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Autore: semplicementeme     02/03/2008    16 recensioni
Questa era nata come una one-shot, adesso si è trasformata in una sorta di raccolta di fanfic sull'argomento dell'amore e delle sue diverse forme.
Tratto dal capitolo IV:
Un nome che racchiudeva più di mille significati.
Un nome che era il centro del suo mondo.
Un nome.
Un nome che era stato la sua famiglia
Genere: Malinconico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: OOC, What if? (E se ...), Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Amore

- Ti ho detto di lasciarmi in pace.

- Perché?

- Della parola “no” cosa non capisci?

- Tu mi vuoi come io voglio te.

- Ripeti ancora una volta questa assurdità e ti faccio ricoverare al San Mungo al reparto di malattie mentali.

- Hai paura dei tuoi sentimenti. Non riesci ad accettare il fatto che anche tu possa provare attrazione nei miei riguardi.

- Merlino! Cosa devo fare per farti capire che…

Ma non riuscì a terminare la frase perché le sue labbra furono intrappolate in un bacio carico di dolcezza. Furono appena accarezzate, gentilmente, come un alito di vento sfiora la pelle, contemporaneamente le mani furono strette in modo lieve, in una stretta che scaldava il cuore.

Con quel bacio non capì più nulla, sapeva solo che doveva ricambiarlo con la stessa dolcezza ma anche la medesima intensità. Non voleva risparmiarsi. Desiderava che quel momento non finisse mai.

Presto la dolcezza lasciò il posto alla passione e le loro lingue si inseguirono e si affrontarono in una lotta impari. Nessuno dei due voleva cedere. Senza mai staccarsi giunsero nei pressi di una porta e l’aprirono.

Quando entrarono restò ad occhi aperti.

Una stanza illuminata da infinite candele. Un letto a baldacchino con morbidi tendaggi di seta, trasparenti come un velo, color avorio. Una leggera melodia riempiva il silenzio del luogo ed i suoi occhi vagavano stregati dalla bellezza della stanza. I vasi ricolmi di lilium bianchi. Purezza e candore. Un profumo delicato avvolgeva quel luogo magico.

- Ma come…

- Eravamo al settimo piano, non ci hai fatto caso?

Scosse la testa. Non aveva intuito nulla. Come aveva fatto a distrarsi sino a quel punto? Era questo il suo effetto? Ma ancora una volta non poté concludere la sua riflessione perché il bacio interrotto poco prima riprese ancora più intensamente. Stavolta liberò la mente da ogni pensiero e si lasciò andare alle sensazioni suscitate da quel bacio. Da quell’abbraccio. Da quella stretta per nulla dolorosa.

I loro vestiti lentamente scivolarono via. L’aria fresca di marzo non ebbe alcun effetto, il caldo in quella stanza aumentava ogni minuto di più. Ad ogni carezza che si posava sul suo corpo. Ad ogni punto sfiorato dalle mani dell'amante la sua pelle si incendiava. Ogni bacio rendeva il tutto fatato. Avvolto dal mistero.

Arrivarono nel letto ed, ancora una volta, non capì come ciò era possibile. Fino ad un attimo prima erano davanti la porta a baciarsi mentre adesso… mentre adesso percorreva con la lingua ogni centimetro di quella pelle che, solo in quel momento, comprese di desiderare toccare da un’infinità di tempo. Baciava ed accarezzava come se avesse davanti agli occhi il tesoro più prezioso.

Strinse forte le lenzuola fresche mentre il desiderio aumentava ogni attimo di più.

Strinse forte le lenzuola fresche quando comprese che non avrebbe resistito oltre.

- Avevi ragione tu.

- Come sempre.

Non resistette a quella provocazione e, capovolgendo le posizioni, scese con brama a baciare il suo sesso. Sentì i suoi gemiti e ciò servi a dare nuovo vigore alle sue azioni. La melodia era cessata, o forse non riusciva più a sentirla giacché il silenzio della stanza era riempito da ansiti di pura passione. Il suo piacere era passato in secondo piano, doveva dimostrargli che era ancora in sé, ma soprattutto, doveva donargli piacere. Era questo il suo unico pensiero mentre baciava e leccava ogni centimetro di pelle. E poi il suo orgoglio chiedeva vendetta, doveva dimostrargli che non si sbagliava mai. Doveva dimostrargli che era un caso se stavolta gli aveva dato ragione. L’eccezione che conferma la regola. Le mani tra i suoi capelli interruppero, per la terza volta, il corso dei suoi pensieri. Alzò il viso e vide i suoi occhi carichi di piacere.

Intrecciarono le mani in una presa calda e sicura. Una presa che sarebbe stata eterna, lo sapeva ma aveva paura ad ammetterlo anche solo al suo cuore. E se fosse stato un errore? Quando il suo nome, sussurrato dalla voce roca dell'amante, riecheggiò nella stanza i suoi dubbi furono dissipati.

Era inutile negarlo.

Quella non era attrazione.

Era qualcosa di più.

Era amore.

Come se questa rivelazione fosse piovuta dal cielo ed avesse rivelato uno dei dogmi della sua vita, non perse altro tempo e si unì all’oggetto dei suoi pensieri. Dei suoi desideri. Del suo amore. Chiuse gli occhi e quasi toccò il cielo con un dito tanto era il senso di appagamento. Tanta era la felicità.

Fu un amore intenso ma senza disperazione.

Entrambi volevano godere della dolcezza dell’altro.

Entrambi avevano bisogno di far godere il compagno.

Entrambi avevano bisogno di congiungersi in quel legame che li avrebbe uniti per sempre. Perché loro non stavano facendo sesso. Il loro era Amore.

Insieme, gridando il nome dell’amante, raggiungendo l'apice del piacere nello stesso momento.

Lentamente i suoi occhi si aprirono. Prima l’uno e poi l’altro. Aveva fatto un sogno strano. Un sogno erotico e si preoccupò non poco, con uno strano senso di ansia mise a fuoco l’ambiente attorno. Si stupì di ritrovarsi in una stanza diversa della sua. Poi comprese, era nella stanza delle necessità. Ma era strano. Sino a ieri sera era a fare il giro di ronda ma poi… poi ricordò ogni passaggio. Poi ricordò ogni istante. Alzò il viso e quasi tremò quando si accorse di chi aveva accanto. Arrossì vagamente e si rese conto di essere nuda stretta al torace di quello che era stato da sempre il suo nemico giurato. Si alzò lentamente ma lui la trattenne. Era sveglio.

- Perché vuoi andare via?

- Perché è stato un errore. Non doveva accadere.

- Cosa non doveva accadere Evans?

Lei non disse nulla si limitò a chinare il capo mentre le lacrime scendevano silenziose dai suoi occhi verdi. Si era lasciata andare a lui che da sempre rappresentava il sogno proibito di tutta la scuola. Anche lei era caduta al fascino di James Potter. Anche lei aveva scaldato il suo letto.

Fu come se James avesse intuito i suoi pensieri, la strinse al suo torace e tempestò il suo capo di piccoli baci cercando di tranquillizzarla. La sentiva tremare tra le sue braccia ma non voleva lasciarla andare. Voleva proteggerla.

- Se è vero che mi odi non mi avresti fatto dono della tua verginità.

Al suono di quelle parole, che sembrarono come una confessione, lei tremò più forte contro il petto di lui ed i singhiozzi riempirono il silenzio della stanza. Quel silenzio che, fino alla notte prima, era stato riempito dai gemiti dei due amanti. Era vero. Aveva donato a lui la sua verginità e James era stato un amante perfetto. Aveva provato dolore al momento della penetrazione ed aveva pianto. Lacrime silenziose erano scese lungo le sue guance ma lui le aveva asciugate con tenere carezze frammiste a dolci baci. Il dolore, poi, si era confuso con il piacere. Un piacere tanto intenso da risultare doloroso. E mentre ricordava la notte appena trascorsa la voce di lui la riportò al presente. Un presente che lei voleva diventasse eterno.

- Perché Lily? Perché non ti fidi di me?

Al suono di quella voce così addolorata i suoi singhiozzi aumentarono e la stretta di James altrettanto. Era lei a sbagliare in tutto. Quel ragazzo si era dimostrato dolce e tenero. Dopo aver fatto l’amore l’aveva stretta al suo torace e l’aveva cullata sino a che il sonno non prendesse il sopravvento. L’aveva protetta dalle sue paure. Non l’aveva lasciata sola in un letto come un giocattolo usato ed abbandonato.

Lily per la prima volta in vita sua stava dimostrando tutta la sua fragilità. Non era più la fiera Grifondoro.

Adesso era solo la dolce Evans, quella che in più di un’occasione aveva preso le difese di Piton.

Quella che si fermava a parlare con Hagrid.

Quella che aveva un dolce sorriso per tutti, tutti tranne che per lui.

Era la Lily che lui osservava da lontano e che aveva amato dalla prima volta che i suoi occhi si posarono sulla sua esile figura.

Le asciugò le lacrime e con un dolce sorriso riprese a parlare.

- Stanotte sono stato così penoso da ridurti in questo stato.

James la vide sorridere tra le lacrime e questo gli bastò per scaldargli il cuore. La strinse al suo torace e senza guardarla negli occhi riprese a parlare.

- Guarda che non si è mai lamentato nessuno delle prestazioni di James Potter. Non posso accettare che la prima a farlo sia proprio la mia futura sposa.

Aveva deciso di chiederglielo. Aveva immaginato che il tutto si svolgesse in modo diverso ma non aveva resistito, quel sorriso tra le lacrime gli aveva scaldato il cuore. Quel sorriso tra le lacrime gli aveva fatto perdere la testa. Aveva aperto il suo cuore ed ecco la dichiarazione tanto temuta era scappata senza alcun preavviso.

Lily alzò di scatto la testa e lo guardò boccheggiante. Cosa aveva detto? Futura sposa? Aveva capito male? Eppure il sorriso di James era così… sincero. Non trovò altra definizione. O forse si. Quel sorriso era sincero. Dolce. Rassicurante. Quel sorriso era il suo pass per il paradiso.

- James io…

Lui non le permise di finire la frase perché prese il suo viso tra le mani e poi passò a fare la sua dichiarazione. In modo ufficiale. In modo più consono.

- Lilybet Rose Evans vuoi sposarmi?

Lily non perse tempo. Strinse al collo James tempestando il suo viso di baci. Era finito il tempo delle paure. Era finito il tempo dei timori. Lily amava quel ragazzo. Lo amava da tanto. Ma la paura di essere una delle tante l’aveva spinta ad essere distaccata e fredda. La paura di essere un giocattolo li aveva tenuti lontani per tanto, troppo, tempo. Si baciarono a fior di labbra. Non avevano fretta. Non era il momento della passione. Questo era il momento della tenerezza. Ma, dopo quelli che parvero attimi, i due si separarono e la Caposcuola Griffondoro non riuscì più a reprimere la sua curiosità. Guardando negli occhi il Cercatore Griffondoro fece la sua domanda, senza impedirsi di arrossire leggermente.

- James come hai fatto a conoscere il mio vero nome. In tutti questi anni ho sempre usato il nome Lily e nessuno, nemmeno Alice, conosce il mio nome per intero.

James sorrise e guardando la ragazza negli occhi le rispose.

- Semplice. Sei delicata e pura come un lilium ed è impossibile non osservare la similitudine tra te e questo fiore. E poi non c'è rosa senza spine ed in questi anni le tue spine le ho conosciute ed amate, una ad una. Lily io ti prometto che, d’ora innanzi, sarai tu il solo scopo della mia vita. Il mio unico compito sarà renderti felice ogni giorno di più. Non ti farò mai pentire della scelta che hai fatto. Non ti farò mai…

Questa volta fu lei ad interromperlo. Posò un dito sulle labbra e sorridendogli rivelò il contenuto del suo cuore. Rivelò i sentimenti che per tanto tempo aveva tenuto nascosti. Nascosti a tutti, anche a sé stessa.

- Sono io James a dovermi impegnare. Dovrò essere io a ripagarti di tutto l’amore che mi hai dimostrato in questi sette anni. Un amore che, per la mia paura, non ha potuto godere del tempo che ci è stato concesso. Sono io a chiedertelo. James Potter vuoi sposarmi?

James sorrise davanti a quella dichiarazione e strinse al torace il suo giglio. Lily era il suo bene più prezioso e l’avrebbe protetta a costo della vita.

Eccomi. È una breve one-shot. È la prima volta che sperimento una fic su James/Lily, spero solo di non aver commesso qualche pasticcio. Dico subito che quella di dare a Lily il nome Lilybet è una scelta mia personale. Ho cercato da qualche parte un sito in cui dava il vero nome della Evans ma non ne ho trovati. Ho riflettuto e sono giunta alla conclusione che dato che Lily sembra il nome del fiore Lillà, ma anche Lilyum, il nome più probabile fosse il secondo. Perché il nome di un fiore? Semplice! Il nome della sorella di Lily è Petunia, anch'esso un fiore. Mi sono detta che non poteva essere una semplice coincidenza ed ecco che è uscito il nome Lilybet Rose. Il secondo nome è farina del mio sacco, mi piaceva l'idea di una Lily con un nome doppio e meglio del nome di un'altro fiore? Credo di essere stata abbastanza brava nella prima parte della storia a non far capire né il sesso dei protagonisti, né tanto meno le loro identità. È così? Spero di si, suppongo che non sarete molti a recensire. Non so perché ma in Harry Potter non riesco a riscuotere molte simpatie, forse è il mio modo di scrivere così frammezzato. Frasi scritte a metà. Frasi costituite solo da soggetto, predicato e complemento. Non so che pensare. Spero solo di aver fatto sorridere qualcuno, anche solo una persona. Grazie comunque a chi leggerà ed a chi avrà la gentilezza di lasciare almeno un commento, positivo o negativo che sia.


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