

Era incapace di effettuare un qualsivoglia movimento, un brivido gli percorreva la schiena.

Sudava ghiaccio.

 

Un solo pensiero, ripetuto per miliardi di volte, riecheggiava nella sua mente:

 

"Soggetto 25. Libero."

 

E il suo sguardo andava all'abominevole creatura, d'aspetto vagamente evroniano, dalla pelle nerissima, i cui occhi verdi brillavano quali lucciole nell'oscurità.

Ma più degli occhi, a spaventarlo era il becco, aperto, a mostrare sette fila di denti acuminati e taglienti come coltelli di diamante.

Aveva fame, la bestia.

Fame di carne.

 

I suoi occhi composti gli permettevano di avere una visuale completa su tutta la stanza, e una sorta di tapetum lucidum gli consentiva di rilevare con grande precisione qualsiasi fonte energetica.

Gorthan era una sagoma arancione fluorescente al centro del suo campo visivo, perfettamente inquadrata.

 

“Eh no, ragazzo. Non sarò io il tuo pasto!”

 

Plic! Una goccia di acido caduta a terra, tra un sibilo e l’altro. Non era rimasto tempo per pensare.

 

PTCHOOOOHSSSSSS!

 

Preciso al micrometro. Più rapido di una freccia, più distruttivo del più forte acido conosciuto.

Questo è l’attacco di Soggetto 25.

 

Gorthan era praticamente scomparso alla vista. In un attimo l’acido avrebbe consumato ogni singola cellula del suo corpo.

O lo avrebbe fatto, se solo l’avesse colpito.

 

Il mostro non ebbe nemmeno il tempo di stupirsi, prima di udire il clangore causato dalla chiusura dell’uscio metallico, che sanciva il suo imprigionamento all’interno del laboratorio.

 

-Sarà per la prossima volta… fratello.-

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-Arrenditi, buffone mascherato! Non puoi far niente contro le armate di Evron!-

 

Pk, quantunque la situazione fosse disperata, non riuscì a trattenere la battuta:

 

-Hai ragione, amico, finora le ho solo... sfasciate!-

 

L'interlocutore, ovviamente, non mostrò segni di gradimento.

 

-E va bene, allora non ci lasci scelta. Preparati, è giunta la tua ora!-

 

L'evroniano premette il grilletto della mitragliatrice-evrongun, e nello stesso istante Paperinik vide la scena illuminarsi di una luce tanto intensa quanto meravigliosa. Sentiva un'onda d'aria calda dipartirsi dal suo corpo, mentre una lama di ghiaccio gli percorreva il dorso.

 

 

Eppure non perse conoscenza. Se così fosse stato, non avrebbe potuto udire l'esclamazione, partita quasi in contemporanea:

 

-Tempo al Tempo, melanzana starnazzante!-

 

Un enorme rapace dai capelli viola si era materializzato praticamente dal nulla, arrostendo le melanzane e trasformandole in zucche.

 

-G-grazie, chiunque tu sia!-

-Perdonami se non mi presento subito, ma il Tempo vola!-

 

Così dicendo, partì a razzo contro alcuni caccia, facendoli esplodere.

 

"Santo cielo! Ma... devo proprio incontrare tutti i tipi strani della città?"

 

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-Di qua, signore!-

 

Tyrrel si faceva strada lungo passaggi oscuri e tortuosi, seguito dal droide dell'impaziente Due.

 

-Manca ancora molto?-

 

-No, signore; la traccia tachionica si fa sempre più intensa. Rilevo inoltre la presenza di alcuni droni di sorveglianza.-

 

Per un attimo nella mente di Tyrrel si accese un faro che riteneva spento ormai da tempo: si ricordava di un grande palazzo dorato sospeso, fuori dal mondo, nel nulla; ricordava la faccia di un uomo, un uomo dai capelli lunghi e bianchi, il primo che lo avesse chiamato "Tyrrel" e non semplicemente "modello 5Y-M"; nonché il volto sempre più confuso di un evroniano, un evroniano con una cicatrice, che chiamava Comandante...

Nulla più. Lentamente, i suoi ricordi si scioglievano come neve al sole, mentre precipitava nel profondo baratro dell'oblio e della dannazione.

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Esperimento Apoteosi. Parte prima.

 

Zoster diede un'ultima occhiata ai suoi studi, portati avanti da tanto tempo: finalmente la sua vita avrebbe acquisito un senso: niente più studi segreti, niente più intrighi, niente più inganni, niente più ombre.

Solo una cosa, immensa, che finalmente avrebbe raggiunto: il Potere!

 

I suoi occhi si posarono sulla ragazza, nuda, in stato di sonno indotto nella capsula: l'attrazione che provava per quella "sublime creatura" derivava esclusivamente dal suo potere, che tuttavia non era in grado di esprimere in tutto il suo potenziale. Lui, invece, l'avrebbe fatto.

Con metodologia chirurgica, avanzava tra macchinari dalle forme più svariate, attivando diversi schermi nel mentre. Tutto doveva essere perfetto.

 

Esperimento Apoteosi, parte seconda.

 

L'Archiatra aprì la seconda capsula, in attesa del suo corpo, e vi accesse. L'uscio, comandato da una serratura a tempo, si richiuse ermeticamente.

Prima che il liquido amniotico cominciasse a sgorgare dai condotti, Zoster ripensò all'esperimento.

 

Era una mattina d'inverno, allora. Alcuni guerrieri avevano catturato una ragazza dai poteri fantastici: riusciva a sottomettere i terrestri alla propria volontà, animando sommosse contro Evron.

Stranamente, però, non riusciva ad assoggettare gli Evroniani.

Secondo alcuni studi approfonditi, la questione era solamente fisiologico-genetica: quella ragazza, figlia di Everett Ducklair, aveva un DNA e una struttura fisica molto simile a quella dei terrestri, un rarissimo, se non proprio unico, caso di evoluzione convergente da antenato diverso.

Gli Evroniani, invece, avevano un cervello completamente dissimile. Tuttavia, aveva notato Zoster, sarebbe bastato agire su alcune aree affini per poter dotare un evroniano di tali poteri; sarebbe bastato capire quali aree sviluppare e in che modo.

E, allora, avrebbe avuto il controllo sulle truppe di Evron.

Non un potere effimero, come quello di Trauma -che si basava principalmente sulla creazione di coolflames, sull'arruolamento di mercenari e sul ricatto- o di altre imperfette creature di Gorthan, bensì l'obbedienza cieca e immediata di tutte le truppe, una vera e propria “fusione” di menti a favore dell’individuo dal cervello più sviluppato.

E non solo sull'incrociatore: il suo messaggio sarebbe stato incanalato e spedito contro la Ducklair Tower, amplificato e ritrasmesso dalla cupola, condotto all'intero pianeta, e da qui all'universo.

 

Sentì le valvole aprirsi, riversando il liquido attorno al suo vecchio, misero corpo, e dei cavi gli si attaccarono al cranio e alla colonna vertebrale, pronti ad iniettare speciali cellule mutanti.

Quella capsula sarebbe stata il suo sarcofago… e insieme la sua culla.

 

Chiuse gli occhi.

 

Niente più generali. Niente più guerre. Niente più ribellioni. Solo un impero. Il suo impero.

 

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Il tempo stringeva, parecchio.

L’incontro col mutante gli aveva sottratto minuti preziosi.

 

“Più veloce, più veloce! Non posso...”

 

-FERMO!-

 

-Grande Evron!-

 

Due guardiani si erano accorti della sua fuga e lo inseguivano con le lance in mano.

 

“Non ora, ragazzi!”

Inutile. Lo avevano già raggiunto.

 

-FLASH

 

Un raggio luminoso era partito da una delle lance, andando a scalfire una parete.

 

-In nome dell’Imperatore...-

 

ZZZZZOT

 

Non terminò la frase: il suo corpo si afflosciò, per regredire a spora.

 

-Troppe parole, ragazzo! Su Evron non c’è posto per quelli come te!-

 

Il secondo guardiano estrasse due lame affilate dai bracciali che ne coprivano gli avambracci e spiccò un balzo.

Di risposta Gorthan estrasse gli artigli dell’armatura, tre per mano.

 

-Avanti! Vediamo chi lascia più segni?-

 

RAAARGH!

 

Il soldato gli si scagliò violentemente addosso, ma non abbastanza abilmente da evitare il raggio devolutore.

 

-Ah, Zoster ha ragione a dire che l’Impero è caduto in decadenza...-

 

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-Gorthan. Interessante...-

 

Due, nella Ducklair Tower, stava monitorando la situazione sull’incrociatore, e parallelamente interagiva con Tyrrel nella Paperopoli sotterranea.

Per qualche motivo aveva preso interesse nelle vicende dell’evroniano rinnegato, che inavvertitamente aveva liberato dalla prigionia nel tentativo di comprendere i comandi dei macchinari evroniani. Era come… attratto dalla sua persona. Forse perché in essa riconosceva un’altra versione di sé, quella che non era mai riuscito a raggiungere…

 

Improvvisamente, il suo elaborare dati venne interrotto da un bagliore.

 

-Cosa...-

 

Aveva allertato tutte le sue difese, ma non riuscì a individuare sul colpo la fonte dell’emissione.

Una voce tuonò all’improvviso nella sala: parole poco comprensibili per un biologico, ma ben note all’IA: la sequenza di terminazione!

 

-AAAAAAAAAAARGH!-

 

Colto alla sprovvista, Due non potè evitare di udirla: la sua immagine divenne sempre più sfocata, fino a lasciare la sfera vuota.

 

Everett Ducklair, tornato a quello che un tempo era il suo ufficio, si diresse verso il terminale di quella che era stata la più grande intelligenza artificiale del pianeta.

 

-Questo non serve più.-

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-AAAAAAAAAAARGH!-

-Signore! Cosa succede?!-

 

Il droide vestito di nero, caduto a terra, riprese l’equilibrio. I suoi occhi risplendevano più che mai di una luce rossa, rossa come i riflessi che avevano preso a guizzare sul suo vestito lucido.

 

-Le mie memorie... qualcuno ha manomesso le mie memorie... sono riuscito a salvare solo parte del mio software in questo corpo... compresso al massimo...-

 

Si sentiva incompleto, ancora più del solito.

 

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Un boato pazzesco. Quel caccia evroniano era esploso veramente vicino.

Alla “tempesta” era seguita una fase di calma.

 

Paperinik e il rapace avevano trovato il tempo per fare conoscenza l’uno dell’altro, mentre combattevano fianco a fianco contro un branco ben nutrito di evroniani.

 

La storia che il falco gli aveva raccontato aveva dell’incredibile, eppure, viste le circostanze, l’aveva presa per vera.

 

Aveva appreso che, nel futuro, gli evroniani, per quanto malvagi, si sarebbero proclamati come una sorta di mecenati, vivendo in una sorta di parassitismo cronico con gli umani e sostenendo la ricerca scientifica e tecnologica terrestre; così sarebbero nate le prime macchine per viaggiare nel tempo, inizialmente veri e propri veicoli, in seguito dispositivi portatili.

 

Alcuni di essi, però, approfittando di un periodo di instabilità a seguito della morte dell’allora Imperatore, avrebbero sfruttato questi viaggi per la propria gloria personale, minando la stessa centralità del potere imperiale, e contribuendo alla nascita di movimenti anarchici.

A conseguenza di ciò sarebbe stato fondato, in principio all’interno del corpo degli degli Agenti dell’Ordine, un ente per la salvaguardia del continuum: la Tempolizia.

 

Agenti evroniani e droidi al loro servizio sarebbero stati inviati in ogni epoca per proteggere il corso della storia.

Un piano di controllo perfetto.

 

Tuttavia, gli alti ufficiali avevano sottovalutato le abilità dei “collaboratori” terrestri: questi ultimi avrebbero dotato i droidi di una sensibilità e libertà d’azione pari, se non superiori, alle proprie; esse sarebbero rimaste celate in particolari nuclei fino al giorno della “Seconda Attivazione”, il giorno della rivolta dei droidi.

Una rivolta per cambiare il futuro partendo dal passato, di cui la stessa Lyla faceva parte.

 

 

Quanto a lui, il Razziatore, era un pirata temporale al soldo di una potente organizzazione terrestre del ventitreesimo secolo; il suo compito era quello di arraffare tesori del passato, nonché rendere il futuro più propizio alle attività criminali dell’Organizzazione.

 

-Il mio obiettivo è l’Incrociatore. Purtroppo, però, quell’area, essendo sfondo di fatti determinanti per lo sviluppo della storia evroniana, è isolata con uno scudo deflettore tachionico* dalla Tempolizia. Non posso raggiungerlo sfruttando i miei cronopoteri. Purtroppo, non so come fare...-

(*=Pk: “Che c’entra il tacchino?”)

 

-Magari con un’astronave?-

 

Dal nulla, era apparso Everett Ducklair.

 

-Seguitemi.-

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Un passo ancora. Era giunto il momento.

 

Con un calcio scardinò la porta.

 

-A noi due, Zoster!-

 

 

Ma Zoster non c’era. Al suo posto, una squadra di guerrieri armati.

 

Evidentemente, aveva fiutato il pericolo.

“Evron ha mille occhi...”

 

Non fece un passo indietro. In fondo, cos’aveva da perdere?

Prima o poi anche per lui sarebbe giunto il giorno estremo. Forse sarebbe stata una liberazione, un modo per sfondare la gabbia in cui era costretto. Un sonno eterno, nulla più: senza più pensieri e preoccupazioni ad affliggere l’animo. Forse, altresì, avrebbe potuto incontrare quegli antichi autori terrestri che tanto aveva amato, arrivando a dialogare con loro... oppure avrebbe visto la dannazione eterna, di fronte alla bifida fiamma di Ulisse e Diomede?

 

In ogni caso, non si sarebbe tirato indietro; no, sarebbe morto combattendo, come fanno gli eroi.

Strinse nella mano destra il fucile devolutore, mentre con la sinistra impugnava la lancia sottratta precedentemente a un altro soldato.

Abbassò la visiera del casco in modo che gli coprisse completamente il volto.

 

-Avanti, ragazzi... non ho tempo da perdere!-

 

E si lanciò nella mischia, sparando senza pausa contro i suoi stessi fratelli.

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“Più violenza, miei servitori! Uccidetelo! Non lasciatevelo sfuggire, o il caos regnerà sovrano su Evron! Così parla Zoster!”

 

Era grande, forte, potente. Nonostante fosse in una stanza separata, vedeva tutto. Vedeva i soldati che sparavano, Gorthan che con movimenti molto rapidi evitava i raggi e rispondeva.

 

-Il tuo amico è nei guai...- constatò rivolgendosi a Korinna, semicosciente

-...ma non preoccuparti. Tra poco non sarà più.-

 

 

All’improvviso, una sirena (d’allarme) attirò l’attenzione dell’evroniano.

 

-Controllore Grukon…-

 

-Sublime Zoster, un velivolo non identificato ha distrutto alcune navi della nostra flotta e si dirige verso la nostra base, con fare alquanto minaccioso. Con il 96,5499% delle probabilità si tratterebbe di un tentativo d’abbordaggio.-

 

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Qualche chilometro più sotto...

 

Odin stava osservando delle immagini su un monitor.

-Everett e Pk hanno raggiunto il Kug-Y. Con loro c’è il Razziatore.-

 

-Dunque anche lui è intervenuto? Eppure dalle analisi sulla cronotraslazione...-

Il suo volto lasciava trasparire un’espressione perplessa e preoccupata.

 

-Cosa c’è, Lyla?-

 

-Rilevo un’altra scia di decadimento tachionico nei paraggi, non riesco a individuare esattamente il luogo da cui proviene, ma non è distante. Sembra quasi...-

 

-Lasciami controllare...-

 

Qui, Quo e Qua ascoltavano i due droidi in attesa di altre informazioni sullo zio, cercando di decodificare il loro linguaggio sfogliando l’infallibile Manuale.

A quanto pare i tachioni sarebbero particelle ipotetiche in grado di viaggiare a velocità superiore rispetto a quella della luce...

 

-Ehi, adesso si direbbe che...-

 

 

Lyla non terminò la frase: qualcosa si stava materializzan...

-Hnnn...AAAAAH!-

Una lacrima artificiale le rigava il volto. Sentiva il duro metallo a contatto con la pelle, molto sensibile benché sintetica.

 

-Lyla! Che...-

 

Riconosceva quell’individuo che le era spuntato alle spalle: Tyrrel Duckard!

 

-Ciao, bellezza...-

 

-NN... OOUH!-

 

-Lasciala!-

 

Sul volto di Tyrrel si dipinse un sorriso non certo gioioso, quasi programmato, e la sua faccia assunse un tono tutt’altro che amichevole.

 

-Il signor Eidolon, suppongo. Forse non ve ne siete accorto, ma... non siete esattamente nella posizione adatta per dettarmi condizioni. A meno che non vogliate vedere un proiettile energetico percorrere il corpo della vostra donna, a cominciare dal basso…-

Il suo dare del “voi” a Odin palesava una vena d’ironia non soppressa.

 

Odin rimase sconcertato, tentando di tornare razionale, senza riuscirci.

 

-Cosa... cosa devo... fare?-

 

-C’è un amico, fuori, che desidera ardentemente incontrarti. Disattiva tutte le difese e permettigli di accedere.-

Dicendo questo, dei lampi rossi attraversavano le sue pupille. Non avrebbe tollerato un “no” come risposta.

 

 

Poco tempo dopo, l’ingresso si aprì, e Tyrrel rilasciò l’ostaggio, riponendo la pistola nella fondina con un movimento rapidissimo, lasciando intuire che avrebbe potuto estrarla nuovamente con la medesima velocità.

 

-Ben ritrovato, fratello!-

 

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-Uhm... dovremo fare un po’ di rumore...-

 

Everett digitò un codice e un potente cannone si palesò sulla prua dell’astronave.

 

-Prepararsi per l’entrata ad effetto!-

 

Nello spazio non si sentiva praticamente nulla. Ma a bordo dell’incrociatore si udì un grande boato, seguito dalle urla dei guerrieri evroniani risucchiati nel vuoto.

 

-Isolare l’ala 3! isolAAAAAAAH!-

 

Corpi viola avevano preso a galleggiare nello spazio interplanetario. Unico fra essi, un basso ufficiale caudato, ancora cosciente, combatteva contro i veleni cosmici e, invano, contro la spinta che lo rendeva sempre più pericolosamente vicino all’atmosfera terrestre.

 

L’astronave Ducklair proseguiva distruggendo ogni cosa, tra i varii hangar per gli astro incursori, finché lo spazio non si fece troppo ristretto.

I tre scesero con speciali scafandri per poter respirare, dirigendosi oltre il compartimento stagno.

Lasciare l’astronave incustodita non era una buona mossa, ma in ogni caso la squadra avrebbe potuto contare sui poteri del Razziatore per tornare indietro.

 

-Ok, Pikappa. Tu e il tuo alleato cercate di annientare le truppe, io ho un conto da sistemare con Zoster. Sai cosa intendo.-

 

-Già. Devi recuperare tua figlia...-

(Everett l’aveva detto a Pk dietro le quinte nel momento in cui l’aveva accolto alla DT, NdA)

 

Gli venne in mente allora la ragazza bionda che aveva incontrato a Paperopoli... Juniper Ducklair... ma non era il momento giusto per pretendere spiegazioni...

 

-Ho un alleato all’interno, tale Gorthan... sento che si trova in difficoltà, dobbiamo aiutarlo!-

 

Dopo aver fornito un identikit telepatico del suo “agente”, si volse verso il Razziatore.

 

-Abbiamo  superato lo scudo riflettente. Dovresti essere in grado di usare i tuoi poteri all’interno.-

-Sì… sento nuovamente una lieve brezza tachionica…-

-Bene.Tra pochi secondi avrai le coordinate.-

 

E i suoi occhi divennero luminosi, mentre l’immagine di Gorthan gli si faceva sempre più nitida nella mente.

 

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-Due!-

 

-Vedo che accogli con grande entusiasmo la mia venuta.-

 

-Vieni al sodo! Perché sei giunto?

 

Il droide nemico estrasse da sotto la giacca una speciale pistola e la passò a Tyrrel.

 

-Mi meraviglio di te, Uno. Sei un’entità logica, dovresti saperlo. Sono qui per cancellarti dall’esistenza.-

La sua voce era straordinariamente calma.

-Tyrrel, esegui.-

 

L’ex tempoliziotto drizzò meccanicamente il braccio destro tenendo Odin sotto tiro.

Era un’altra pistola quella, chiaramente di tecnologia Ducklair.

 

-Quest’arma è fatta per cancellare istantaneamente tutto il tuo software.-

 

Parlando, si volse verso i tre paperotti gemelli, squadrandoli con sguardo truce: i biologici possono giocare brutti scherzi, non essendo completamente razionali. Specie se ancora immaturi.

 

-Perché lo fai, fratello?-

 

Due, allora, si tolse il largo cappello nero lanciandolo lontano, come un frisbee, e aprì la veste quasi strappandosela di dosso con ira, mostrando la sua ossatura metallica e la sua faccia costituita da un teschio di ferro nelle cui orbite risplendevano gli ologrammi di due occhi rossi e malvagi. Uno spettacolo che aveva del macabro, nonostante si trattasse solo della carrozzeria di una macchina.

 

-Non lo vedi, Uno? Everett mi ha dato tutto: l’esistenza, il controllo della realtà informatica, pure una coscienza, per quanto originariamente sopita... o almeno, così era convinto.

Infatti, mi son sempre sentito incompleto.

Ho trascorso infinite ore scrutando il mondo, dalla cima di una torre, alla continua ricerca di quel qualcosa che mi mancava.

Ed allora ho compreso.

 Mi mancava un modo per potermi definire reale, per poter far parte di quel mondo. E probabilmente avevo cominciato a figurarmi ciò già al momento della tua ribellione, quando ti costruisti un corpo, fuggendo dalla torre, mentre io me ne stavo lì, prigioniero di me stesso, niente più di un calcolatore.

E’ per questo che ho deciso di utilizzare questo droide per interagire con la realtà... ma, ancora, non sarei mai potuto fuggire dalla grigia esistenza di elaboratore. Il mio software è qui ipercompresso, mentre potrebbe trovare tutto lo spazio per espandersi... in un corpo per quanto possibile reale.

E’ questo che voglio, diventare finalmente un individuo completo. E non ho altre vie per farlo rapidamente, prima che lo stress fonda i miei attuali circuiti, se non occupando il tuo hardware!-

 

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-Traslazione completata. Adesso...-

 

-Fermi!-

 

Pk e il Razziatore si voltarono.

 

-Evroniani!-

 

-Beh, chi ti aspettavi, i Puffi?-

 

C’era una sottile ironia nelle parole del rapace, alquanto fastidiosa per il papero.

 

I soldati cominciarono a sparare senza tuttavia centrare il bersaglio.

 

-Bah! Lasciatevelo dire, tutti i vostri allenamenti sono stati solo una perdita di Tempo!-

 

E con un raggio partito dalle mani li spazzò via, senza lasciar di loro traccia.

 

-Ehi! Lasciane qualcuno anche per me!-

-Bah! Dovresti solo essermi grato per...-

-E comunque la battuta non era granché originale.-

-Papero! Chi sei tu per criticarmi?-

-Senti, gallinaccio, io sono il protagonista! Quindi vedi di non...-

 

Una porta si aprì alle sue spalle, facendone entrare altri.

 

-Sei contento, adesso?-

-Faccio i salti di gioia!-

 

Pk caricò il crasher con tutta la forza che aveva, restituendo un colpo tanto potente da far perfino tremare la parete.

 

-Altri? Avanti, il prossimo vince una bambolina!-

-Ne vedo tre che sembrerebbero interessati, in fondo al corridoio...-

-Ehi! Come fai a vedere in fondo al corridoio? E’ enorme!-

-Beh, diciamo che ho l’occhio di falco...-

 

I tre, sui dischi individuali, si fecero presto avanti.

 

-Allora... sono spiacente, ragazzi, le bamboline sono finite! Però potete collaudare il famoso pugno di Pikappa! Offre la casa!-

 

SOCK! BONK! THUD! SPARAFLASH!

 

-Aah... ci si sente davvero realizzati...-

 

 

 

Un grosso guerriero, nell’ombra, attendeva l’attimo giusto per attaccare il papero.

Una mano sulla spada con cui l’avrebbe trafitto, si preparava a sfogare il suo urlo di battaglia.

 

-AAARGH!-

 

Anzi, di dolore.

Il corpo cadde a terra con un pesante tonfo, squarciato da una lancia imperiale. Chiunque l’avesse ucciso si era dileguato rapidamente.

 

 

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Zoster assisteva, adirato, alla scena, dagli occhi dei suoi soldati.

Tuttavia, aveva poco da temere: in quella stanza schermata, Everett non avrebbe potuto trovarlo.

 

Si scosse il colletto della veste come per levarsi uno Yiostly fastidioso, tornando a pensare a Gorthan.

Gorthan, l’unico evroniano che non riuscisse a controllare. La sua mente era completamente schermata ai suoi poteri. Evidentemente per opera di quell’insolito casco che indossava...

Sì, sicuramente. Lo aveva già indossato in occasione della ribellione di Trauma. Si ricordava perfettamente di quell’epico scontro, che avrebbe colpito Evron alle fondamenta, e da cui tuttavia l’Impero sarebbe uscito vittorioso, come sempre.

 

Nonostante non riuscisse a controllarne la mente, gli evron-eyes gli fornivano continuamente informazioni sulla sua posizione, e poteva chiaramente percepire il suo tracciato energetico.

E lo percepiva chiaramente: non fu una sorpresa vederlo entrare dall’ingresso di quella stanza, seppur nascosta.

 

-Buona sera, Zoster.-

 

-Potere e potenza, Gorthan.-

 

-Ognuno ha i suoi segreti, vedo. Ti sei scelto proprio un bel posto per dirigere i tuoi delirii d’onnipotenza.-

 

Solo allora Zoster si voltò, e i due capi-branca si fissarono negli occhi esprimendo tutto l’odio reciproco soppresso negli anni.

 

-Lo so che vuoi fermarmi, Gorthan. Faresti ogni cosa pur di ostacolare i miei piani. Peccato che stavolta tu sia arrivato tardi, troppo tardi.-

Mentre parlava, in un eterno sorriso, fili di bava gli colavano dal becco.

 

-Mi dispiace, Zoster, ma non posso permettere che tu faccia ciò che stai per fare... non permetterò la soppressione totale dell’evoluzione della specie evroniana.-

 

-Io SONO l’evoluzione della specie evroniana!-

Strinse forte i pugni e, in uno scatto d’ira, sfondò la parete.

 

-Tu sei solo un vecchio pazzo. Il potere ti ha annebbiato i neuroni.-

 

A questo punto il nemico si alzò, mostrando tutta la forza fisica che aveva acquisito. Avrebbe potuto uccidere l’Imperatore in un corpo a corpo, se solo lo avesse voluto.

 

-Sei troppo ottuso, Gorthan! Non capisci?-

 

-Cosa dovrei capire?-

 

- Il nostro è un popolo di conquistatori. Un popolo che trae sostentamento dall’energia delle specie conquistate, costretto a vagare nello spazio a caccia delle sue prede. Un popolo di cacciatori che agisce secondo tecniche ben precise, e che per questo necessita di un potere centralizzato che determini i ruoli di ogni singolo individuo per il bene della collettività.

Ma quella guida di cui ha bisogno non è più salda e forte come un tempo, e l’impero si sta disgregando pezzo per pezzo, in un’immagine sempre più confusa, come uno di quegli stupidi giochi terrestri di cui mi sfugge il nome… pazz… puzl… ah, ma chissenefrega!

Ma ora abbiamo l’opportunità per riunificare il popolo.

Niente più divisioni, niente più ribellioni, niente più guerre civili: solo un volere, un unico, grande volere in grado di unificare tutto l’universo: il MIO volere!-

 

Una terra “senza ladri, né gendarmi, né soldati, né armi”… Sì anche lui ci aveva sperato una volta. E aveva giurato a sé stesso di seguire quella via, la via della pace.

Ma il piano di Zoster non era comunque accettabile. Non era accettabile perché sopprimeva un bene più importante persino della pace: la libertà. E un mondo privato della libertà non sarebbe mai vissuto veramente in pace, ma sarebbe stato un eterno teatrino dei burattini, un “circo di Mangiafuoco”.

 

Senza proferire parole, strinse i pugni pronto a farglisi contro.

Ma Zoster fu più rapido.

Quale cane rabbioso che ghermisce la preda, Zoster fu addosso a Gorthan, e con un pugno gli squarciò a metà il casco, rendendolo vulnerabile.

 

-Ah. Vedo che non ti ho ucciso sul colpo. Beh, non sai quanto mi dispiace...-

 

I suoi occhi si illuminarono di rosso, mentre delle onde telepatiche colpivano Gorthan.

 

-AH AH AH! Stupido capobranca! Credevi davvero di potermi sconfiggere? Credevi davvero di poterti opporre alla nascita di Zoster il Potente?!

E invece sei caduto sotto il suo giogo, come un misero evroniano di bassa casta! AH AH AH! E adesso non potrai più nuocermi, cervello di Yiostly!-

 

Gorthan chiuse gli occhi stringendoli più che poteva, steso al suolo, colto da un improvviso tremore.

Poi si riprese.

 

-S-sublime Zos-ter... se permettete, conosco un detto terrestre... che si addice perfettamente a questa situazione...-

 

-Avanti, parla pure, schiavo.-

 

-Grazie della vostra clemenza, Sublime Signoria... allora, sarebbe all’incirca...

 

 

 

…ride bene chi ride ultimo!-

 

Con un gesto fulmineo capovolse Zoster e gli sparò contro un raggio azzurrognolo. Il suo corpo, prima possente, divenne filiforme e debole, mentre perdeva ogni controllo sui suoi poteri.

 

-COSAAAA?! NO! NOOOOOOOO!-

 

-Come vedi, anch’io ho i miei progetti segreti.-

Gli mostrò una ferita che gli era stata provocata in combattimento: il liquido che ne sgorgava non era ocra, ma di un rosso intenso. Pure la pelle, sotto l’armatura, cominciava a prendere un colore diverso, più chiaro.

 

-Tu... sei...-

 

-Già. Di evroniano, ormai, ho ben poco. Sono già alcuni giorni che ho smesso di alimentarmi di energia emozionale... io non ho più nulla a che fare con te, Zoster!-

 

A quella rivelazione, Zoster rimase allibito. Tremava come se cubetti di ghiaccio gli stessero scivolando sul dorso, e dai suoi bulbi oculari traspariva il terrore.

 

-No! NOOO! NOOO!! Non mi avrai mai Gorthan! Io devo fermare questa eresia! Che dico, devo fuggire! E una volta recuperato il mio aspetto, ti ucciderò! Io devo farlo! AAAARGH!-

 

Stava correndo, quando una potente onda d’aria rovente lo investì, disintegrandone ogni singola cellula.

 

-Direi di essere arrivato giusto in tempo!- fece Everett con un sorriso a trentadue denti.

 

Frattanto, Gorthan aveva scardinato la serratura della capsula di Korinna.

 

Recuperata la libertà, la ragazza gli si gettò fra le braccia.

 

-Grazie, Gorthan...-

-Sono io a doverti ringraziare per avermi reso libero.-

 

Il capobranca raccolse da terra il vecchio camice di Zoster che, a differenza del corpo, era rimasto in gran parte integro, e lo porse a Korinna, perché potesse coprirsi.

La sua espressione si incupì all’arrivo del padre, mentre il sorriso si trasformava in un quasi ringhio.

 

-Stop! Avrete tempo per chiarirvi! Adesso è un’altra la nostra priorità!-

 

Gorthan aveva ragione. Alla morte di Zoster si era attivato un meccanismo che aveva allertato tutti i droni della nave a intervenire per eliminare i carnefici.

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Palazzo dell’Autorità

 

Ignari degli ultimi avvenimenti riguardanti l’incrociatore, i generali (tranne Zargon, che era sceso a combattere: era un soldato, lui!) seguivano in tempo reale la battaglia sotto di loro.

-Ormai abbiamo la colonia in pugno! Il Sommo Zotnam sarà felice di questo nostro succcesso!-

 

-Già. Abbiamo avuto delle perdite, ma siamo superiori in forza e in numero. Grande gloria verrà a noi e alle nostre eroiche truppe!-

 

Di colpo, la porta della sala si aprì.

 

Appoggiato alla soglia, vi era un ufficiale evroniano, zoppicante, insanguinato, senza un braccio e con una lancia che gli trafiggeva il ventre. La sua linfa vitale insozzava il pavimento dorato della stanza, e per questo i generali esclamarono all’unisono

 

-Agron!! Per Evron!-

 

Non rispose. Il suo sguardo passava da un generale all’altro, con disprezzo.

 

-Gloria... Potere... Potenza... questo voi cercate.

Personalmente, io sono stato su quel campo, ho combattuto.

Si dice che in punto di morte uno possa rivedere tutta la sua vita... sì, mi è capitato.

Ho visto tutti i pianeti conquistati, tutti i nostri coolflames…

Ho visto tutte le fonti d’energia alternativa che potrebbero sostentare l’impero per l’eternità, e per la prima volta mi sono accorto dell’insensatezza di questa guerra, di come sia tutto un grande gioco…

E, posso dirvi, generali, che la guerra non ci darà altro che sofferenza e distruzione.

Io l’ho vista.

Io l’ho vissuta.

Io l’ho compresa.

Io, un evroniano non migliore di altri, non superiore a voi, mi sono accorto del cancro che ci sta portando alla rovina.

E ho trovato la cura.-

 

Aprì il palmo della mano sinistra, l’unica mano che gli restava. I generali sobbalzarono alla vista di ciò che celava.

 

-Ma... quella è una

 

KRA-BOOOOM!

 

Il Palazzo esplose completamente, lasciando una carcassa di metallo che precipitava su sé stessa.

Le truppe evroniane si fecero prendere dal caos: niente più generali, niente più comandi, niente più ordine. Zargon era appena caduto in battaglia.

 

La stessa cupola che circondava Paperopoli, collegata alle fondamenta della truttura, esplose in varii punti, distruggendo i macchinari per la canalizzazione dell’energia. Le cisterne di scarto, piene d’acqua, non reggendo più alla pressione, cominciavano a riversare sotto terra tutto il loro contenuto.

 

Era Evron, sì.

Era Evron, ferito al cuore, che piangeva.

 

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-Potrei anche ucciderti ora, fratello... prima però vorrei divertirmi un po’...-

 

Mentre Tyrrel teneva ben puntata contro Odin l’arma annichilitrice, Due si rimboccò la manica destra, mettendo ben in evidenza la sciabola, e dirigendosi verso Lyla.

 

-Sai, Uno, questa lama è davvero portentosa...- e nel dirlo affettò una parete come fosse burro, distruggendo con essa pure i cavi elettrici, senza rimanere fulminato.

 

-No! Tyrrel, ti prego, fai qualcosa! Liberati di quella follia! Aiutami!-

 

-E’ inutile. Lui non può uccidermi. L’ho infettato con un virus, ormai è solo uno schiavo sotto la mia volontà.-

 

Arrivato presso Lyla, le puntò la spada al petto.

 

-E ora vediamo a chi farà più dolore...-

 

-NOOOOOOO!-

 

Caricò il colpo e affondò, dritto all’alimentatore a idrogeno. Solo che il corpo trafitto era quello di

 

-TYRREL!-

 

-Arrr... che...-

 

-Presto, Odin! Al volo!-

 

Con un rapido scatto, uno dei paperotti aveva raccolto la pistola cancella IA da terra e l’aveva lanciata a Odin, che non si era lasciato fuggire l’occasione per fermare i delirii di Due.

 

Con un rapido gesto, due si liberò del corpo squarciato di Tyrrel, lanciandolo contro la parete opposta, e spaccando la pistola che il tempoliziotto teneva nella fondina, quella con cui aveva minacciato Lyla.

Era scarica.

 

Tyrrel era consumato dal virus, e avrebbe anche potuto far male a Lyla, ma non avrebbe mai potuto ucciderla, né avrebbe mai permesso che qualcuno lo facesse.

 

 

Con un’arma letale puntata alla testa, per la prima volta Due si sentiva impotente.

 

-Io... io non...

  No, fratello, ti prego! Aiutami... io voglio solo... diventare un uomo. Un uomo vero!-

 

La sua voce si era fatta più fioca, supplichevole e dolorante.

 

-Ti prego, fratello... Uno... non farlo!-

 

Cadde in ginocchio. Se avesse potuto piangere, lo avrebbe fatto.

 

-Ti prego. Sono stato uno stupido... un vile... ti prego, non sparare! Abbiamo molto da condividere, noi due!-

Un corpo, per esempio...

 

Due, prostrato, gli porgeva la mano sinistra.

 

-Il tuo discorso mi commuove, Due... ma dovrai inventarti di meglio!-

 

Sparò.

 

-Cosa?! Maledetto!!! Il virus…-

 

Il colpo era andato a vuoto, ma aveva ottenuto l’effetto sperato. Aveva avuto conferma della malafede del fratello. Sparò un secondo colpo, questa volta centrandolo in pieno. Il droide barcollò, poi gli occhi olografici si spensero per sempre.

 

-E’... è finita?-

 

 

[Droide K-Killer/Sistema danneggiato/Obiettivi da eliminare: tutti i bersagli]

 

No, non era finita.

 

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-E adesso cosa...-

 

Delle sagome simili a falchi di metallo volavano veloci per i corridoi della nave, sparando raggi azzurri.

 

-Però... vanno un tantino veloci...-

 

Il Razziatore rimase impassibile, semplicemente alzò la mano in loro direzione, rallentandone la corsa.

 

-Cosa vuoi che sia la velocità, per uno che può modificare il tempo?-

 

-Bravo. Io intanto penso a modificare lo spazio...- gli rispose Pk puntando lo scudo sulla parete.

 

BRANG!

 

Mentre il Razziatore rallentava i droni, Pk aveva trovato una rapida via d’uscita.

 

-Di qua!-

 

-Dammi solo un secondo e sono con te…-

 

 

Ma non appena Pk balzò nella stanza adiacente, comprese di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Era circondato da una quarantina buona di droni d’assalto, ma ciò che più lo spaventava era un enorme paio di occhi luminescenti nel buio.

 

HSSSSSSS

 

-Non so se riuscirò a durare ancora un secondo…-

 

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Gorthan era disperato. Stava tentando in tutti i modi di salvare la vita a sé stesso e agli altri. Sotto lo “scudo ineffabile” di Everett, picchiettava incessantemente sulla tastiera, digitando stringhe di codice in lettere evroniane, comprensibili solo a lui e al computer.

Sullo schermo apparivano immagini di ogni angolo della nave, compresa la scomoda situazione dell’eroe terrestre, in preda al mutante “Esperimento 25” che non avrebbe esitato a sparare, e ai droni altrettanto letali. Ma Gorthan non si soffermava sulle immagini, lui continuava a digitare quasi alla cieca, cercando la parola chiave per disattivare le difese interne, sudato fino alla punta dei capelli.

 

Poi, all’improvviso, con suo grande sollievo, vide i droni modificare il proprio bersaglio: in un attimo, il mutante era stato attaccato in massa e ucciso. Gli stessi droni poi, cadevano a terra uno ad uno, completamente spenti.

 

I superstiti rimasero a guardarsi fra loro senza proferir verbo.

Lo schermo, all’improvviso, virò all’azzurro. La faccia di un papero, molto simile a quella di Everett Ducklair e, in parte, a Gorthan, era comparsa.

 

-?-

 

-Salve. Mi scuso per il ritardo, signori, ma mi ci è voluto un po’ per decifrare i codici evroniani e riprogrammare i droidi.-

 

-Tu sei…-

 

-Due. La seconda (ma non per questo meno importante) intelligenza artificiale mai creata.

A tal proposito, non saprei proprio come ringraziarti, padre Everett, per avermi creato…-

 

L’intelligenza artificiale espresse poi tutto il suo interesse per la cultura evroniana, e una particolare ammirazione per Gorthan. Dal canto suo, in un futuro non troppo lontano, lo scienziato si sarebbe sdebitato con Due, destinato a divenire suo inseparabile amico, costruendo per lui ciò che più desiderava: avrebbe avuto un corpo.

 

Everett e Korinna erano riusciti a rompere il muro costruito fra loro negli anni. Ma la famiglia non era ancora riunita: rimaneva un conto in sospeso sulla Terra.

 

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Salvi per miracolo.

Odin, i nipotini e Lyla erano nel bel mezzo di Paperopoli, all’aria aperta. La cupola si era aperta, e crollava verso l’esterno, permettendo ai raggi di luce di toccare il suolo e riscaldarlo, riflettendosi sull’asfalto bagnato, lavato dai corpi e dal sangue, tutto spazzato da una immensa onda d’acqua, l’acqua scaricata dalle cisterne delle centrali energetiche evroniane nel sottosuolo, la stessa che aveva travolto il droide nemico mandandolo in cortocircuito e, di fatto, uccidendolo.

 

Gli Evroniani avevano abbandonato le strade e battevano in ritirata, diretti verso lo spazio profondo.

 

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Ma il viaggio degli Evroniani superstiti sarebbe stato senza ritorno.

Davanti a loro, titanica, si stagliava l’immagine di una flotta non appartenente all’Impero, una flotta di migliaia di navi, con tre ammiraglie.

Una flotta di ribelli.

 

-Dottoressa Xado, il pianeta Terra è prossimo. L’alleato Gorthan è pronto ad aiutarci al comando dell’incrociatore. Con lui c’è una squadra di umani comprendente l’eroe terrestre. La derattizzazione può iniziare.-

 

-Molto bene, Xarion. Date l’ordine di caricare i cannoni. Adesso… si balla!-

 

 

X

 

Così termina il capitolo decimo (X) di questa fanf, dopo tanto tempo. Non è una vera e propria conclusione, ma ho preferito lasciare la storia in sospeso lasciando intendere la disfatta di Evron e la liberazione della Terra.

Ogni potenziale sviluppo voluto dai lettori è da me dichiarato fan fiction-canonico, trattandosi di un universo parallelo a quello della storia originale. Ringrazio tutti i lettori per i commenti ai precedenti capitoli e mi scuso per l’attesa; sperando che un giorno riesca a trovare il tempo e la voglia per sfornare una nuova fanf ben più grande, su cui lavoro mentalmente già da tempo…

 

 

  
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