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Autore: itsmeWallflower    27/08/2013    4 recensioni
Kurt a 24 anni ha dalla vita tutto quello che avrebbe potuto mai chiedere, se non di più.
Ha un lavoro che ama, un loft a New York e una bellissima bambina di tre anni.
Tutto quello che gli manca, senza neanche saperlo è l'amore.
Un amore dagli occhi color del miele che incontra in un giorno di pioggia di Novembre al "Bowtie"
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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.Drizzly

La verità è che..

 

New York,
Novembre 2011

 

La verità è che un giorno come un altro può diventare, in un battito di ciglia, il giorno in cui tutta la tua vita cambia.
La verità è che non c’è niente che puoi fare quando il destino mischia le carte e gioca con te.
La verità è che non esistono parole giuste per dirti che tuo fratello non c’è più.
Tu puoi sbattere il piede a terra e insistere a ripetere a quelle persone, che hai parlato con tuo fratello solo una mezz’ora prima ed è impossibile che è stato coinvolto in un incidente stradale.
Tu puoi non crederci perché tuo fratello era solo uscito per una serata romantica con sua moglie per il loro anniversario di nozze e ti aveva promesso che sarebbe tornato presto a casa da sua figlia di soli dieci mesi, perché altrimenti la vecchia signora Lopez si sarebbe addormentata lasciando la piccola senza supervisione.
La verità nuda e cruda è che poi devi fare i conti con la realtà e pagare tutto alla cassa.
 
Era una tranquilla sera piovigginosa di Novembre a New York quando Kurt Hummel ricevette la telefonata che gli cambiò totalmente la vita.
Era una monotona serata nel suo piccolo loft di Bushwick quando da promettente studente del terzo anno alla NYADA e stagista per Vogue.com diventò padre della bambina di suo fratello.
 
Finn non era mai stato un asso in logica ed era scaltro quanto una lumaca, pensava poco e male e se fosse stato per lui avrebbe passato la sua vita sul divano di casa Hudson-Hummel a mangiare le leccornie che gli cucinava Carole e a guardare partite di football con Bart.. ma Molly e la piccola Drizzly erano riuscite a infilargli un po’ di sale in zucca.. ed era riuscito a diventare un bravo insegnante in una scuola elementare di New York e un ottimo papà.
E per quanto potesse vantare di una miriade di difetti Finn non era mai impreparato quando di trattava della sua bambina e della sua sicurezza.
Per questo Kurt Hummel alla lettura del testamento dei coniugi Hudson non aveva fatto una piega quando gli era stato confermato che Finn e Molly avevano affidato la loro piccola Drizzly proprio a lui.
E non aveva dovuto pensarci neanche un secondo prima di accettare quel ruolo.. aveva solo vent’ anni e un lavoro part-time con cui a malapena riusciva a pagarsi le bollette, non aveva nessun’esperienza con dei bambini se non si conta giocare a twister con la sorellina di Puck e nessuno credeva che avesse potuto farcela.
Suo padre e Carole si erano offerti di tenere la bambina con loro e Sebastian gli aveva consigliato di darla in adozione dove una vera famiglia avrebbe potuto prendersi cura di lei, ma Kurt non aveva voluto sentire ragioni: Finn e Molly si fidavano di lui e lui non li avrebbe mai delusi.
 
 

New York,
Novembre 2013

 

Era un altro giorno piovigginoso a New York e Kurt Hummel era per l’ennesima volta, in quella settimana, in maledettissimo ritardo per l’ultima riunione straordinaria di tutto lo staff della Burberry, perché Drizzly aveva appena deciso che non sarebbe andata a scuola se prima zio Seb non le avesse fatto le trecce come quelle di Pippi calze lunghe.
“Milady perché non dici a tua figlia che io le trecce non le so fare?” urlò Sebastian dal divano su cui era stravaccato dalla sera prima, quando dopo l’ennesimo litigio con Thad era stato sbattuto fuori di casa con tanto di chiavi della macchina buttati in faccia ed un “non farti vedere fino a quando non avrai passato quel maledetto esame di diritto privato e sarai ritornato una persona normale Smythe!”
“e credi che non ci abbia provato già, di Grazia? Portala qui che deve ancora lavare i denti!” urlò Kurt dal bagno mentre si sistemava i capelli,
“oh ma guarda quanto è affascinante il bel papino questa mattina! Cos’è, il nuovo stagista ha finalmente risvegliato il tuo pe-“ Sebastian fu ammutolito da uno scappellotto dietro la testa da Kurt, “non saresti così violento dopo una buona e sana scopa-“
“okay Drizzly saluta zio Seb che deve andarsene perché non è più il benvenuto neanche qui!”
“ma papi zio Seb non può andarsene! Deve farmi le trecce come quelle di Pippi”
Neanche c’era bisogno di dirlo che Sebastian Smythe fu costretto a fare delle trecce e Kurt si arrese a portare la piccola a scuola con dei capelli che sembravano un vero e proprio nido di rondini, con tanto di fiocchetti color arcobaleno abbinati ad un vestitino a quadrettini rosso e blu.
 
Kurt ormai si era rassegnato: Drizzly aveva lo stesso senso dello stile di Finn, non c’era scampo a quello.
Come non c’era scampo alla cocciutaggine di Smythe che lo aveva chiamato al cellulare appena messo piede in un taxi.
“cosa vuoi ora?” sbottò Kurt adirato e trafelato al telefono,
“Milady volevo solo dirti che oggi passerò io a prendere Dì a scuola”
“Sebastian non puoi usare di nuovo mia figlia per poter mettere piede in casa tua!”
“ma lo sai che Thad non resiste agli occhioni di Drizzly”
“subdolo”
“passa a prenderla quando vuoi.. magari dopo una bella cenetta col nuovo stagista”
“Sebastian quante volte devo dirtelo? Non sono interessato a Max! ha vent’anni, vuole solo entrarmi nelle mutande così crede che possa mettergli una buona parola col capo, pensa solo a divertirsi e ubriacarsi, fa il cascamorto con tutti e Drizzly in questo momento è la mia priorità”
“non ti ho detto che è perfetto per sposartelo Kurt, ti ho solo detto di andarci a letto perché ha un bel culo. Quando è stata l’ultima volta che sei uscito con qualcuno Hummel?”
“non sono affari tuoi Smythe!”
“te lo dico io. Novembre di tre anni fa”
“Bas” Kurt sapeva dove l’altro volesse andare a parare e voleva che non lo facesse,
“no ascoltami Kurt. Hai solo ventiquattro anni.. e sei un papà eccezionale e uno stilista favoloso.. ma non puoi dimenticarti di vivere per sempre.”
“io sto vivendo alla grande Sebastian.. ho tutto quello che avrei mai potuto avere, se non di più”
“non hai un uomo da quando Finn-”
“Smythe”
“Hummel.. Adam è stato l’ultimo tuo ragazzo e Dio, quel tizio mi faceva venire il voltastomaco solo a sentirlo parlare con quell’orribile accento inglese, non voglio immaginarlo a letto! Quindi devi darti una mossa o ti si raggrinzisce tutto lì sotto.”
“Dio, ma quanto puoi essere squallido?”
“vedo che non hai negato il fatto che Adam fosse una schiappa”
“il problema non era questo e lo sai.. è scappato quando ha saputo di Drizzly, come scapperebbe ogni singolo ragazzo della mia età se scoprisse che sono padre di una bambina di tre anni, Sebastian”
“ma sta’ zitto Hummel i papà single sono sexy.. va’ in un bar, fai bella mostra della foto di quell’angioletto di tua figlia e vedrai quanti ragazzi romantici cadranno ai tuoi piedi e ti imploreranno di giocare al babysitter con loro!”
“Oh mio Dio, la tua mente è malata ed io non voglio più parlare di questo con te”
“trovati un uomo o giuro che ti sequestro Drizzly e l’affiderò alle cure di Thad che la farà ingrassare in meno di un mese a forza di biscotti al cioccolato che le preparerà almeno due volte al giorno!”
“passo a prenderla alle sette e se vengo a sapere che l’avete ingozzata di dolci giuro che troverò un modo per farti andare in bianco almeno per un mese”
“ci vediamo alle sette Milady”
Erano le cinque e Kurt aveva deciso che per quel giorno Burberry poteva fare a meno della sua presenza. Aveva lavorato no stop per tutto il giorno, visto che non aveva dovuto prendersi la sua solita pausa delle tre per correre a prendere Drizzly a scuola e portarla dalla sua vicina, la signora Patty che si occupava di lei fino a quando non tornava a casa dal lavoro.
Era stanco e sfatto e non riusciva a togliersi dalla testa la telefonata avuta quella mattina con Sebastian.
Il fatto era che Smythe non aveva tutti i torti, ma neanche tutte le ragioni.
Era vero che Kurt aveva bisogno di un uomo, ma non l’avventura di una notte con uno sconosciuto trovato in bar, no. Kurt sapeva benissimo che trovare un ragazzo con cui andare a letto non sarebbe stato difficile, ma non era quello che cercava.
Lui voleva innamorarsi, voleva avere primi appuntamenti e cene romantiche e picnic la domenica al parco con il suo uomo e la sua bambina.
Ma quale ragazzo della sua età avrebbe sacrificato i suoi venerdì sera in discoteca e le bevute con gli amici e le domeniche mattina passate a letto fino all’ora di pranzo per avere serate sul divano con dei cartoni animati e medicine e pappine per la solita influenza di Drizzly?
Kurt amava la sua bambina e sarebbe sempre venuta prima di ogni cosa per lui. Era la sua priorità e ogni suo sorriso era motivo di gioia per lui.. ma sapeva che non tutti potevano capire la sua scelta.
E non voleva di certo vedere altri, come Adam, scappare a gambe levate quando fosse arrivato il momento di parlare di Drizzly.
Ci sarebbe stato tempo per l’amore, magari quando Dì sarebbe andata al liceo o ancora meglio al college- aveva pensato Kurt.
 
Ma la verità è che non c’è niente che puoi fare quando il destino mischia le carte e gioca con te.
La verità è che l’amore non ti avvisa quando arriva.
La verità è che New York è la città dei sognatori, è la città dove tutto è possibile.
La verità nuda e cruda è che in un giorno di Novembre del 2011 la vita di Kurt era stata stravolta da un uragano di nome Drizzly e che in un altro giorno di Novembre di tre anni dopo Kurt per colpa di una tempesta improvvisa, o più semplicemente del destino che aveva giocato le sue carte, si era ritrovato faccia a faccia con un mare color caramello, che poi avrebbe capito, fosse amore.
 
Kurt maledisse il Karma e Sebastian e l’ombrello dimenticato da Burberry e la sua stupida idea di una passeggiata per New York e quella maledetta tempesta che lo aveva fatto bagnare come un pulcino e lo aveva costretto a cercare riparo nel primo locale che aveva trovato sulla strada.
 
Kurt non sapeva se non aveva mai visto quel locale perché si era allontanato parecchio dalla zona che era solito frequentare o perché era di nuova apertura e quindi non aveva mai avuto la possibilità di conoscerlo.
Il campanellino posto alla porta del locale stava ancora suonando, mentre Kurt fermo impalato all’ingresso con l’acqua che gocciolava sul pavimento, si guardava intorno per constatare dove diavolo fosse finito.
“arrivo in un attimo!” sentì urlare da dietro quella che doveva essere la porta della cucina.
-Poco professionale- pensò Kurt, mentre si toglieva il cappotto e continuava la sua perlustrazione del locale.
Non aveva mai visto niente del genere, era eccentrico persino per lui.. e avanti! lui era Kurt Hummel, il ragazzo preso di mira dai bulli al liceo perché aveva l’abitudine di vestirsi con pagliette e lustrini!
Il “Bowtie” così si chiamava il posto, era una pasticceria a tema. E perché si chiamasse Bowtie Kurt ancora non lo aveva capito.
Era comunque una strana pasticceria in cui al posto dei numeri su ogni tavolo per contraddistinguerli c’erano dei libri.
Esisteva quindi il tavolo Jane Austin dove si trovava ogni libro dell’autrice.
Esisteva il tavolo Harry Potter doveva ci si poteva sedere, ordinare e leggere le avventure del ragazzo sopravissuto.
Esisteva persino il tavolo Twilght, per giunta l’unico occupato da un gruppo di ragazzine che stava starnazzando per qualche frase stupidamente romantica di Edward Cullen.
 
Kurt però aveva deciso di sedersi al tavolo Grimm, non solo perché era sempre stato affascinato dalle favole dei due fratelli, ma anche perché era il tavolo più vicino alla vetrina di dolci che sembravano davvero deliziosi e lui quel giorno non aveva ancora messo niente tra i denti.
Prese il libro dalla copertina rilegata in pelle quasi con riverenza.. aveva l’aria di essere davvero costoso e l’aprì in una pagina a caso aspettando che arrivasse qualcuno per ordinare.
 
“Biancaneve” disse la voce allegra facendo prendere un colpo a Kurt che si era completamente perso nella storia de Il principe ranocchio,
“cosa?” chiese alzando lo sguardo dal libro per posarlo su quello più bello, dolce e caldo che avesse mai visto.
Il ragazzo che gli stava di fronte aveva gli occhi di un colore indefinito: c’era del giallo e del marrone, ma anche degli spruzzi di verde.
Gli occhi facevano da sfondo ad un viso rotondo dalle pelle olivastra, una bocca rossa e piena e ben contornata, un sorriso genuino e i capelli che sotto quel quintale di gel sarebbero dovuti essere ricci.
Era adorabile e Kurt era sicuro di aver spiattellato in faccia una delle sue espressioni da ebete perché il ragazzo aveva parlato e lui non aveva afferrato un acca e perché ora gli sorrideva come si faceva con gli stolti.
-riprenditi Idiota- la voce della sua coscienza si stava facendo beffe di lui.
“scusami?” chiese allora imbarazzato,
“dicevo.. è un gioco che faccio con i clienti quello di indovinare il personaggio preferito del libro che sta leggendo” di nuovo il ragazzo gli dedicò uno dei sorrisi sghembi che potevano far cadere ai suoi piedi ogni singolo essere umano dotato di vista.
“Oh”
“il tuo è Biancaneve?” Kurt scosse la testa e chiuse il libro per concentrare tutta la sua attenzione sul ragazzo.
“davvero? strano.. di solito indovino sempre al primo colpo”
“davvero?” chiese Kurt a mo di gioco alzando un sopracciglio incuriosito- Dio, stava flirtando, per caso? Stava davvero facendo il cascamorto con un ragazzo che avrebbe potuto essere anche etero? Dannazione a Sebastian e alle sue stupide telefonate!-
“in verità no! Solo con Twilight faccio colpo al primo tiro. Edward è sempre la risposta giusta” scherzò il ragazzo passandosi una mano sulla nuca come se fosse imbarazzato,
“Beh con me avresti perso anche se si fosse trattato di Twilight” affermò Kurt poggiando il libro sul tavolo e prendendo il menu.. evitando di sentirsi uno stupido per il suo tentantivo orribile e arrugginito di approccio, “giusto. Sei un ragazzo..quindi Bella! Dovrei smetterla di fare questo gioco, sono una frana!” si giustificò il ragazzo mentre Kurt per quanto si fosse sforzato di non scoppiare a ridergli in faccia, sembrando così maleducato.. non ci riuscì.
Lo pensava etero, sul serio? Se ci fosse stato Sebastian di sicuro avrebbe fatto una delle sue battutine sulla faccia da checca che aveva Kurt.
“cosa c’è?” chiese confuso il ragazzo
“è che-oddio- avresti sbagliato anche al secondo colpo con me! Decisamente Team Jacob!” disse Kurt ancora con le lacrime agli occhi, mentre si schiariva la gola e cercava di ritrovare una posa composta mentre sentiva su di sé lo sguardo del ragazzo ora tremendamente più consapevole.
“oh” mormorò occhi color caramello prima di riprendersi e chiedere “cosa ti porto?” Kurt affondò il viso nel menù imbarazzato dal ragazzo che ora lo guardava con sincera curiosità,
“nonfat mocha e una fetta di torta di zu-“ alzò lo sguardo su quello dell’altro giusto in tempo per vedere il naso arricciato di lui, che era maledettamente carino, ma pur sempre arricciato in una smorfia di avversione, “anzi sai che ti dico? Al diavolo le calorie. Voglio provare il dolce della casa! Sembra delizioso”
“Red velvet con crema a latte e gocce di cioccolato non è semplicemente deliziosa.. è sublime! Una ricetta della nonna!” il giovane sorrise ancora prima di sporsi per ritirare il menu dalle mani di Kurt, “per la cronaca anche io sono decisamente Team Jacob” disse ammiccando ad una spanna dal naso di Kurt, prima di andarsene e lasciando il povero Hummel col fiato corto e le guance rosse d’imbarazzo.
 
“Blaine” il ragazzo era tornato con l’ordinazione e il miglior sorriso del suo repertorio,
“scusami? non credo di ricordare un personaggio dei Grimm con quel nome” risposte Kurt mortalmente serio ripassandosi mentalmente ogni fiaba che conosceva, alla ricerca di Blaine, mentre il cameriere se la rideva,
“non è un personaggio infatti.. è il mio nome”
“oh” Kurt addentò il primo pezzo di torta fissando il ragazzo che era corso via per accogliere e servire nuovi clienti e non era riuscito a reprimere un sorriso –Dio, se avesse continuato a sorridere in quel modo, gli sarebbe venuta presto una paralisi- quando Blaine aveva fatto lo stesso gioco con una coppia di fidanzatini, sbagliando per l’ennesima volta il personaggio in questione.
 
“Tremotino” disse a quel punto Kurt quando Blaine con nonchalance era andato a sedersi sulla sedia vuota di fronte la sua, stirandosi il grembiule rosso che portava al grembo,
“è davvero il tuo nome?”
“è il mio personaggio preferito” sorrise Kurt indicando il libro davanti a sé.
“non ci credo. Ma è il cattivo della storia!”
“sì beh, eppure t’insegna molto”
E quando Blaine stava per aprire bocca e dire forse qualcosa di epico come: “è una vita che ti cerco..” il campanellino posto sulla porta del locale prese a suonare e lui dovette alzarsi per servire altri nuovi clienti.
 
Si era fatto tardi, il locale era ormai affollato e Kurt dopo una serie di sguardi e sorrisi e “ti porto un altro caffè?” “no sono a posto così, grazie” doveva andarsene da Drizzly.
 
“sta ancora piovendo fuori e tu non hai l’ombrello” gli fece notare Blaine, “prendi il mio, Cenerentola” continuò il ragazzo offrendogli un ombrello con tanto di papillon stampato sopra, “Cenerentola?”
“visto che non so ancora il tuo nome, ti chiamerò come il mio personaggio preferito dei Grimm”
“oh, beh comunque grazie dell’ombrello ma-“ Kurt non fece in tempo a rifiutare che Blaine glielo aveva già posato tra le mani,
“così ti sentirai in dovere di riportarmelo”

 
 

New York,
Dicembre 2013
 

Erano passate più di due settimane da quando Blaine aveva avuto ragione e Kurt si era sentito in dovere di riportargli l’ombrello e finalmente presentarsi.
E da due settimane a quella parte Kurt lasciava il suo ufficio mezz’ora prima -perché essere uno dei migliore stilisti della Burberry ti dava il pieno diritto di fare un po’ i tuoi comodi senza essere sbattuto fuori- per rintanarsi al Bowtie, mangiare una delle meravigliose delizie del giorno e conversare amabilmente con Blaine, per poi tornare a casa con mezz’ora di ritardo.
 
In quelle due settimane aveva imparato molte cose di Blaine.
Aveva scoperto che il locale era suo –eredità della nonna- che lo aveva trasformato da semplice caffetteria a pasticceria perché fare dolci era la sua passione, che lo aveva riempito di libri perché adorava l’odore di questi che rendevano il locale più suggestivo e che lo aveva chiamato Bowtie perché aveva una specie di ossessione per i papillon.
Aveva scoperto poi che aveva solo 23 anni e che aveva vissuto  un anno a Parigi per imparare l’arte culinaria francese.
Aveva anche scoperto che odiava i lunedì perché di solito il suo locale rimaneva vuoto e non aveva mai capito il motivo, odiava il tavolo “twilight” ma era quello che fruttava più clienti insieme a quello di Harry Potter e non usciva di casa senza il suo fidato gel ai mirtilli.
Aveva anche scoperto che aveva almeno cinque tipi di sorrisi.
Uno per quando doveva servire i clienti, gentile ed educato.
Uno per quando parlava della sua passione dei dolci e per come era nata.
Uno per quando si prendeva un po’ in giro.
Uno per quando era imbarazzato e non trovava le parole.
E un altro quando vedeva entrare Kurt nella sua pasticceria.
 
Kurt invece dal canto suo, non parlava molto o meglio non diceva quello che gli stava più a cuore.
Gli aveva raccontato della NYADA senza dirgli perché l’aveva lasciata.
Gli aveva parlato di Vogue.com e di come era riuscito ad accaparrarsi il posto da stilista per Burberry.
Parlava molto di moda e Broadway, visto che anche Blaine ne era appassionato, ma mai aveva parlato della sua vita privata.
Un paio di volte gli era sfuggito il nome di Drizzly, ma era quasi sicuro che Blaine avesse capito che fosse il suo cane e lui non aveva mai detto niente per togliergli quell’idea malsana dalla testa.
Drizzly un cane.. se sua figlia lo avesse saputo gli avrebbe messo il muso per almeno una settimana.
 
Insomma Kurt era bello che fritto.
Si ritrovava a pensare a quegli occhi di miele, caldi come un giorno d’estate, a quella bocca rossa come ciliegie che si piegava sempre troppo spesso in un sorriso spontaneo e maledettamente sexy.
Si ritrovava a pensare sempre più spesso a quel corpo sempre fasciato in un paio di jeans scuri e una camicia nera abbinati ogni giorno da un papillon dalla fantasia diversa.
Si era ritrovato anche a sognarlo quel corpo.. nel suo letto la maggior parte delle volte e su una tovaglia a quadri bianca e rossa mentre facevano un picnic con Drizzly, altre volte.
 
Blaine era tutto quello che aveva sempre desiderato.
Era il suo sogno adolescenziale e l’uomo che sognava come compagno per la vita.
L’unico problema era che tutto quello che c’era tra di loro era puramente platonico e doveva rimanere su quel livello per il suo bene e per quello di Drizzly.
 
“Kurt! Kurt! fermati! Perché sto appendendo il vischio proprio ora sotto questa porta e se passassi dovrei baciarti e tu finirai per innamorarti di me e..” Blaine arrampicato su di una piccola scala aveva visto arrivare Kurt dalla strada e lo aveva letteralmente fermato dal muoversi nella sua direzione con quelle urla sovraumane e un sorriso mozzafiato “.. e sinceramente non trovo niente di negativo se ti innamorassi di me.. quindi puoi entrare, credo!” Kurt alzò gli occhi al cielo e aspettando che Blaine scendesse dalla scala gli baciò una guancia per poi sorpassarlo e sedersi al suo solito tavolo Grimm.
“mi hai baciato! Ti sei innamorato?” chiese saltellando fino al bancone per riempire una tazza di nonfat mocha,
“non credi di essere un po’ troppo cresciuto per esaltarti all’idea del Natale?”
“non si è mai troppo grandi per il Natale.. ma comunque non mi hai risposto.. ti sei innamorato?”
“era solo un bacio sulla guancia Anderson, non farmi pentire di avertelo dato” il ragazzo sbuffò e sprofondò sul divanetto di fianco a lui,
“cosa fai per Natale?” domandò dopo un po’,
“lo passo in famiglia” rispose vago Kurt nascondendo il viso nella tazza di caffè,
“non mi ha mai parlato di loro. Della tua famiglia intendo. Tu invece sai tutto su mia nonna e Cooper.. e sono tremendamente curioso Kurt”
“mia madre è morta quando avevo sette anni. Mio padre Burt si è risposato con Carole quando ne avevo sedici, e lei aveva un figlio: Finn che aveva sei anni più di me e che è morto in un incidente automobilistico tre anni fa, mentre andava ad una cena con la moglie” lo disse di getto, senza guardarlo.
“oh Kurt mi dispiace.. io- io non avrei dovuto chiedertelo. So essere davvero indiscreto e insensibile e mi dispiace” la mano di Blaine si era poggiata sul ginocchio di Kurt che  era diventata pura pietra lavica,
“tranquillo, non potevi saperlo”
“beh quindi la sera di Natale sei impegnato?” Kurt annuì e indicò il ragazzo che era appena entrato, come per dirgli “va’ ti tocca lavorare” ma Blaine fece spallucce,
“oh ma lui è Sam, il mio amico etero più gay che conosco.. sa cosa prendere” salutò l’amico con un gesto della mano prima di tornare a Kurt, “ma non mi chiedi perché ti ho chiesto cosa fai la sera di Natale?”
“semplice curiosità suppongo”
“supponi male. Darò una festa in questo locale e-“
“non sono tipo da feste”
“lasciami almeno finire Hummel”
“ti ascolto”
“è una festa per pochi eletti. Me, la mia famiglia e i miei più cari amici.. e tu, sei vuoi”
“mi piacerebbe ma-“ Blaine sospirò e infilò un biscotto nella bocca di Kurt per zittirlo,
“potresti portare anche la tua famiglia se non riesci a liberarti e-”
“non credo sia una buona idea”
“perché no Kurt?”
“perché dovrebbe esserlo Blaine?”
“perché il Natale è fatto per trascorrerlo con le persone a cui vuoi bene e tu Kurt sei una di quelle persone che non si possono non voler bene”
“non mi conosci Blaine”
“non so tutto di te, ma so che quando sei in imbarazzo abbassi lo sguardo sulle tue mani, so che ti piace leggere e che la domenica adori andare al parco, so come prendi il caffè e so che quando non vuoi parlare di qualcosa ci giri intorno senza cambiare discorso e senza arrivare mai al dunque, so che sei appassionato di moda ma solo quando parli di Broadway ti brillano gli occhi, so che è stata dura crescere a Lima ma so anche che tutte le brutte esperienze che hai vissuto lì ti hanno forgiato e insegnato a non arrenderti, so che sei forte abbastanza da riuscire a farti adottare da New York a soli 24 anni, so che non ti piace parlare di te e che cerchi di preservarti per paura di aprirti e ferirti.” Blaine gli prese le mani e sorrise incoraggiato dal silenzio di Kurt e preso dal discorso si avvicinò ancora un po’ di più a lui, “e so che hai diverse maniere di sorridere. Un sorriso quando qualcosa ti fa ridere davvero, un altro quando ridi solo per educazione. Un sorriso quando parli di Drizzly anche se non so chi è. Un sorriso quando vuoi farti perdonare per qualcosa e un sorriso quando mi guardi e credi che io non ti stia guardando di rimando.”
 
Blaine era vicino, troppo vicino.. Kurt poteva sentire il suo calore, poteva sentire il respiro caldo sulle sue labbra.
Kurt poteva sentire la mano di Blaine che gli stringeva il ginocchio, mentre con l’altra gli toglieva di mano il caffè.
Kurt poteva sentire il suo cuore esplodergli in gola e i fuochi d’artificio nello stomaco.
Blaine stava per baciarlo..
No.
Blaine lo avrebbe baciato se il campanellino non avesse suonato insistente e Kurt non si fosse risvegliato da quello stato catatonico.
 
Kurt si era alzato di scatto, raccattato le sue cose e corso via.
 
“Kurt!” lo aveva chiamato Blaine
“d-devo andare. Scusami” disse senza voltarsi prima di chiudersi la porta del Bowtie alle spalle.
 
Era un pomeriggio piovigginoso di Dicembre quando Kurt aveva deciso di prendere in mano le carte del destino e rimischiarle.
 
La verità è che sei tu a muovere il destino, sempre.
La verità è che la paura frena ogni istinto ad essere felice e raddoppia l’istinto alla sopravvivenza.
La verità nuda e cruda è che Kurt quel giorno, aveva pianto come non si era mai permesso di fare da tre anni a quella parte.

 
 
 

New York,
Natale 2013
 

Kurt aveva bisogno di un po’ d’aria e decise che era il momento buono per sgattaiolare via da quella gabbia di matti che era diventata la sua casa, quando Drizzly aveva deciso di inaugurare il suo nuovo microfono, regalatogli dal nonno Burt, per far sentire a tutti quanto era diventata brava come il suo papà.
Sul terrazzino la neve aveva smesso di fioccare già da un po’, ma l’aria era comunque ancora gelida.. proprio ciò di cui aveva bisogno Kurt, per il viso accaldato dal bicchiere di vino che aveva bevuto a cena e per quel quasi bacio di due settimane prima che aveva rovinato tutto.
Il problema era che gli mancava il Bowtie e tutti quei dolci deliziosi, gli mancava perdersi nelle pagine dei libri e poi negli occhi color del miele di Blaine.
 
Blaine.
 
Per i primi giorni Kurt aveva quasi sperato che si facesse vedere sul suo posto lavoro, sapeva che aveva il suo ufficio a Burberry.. ma lui non si era fatto vedere e Kurt aveva smesso di sussultare ad ogni bussare alla porta o ad ogni squillo del telefono.
 
E in un certo senso era un bene che Blaine non lo avesse cercato.
Perché anche se non si fosse arreso, le cose non sarebbero potute cambiare.. c’era ancora Drizzly. E c’era ancora la sua maledetta paura di vederlo andare via da lui perché un’avventura o un relazione tra ragazzi non poteva comprendere anche la responsabilità di una bambina di quasi quattro anni.
“ma cosa dai da mangiare a tua figlia? Pane e Musical? È da un quarto d’ora che non fa altro che cantare defying gravity!”
“ha un talento naturale.. se non avessi visto Molly col pancione, avrei detto che fosse figlia di Rachel.. ma non dirlo a Finn” Sebastian lo aveva raggiunto al balconcino del terrazzo e gli aveva poggiato sulle spalle una coperta,
“Milady, dì a Zio Bas cosa c’è che ti turba”
“credo sia il tacchino di Thad o il timballo di Carole.. non lo so con certezza” la battuta non riscosse il successo sperato e Sebastian continuò a guardare il cielo nero di New York pensieroso,
“puoi mentire a te stesso.. ma non a me” Kurt alzò un sopracciglio e lo guardò scettico, “okay okay.. non puoi mentire a Drizzly, è stata lei a farmi notare che fossi sparito.”
“l’ho sempre detto che è una bambina intelligente” mormorò Kurt facendo un sorriso al pensiero della faccia di Finn se avesse potuto sentirlo, ne sarebbe stato estremamente fiero.
“la stai crescendo bene”
“lo spero”
“è da due settimane che non ci sei con la testa Kurt, dimmi cos’hai”
“il problema è quello che non ho, Seb. E mi sento uno schifo ad ammetterlo”
“cosa vuoi dire?”
“ho un lavoro fantastico, un loft niente male, una famiglia stupenda e una bambina che mi scalda le giornate”
“ma?”
“non dovrebbe esserci un ‘ma’”
“ma c’è”
“c’è. E fa schifo”
“questo lo hai già detto”
“Blaine”
“chi?”
“è il ‘ma’, Seb”
“Blaine è una ‘ma’ che fa schifo” cercò di tirare le somme Sebastian facendo sorridere Kurt,
“non è Blaine che fa schifo, ma il fatto che io non lo abbia”
“okay, chi cavolo è questo Blaine?”
 
Ci vollero dieci minuti buoni per raccontare tutte quelle settimane fino al quasi bacio e oltre.
 
“sai cosa fa schifo Kurt?” domandò Seb e Kurt scosse la testa,
“che tu sei un emerito coglione!”
“scusami?”
“come puoi dire che la cosa non potrebbe funzionare se non gli dai nemmeno una possibilità? Non puoi classificare tutti come ‘stronzi approfittacazzi senza cuore’”
“Blaine non è uno stronzo approfitta-hai-capito senza cuore”
“e allora qual è il problema?”
“è che farebbe più male se non dovesse funzionare”
“e qui non si sta parlando di Drizzly” concluse Smythe soddisfatto,
“no”
“andiamo a questa festa. Porta anche Drizzly. Sai bene che quella bambina capisce subito se può fidarsi di una persona.. se non dovesse funzionare, allora ci hai provato”
“e se dovesse funzionare per Drizzly e non per Blaine?”
“allora è uno stronzo approfittacazzi senza cuore” Kurt scoppiò a ridere, ma non era ancora sicuro,
“cos’ hai da perdere?”
“il cuore?”
“quello lo perderai a forza di chiederti ‘e se?’”
 
 
Kurt era un unico fascio di nervi.
E si stava chiedendo perché avesse dato retta a Sebastian e si stava recando insieme a lui, Thad, Bart, Carole e Drizzly a quel maledetto Bowtie.
“forse dovremmo tornare indietro” mormorò all’orecchio dell’amico,
“e perché mai Milady? Sto morendo dalla curiosità di vedere se ha un bel culo”
“perché Smythe, sto per presentargli mia figlia davanti a tutta la sua famiglia e alla mia?”
“beh? Più siamo meglio è, no?! Drizzly adora stare al centro dell’attenzione!” il lamento che uscì dalla gola di Kurt fu molto più eloquente di mille parole.
 
Se fosse sopravvissuto a quella notte, allora poteva considerarsi l’highlander.
 
Il Bowtie era in pieno fermento. Si sentivano e vedevano schiamazzi e risate e persone che si divertivano dalla vetrina del locale.
“papi dobbiamo stare qui fuori ancora molto? Credo che mi sta per cadere il naso”
“qualcuno potrebbe avere la decenza di dirci cosa ci facciamo qui la sera di Natale?” domandò invece Burt appiccicando la faccia al vetro per guardare meglio all’interno,
“qui dentro Burt c’è il regalo di tuo figlio, con tanto di fiocchetto al collo” disse risoluto Sebastian,
“gli hai comprato un cucciolo Sebastian? non gli basti tu?”
“oh Signor Hummel meglio entrare e capirà da sé”
 
Kurt Hummel che credeva di poter vivere di riflettori e luci della ribalta, stava morendo di crepacuore una volta messo piede nel Bowtie e ogni singola persona si era fermata a guardarlo o meglio a guardare la strana combriccola che si era infilata in una festa privata.
 
E poi finalmente aveva trovato gli occhi di Blaine.
Quegli occhi che aveva sognato dal primo giorno in cui vi si era perso dentro, quegli occhi che gli mancavano come l’aria.
Quegli occhi color del miele che gli stavano sorridendo.
“Kurt?”
“Sorpresa!?”
“si dice Buon Natale, papi”
Drizzly.
Quella bambina e la sua passione per lo stare al centro dell’attenzione e la sua mania di correggere suo padre in tutto quello che diceva.. avrebbe finito col farlo impazzire e Burt lo aveva capito perché con garbo, l’aveva tirata via dallo mano di Kurt che era ancora pietrificato, occhi negli occhi con Blaine, per portarsela in braccio.
“spero che l’invito sia ancora valido” mormorò Kurt e se Blaine non si fosse avvicinato non lo avrebbe neanche sentito,
“per te, sempre”
 
E poi Blaine fece il primo passo e Kurt il secondo.
L’uno nelle braccia dell’altro.
“mi sei mancato Kurt” sussurrò troppo vicino al suo orecchio,
“mi dispiace, anche tu” rispose strofinandogli il naso sul collo.
 
“non ti ho fatto nessun regalo, Blaine”
“sei qui, è molto più di quel che potevo chiedere”
“stai cercando di fare il carino perché neanche tu hai un regalo?”
“la parole magica è neanche Hummel, non dimenticarlo”
Fronte contro fronte, mani intrecciate.
“Buon Natale Blaine”
“Buon Natale Kurt”
 
Stavano ancora gravitando uno nello spazio dell’altro e non avevano il coraggio di allontanarsi o di annullare del tutto quella distanza.
C’era tutto un mondo intorno a loro, un mondo che aveva anche parecchia rilevanza e non potevano ignorarla.. eppure continuavano a stare lì, come se il tempo si fosse fermato.. come se guardandosi e sfiorandosi e respirandosi potessero colmare quelle settimane di assenza.
Quella vita di assenza.
“vorrei baciarti ora Kurt”
“Blaine prima vorrei presentarti una persona”
“e poi posso baciarti?”
“e poi potresti non volerlo più fare”
“è un fidanzato per caso?” disse cercando di essere divertente senza riuscirci davvero,
“no”
“allora dopo voglio baciarti”
“credo che dopo vorresti parlare, o vorrei farlo io”
“troppe parole e pochi fatti Kurt. Andiamo, fammi conoscere questa persona”
 
Kurt prese Drizzly dalle braccia del nonno, dove era stata buona fino a quel momento, troppo occupata a guardare il suo papà abbracciato ad un ragazzo con un papillon davvero carino.
“Dizzly lui è..”
“oh papi ma io so chi è! È il principe Eric!” la risata cristallina di Blaine fece sorridere la piccola che imbarazzata nascose il visino nell’incavo del collo del padre,
“beh principe Eric lei è Drizzly.. mia figlia”
Kurt dovette farsi resistenza fisica per aspettare che Blaine registrasse l’informazione e avesse una reazione invece che scuoterlo fino a fargli perdere i sensi.
“Drizzly? È il nome più carino e originale che abbia mai sentito, sono quasi geloso!”
“davvero? ma perché il tuo è carino quanto il mio, Principe Eric!” disse lei alzando la testolina dal nascondiglio,
“ecco vedi? L’hai confusa Kurt! No principessa, io mi chiamo Blaine”
“Blaine?”
“si è il mio nome e non sono un principe purtroppo.. sono un pasticciere” la piccola sbuffò e roteò gli occhi e come se dovesse sempre spiegare tutto disse, “fai il pasticciere, ma sei un principe. Come il mio papà che fa lo stilista ma è il mio principe”
“oh giusto.. e allora visto che sono il principe di questo piccolo Regno di nome Bowtie” cominciò Blaine indicando tutto intorno, “mi concederesti un ballo, principessa?” Drizzly sorrise imbarazzata prima di voltarsi verso suo padre che si stava godendo la scena, “posso papi?” chiese e Kurt annuì, “solo se lo vuoi” la piccola scoccò un bacio sulla guancia di lui e si sporse con le mani verso Blaine che la prese tra le braccia senza battere ciglio.
 
Drizzly si stava davvero divertendo, Blaine sembrava essere più bambino di lei e dopo almeno tre balli – uno dei quali Drizzly era salita sui piedi di Blaine e si era arpionata alle sue gambe, mentre lui si muoveva stile robot- e un trenino.. Drizzly aveva finalmente deciso di ballare con Zio Seb e lasciare Blaine libero di avvicinarsi a Kurt che stava seduto con i suoi genitori ad un tavolo distante e sembrava impegnato in una fitta conversazione con la sua matrigna,
“Kurt? posso avere l’onore di questo ballo?” Blaine gli stava tendendo la mano con un sorriso incerto ma caldo
“puoi” biascicò lui prendendogli la mano e lasciandosi condurre al centro della sala.
 
Kurt proprio non riusciva a spiegarsi come ogni cosa con Blaine avesse un significato e una sfumatura diversa.
Era tutto così nuovo e bello e semplice da far paura.
Stavano semplicemente ballando, ondeggiando l’uno stretto all’altro e Kurt si sentiva come se stesse camminando su di una nuvola.
Il semplice gesto di Blaine di cingergli la vita col braccio e di poggiare la guancia sulla sua spalla era così intimo e giusto che lo faceva sentire al sicuro.
Era strano pensare come poco si potesse conoscere una persona e sapere comunque che quella era perfetta per lui.
Kurt conosceva il mondo di Blaine fatto di “Bowtie” e dolci, ma non sapeva come fosse questo nel mondo reale.
Kurt non conosceva Blaine mentre faceva la spesa o mentre ordinava cibo take-away.
Kurt non sapeva su quale lato del letto dormisse o se indossasse i calzini sotto le coperte.
Kurt non aveva idea se sapesse nuotare o se in estate gli piaceva di più andare al mare o in montagna.
Kurt era ignaro di molte cose riguardo Blaine e nonostante la paura di scoprirle c’era, lui non riusciva a sentire quel momento, tra le sue braccia, sbagliato.
Era tutto giusto, Blaine era giusto.
 
“ora dovrei proprio baciarti”
“ora dovremmo parlare invece”
“sei pignolo”
“è importante”
“e poi dovremmo baciarci”
“si, poi dovremmo farlo”
 
Blaine portò Kurt in cucina, gli preparò un nonfat mocha e un piatto di biscotti e poi si sedette sul bancone di acciaio invitando Kurt a fare lo stesso, ma quello scosse la testa e si parò di fronte a lui.
Era la resa dei conti.
 
“sono arrabbiato” sentenziò Blaine e Kurt quasi non si strozzava col caffè che stava ingerendo.
Quello proprio non se lo aspettava e non perché non si era preparato al peggio, ma perché il sorriso tranquillo e gli occhi dolci di Blaine stonavano con quelle parole,
“io-io.. mi dispiace Blaine. Drizzly è la cosa più bella che avessi mai potuto avere nella vita e non volevo nasconderla.. solo che era tutto un gioco tra me e te all’inizio e credevo che prima o poi uno di noi due si sarebbe stufato e invece.. ho solo ventiquattro anni Blaine e una bambina di tre, so che può essere difficile da digerire.. e la gente scappa. Scappa ed io non posso farci niente-“
“okay Kurt, perché non lasci parlare me per primo?”
“perché sei arrabbiato ed io voglio cercare di rimediare.. o almeno voglio provare a spiegarti. È difficile trovare le parole ed io non sono mai stato bravo con i bei discorsi. Potrei stare qui a dirti quanto Drizzly sia fantastica e quanto lo sia tu e-“
“il tuo farneticare è una cosa adorabile. Tu sei adorabile” Kurt stava diventando matto, un secondo prima Blaine gli diceva che era arrabbiato, un secondo dopo se ne usciva con frasi sdolcinate.
“sono arrabbiato perché dici che la gente scappa ed è vero e sei stato tu a scappare da me. Non ti sei fidato abbastanza. Hai creduto che non valesse la pena provare. Sono arrabbiato Kurt perché hai dato per scontato che io fossi gente qualunque. E sono davvero, davvero arrabbiato perché Drizzly è adorabile quanto il padre e se l’avessi conosciuta prima, avrei potuto comprarle qualcosa di carino per Natale” Kurt lo stava guardando come se da un momento all’altro potesse trasformarsi in un alieno.
Perché non poteva credere che quel meraviglioso ragazzo che aveva davanti fosse reale.
“ho sempre saputo che non eri uno qualunque Blaine.. e forse è stato proprio questo a spaventarmi. Perché se davvero te ne fossi andato io-“
“non lo avrei fatto”
“ora lo so. Però-“
“Però Kurt quanti però e se e ma usi nella tua vita?”
“e tu Blaine quando mi lascerai finire anche solo un misero discorso di cinque parole messe in-“
“dopo che mi avrai baciato”
“non eri tu quello che voleva baciarmi?”
“si, ma sono arrabbiato”
“quanti però e se e ma usi nella tua vita Blaine?”
“oh sta’ zitto e baciami Kurt”
 
Blaine ancora seduto sul bancone freddo della sua cucina, aveva aperto le gambe e attirato Kurt a sé per i fianchi.
Con una mano poggiata a coppa sua guancia di Kurt, si sporse verso di lui, ma non lo baciò.
Si guardarono, si respirarono, si godettero il piacere dell’attesa.
E poi Kurt chiuse gli occhi e annullò qualsiasi insulsa distanza che li divideva.
 
Si lasciarono trasportare da quel vortice di emozioni che stavano provando e si rilassarono l’uno contro l’altro.
Kurt catturava le labbra di Blaine, le accarezzava dolcemente con la lingua, ne assaporava il sapore.
Le mani di Blaine erano sul suo viso, lungo il suo collo, dietro la schiena e di nuovo sui fianchi, partecipe e volontario in quel bacio.
 
Dio, era il bacio che aspettavano.
Il bacio che avevano sempre aspettato.
 
Erano loro, Kurt e Blaine.
 
“mi togli il respiro” mormorò Kurt con la fronte appoggiata a quella di Blaine, gli occhi chiusi e vivendo di quel momento ancora un po’.
“vorrei che non smettessi mai. Ma-“
“oh oh Blaine un altro ‘ma’, forse la mia vicinanza non ti fa bene”
“forse, ma- e.. volevo dire E non m’interessa” Kurt scoppiò a ridere di cuore prima di baciarlo ancora e di nuovo e ancora.
 
“voglio conoscere la storia tua e di Drizzly. Dimmela Kurt”
“Domani. Io e Drizzly te la racconteremo domani. Ora torniamo alla festa”
 
Era una notte piovigginosa di Natale a New York quando Kurt decise di rischiare tutto per avere tutto.
Era una notte piovigginosa di Natale al Bowtie quando Blaine promise a Kurt che ci avrebbero provato.
Perché la verità è che non sarà sempre tutto rose, fiori e arcobaleni, ci saranno giorni in cui metterai in discussione tutto quello in cui credi e ci saranno giorni in cui l’unica cosa a cui crederai sono quegli occhi pieni d’amore e quelle mani intrecciate.
 
La verità è che un giorno come un altro può diventare, in un battito di ciglia, il giorno in cui tutta la tua vita cambia.
La verità è che New York è la città dei sognatori, è la città dove tutto è possibile.
 
La verità è che Kurt è il destino di Blaine e Blaine è il destino di Kurt.. e tutto, tutto quello che viene prima e dopo di loro è solo la strada da percorrere per trovarsi e ritrovarsi ancora.
E Drizzly.. Beh Drizzly è una pioggerellina che li rinfresca e li fa sentire vivi.
Drizzly è il miglior regalo che Finn potesse fare a Kurt e Kurt a Blaine.

 
-Fine-

 


 



Angolo Wallflower_

L'idea di questa One Shot è nata mentre riguardavo una vecchia puntata di Glee.. e non mi avrebbe lasciato in pace fino a quando non l'avessi messa nero su bianco.. quindi eccovela! HA!

è una storia senza pretese.
era solo un dei tanti modi e universi in cui Kurt e Blaine si appartengono.

Spero vi sia piaciuta almeno un po'.

Un bacio, 
Wallflower_
  
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