Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: iniustaverba    26/08/2013    3 recensioni
«Non la lasciare andare ancora, Oliver»
«Non voglio»
Con le macerie di Adaienne, Oliver ha tirato su una casa, in cui stare bene sia lui, che lei, insieme.
L'amore di Adaienne e Oliver è uno di quelli sgangherati, folli, ridicoli, ma belli, belli da morire.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Hei guys! Questa è la mia prima originale! Mi sono ispirata ad una mia...come dire.. esperienza, la maggior parte del contesto è successo davvero, solo che a loro due è andata meglio che a me ahhaahha :)
Comunque, vi chiedo un piccolissimo parere! Mi farebbe piacere da morire, ci ho messo il cuore, fate conto che ci piangevo sopra, mentre la scrivevo! hahahah
vabé, vi lascio alla lettura! 
Un bacione a tutte! :)
Cleo.

x

 




«Only know you love her when you let her go
And you let her go



Di solito quando la scuola finisce la gente è sempre felice, urla, scherza, tira in aria libri che sono costati sudore e fatica ai propri genitori, ridono.

Ci sono persone che gliene frega ben poco se la scuola finisce o meno, quando hai diciotto anni e un futuro in bilico, ci pensi un attimo, e la scuola non dovrebbe mai finire.
Per Adaienne la scuola non dovrebbe finire mai, sopratutto adesso, non vuole, quasi le viene da piangere quando sente l'ultima campanella dell'ultimo anno, quando gli esami sono dati.
«Finalmente libertà!» No, no, no e no.
Sente che un pezzo di sé piano piano si frantuma, sente che se ne va, un pezzo della sua vita è finito, un libro concluso, da riporre sulla libreria.
«Che fai esci con noi?» chiede Maude, sedendosi sul letto, guardandosi le unghie laccate da un'orribile smalto color fluo, perché si è messa quello smalto osceno?
Adaienne non vuole uscire, vuole stare a casa, a piangere.
Piangere perché in cuor suo non ha mai trovato una briciola di coraggio per andare da lui, perché forse lo ha sempre fissato da lontano, con quei mezzi sorrisetti e la sigaretta sull'orecchio, alla fermata dell'autobus per tornare a casa.
Non lo ha trovato nemmeno in terza media il coraggio, quando erano in gita per Venezia, e passeggiavano ascoltando la lezione.
Ma che lezione vuoi ascoltare, quando hai Oliver davanti e non riesci nemmeno a connettere il cervello con qualsiasi altra parte del corpo?
Quando lo aveva visto alla fermata con una ragazza nuova, era normale restarci male? Era normale voler correre nel sudicio bagno della stazione per piangere, quasi fino a rimanere senza respiro, pensare che lui avrebbe sempre preferito qualcun'altra al posto tuo, che quegli stupidi sorrisetti non erano per te ma per qualche altra stronza, più bella, più magra, più sorridente.
E quindi vaffanculo a lui, a lei, a tutti quanti.
Adaienne si ripete che è forte e che non le serve nessuno, sopratutto Oliver, con le sue sigarette schifose e mezze rotte e le sue vans sudicie, non le servono i mezzi sorrisetti e nemmeno le sue labbra, nemmeno il suo respiro mentre lo abbraccia e le sue mani fredde, cercare sotto la maglia, la sua schiena.
Adaienne guarda il bicchiere vuoto sul tavolo, il piatto pieno di roba che la farebbe vomitare, la tv che continua a ronzare notizie nuove, il mondo gira, va avanti, tutto va avanti, tranne lei.
Non si è mai accorta di quanto fosse contenta fino a quando non si è sentita così triste, sola.
Odia le strade solo quando le manca casa, e adesso le manca più che mai, le manca tremendamente la campagna, i suoni, gli odori, le risate e persino le vecchie pettegole affacciate alla finestra e le mancano le chiaccherate con Oliver, le sue braccia e la sua altezza prepotente.

 

«Non ti rendi conto quanto ci tieni, fino a quando non se ne va» Cole gli da una pacca sulla spalla, lasciandolo lì, da solo, a guardarla mentre cammina, i capelli più biondi, ma il viso più bianco, scavato, la borsa di cuoio le grava sulla spalla e cammina, quasi ricurva, abbozzando qualche sorriso finto alla gente che – Cara! Ma quanto sei cresciuta! - sarebbe preoccupante, se avesse ancora sedici anni.
E vaffanculo!
Oliver guarda Adaienne, la guarda perché gli è mancata così tanto che adesso che lei è li, si vuole godere ogni istante, ogni suo sorriso, ogni suo battito di ciglia e ogni sua risata.
Oliver ha voglia di fare un sacco di cose con Adaienne, correre, bere, mangiare, ridere, vuole portarla sulla collina a guardare il tramonto, mentre l'abbraccia e sente il suo profumo ai frutti di bosco della bella stagione, vedere la neve, sentire il calore del primo sole in primavera con lei.
Abbracciarla.
Baciarla.
Dirle che la ama, che l'ha sempre guardata da lontano. Disegnare, disegnare luoghi, disegnare Adaienne, leggerle il suo libro preferito, mentre le sue mani gli accarezzano i capelli, sentirla mentre si impappina nei discorsi filosofici, guardarla mentre inciampa, perché ha i piedi storti, fregarsene di un sacco di cose, urlare in una vallata, saltare, e chi cazzo se ne frega se è stupido saltare, vivere e non limitarsi a sopravvivere.
Basta, ferma, non ti muovere.
Adaienne si ferma, lo vede e il suo cuore sprofonda, le gambe sembrano sciogliersi improvvisamente e il cuore? Dov'è finito?
Non batte quasi neanche più, perché Oliver le sorride, il mezzo sorrisetto, con la sigaretta malmessa fra le labbra carnose, i capelli arruffati e più alto del solito, gli occhi stanchi e un maglione bianco, più largo di lui tre volte, più o meno.
Quanto tempo l'ha aspettato, fissando il soffitto nell'oscurità, sempre quella sensazione di vuoto nel cuore, l'amore viene veloce e se ne va più lentamente di quanto dovrebbe, mica se ne va svelto come viene, anzi.
Adaienne vede Oliver ovunque, nei libri impolverati, nei libri aperti, lo immagina accanto a lei, mentre rolla due sigarette, mentre legge, mentre messaggia zitto, mentre si guarda intorno e si stupisce di quante cose ci siano in quella stanza, quante cianfrusaglie, quanta polvere e quanti pacchetti di sigarette non finiti ci sono.
Adaienne vorrebbe Oliver sempre con lei, ma non può, perché è lontana e può solo sognarlo la notte.
«Ciao»
Respira piano, Adaienne.
«Ciao»
«Sei tornata dai campagnoli?» ridacchia lui, aspirando il fumo e buttandolo fuori dalle narici, sospirando piano.
«È sempre casa mia, questa» sorride.
Oliver vive di quel sorriso storto, vive di quei capelli biondi e di quell'anellino al naso, vive delle spalle sporgenti e i tre nei sopra il naso, vive della sua pelle e dei suoi difetti.
«Te ne andrai di nuovo, non è vero?»
«Devo..»
«Vengo con te»
«Non è vero, non ci credo»
«Giuro, che ci vengo con te»
La tira a sé, davanti a tutti, per un braccio e l'abbraccia, ci si abbraccia per sentirsi di nuovo completi, quando Oliver abbraccia Adaienne sente che una parte di lui è tornata a casa.
«Non la lasciare andare ancora, Oliver»
«Non voglio»
Con le macerie di Adaienne, Oliver ha tirato su una casa, in cui stare bene sia lui, che lei, insieme.
L'amore di Adaienne e Oliver è uno di quelli sgangherati, folli, ridicoli, ma belli, belli da morire.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: iniustaverba